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Gregorio ribadisce che quanto si è detto in riferimento alla Chiesa può essere inteso anche per le singole anime, riportando il discorso sulla mistica

II. Metodi e strumenti per lo studio delle font

18. Gregorio ribadisce che quanto si è detto in riferimento alla Chiesa può essere inteso anche per le singole anime, riportando il discorso sulla mistica

unione dell’anima con Dio. A questa unione tuttavia si oppone la sofferenza causata all’uomo dal timore (Omnis anima, quae timet deum, iam sub iugo eius est, sed adhuc longe, quia timet): secondo il pontefice si può realizzare la piena comunione con Dio solo nel momento in cui si perde la sofferenza che viene dal timore e si accoglie la grazia della sua carità. Per quanto riguarda le fonti, si rileva la presenza di questo tema nelle Enarrationes in Psalmos di Agostino:

Digito ergo dei scripta lex data est die quinquagesimo ab occisione agni, et spiritus sanctus uenit die quinquagesimo a passione domini nostri Iesu Christi. Occisus est agnus, factum est pascha, impleti sunt quinquaginta dies, data est lex. Sed lex illa ad timorem, non ad amorem; ut autem timor conuerteretur in amorem, occisus est iustus iam in ueritate; cuius typus erat ille agnus quem occidebant iudaei. Resurrexit; et a die paschae domini, sicut a die paschae agni occisi, numerantur quinquaginta dies; et uenit spiritus sanctus, iam in plenitudine amoris, non in poena timoris. (Aug Ps 90, 2).

Omnis anima, quae timet deum, iam sub iugo eius est, sed adhuc longe, quia timet: nam tantum quisque ad deum proficit, quantum poenam timoris amittit et gratiam de illo caritatis percipit (Greg CtExp 18).

Nella lettura tipologica del vescovo di Ippona i cinquanta giorni intercorsi fra l’uccisione sacrificale dell’agnello in Egitto (Es 12,6) e la consegna della Torah al popolo di Israele sul monte Sinai (Es 19,20) sono il simbolo dei cinquanta giorni intercorsi fra la passione del Signore e la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente. Mentre dalla prima pentecoste scaturì la Legge mosaica, che era una legge di timore e non di amore, grazie alla seconda Pentecoste terminava per gli apostoli il periodo trascorso nella latitanza e nella poena timoris e si apriva l’era della plenitudo amoris.

Anche Gregorio procede sulla via aperta da Agostino: dopo il richiamo a una lettura più intimistica del Cantico (quod dictum est, de unaquaque anima diximus), nella quale la Sposa/anima sospira in attesa del bacio/presenza dello Sposo/Cristo, il papa prosegue argomentando che l’anima è già sotto il giogo di Dio, ma che ne è tuttavia ancora lontana in quanto ne ha timore (Omnis anima, quae timet deum, iam sub iugo eius est, sed adhuc longe, quia timet). Con la

venuta dello Sposo, vale a dire con il suo bacio, si supera la paura e si realizza l’amore (Nam tantum quisque ad deum proficit, quantum poenam timoris amittit et gratiam de illo caritatis percipit). Sebbene manchino riprese letterali, dal punto di vista concettuale il vescovo di Roma si pone in linea con la concezione agostiniana del superamento della poena timoris data dalla legge antica (in Gregorio il timor Dei è quello delle anime di quanti sono sotto il suo giogo e che attendono il bacio/presenza dello Sposo/Cristo, vale a dire di quanti si trovano ancora sotto la legge antica come in Agostino) grazie alla realizzazione della gratia caritatis (plenitudo amoris nell’Ipponate) con la venuta dello Sposo/Cristo (dello Spirito Santo in Agostino).

Quanti non baciano ancora lo Sposo, perché sono ancora nel timore di Dio, vengono successivamente paragonati a quel fariseo di Betania che offrì il banchetto durante il quale una donna peccatrice, avvicinatasi a Gesù, gli baciò i piedi (Lc 7,44-45). L’uomo aveva accolto il Signore nella sua casa, ma nel proprio cuore riprovava la condotta della peccatrice sfrontata. L’episodio del bacio e il rimprovero mosso da Cristo al suo ospite (Intraui in domum tuam, osculum mihi non dedisti: haec autem, ex quo ingressa est, non cessauit osculari pedes meos) sono associati al bacio del Cantico anche in un’altra opera gregoriana, precisamente nell’omelia a Lc 7,36-50. In entrambi i passi, sebbene nell’ambito di contesti ermeneutici diversi (nel testo omiletico compare fra gli altri il tema dell’infedeltà dell’Israele antico, del tutto estraneo al Commentario dove l’unico riferimento al Vecchio Testamento sembra essere quello al giusto, qui iam elemosinas facit, secondo i precetti mosaici), l’atteggiamento del fariseo e quello della donna sono indicati rispettivamente come figura del popolo dell’antica Alleanza, che servì il proprio Dio per timore, e come immagine dei pagani convertiti alla salvezza, che non cessano di baciare le orme del Signore sospirando in continuazione d’amore per lui:

Osculum mihi non dedisti, haec autem ex quo intrauit non cessauit osculari pedes meos (Lc 7,45). Osculum quippe dilectionis est signum. Et infidelis ille populus Deo osculum non dedit, quia ex caritate eum amare noluit, cui ex timore seruiuit. Vocata autem gentilitas Redemptoris sui uestigia osculari non cessat, quia in eius continuo amore suspirat. Vnde et sponsae uoce de eodem Redemptore suo in Canticis canticorum dicitur: Osculetur me osculis oris sui (Ct 1,1). Osculum recte conditoris sui desiderat, quae se ei obsequi per amorem parat (Greg EvHom 2, 33, 6).

Quod bene in conuiuio pharisaei signatum est, qui, cum dominum recepisset cumque osculanti mulieri pedes eius in corde suo derogaret, audiuit: Intraui in domum tuam, osculum mihi non dedisti: haec autem, ex quo ingressa est, non cessauit osculari pedes meos (Lc 7,44-45). Omnis, qui iam elemosinas facit, qui iam bonis operibus studet, quasi Christum in conuiuium recipit: Christum pascit, qui eum in membris suis sustentare non desinit. Sed, si nondum per amorem conpungitur, adhuc eius uestigia non osculatur. Praeponitur ergo pastori mulier, quae osculatur: quia praeponitur exteriora suadenti is, qui in interno mentis ardore in desiderio domini conpungitur. Bene autem dictum est: Non cessauit osculari pedes meos (Lc 7,45) (Greg CtExp 18).

19. Il bacio sospirato dalla Sposa/anima è simbolo della pax interna che si

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