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3. Reclutamento e lotta armata

3.1 Guerra di guerriglia

Il 26 dicembre 1978 a seguito del massacro di Maraş124 entrò in vigore la legge

marziale la quale decretò che ogni espressione di attività politica, comprese quelle che fino a quel momento erano state considerate legali, poteva essere sufficiente come motivo di arresto; personalità di spicco all’interno del partito come Kemal Pir e più di un migliaio dei suoi attivisti furono incarcerati. Fu questo ambiente insicuro che portò Öcalan a fuggire in Siria nell’estate del 1979. La repressione non si limitò agli attivisti del movimento curdo, anche i civili politicamente attivi ma disarmati furono soggetti a incarcerazione, tale brutalità indiscriminata era solo un precursore di ciò che sarebbe accaduto pochi mesi dopo, solo su una scala molto più grande.

L’atteso intervento militare avvenne il 12 settembre 1980 quando ufficiali e militari guidati dal generale Kenan Evren annunciarono di aver preso il potere con il pretesto che il governo civile non fosse più in grado di tenere sotto controllo i disordini sociali e politici. I militari consideravano il tumulto sociale in corso come un attacco ai valori kemalisti fondamentali dell'integrità nazionale e territoriale da parte di movimenti sovversivi di sinistra e nazionalisti curdi. Fu dichiarato lo Stato di emergenza, la Costituzione fu sospesa, il Parlamento fu sciolto, tutti i partiti politici furono banditi, i

123 Il Partito democratico del Kurdistan di Turchia (PDKT) fu fondato a immagine del PDK- Iraq nel

1975, era un partito conservatore che puntava all’indipendenza del Kurdistan, subì varie scissioni da cui nacquero il Partito dell’Avanguardia Operaia del Kurdistan (PPKK) di stampo marxista- leninista e i Liberatori Nazionali del Kurdistan (KUK) indipendentisti ma non marxisti. Il Partito Socialista del Kurdistan di Turchia (PSKT) fu fondato nel 1974 da alcuni progressisti curdi tra cui alcuni dirigenti del Partito dei Lavoratori di Turchia (TIP), di matrice marxista chiedeva l’autodeterminazione del popolo curdo e la creazione di uno Stato federale turco-curdo. M.Galletti, Gli sviluppi del problema curdo negli

anni ’80, in “Oriente Moderno”, Istituto per l’Oriente C.A. Nallino, Anno 11(72), N.1/6, 1992, p. 75-77.

124 Il massacro di Maraş fu il massacro di oltre cento Alevi nella città di Kahramanmaraş, in Turchia,

nel dicembre 1978 da parte del neofascista Gray Wolves e della comunità conservatrice religiosa. L'incidente è ricordato soprattutto per la successiva campagna di violenza diretta contro la comunità degli Alevi, i musulmani sunniti e i curdi di sinistra. Ivi, p. 81.

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governi municipali furono sciolti, i giornali furono chiusi e un’ondata di arresti spazzò via la libertà nel paese. L’aumento della repressione nel periodo precedente al colpo di Stato aveva indotto Öcalan a fuggire in Siria nell’estate del 1979 e tramite la conoscenza di alcuni curdi con sede in Libano, si mise in contatto con il Fronte democratico per la liberazione della Palestina (DFLP) e insieme concordarono l’addestramento di un certo numero di militanti del PKK nei campi in Libano. Questo periodo fu all’insegna della riorganizzazione, di un ampio addestramento e di una preparazione sia politica che militare in esilio e ancora più importante fu il fatto che il colpo di Stato, con successo, distrusse le attività operative del PKK all’interno dei confini turchi. Un altro significativo sviluppo in questo periodo intermedio tra il colpo di Stato e l’avvio della rivolta fu il Secondo Congresso del Partito nell'agosto 1982 che si tenne al confine tra Siria e Giordania. Durante la riunione si decise di dare inizio ai piani per riprendere la lotta all'interno della Turchia e si dispose la programmazione della stessa in tre fasi: «difesa strategica» arruolamento e organizzazione, «equilibrio» ovvero creazione di aree di base nelle campagne e avvio della guerriglia nelle montagne e «offesa» passare dalla guerra contadina al conflitto contro lo Stato125. Inoltre si decise

che tutte le attività del PKK si dovessero concentrare sulla realizzazione della rivoluzione e dunque fosse necessario abbandonare tutti i progetti collaterali come l’attivismo nelle organizzazioni del lavoro e la politica municipale, che avrebbero potuto avere un’influenza moderatrice sul movimento126.

Con molta ambizione, l’avvio dell’insurrezione fu fissato per l’autunno del 1983, ma fu successivamente rimandato all’estate successiva per motivi logistici: la guerra civile in Libano aveva reso il luogo troppo instabile per mantenerlo come base primaria del PKK . Nel solito anno fu raggiunto un accordo con Barzani e il KDP127 il quale consentì

ai seguaci di Apo di allestire campi permanenti nel territorio del KDP corrispondente all’area montuosa del Kurdistan meridionale lungo il confine con la Turchia. Era la base geografica perfetta da cui lanciare attacchi attraverso il confine all'interno della Turchia

125 G. Bacik, The PKK problem: Explaining Turkey's Failure to Develop a Political Solution, Taylor

& Francis Group, Vol.34, 2011, p.250.

126 Ibidem.

127 Partito Democratico del Kursitan, fondato nel 1946 dal mullā Mustafa Barzani. M.Galletti, Gli

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ed infatti dal 1983 i combattenti del PKK iniziarono a infiltrarsi oltre il confine con lo scopo di imparare la geografia del territorio, capire dove potevano nascondersi i guerriglieri, scoprire le opinioni della gente sulla lotta del PKK e scoprire dove erano le caserme dei soldati turchi128. Nel 1984, l’organizzazione considerò la due fasi

completate e passò alla terza organizzando un’insurrezione nella Turchia sud-orientale. La notte del 15 Agosto del 1984 due unità di guerriglia del PKK attaccarono le città di Enuh (provincia di Siirt) e Şemdinli (provincia di Hakkari), diversi soldati ed ufficiali furono uccisi e feriti. Fu un attacco gemello su larga scala, audace e ben coordinato e la sua funzione fu strettamente simbolica: con questa operazione fu annunciata l’inizio di una guerra con a capo il PKK contro quello che veniva chiamato lo Stato turco coloniale e fascista129. Nella storiografia del partito questo giorno è celebrato come una svolta, un

giorno di risveglio. Si ritiene che attraverso il doppio attacco, che segnò l’inizio della lotta armata, le catene della sottomissione e dell’assimilazione furono spezzate, i curdi spazzarono via le tradizioni e la cultura dei colonizzatori andando così a riscoprire se stessi130. L’inverno 1984-1985 fu un periodo cruciale per il PKK come movimento di guerriglia, il suo unico obiettivo fu la sopravvivenza a breve termine e il mantenimento del suo tenue punto d'appoggio all'interno del Kurdistan. Il successo del PKK nel sopravvivere a questo periodo di insicurezza gettò le basi necessarie per realizzare i suoi obiettivi a lungo termine: consolidare la sua presenza nel Kurdistan e ampliare il suo “collegio elettorale”.

Nel 1986 si svolse il Terzo Congresso del Partito dove si festeggiarono le vittorie sul campo, l’aumento delle reclute e dei sostenitori locali; i rivali interni al movimento erano stati emarginati, permettendo così a Öcalan di consolidare il proprio potere sebbene avesse un ruolo limitato nella campagna armata. Come hanno osservato Jongerden e Akkaya, fu questo congresso in cui il PKK fu trasformato da un’organizzazione leninista in una in cui Öcalan ottenne uno status speciale131. Oltre la

conferma del controllo di Öcalan sul movimento, il Congresso segnò alcuni importanti

128A. Marcus, Blood and Belief, op.cit., p.76

129 J. Joongerden, A.H Akkaya, Born from the left, op.cit,p. 125. 130Ibidem.

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sviluppi nella struttura del partito, nacque l’ARGK132che lavorò in coordinamento con

l’ERNK133che fu fondato nel marzo 1985 come fronte popolare al fine di organizzare e

strutturare il suo numero crescente di reclute e sostenitori; inoltre fu incaricato di ulteriori compiti logistici come: trovare e formare nuove reclute, supporto logistico, fornire assistenza ai guerriglieri al fronte, mantenere i contatti con altri gruppi armati e organizzarsi sia Europa e che Siria134. Inizialmente le divisioni tra ERNK e le unità

militari non erano molto pronunciate, ma gradualmente il Fronte acquisì slancio svolgendo un ruolo critico nella mobilitazione della più ampia società curda. Si concentrò sull'organizzazione dei contadini, della gioventù, della sezione femminile, dei commercianti, degli operai, delle persone che si trovano all'estero, persino degli anziani, delle moschee e delle organizzazioni in via di sviluppo. Di fatti fungeva da ombrello per una serie di sub-organizzazioni fondate nel 1987 come: lo YKWK (Yekîtiya Karkerên

Welatparêzên Kurdistan, Unione dei Lavoratori Patriottici del Kurdistan), lo YJWK

(Yekîtiya Jinên Welatparêzên Kurdistan, Unione delle Donne Patriottiche del Kurdistan) e l’YCK (Yekîtiya Ciwanên Kurdistan, Unione dei giovani curdi). L’apparato strutturale di ERNK divenne il mezzo pratico con cui il PKK si consolidò come movimento di massa, è stato attraverso questa rete di sub-organizzazioni che il PKK ha stabilizzato e ampliato il proprio numero di militanti. Al Congresso fu inoltre deciso di attuare un progetto militare in base al quale tutte le famiglie curde dovevano inviare alcuni familiari per partecipare alle forze di guerriglia e fu presa anche un’ulteriore decisione militare, le Guardie del villaggio, di cui parlerò successivamente, dovevano essere identificate come obiettivi militari135.

Sebbene Öcalan fosse riconosciuto come leader incontrovertibile del Partito è anche vero che non ebbe un controllo diretto sulle relazioni che intercorrevano sul territorio di guerra; le unità di guerriglia erano in gran parte autonome sia nel modo in cui governavano le relazioni nei loro ambienti sia riguardo alle decisioni di attacco, erano decisioni prese dagli stessi comandanti sul campo piuttosto che decretate dall’alto.

132 Artêşa Rizgariya Gelê Kurdistan, Esercito Popolare di Liberazione del Kurdistan. M.Galletti, Gli

sviluppi del problema curdo, op.cit., p. 119.

133 Eniye Rizgariye Navata Kurdistan, Fronte di Liberazione popolare del Kurdistan. Ibidem. 134 Ü. Özdağ, The PKK and Low Intensity Conflict in Turkey, Frank Cass, Londra, 2003,p.22. 135 Ivi, p.67

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Öcalan, stanziato in Siria, dettò la politica del PKK e nelle occasioni in cui impartì ordini precisi, come il reclutamento forzato o l’attacco alle Guardie del villaggio, furono reinterpretati e applicati in base alle condizioni locali136.

3.2 La controffensiva dello Stato turco

Negli anni della sanguinosa rivoluzione curda la Turchia approvò una serie di contro misure che non solo si rivelarono inadeguate ma incrementarono la disobbedienza civile nonché il numero di vittime, una di queste fu l’istituzione dei Guardiani del Villaggio137.

La fondazione di milizie filo-statali è una strategia consolidata nel tempo al fine combattere i gruppi di ribelli, fu ampiamente utilizzato in contesti coloniali ed è stata e rimane una diffusa strategia di contro-insurrezione138. In Turchia esiste una lunga storia

di milizie curde semi-autonome, alla fine del Diciannovesimo secolo Sultano Abdul Hamid istituì questi reggimenti per pattugliare la propria frontiera. La presenza di una milizia locale nelle terre curde iniziò nei primi anni della Repubblica ed ottenne un riscontro legale grazie all’emanazione della la Legge del Villaggio n. 442 del 1924, la sua funzione era quella di combattere il brigantaggio in una regione in cui la presenza della Polizia di Stato era minima, se non inesistente. Data la progressiva espansione della capacità statale, il mantenimento della milizia fu considerato superfluo fino all'insurrezione del PKK. Un emendamento del 1985 alla legge sopracitata ha ripristinato il sistema fino a quel momento in abbandonato. Nella pratica le Guardie del Villaggio furono unità di milizia irregolari, comandate da un capo locale ma sorvegliate dall’esercito stazionato nella città più vicina, venivano pagate e armate dal Governo per tenere il PKK lontano dalle città. Le guardie potevano essere distinte in due tipologie, temporanee e volontarie. I primi acquisivano le armi tramite licenza, avevano uno stipendio mensile ed erano obbligati a unirsi alle funzioni di guardia e alle operazioni armate mentre le seconde non ricevono alcun pagamento, possedevano un’arma fornita dalla gendarmeria ed erano responsabili della protezione del proprio villaggio139.

136 A.K. Özcan, Turkey’s Kurds: a Teoretical Analysis of PKK and Abdullah Öcalan, Routledge,

Londra, 2006, p. 120.

137 D.McDowall, A modern history of the Kurds, op. cit., p. 422.

138 S. Özar, N.Ucalar, O. Aytar, From Past to Present, a Paramilitary Organization in Turkey: Village

Guard System, in “ Disa Publication”, Instambul, 2013, p.59.

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Questi vigilanti si dimostrarono economicamente e militarmente vantaggiosi per una serie di ragioni. Il sistema di fatto dava vantaggi nella localizzazione dei guerriglieri nonché accesso a informazioni circa la loro identità, offriva una migliore capacità di contro attacco rapido e permise allo Stato di evitare una radicale trasformazione della struttura dell'esercito140 il quale era impegnato in un conflitto di scala internazionale

contro la Grecia. In base al periodo di reclutamento, le Guardie del Villaggio avevano caratteristiche molto diverse. In linea generale il reclutamento nelle prime fasi negli anni Ottanta fu volontario, in gran parte non retribuito ed effettuato in blocchi tribali mentre negli ultimi stadi, specialmente negli anni Novanta, i singoli villaggi furono costretti dalle forze statali a diventare vigilanti temporanei. Le ragioni che spinsero i cittadini ad entrare a far parte di queste milizie furono estremamente varie. Le prime reclute furono i clan stanziati a Nord del confine tra Iraq e Iran coinvolti nella vasta attività di contrabbando che dominava l’economia locale, aiutavano lo Stato e questo in cambio permetteva loro di intraprendere attività di contrabbando senza limiti e controllo141. Altri erano membri di clan che si erano scontrati con lo Stato in precedenti

occasioni, le loro motivazioni erano completamente estranee all’identità e persino alla politica, scelsero di prendere le armi per proteggersi dal PKK, non perché vedevano lo Stato favorevolmente ma temevano un attacco a causa delle tensioni provocate da questo; alcuni gruppi non curdi utilizzarono il sistema come mezzo per ottenere un vantaggio di potere relativo rispetto ai loro rivali locali. Infine si arruolano nelle Guardie i membri provenienti dalla tribù di Buckat; come descritto nei paragrafi precedenti il PKK aveva condotto contro di loro una serie di attentati in quanto li considerava una struttura chiave nel sottosviluppo socio-politico ed economico del Kurdistan, i Bucakt si unirono al sistema apparentemente per proteggersi dalla minaccia del PKK ma la partecipazione portò anche una serie di benefici economici tangibili142.

Il sistema rappresentava la debolezza intrinseca dello Stato e della sua penetrazione nel Kurdistan; le Guardie del Villaggio non furono rianimate tanto per combattere

140 E.Balta,. Military Success, State Capacity and Internal War-Making in Russia and Turkey, City

University of New York, 2007,p.129. https://www.uidergisi.com.tr/yazilar/from-geopolitical-competition- to-strategic-partnership-turkey-and-russia-after-the-cold-war, data ultima consultazione 18 Marzo 2020.

141 Ivi, p.130. 142 Ibidem.

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direttamente i guerriglieri del PKK, quanto piuttosto per limitare lo spazio del PKK a manovrare e privarlo di potenziali alleati143 .Lo Stato li considerava un mezzo a basso

costo per risolvere un problema militare che a metà degli anni Ottanta non era considerato particolarmente acuto; le conseguenze a lungo termine, la lotta fratricida che ne derivò, non sono furono prese in considerazione. Da parte delle tribù e dei clan il sistema fu percepito come un possibile mezzo per accedere alle risorse dallo statali e per consolidare il potere a livello locale. Altri si unirono come misura difensiva per contrastare la crescente forza dei rivali locali e spesso per proteggersi dagli attacchi dei nemici tribali storici. Molti aderirono al sistema per ottenere un sostentamento a livello locale in assenza di alternative mentre alcuni accettarono di farne parte in quanto erano migranti curdi tornati nei loro villaggi dopo esser stati nelle città della Turchia Occidentale144.

L’espansione delle Guardie del Villaggio ha completamente alterato l’ambiente sociale studiato dal PKK, presentando nuove sfide sia logistiche che simboliche. Nel 1994, oltre all’enorme afflusso di soldati e poliziotti nella regione, c’erano 67.000 Guardie del Villaggio145, un numero maggiore rispetto ai guerriglieri mobilitati dai

PKK. Questi numeri rappresentarono una sfida militare perché conoscevano bene il territorio locale e, il più delle volte, furono fortemente motivati a combattere il PKK. Alcuni di loro possedevano notevoli capacità militari e furono organizzati in battaglioni speciali, molti di questi acquisirono particolare notorietà per il loro coinvolgimento nella criminalità e negli eccessi violenti in collaborazione forze di sicurezza statali146. Le

Guardie del Villaggio hanno rappresentato una sfida simbolica per il PKK, la presenza di un gran numero di curdi al loro interno minò la percezione esterna del PKK come movimento di liberazione nazionale nonché lo status del movimento di rappresentante della società curda nel suo insieme. Tuttavia, anche il sistema è stato un fattore involontario nell'espansione del PKK; così come lo Stato usò i micro-conflitti locali esistenti per gonfiare i ranghi delle Guardie del Villaggio, il PKK espanse le sue forze in modo analogo: l’arrivo dei “vigilanti” segnò un’escalation e una polarizzazione del

143 M.Emiliani, I curdi in Turchia, op.cit., cit.p.1124.

144 S. Özar, N.Ucalar, O. Aytar, From Past to Present, op.cit, p. 94. 145 E.Balta,. Military Success, op.cit., p. 137.

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conflitto, rendendo molto più difficile per qualsiasi attore, sia esso tribù o persino individuo, rimanere neutrale. Le forze dello Stato ottennero vittorie attraverso la tortura, sia collettiva che individuale, e la minaccia di distruggere quei villaggi che si rifiutavano di partecipare; dall’altra parte il PKK condusse una campagna armata contro il sistema delle Guardie colpendo qualsiasi villaggio che avesse partecipato attivamente alla controffensiva o che avesse rifiutato di unirsi in precedenza al Partito. Le linee di conflitto furono così tracciate, dividendo le forze schierate con lo Stato, sia curde che turche e quelle che simpatizzavano con il PKK, che erano per la maggioranza curde ma con una percentuale significativa di turchi all’interno del movimento.

Il PKK subì negli stessi anni un periodo di continua crescita con la conseguenza di aumentare l’intensità e la frequenza dei suoi attacchi, infliggendo perdite alle forze turche. Di fonte a questo lo Stato rispose emanando una Legge di Emergenza, che aveva lo scopo di coordinare meglio la strategia militare nella regione garantendo al governatore, nominato dallo Stato stesso, ampi poteri. Il governatore poteva: censurare i mezzi di informazione, esiliare persone che riteneva rappresentassero un pericolo per la legge e l’ordine, rimuovere giudici e pubblici ministeri, limitare il diritto di riunione e sospendere i diritti sindacali147. Nonostante gli sforzi dello Stato, il PKK continuò a

crescere arrivando a controllare nel 1990 vaste aree del territorio curdo. Oltre alle unità professionali, il PKK mobilitò con successo un’enorme milizia, denominata «milis». I combattenti erano soggetti a una rigida disciplina e si dedicavano a tempo pieno al Partito, dall’altra parte i milis operavano segretamente a tempo parziale negli insediamenti rurali e nei centri urbani dove potevano spostarsi rapidamente e ricoprire sia ruolo di combattente che di civile148. I milis svolgevano una funzione di mediazione

tra la guerriglia e il popolo sia in termini logistici che fornendo rapporti di intelligence. È difficile accertare con precisione quanti membri di milis siano mai stati attivi in un determinato momento, la questione della quantificazione deriva dalle difficoltà di attuare la ricerca empirica durante il periodo del conflitto, ma anche da alcune ambiguità concettuali da parte degli stessi membri della milizia. Molti non si identificano come membri della milizia, preferendo termini piuttosto più ambigui,

147 Ivi, p.173.

148 J. Jongerden, Village Evacuation and Reconstruction in Kurdistan 1993-2002, in “Études

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riferendosi a se stessi o agli altri come «close to the movement, having a long term

relationship with the movement, or simply as waled pares149». I milis furono un mezzo

importante per connettersi con le popolazioni locali fungendo da punto di contatto con il partito.

La guerra rivoluzionaria tra il PKK e lo Stato turco andò avanti, senza esitazione di colpi fino al 1999, anno di incarcerazione di Öcalan, per poi riprendere, con altre modalità e con altre rivendicazione, nei primi anni del nuovo Millennio. Durante questo periodo la situazione geopolitica è mutata radicalmente, la caduta dell’URSS, la fine del mondo bipolare, i conflitti del Golfo e in generale nel Medioriente hanno innescato un cambiamento ideologico e politico nel leader Apo che lo hanno allontanato dalla dottrina marxista-leninista portandolo a sviluppare nuovi approcci strategici, filosofici e politici per il movimento di liberazione curdo.

149 Ivi,p.99. Waled pares significa patriottico in curdo, in turco l'espressione usata è yurtsever. Di