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2. The Remains of the Day: cenni generali sul romanzo.

2.2. Stevens in viaggio tra dignity e greatness.

2.2.2. Stevens vs Stevens: il conflitto padre-figlio.

Il lavoro, per Stevens, diventa un luogo in cui rifugiarsi quando c’è una situazione difficile da affrontare, trasformandolo in schiavo della propria professione, in una

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persona passiva311 che scappa non solo dalla vita, ma anche dalle persone che tengono

di più a lui312.

Si è già detto che il principale punto di riferimento, per Stevens, è suo padre, poiché lo considera “the embodiment of ‘dignity’” (p. 35). Tuttavia, l’unica dimostrazione d’affetto di Stevens nei confronti del padre avviene in terza persona e consiste nel comunicare al lettore le varie occasioni in cui il proprio genitore abbia dato prova della più grande dignità. Invece, in prima persona, Stevens tratta il padre come un maggiordomo, come un membro qualsiasi dello staff, gli fa raramente visita nella sua stanza e gli si rivolge in terza persona, chiamandolo Father, come se fosse un’entità astratta313.

Stevens riporta una storia, raccontata varie volte dal padre nel corso della sua carriera, che testimonia quale fosse, per Mr Stevens, com’è obbligata a chiamarlo Miss Kenton, l’ideale di maggiordomo a cui aspirare, il quale diventa, di conseguenza, anche il modello di Stevens. L’aneddoto riguarda un maggiordomo che lavora in India, il quale, controllando che nella sala da pranzo tutto fosse a posto per la cena, nota una tigre sotto il tavolo. Chiede quindi al padrone di casa di poter usare la sua pistola e si libera rapidamente della tigre, annunciando in modo impassibile: “Dinner will be served at the usual time and I am pleased to say there will be no discernible traces left of the recent occurrence by that time” (p. 37). Stevens riporta questo racconto per dimostrare che il padre “must have striven throughout his years somehow to become that butler of his story” (p. 37), ovvero la perfetta incarnazione dell’autocontrollo di sé stessi e della situazione in cui ci si trova. Paragonando il maggiordomo della storia, ancora una volta, alla figura di un avvocato, si può dire che egli ha agito in modo impeccabile anche in una circostanza che avrebbe potuto essere, potenzialmente, pericolosa: le persone al servizio del maggiordomo o i clienti dell’avvocato si fidano dell’immagine sicura che il professionista dà di sé e non vogliono ricevere cattive notizie (nel caso del maggiordomo la presenza di una tigre nella sala da pranzo)314.

Un altro episodio riguarda in prima persona il padre di Stevens. Leonard, il fratello di Stevens, è morto giovane in Sud Africa, durante una guerra, a causa

311 L. VIKJORD, op. cit., p. 2. 312 Ibidem, pp. 6-7.

313 M. F. H. KHALAF, op. cit., p. 178. 314 R. ATKINSON, op. cit., p. 202.

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dell’irresponsabilità di un generale. Sia Leonard che tutti gli altri giovani che hanno combattuto con lui sono morti inutilmente, ma il generale è difeso dall’esercito e ne esce impunito. Dopo svariati anni, il padre di Stevens viene convocato dal gentiluomo per cui lavora, Mr John Silvers, il quale gli comunica che proprio il generale responsabile della morte del figlio gli avrebbe fatto visita per concludere degli affari. Mr Silvers, consapevole della sofferenza che avrebbe provato Mr Stevens, consiglia al maggiordomo di prendersi qualche giorno di pausa, ma Mr Stevens rifiuta la proposta, affermando che “while he was most grateful that his feelings had been taken into account, Mr Silvers could be assured that service would be provided to the usual standards” (p. 42). Vista la carenza di personale, Mr Stevens si offre volontario per essere personalmente al servizio del generale, stando quindi, per diversi giorni, accanto all’uomo che detesta, il quale, tra l’altro, racconta al maggiordomo diversi aneddoti legati alla sua carriera militare. Tuttavia, come afferma Stevens, “so well did my father hide his feelings, so professionally did he carry out his duties, that on his departure the General had actually complimented Mr John Silvers on the excellence of his butler” (p. 43). “Dignità”, per Mr Stevens, significa oscurare la propria vita privata in nome dell’immagine pubblica di sé315. Si tratta di due episodi “comic,

although hardly natural”316, e soprattutto il secondo evento non produce l’effetto

desiderato, cioè mostrare il raggiungimento di un modello perfetto di dignità, ma presenta, invece, l’autoumiliazione di Mr Stevens317. Quando questi inizia a lavorare

per il figlio, ormai anziano, Miss Kenton è la prima a notare che la salute del padre di Stevens sta lentamente peggiorando. Se ne accorge per alcuni piccoli errori commessi dall’anziano maggiordomo sotto forma, inizialmente, di oggetti fuori posto, sparsi qua e là come degli indizi da decifrare, e culminanti in una caduta di Mr Stevens nel tentativo di trasportare un vassoio. Stevens non vuole aprire gli occhi sulle condizioni di salute del padre, poiché ciò implicherebbe un deterioramento dello status professionale non solo del padre, ma anche suo318, rovinerebbe l’immagine che Stevens dà di sé a coloro che gli stanno intorno. Per evitare ulteriori danni, tuttavia, Stevens è costretto a ridimensionare gli incarichi del padre, in una breve

315 M. A. M. EMARA, op. cit., p. 17.

316 D. GUTH, “Submerged Narratives in Kazuo Ishiguro’s The Remains of the Day”, in Forum for

Modern Language Studies, 35, 2, 1999, p. 128.

317 Ibidem.

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conversazione in cui i due sistemi di famiglia e professione si scontrano319. Ciò che

risulta evidente in questo dialogo è la somiglianza professionale tra padre e figlio: appena Stevens annuncia di avere una comunicazione per il padre, l’anziano maggiordomo, ansioso di tornare al lavoro, risponde: “Then relate it briefly and concisely. I haven’t all morning to listen to you chatter” (p. 68). Dopo aver ricevuto gli aggiornamenti sui nuovi compiti da svolgere, Stevens nota, osservando suo padre, che “there was still no trace of emotion discernible in his expression” (p. 39): per tutta la durata del breve dialogo, il padre di Stevens non ha quasi ribattuto, ed essendo il figlio un suo superiore, si trova costretto a obbedire a quello che è, a tutti gli effetti, un ordine. Tuttavia, Mr Stevens trova una giustificazione alla prima caduta, seppur poco plausibile: “I only fell that time because of those steps. They’re crooked” (p. 69): egli stesso non vuole ammettere di non poter più ricoprire il ruolo di great butler.

La caduta del padre è sia letterale che metaforica, e alla prima, dopo poco tempo, ne seguirà un’altra che segnerà definitivamente la fine della carriera di Mr Stevens. Proprio il giorno in cui sarebbero arrivati gli ospiti per l’importante conferenza del 1923, l’uomo viene colto da un malore e viene trovato in ginocchio, come paralizzato, mentre cerca di continuare a svolgere i suoi piccoli incarichi e gli altri membri dello staff lo guardano, incerti sul da farsi:

At the far end of the corridor, almost in front of the large window, at that moment filled with grey light and rain, my father’s figure could be seen frozen in a posture that suggested he was taking part in some ceremonial ritual. He had dropped onto one knee and with head bowed seemed to be pushing at the trolley before him (p. 97).

Anche questo episodio vorrebbe dimostrare il senso del dovere e la dignità dell’anziano maggiordomo, ma quest’immagine viene, in realtà, offuscata dalla postura stessa dell’uomo, che lo configura da una parte come un supplicante che, inginocchiato, prende parte a una cerimonia o a un rituale, dall’altra come una bestia da soma, addestrata a svolgere un unico lavoro ininterrottamente. L’intento doveva essere quello di nobilitare il personaggio, ma l’effetto ottenuto è l’opposto: il lettore prova un senso di compassione e di pietà verso un uomo che vuole sconfiggere la morte ma, ovviamente, non vi riesce320.

Mr Stevens è, infatti, costretto a stare a letto per riprendersi dal malore, sebbene le speranze che sopravviva, secondo il responso del medico, sono minime.

319 V. SAGE, “The Pedagogics of Liminality: Rites of Passage in the Work of Kazuo Ishiguro”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 39.

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Stevens fa visita all’anziano maggiordomo, il quale vorrebbe avere una conversazione informale con il figlio, cercando, a suo modo, di dimostrargli affetto: “I’m proud of you. A good son. I hope I’ve been a good father to you. I suppose I haven’t”. In tutta risposta Stevens afferma: “I am afraid we’re extremely busy now, but we can talk again in the morning” (p. 101), preoccupato com’è che tutto sia pronto per l’arrivo degli ospiti. Il passo mostra come Stevens, evitando qualsiasi contatto umano, eviti anche di essere ferito, rifugiandosi, ancora una volta, nel lavoro. Eppure il padre, esternando le sue emozioni, è venuto meno, per un momento, al concetto di “dignità” che, per tutta la sua vita, è stato fondamentale. Stevens, però, non vuole fare lo stesso, e mette al primo posto, come sempre, il lavoro, malgrado il padre stia morendo e voglia trascorrere del tempo con lui. Assumendo la posizione di outsider, può venir meno ai suoi doveri morali di figlio, ma in questo modo rimane un osservatore passivo321. Il dialogo tra Stevens e il padre è il più fallimentare di tutto il romanzo, infatti “they exchange words, but do not converse, do not engage emotionally”322. Il

professionale sorpassa, ancora una volta, il personale, con una laconicità che ben si adatta all’arredamento spartano della stanza di Mr Stevens323. Stevens, quindi, non sa

esprimere compassione verso gli altri esseri umani, nemmeno verso suo padre, in quanto rifiuta i suoi tentativi di dimostrargli affetto324.

Nel frattempo, mentre il figlio è intento a servire i gentiluomini presenti alla conferenza, le condizioni di Mr Stevens peggiorano drasticamente. Miss Kenton richiama di continuo l’attenzione del maggiordomo affinché questi si diriga al più presto nella stanza del genitore, prima che sia troppo tardi. Tuttavia, Stevens è troppo indaffarato e risponde con affermazioni come “I only have a moment. The gentlemen are liable to retire to the smoking room at any moment” o “This is most distressing. Nevertheless, I must now return downstairs” (p. 108), come se Miss Kenton lo stia interrompendo nel bel mezzo di una questione importante. È sempre Miss Kenton a informare Stevens della morte del padre, chiedendogli “Will you come up and see him?” (p. 110). La risposta del maggiordomo è molto simile alle precedenti: “I’m very busy just now, Miss Kenton. In a little while perhaps” (p. 111). Stevens giustifica la sua assenza al capezzale del padre appellandosi al rispetto del dovere professionale

321 L. VIKJORD, op. cit., pp. 4-5. 322 R. ATKINSON, op. cit., p. 210. 323 Ibidem, pp. 210-11.

324 L. R. COOPER, “Novelistic Practice and Ethical Philosophy in Kazuo Ishiguro’s The Remains of

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propugnato dal padre stesso325: “Miss Kenton, please don’t think me unduly improper

in not ascending to see my father in his deceased condition just at this moment. You see, my father would have wished me to carry on just now” (p. 111).

Stevens sta soffrendo, ma riesce a nasconderlo. Il lettore viene a conoscenza del suo dolore solo indirettamente, attraverso le parole degli altri personaggi, in quanto Ishiguro racconta la scena, tramite focalizzazione interna su Stevens, come se il maggiordomo non sia consapevole del suo sconvolgimento interiore. Sono David Cardinal e Lord Darlington ad accorgersi, ancora prima che il padre muoia, della sofferenza di Stevens, e il secondo, in particolare, afferma: “You look as though you’re crying” (p. 110). Il maggiordomo si scusa, dichiarando che il suo dolore è causato dagli “strains of a hard day” (p. 110). La scena è narrata, quindi, in modo da provare che Stevens è esattamente il tipo di maggiordomo che mantiene la propria dignità in qualsiasi situazione, ma allo stesso tempo si dimostra anche un figlio amorevole che, seppur inconsciamente, soffre per il padre326.

Sopportare la morte del padre senza mostrare segni di cedimento è, per Stevens, un test della propria professionalità, superato in modo brillante327. Non a caso, il maggiordomo lo definisce “the moment in my career when I truly came of age as a butler” (p. 73) e, quando lo racconta al suo interlocutore, ammette che “for all its sad associations, whenever I recall that evening today, I find I do so with a large sense of triumph” (p. 115). Il trionfo non consiste nel diventare maturo come persona, ma solo come maggiordomo, e quindi nell’aver imparato a nascondere del tutto le proprie emozioni328, è quindi un trionfo sui propri sentimenti, che rende Stevens, però, una persona vuota329.

La conferenza del 1923, con la contemporanea morte del padre, è per Stevens anche un “turning point in my professional development” (p. 114). Si può quindi affermare che, alla fine “dignity is the capacity […] to serve drinks with a smile as one’s father lies dying, to see […] one’s world collapse without batting an eyelid”330. Stevens è riuscito a raggiungere gli standard del padre, il quale, però, è morto da solo, ha fallito come genitore perché la sua ultima preghiera, l’essere perdonato per i suoi

325 C. F. WONG, “Kazuo Ishiguro’s The Remains of the Day”, cit., pp. 496-97.

326 M. M. HAMMOND, “‘I Can’t Even Say I Made my Own Mistakes’: The Ethics of Genre in Kazuo

Ishiguro’s The Remains of the Day”, in S. Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 101.

327 D. GUTH, op. cit., p. 129. 328 L. VIKJORD, op. cit., p. 2. 329 Ibidem, p. 7.

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errori di padre, non è stata ascoltata dal figlio. Entrambi si sono realizzati come maggiordomi, ma hanno fallito come uomini, sia l’uno nei confronti dell’altro che personalmente331.