• Non ci sono risultati.

2. Il disegno rivoluzionario

2.2 L’oppressione coloniale

Lo status del Kurdistan e della sua popolazione è stato, negli anni Settanta, uno dei principali temi trattati all’interno della sinistra turca rivoluzionaria, seppur la maggior parte dei movimenti e dei partiti politici non sembrava aver analizzato le relazioni tra Kurdistan e Turchia in termini di colonialismo. La principale rivendicazione stava nell’indipendenza dello Stato turco, essi consideravano la propria Nazione all’interno di una relazione di stampo coloniale dove lo Stato vassallo era la Turchia la quale era sottoposta all’imperialismo capitalistico occidentale ma allo stesso tempo la rifiutavano di considerare paese colonizzatore nei confronti del Kurdistan e del suo popolo99. Il

rifiuto della tesi di Stato colonizzatore è stato a lungo discusso attraverso pubblicazioni sulla questione, nel 1977 nasce Dev-Yol100, una delle organizzazioni più influenti nella

politica rivoluzionaria degli anni Settanta che, nello stesso anno, da vita all’omonima rivista la quale studiò fondo la questione coloniale. In diversi articoli della rivista, l’organizzazione analizzava la relazione fra Nazione turca e curda in termini di oppressi e oppressori, ma sostenendo che lo status di colonia non poteva essere una rivendicazione del paese dipendente, doveva essere il paese oppressore a dichiararsi come tale: secondo la rivista il colonialismo è un fenomeno che ha avuto origine dell’imperialismo e la Turchia non poteva essere un paese imperialista dal momento che esso stesso aveva lo status di semi-colonia occidentale. In un articolo si legge che:

«Marxist theory of colonialism shows that in the age of imperialism a dependent country which is not capitalist by its internal dynamic but has a kind of distorted capitalism (such as Turkey) historically cannot establish a colonialist relationship. Nowadays the debate on colonialism makes only sense within the framework of discussion of imperialism101».

99 F. Ahmad, The Making of modern Turkey, Routledge, London, 1993, p. 186.

100 Devrinci Yol (abbreviazione Dev-Yol) è stato un movimento politico turco con molti sostenitori nei

sindacati e in altre istituzioni professionali. La sua ideologia era basata sul marxismo-leninismo ma respingeva sia il modello sovietico che quello cinese a favore di un modello turco. Devrinci Yol è entrato nella scena politica in Turchia il 1 ° maggio 1977 con il suo manifesto chiamato Bildirge. Ibidem.

101 J.Jongerden, Colonialism, self-determination and indipendence: the new PKK paradigm, in

48

L’ipotesi che il Kurdistan fosse una colonia era in conflitto con la teoria rivoluzionaria: per colonialismo, sosteneva Dev-Yol, si intende una relazione tra un paese capitalista e un paese dipendente, dal momento che la Turchia non rientrava nella prima categoria, il suo rapporto con il Kurdistan non poteva essere visto alla luce del legame Stato colonizzatore-colonia e poiché la principale lotta politica era la lotta contro il capitalismo e l'imperialismo, la lotta dei curdi doveva svolgersi nel contesto di una lotta comune (turco-curda) contro il capitalismo102. È importante sottolineare quest’ultimo

aspetto poiché il dibattito sulla natura della relazione tra la Turchia e il Kurdistan era correlato a specifiche strategie politiche: i socialisti del TSĬP non considerando il Kurdistan come una colonia sosteneva che la lotta politica non potesse essere caratterizzata in termini di lotta per l’identità di colonia ma anzi, dovesse essere definita in termini di lotta di classe. All’interno dei confini di questo Stato tutte le classi represse avrebbero dovuto lottare, senza differenziarsi in diverse Nazioni, contro la classe dominante. Per la sinistra c’era un solo soggetto rivoluzionario: la classe operaia, i lavoratori turchi avrebbero portato anche i curdi sfruttati e oppressi alla liberazione, per questo motivo una rivendicazione di identità curda indipendente avrebbe indebolito la stessa lotta di classe.

«It’s absurd to differentiate between a Turkish bourgeoisie standing against a Turkish proletariat, and a Kurdish bourgeoisie standing against a Kurdish proletariat. Against the proletariat in Turkey stands a bourgeoisie of Turkey. Within the borders of this state all suppressed classes are struggling without differentiating between nations against the ruling class who has control over the state103».

Laddove la sinistra del TIP o i socialisti del TSĬP assumevano una posizione negazionista nei confronti della questione curda o la rendevano irrilevante nel contesto della lotta di classe e dell'unità della classe operaia, Il PKK sosteneva che la relazione che intercorreva fra la Turchia e il Kurdistan era di tipo coloniale, caratterizzata da occupazione militare, politiche assimilative e sfruttamento economico, lo Stato turco era considerato un attore in una catena di dominio e sfruttamento. I rivoluzionari del

102 Ibidem.

49

Kurdistan, nome usato dai militanti che hanno fondato il PKK nel 1978, analizzavano la storia del loro Stato come una storia di colonizzazione distinto in tre fasi. La prima fase iniziò nel 1925, l'anno della ribellione dello sceicco Said contro il nuovo regime kemalista, che fu usato come pretesto per iniziare l'occupazione militare e che terminò nel 1940, pochi anni dopo la repressione della ribellione di Dersim104. A questo seguì un

periodo di assimilazione forzata dei valori turchi e poi, dagli anni Sessanta, un periodo di colonizzazione economica, simboleggiato dalla modernizzazione agricola guidata dallo Stato funzionale al fine di spezzare le strutture tradizionali, a base tribale, della società curda. La sinistra, tuttavia, ignorava questo processo di colonizzazione:

«Instead of interpreting history from a Marxist perspective, instead of applying historical materialism

to Kurdistan and the existence of Kurds, they (the left in Turkey) approach the issue as if there is only one country within the borders of the Misak-i Milli […] For them there is no Kurdistan, only Turkey105».

Per i rivoluzionari del Kurdistan i legami di fratellanza di classe tra curdi e turchi non sono stati ipotizzati in quanto non erano naturali, a loro avviso un legame poteva essere solo un prodotto della lotta: il problema non era quello di scegliere fra lotta anticoloniale e sociale ma di articolarle al fine creare un legame tra i diversi attori106.

Diversamente, all’interno della sinistra l’identità curda è stata resa insignificante, in pratica si aspettavano che i curdi si unissero alle organizzazioni turche e che combattessero al loro fianco107; questa insistenza sull’unità di classe da parte della

sinistra rivoluzionaria turca ha implicato una negazione dell'umiliazione e della disumanizzazione che i curdi hanno vissuto. Il popolo curdo è stato costretto a subire politiche di assimilazione forzata promosse con il fine di distruggere il loro ideale culturale e sociale, l’errore della sinistra è stato quello di non voler politicizzare la questione, ovvero porre come obiettivo primario la fine di tali politiche discriminatorie di stampo coloniale. Ciò che la sinistra non riuscì a capire, tuttavia, fu che di fronte a una situazione di dominio inumano la «[…](r)evoluzione non riguardava

104 D.McDowall, A modern history of the Kurds, op.cit., p. 222.

105J.Jongerden, A.H. Akkaya, The Kurdistan Workers Party, op.cit.,p.11., p.12.

106 A.H. Akkaya, J.Jongerden, Reassembling the Political: The PKK and the project of Radical

Democracy, in “European Journal of Turkish Studies”, Vol.14, 2012, p.5.

50

semplicemente il trasferimento di energia da un segmento della società ad un altro ma implicava la ricostruzione dell'umanità, un'umanità postcoloniale distinta108».