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Il paragrafo quattordicesimo, dedicato al commento del lemma Ct 1,2a (Et odor unguentorum tuorum super omnia aromata), approfondisce i simbolism

II. Metodi e strumenti per lo studio delle font

14. Il paragrafo quattordicesimo, dedicato al commento del lemma Ct 1,2a (Et odor unguentorum tuorum super omnia aromata), approfondisce i simbolism

relativi agli unguenta e agli aromata. Il testo del Cantico utilizzato dal pontefice è citato secondo la Vetus, se nei versetti precedenti vi era un dettato pressoché identico a quello della versione geronimiana, in questo lemma va rilevata una divergenza di senso notevole dovuta all’integrazione di uno stico non presente nel                                                                                                                

99 Cfr. Simonetti, Mediator Dei et hominum cenni di cristologia Gregoriana cit., p. 201. 100 Greg Mor 2, 8; 18, 44; 18, 51; 18, 54; 33, 16: cfr. Ibid.

testo fin qui utilizzato102. Ciò, se da un lato costituisce un’opzione esegetica autonoma e molto forte da parte di Gregorio (il quale peraltro non è nuovo a operazioni di questo genere103), dall’altro esclude dal novero dalle fonti potenziali

tutti gli esegeti precedenti che utilizzano il testo della Vulgata; essi, non disponendo del lemma contenente il paragone tra gli unguenta e gli aromata, passano direttamente al versetto successivo. In Gregorio lo sviluppo esegetico relativo all’immagine degli unguenta è duplice: essi rappresentano sia le virtù di Cristo, sia lo Spirito Santo. Di conseguenza anche il profumo degli unguenti (odor unguentorum) conosce il doppio significato di fragranza delle virtù che egli praticò dopo la sua incarnazione e di fragranza dello Spirito Santo che da Cristo procede e in lui permane104. Gli aromata, indicati come secondo termine di paragone nel lemma, sono i dona (cfr. Greg CtExp 12) dello Spirito ricevuti nella Legge dal popolo dell’antica Alleanza (Hauriat autem ecclesia aromata: quia habuit multa spiritus dona, quae in domo dei, id est in congregatione sanctorum,

odorem bonae opinionis redderent et suauitatem futuri mediatoris nuntiarent)105.

A questi aromi è superiore l’odore degli unguenti. La scelta di commentare il                                                                                                                

102 Cfr. Capelle, Les Homélies de saint Grégoire sur le Cantique cit., pp. 216-7 e Francesco

Vattioni, Briciole di versioni latine del Cantico dei cantici, «Revista Catalana de Teologia», 3 (1978), pp. 353-8.

103 La scelta di impiegare versioni diverse a seconda dell’opportunità è tipica della prassi esegetica

di Gregorio, egli dichiara il suo modus operandi nell’epistola missoria dei Moralia: «Nouam uero translationem dissero; sed cum probationis causa me exigit, nunc nouam nunc ueterem per testimonia adsumo, ut, quia sedes apostolica cui Deo auctore praesideo utraque utitur, mei quoque labor studii ex utraque fulciatur» (Greg RegEp V, 53).

104 La processione dello Spirito dal Padre e dal Figlio è una concezione teologica già presente in

Agostino (Aug Max 2, 17, 4; Aug Tr 15, 17, 29 e 15, 26 e ss.) e fatta propria da Gregorio, anche in altre opere: «Nam sanctum quoque Spiritum, qui cum sit coaequalis Patri et Filio, non tamen incarnatus est, idem se Filius mittere perhibet, dicens: Cum uenerit Paraclitus, quem ego mitto uobis a Patre. Si enim mitti solummodo incarnari deberet intelligi, sanctus procul dubio Spiritus nullo modo diceretur mitti, qui nequaquam incarnatus est. Sed eius missio ipsa processio est qua de Patre procedit et Filio» (Greg EvHom 2, 26, 2); «Peractisque conuiuiis, holocaustum Iob pro filiis obtulit, quia pro apostolis de praedicatione redeuntibus, patrem redemptor exorauit. Bene autem mittendo sanctificare dicitur, quia dum sanctum spiritum, qui ex se procedit, discipulorum cordibus tribuit, quicquid culpae inesse potuit, emundauit» (Greg Mor 1, 23). Altrove Gregorio sembra propendere per la sola successione dal Padre: «Quid enim per uocem aurae lenis nisi cognitio sancti spiritus designatur, qui de patre procedens et de eo quod est filii accipiens, nostrae tenuiter notitiae infirmitatis infunditur?» (Greg Mor 5, 36). In quest’ultimo caso, tuttavia, egli sembra riecheggiare il Vangelo di Giovanni (Gv 16,14), non credo si possa perciò considerare il passo dei Moralia come un pronunciamento teologico del papa.

105 Anche in questo caso il papa sembra rifarsi alla triplice simbologia origeniana della figura della

lemma proveniente dalla traduzione Vetus Latina consente al papa di sviluppare il concetto della superiorità del Nuovo Testamento (unguenta) sull’Antico (aromata); tale rapporto di subordinazione è ribadito nell’immagine della fragranza delle virtù dello Sposo, che vince i dettami della Legge antica concessi alla Sposa come pegno (quia flagrantia uirtutum sponsi, quae per incarnationem eius facta est, uicit praedicamenta legis, quae in arris ab sponso fuerant praerogata). L’eccellenza della predicazione di Cristo sulle prescrizioni della Legge viene sottolineata nel commento di questo passo anche da Origene e da Gregorio d’Elvira:

Odor unguentorum tuorum super omnia aromata. Aromata species sunt pigmentorum.

Sponsa ergo habuit quidem usum et notitiam aromatum, hoc est verborum legis et pro- phetarum, quibus ante adven- tum sponsi, mediocriter licet, instrui tamen videbatur et ex- erceri ad cultum Dei, utpote parvula adhuc et sub cura- toribus et actoribus agens et paedagogis, lex enim inquit paedagogus noster fuit ad Christum. Haec ergo omnia a- romata fuerant, in quibus enu- triri visa est et sponso suo prae- parari. Sed ubi venit plenitudo temporum et adolevit atque Unigenitum suum pater Spiritu sancto unctum misit in hunc mundum, odorata sponsa divi-

ni unguenti fraglantiam sen- tiensque quod illa omnia aro- mata, quibus prius usa vide- batur, longe inferiora sunt ad comparationem suavitatis no- vi huius et caelestis unguenti

ait: Odor unguentorum tuorum super omnia aromata (Orig CtComm 1, 3, 1-2).

Odor unguenti istius sacrosanctam chrismatis gratiam manifestat, quae super omnia synagogae fraglat et redolet. Illa enim habebat unctionem de unguentis odoriferis factam, Christi autem unguentum ex sancti spiritus suauitate descendit, sicut per Esayam loquitur dicens: spiritus domini super me, propter quod unxit me; euangelizare pauperibus misit me. Et ideo

hunc odorem unguenti, id est chrismatum spiritalium gratia, super omnia aromata ueteris testamenti meliorem esse designat (GregIll Ct 1,

13).

Sed Odor unguentorum tuorum super omnia aromata:

quia flagrantia uirtutum

sponsi, quae per

incarnationem eius facta est, uicit praedicamenta legis,

quae in arris ab sponso fuerant praerogata. Tanto quippe amplius ad intellectum creuit ecclesia, quanto et amplioris uisionis gratia meruit inlustrari. Illa legis aromata per angelos amministrata sunt, istud unguentum per praesentiam sponsi datum est. Sed, quia claritate eius praesentiae superata sunt bona legis, quae sublimia esse credebantur, dicatur recte: Odor unguentorum tuorum super omnia aromata (Greg CtExp 14).

Come in Gregorio Magno, così nella lettura dei primi due esegeti posti in sinossi, la Sposa anela a ricevere il bacio dello Sposo perché la presenza di Cristo le ha fatto capire che il profumo dei suoi unguenti è superiore a tutti gli aromi del

Vecchio Testamento. La dipendenza più plausibile resta quella rilevata con lo scritto dell’Alessandrino, tanto più che entrambi allegano Sal 44,8 a proposito dell’unzione di Cristo per mezzo dello Spirito106. Meno probabile, ma non per

questo da escludere, è la conoscenza da parte del papa dell’Explanatio del vescovo iberico: i punti di contatto fra quest’opera e l’Expositio gregoriana non sono mai rilevabili in via esclusiva, ma si affiancano sempre a parallelismi riscontrabili con altri autori107.

15-17. Nel paragrafo quindicesimo si passa dall’interpretazione ecclesiologica della Sposa a un’interpretazione più intimistica che legge nelle parole della nubenda l’anelito di ciascun’anima. Questa nuova interpretazione, come anticipato, è già nel Commentario di Origene, proprio nella sezione dedicata a Ct 1,2108. Al discorso esegetico che poneva la Sposa in relazione al popolo dell’antico patto e alla Chiesa, viene aggiunta in entrambi gli scritti un’interpretazione che legge la protagonista femminile del Cantico come simbolo dell’anima dei singoli fedeli:

Simili autem expositione utimur, etiam si ad unamquamque animam in amore et desiderio Verbi Dei positam transferatur hic sermo, cui

fuerint omnes doctrinae per ordinem decursae, in quibus ante agnitionem Verbi Dei exercitata videtur et erudita, sive ex moralibus descendentes sive ex naturalibus scholis (Orig CtComm 1, 3, 12).

Hoc autem, quod generaliter de cuncta ecclesia diximus, nunc specialiter de unaquaeque anima sentiamus (Greg CtExp

15).

Si entra a questo punto nel nucleo mistico vero e proprio del Commentario gregoriano, dove il nodo centrale è costituito dal desiderio dell’anima di essere illuminata dalla grazia divina (per diuinam gratiam etiam ipsa inlustrari desiderat) e di accedere senza interposta persona alla conoscenza di Dio (ut aliquando etiam per se intelligat: quae nihil se intellegere nisi per uerba predicatorum considerat).

                                                                                                               

106 Cfr. Prospetti sinottici, Tab. 18.

107 Si vedano i punti 10, 12, 13, 19 e 26 di questa sezione. 108 Si veda il punto 12 di questa sezione.

Nel paragrafo sedicesimo troviamo un nuovo riferimento alla sapientia saeculi che, così come il vino, ubriaca l’anima rendendola estranea alla conoscenza dell’umiltà e le impedisce per questo di cogliere l’umilissimo annuncio dell’incarnazione del Signore (Sapientia autem saeculi quasi quoddam uinum est: debriat enim mentem, quia ab intellectu humilitatis alienam reddit. […] Quam sapientiam sancta ecclesia despiciat, humillimam praedicationis dominicae incarnationem appetat: plus ei sapiat, quod per infirmitatem carnis eius nutritur, quam quod mundus hic per elationem falsae prudentiae extollitur).

A questo punto Gregorio inserisce un nuovo tassello, origeniano sia per i suoi contenuti, sia per la posizione che esso occupa nell’ambito del Commentario dell’Alessandrino: si tratta di una nuova lettura simbolica degli aromi interpretati non più come i dettami della legge antica, ma come simbolo delle virtù dei sapienti. È interessante notare come questa seconda interpretazione si inserisca, in entrambi gli scritti ermeneutici, a seguito dell’introduzione del terzo livello interpretativo del personaggio della Sposa (Sposa = anima):

Simili autem expositione utimur, etiam si ad unamquamque animam in amore et desiderio Verbi Dei positam transferatur hic sermo, cui fuerint omnes doctrinae per ordinem decursae, in quibus ante agnitionem Verbi Dei exercitata videtur et erudita, sive ex moralibus descendentes sive ex naturalibus scholis. Erant

enim ei ista omnia aromata quaedam pro eo,

quod in his institutio probabilis et morum conquiritur emendatio, quod deprehenditur in his vanitas saeculi et caducarum rerum respuuntur falsa miracula. Erant ergo haec

omnia velut aromata et odoramenta, quae- dam animae pigmenta. Sed ubi ad agnitionem

mysteriorum et divinorum dogmatum scientiam ventum est, ubi ad ianuas ipsius sapientiae et sapientiae non huius mundi, neque principum huius mundi, qui destruuntur, accessum est, sed ad ipsam Dei sapientiam, quae inter perfectos disseritur, et ubi mysterium, quod prioribus generationibus non fuit motum, filiis hominum revelatum est; ubi, inquam, anima ad agnitionem tanti huius adscendit arcani, merito dicit: Quia odor unguentorum tuorum – spiritalis scilicet intelligentia et mystica – Super omnia aromata moralis naturalisque philosophiae (Orig CtComm 1, 3, 12-13).

Sed, quia ipsi huius saeculi sapientes

nonnumquam uidentur quibusdam uirtutibus studere (uideas enim plerosque

habere caritatem, seruare mansuetudinem, honestatem exteriorem in omnibus exercere: quas tamen uirtutes, non ut deo, sed ut hominibus placeant, exhibent: quae idcirco uirtutes non sunt, quia deo placere non appetunt), olet tamen in humanis naribus,

dum humano iudicio bonam opinionem reddunt. Sed conparentur haec uero odori

redemptoris nostri, conparentur ueris ueris uirtutibus; et dicatur: odor unguentorum tuorum super omnia aromata. Id est: «Flagrantia uirtutum tuarum omnem speciem uirtutum sapientium mundi superat, quia uidelicet fictas eorum imagines ex ueritate transcendit» (Greg CtExp 17).

18. Gregorio ribadisce che quanto si è detto in riferimento alla Chiesa può

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