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Concludiamo il capitolo analizzando la propriet`a dei gruppi che Galois leg`o alla risolubilit`a per radicali delle equazioni algebriche. Questa propriet`a, detta per questo risolubilit`a, `e sempre soddisfatta nei gruppi commutativi; ma i gruppi associati alle equazioni algebriche sono commutativi solo in pochi casi particolari ed `e quindi opportuno dedicare ad essa qualche attenzione.

Definizione 4.7.1 Un gruppo G si dice risolubile se esiste una catena di sottogruppi G = G0 ⊇ G1⊇ · · · ⊇ Gn= {1}

tale che per ogni i ≥ 1

a) Gi sia un sottogruppo normale di Gi−1, b) il gruppo quoziente Gi−1/Gi sia commutativo.

Una siffatta catena di sottogruppi si dice una risoluzione di G.

Esempi 4.7.2 a) Ogni gruppo commutativo `e risolubile.

Basta infatti considerare la risoluzione G ⊇ {1}.

b) S3 `e risolubile.

Basta considerare la risoluzione S3 ⊇ A3 ⊇ {1}.

c) A4 `e risolubile.

Basta considerare la risoluzione

A4 ⊇ H ⊇ {1}

dove H = {1, (12)(34), (13)(24), (14)(23)}.

Infatti, H `e l’insieme delle permutazioni σ ∈ A4 tali che σ2 = 1; se σ `e una tale permutazione e τ ∈ A4, si ha (τ στ−1)2 = 1 e quindi τ στ−1∈ H.

Quindi H `e un sottogruppo normale di A4, e i quozienti successivi hanno ordini rispettivamente 3 e 4 e quindi sono commutativi.

d) S4 `e risolubile.

Basta considerare la risoluzione

S4⊇ A4 ⊇ H ⊇ {1}

4.7. GRUPPI RISOLUBILI 121 e) Se n ≥ 5, An non `e risolubile.

Infatti An non `e commutativo e {1} `e il suo unico sottogruppo normale proprio (Prop. 4.2.18).

Proposizione 4.7.3 I sottogruppi e i quozienti dei gruppi risolubili sono risolubili.

Dimostrazione Siano G un gruppo risolubile e G = G0 ⊇ G1 ⊇ · · · ⊇ Gn= {1} una sua risoluzione. Allora, se H `e un sottogruppo di G,

H = H ∩ G0⊇ H ∩ G1 ⊇ · · · ⊇ H ∩ Gn= {1}

`

e una risoluzione di H. Infatti,

a) se i ≥ 1, gi ∈ H ∩ Gi e gi−1 ∈ H ∩ Gi−1, si ha gi−1gig−1i−1 ∈ H ∩ Gi, perch´e Gi `e normale in Gi−1; quindi H ∩ Gi `e normale in H ∩ Gi−1;

b) l’immersione canonica ϕi : H ∩ Gi−1 → Gi−1 induce un omomorfismo iniettivo ψi: (H ∩ Gi−1)/(H ∩ Gi) → Gi−1/Gi e quindi (H ∩ Gi−1)/(H ∩ Gi) `e commutativo.

Se poi N `e un sottogruppo normale di G, si ha (Osserv. 4.1.7) Gi∨ N = GiN per ogni i.

Allora, se Ni = GiN/N , G/N = N0 ⊇ N1 ⊇ · · · ⊇ Nn= {1} `e una risoluzione di G/N . Infatti, per ogni i ≥ 1, se gi ∈ Gi e gi−1∈ Gi−1, gi−1 gi gi−1−1 = gi−1gigi−1−1 ∈ Ni, quindi Ni `e normale in Ni−1; e poich´e

Ni−1/Ni = (Gi−1N/N )/(GiN/N ) ' Gi−1N/GiN ' (Gi−1/Gi)/((GiN ∩ Gi−1)/Gi) Ni−1/Ni, quoziente di un gruppo commutativo, `e commutativo.  Corollario 4.7.4 Se n ≥ 5, Sn non `e risolubile.

Dimostrazione Infatti Sn ha il sottogruppo non risolubile An.  Proposizione 4.7.5 Ogni gruppo G avente un sottogruppo normale N tale che N e G/N sono risolubili, `e risolubile.

Dimostrazione Siano

N = N0 ⊇ N1 ⊇ · · · ⊇ Nn= {1} e G/N = H0 ⊇ H1⊇ · · · ⊇ Hm = {1}

risoluzioni di N e G/N rispettivamente. Se π : G → G/N `e l’omomorfismo canonico, poniamo, per ogni i = 0, . . . , m, Mi= π−1(Hi). Si ha allora la catena di inclusioni

G = M0⊇ M1 ⊇ · · · ⊇ Mm = N = N0⊇ N1 ⊇ Nn= {1}

che `e una risoluzione di G, perch´e ciascun Mi `e normale in Mi−1 e inoltre, essendo Mi/N = Hi, per ogni i = 0, . . . m, il gruppo

Mi−1/Mi' (Mi−1/N )/(Mi/N ) ' Hi−1/Hi

`

e commutativo. 

Corollario 4.7.6 Ogni p-gruppo `e risolubile.

Dimostrazione Sia pn l’ordine di G. Se n = 1, G `e un gruppo finito di ordine primo, quindi ciclico e quindi commutativo. Supponiamo che l’asserto sia vero per n − 1. Allora, se N `e un sottogruppo normale di G di ordine pn−1 (Coroll. 4.5.13), N `e risolubile.

Del resto, G/N , avendo p elementi, `e commutativo, quindi la conclusione segue dalla Prop.

4.7.5. 

Concludiamo il paragrafo dimostrando che i gruppi finiti risolubili ammettono risoluzioni di tipo particolare.

Proposizione 4.7.7 Se G `e un gruppo non banale privo di sottogruppi propri non banali, esso `e ciclico, finito e di ordine primo.

Dimostrazione Se g ∈ G\{1}, il sottogruppo di G generato da g coincide con G, perch´e G non ha sottogruppi propri non banali; quindi G `e ciclico. Se G fosse infinito, sarebbe isomorfo a Z ed avrebbe sottogruppi propri non banali. Infine, supponiamo che G abbia ordine n e che sia n = pm con p primo. Allora non pu`o essere m > 1, perch´e altrimenti G

avrebbe un sottogruppo proprio non banale di ordine p. 

Proposizione 4.7.8 Siano G un gruppo e H un sottogruppo normale di G, massimale fra quelli propri che rendono G/H commutativo. Allora G/H `e privo di sottogruppi propri non banali.

Dimostrazione Se esistesse un sottogruppo proprio non banale N0 di G/H ed N fosse la sua controimmagine in G, N sarebbe un sottogruppo normale di G contenente propria-mente H e G/N ' (G/H)/(N/H) sarebbe un gruppo commutativo, il che contraddice la

massimalit`a di H. 

Definizione 4.7.9 Siano G un gruppo e G = G0 ⊇ G1 ⊇ · · · ⊇ Gn = {1} una sua risoluzione. Una seconda risoluzione G = H0 ⊇ H1 ⊇ · · · ⊇ Hm = {1} si dice un raffinamento della prima se {G0, G1, . . . , Gn} ⊆ {H0, H1, . . . , Hm}.

Proposizione 4.7.10 Siano G un gruppo e G = G0 ⊇ G1 ⊇ · · · ⊇ Gn = {1} una sua risoluzione non raffinabile. Allora, per ogni i = 1, . . . , n, Gi−1/Gi `e privo di sottogruppi propri non banali.

Dimostrazione Supponiamo che Gi−1/Gi abbia un sottogruppo proprio non banale Hi0; allora, detta Hi la sua controimmagine in Gi−1, Gi `e normale in Hi, perch´e lo `e in Gi−1, Gi−1/Hi ' (Gi−1/Gi)/(Hi/Gi) `e commutativo e Hi/Gi `e anch’esso commutativo, perch´e

`

e contenuto in Gi−1/Gi; quindi

G = G0 ⊇ G1 ⊇ · · · ⊇ Gi−1⊇ Hi⊇ Gi ⊇ · · · ⊇ Gn= {1}

`

e un raffinamento della risoluzione G = G0 ⊇ G1 ⊇ · · · ⊇ Gn= {1}, il che `e assurdo.  Corollario 4.7.11 Ogni gruppo finito risolubile ammette una risoluzione

G = G0 ⊇ G1⊇ · · · ⊇ Gn= {1}

tale che, per ogni i = 1, . . . , n, Gi−1/Gi `e ciclico, finito e di ordine primo.

4.7. GRUPPI RISOLUBILI 123 Dimostrazione Basta considerare una risoluzione di lunghezza massima, che esiste sempre perch`e G `e finito, e applicare i risultati precedenti.  Osservazione 4.7.12 `E stato dimostrato da Feit e Thompson nel 1963 che ogni gruppo finito di ordine dispari `e risolubile.

Esercizi 4.7.13 a) Provare che ogni gruppo di ordine pq, con p e q primi, `e risolubile.

b) Provare che ogni gruppo di ordine 12 `e risolubile.

c) Provare che il prodotto diretto di due gruppi risolubili `e risolubile

d) Il derivato D(G) del gruppo G `e il sottogruppo di G generato dagli elementi, detti

”commutatori”, del tipo x−1y−1xy. Provare che - G `e commutativo se e solo se D(G) = {1},

- se H `e un sottogruppo normale di G, G/H `e commutativo se e solo se D(G) ⊆ H.

Si definisce poi induttivamente il derivato n-mo di G ponendo D1(G) = D(G) e, se n > 1, Dn(G) = D(Dn−1(G).

e) Provare che se G `e un gruppo finito sono fatti equivalenti - G `e risolubile,

- esiste n ∈ N con Dn(G) = {1}.

f ) Ridimostrare la Prop. 4.7.3 utilizzando l’es. e).

g) Dimostrare che se G `e un p-gruppo e se G/D(G) `e ciclico, anche G `e ciclico.

Capitolo 5

Risolubilit` a per radicali delle equazioni algebriche

Il problema della risolubilit`a per radicali delle equazioni polinomiali ha affascinato il mondo dei matematici gi`a in epoca preclassica. Persino i babilonesi avevano sviluppato dei metodi per risolvere equazioni di terzo grado di tipo particolare, mentre le regole per la soluzione di quelle di secondo grado sono ancora antecedenti e la cosa deve suscitare la giusta ammirazione, se si pensa alla difficolt`a di affrontare un simile argomento senza il supporto delle notazioni moderne, e senza la luce gettata sull’argomento dal teorema fondamentale dell’algebra, che assicura che nel campo dei numeri complessi le soluzioni ci sono sempre, e dal concetto di molteplicit`a, che ci consente di dire anche quante ce ne sono.

Oggi, l’idea di affrontare il problema cercando di abbassare il grado dell’equazione in studio appare ingenua, perch´e sappiamo bene che equazioni di gradi diversi non possono avere le stesse radici.

Ma attraverso la sostituzione x → x − an−1n l’equazione xn+ an−1xn−1+ · · · + a0 viene trasformata in una del tipo xn+ bn−2xn−2+ · · · + b0 e con questo artificio si trova la ben nota formula risolutiva dell’equazione generale di 20 grado ax2+ bx + c = 0 :

x = −b ±√

b2− 4ac 2a

Questo significa, fra l’altro, che se a, b, c ∈ k, le radici dell’equazione appartengono al campo ottenuto aggiungendo a k l’elemento√

b2− 4ac, cio`e un elemento α tale che α2 ∈ k.

Nel caso di una equazione di 30 grado a coefficienti in k ⊆ C

f (x) = x3+ ax2+ bx + c = 0 (5.1)

essa pu`o essere innanzitutto ridotta alla forma

x3+ px + q = 0 (5.2)

mediante la sostituzione x → x − a3.

Vedremo in seguito (Osserv. 5.4.11) che le radici dell’equazione sono i numeri complessi a + b, dove a, b ∈ C sono tali che

a3 = −q 2+

s q2

4 + p3

27 b3= −q

2 − s

q2 4 + p3

27 ab = −p

3 125

Questo significa, fra l’altro, che le radici dell’equazione 5.2, e quindi quelle dell’equazione 5.1, appartengono al campo K ottenuto nel seguente modo :

a) si aggiunge a k un numero complesso α0 tale che α20 = q42 +p273 ∈ k, e si ottiene cos`ı il campo k1;

b) si aggiungono successivamente a k1numeri complessi αitali che α3i = −q2± qq2

4 +p273 ∈ k1 e si ottiene cos`ı un campo K ⊇ ∆f.

Analoghe considerazioni possono essere fatte per le equazioni di 40 grado (Osserv. 5.4.13).

L’esistenza quindi di una formula risolutiva per radicali, che esprima le radici di una equazione algebrica f (x) = 0 in termini dei coefficienti, mediante le quattro operazioni ed estrazioni di radici, e cio`e la risolubilit`a per radicali dell’equazione f (x) = 0, `e legata al fatto che il campo delle radici ∆f di f sia raggiungibile da k mediante successive aggiunte di elementi αi per ciascuno dei quali esista un intero ni ≥ 0 con αnii ∈ k(α1, . . . , αi−1).

Questo fatto si esprime dicendo che ∆f `e estensione per radicali di k.

Obiettivo di questo capitolo `e quello di dare dei criteri perch´e ∆f sia estensione per radicali di k, in modo da dedurne alcuni fatti importanti quali :

1) l’esistenza di formule risolutive per radicali per le equazioni algebriche di grado n ≤ 4 (Esempio 5.4.10);

2) l’inesistenza di formule risolutive per equazioni algebriche generali di grado n > 4 (Coroll. 5.4.17);

3) l’esistenza, per ogni n > 4, di equazioni algebriche di grado n a coefficienti interi non risolubili per radicali (Osserv. 5.4.20).

Strumento fondamentale di questa teoria `e il teorema 5.4.8 il quale afferma che l’equazione f (x) = 0 `e risolubile per radicali se e solo se il gruppo dei k-automorfismi di ∆f `e un gruppo risolubile.

A differenza di quanto si potrebbe credere, lo studio di questo gruppo non `e difficilissimo, perch´e i k-automorfismi σ di ∆f sono soggetti ad alcune limitazioni intrinseche che fanno s`ı che esso sia relativamente piccolo. In questo senso possiamo rileggere il teorema 3.6.5, il quale implica che se f ∈ k[X] `e un polinomio a radici semplici il suo ordine `e [∆f : k].

Questa limitazione dipende sostanzialmente dal fatto che se σ `e un k-automorfismo di ∆f ed x `e una radice di f , anche σ(x) `e una radice di f .

Ma veniamo alla teoria.