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L’Unione Sovietica come archetipo

2. Il disegno rivoluzionario

2.1 L’Unione Sovietica come archetipo

Quando il PKK fu istituito come partito politico nel 1978 aveva una classica struttura organizzativa tipica dei partiti comunisti: un segretariato generale, un comitato esecutivo responsabile delle operazioni, un comitato centrale come massima istituzione esecutiva e il congresso del Partito come più alto organo decisionale. Non solo la sua struttura, ma anche le sue basi ideologiche traevano origine dagli archetipi di stati comunisti del modo, la Cina di Mao ma soprattutto l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche86.

Il colpo di Stato del 1971 in Turchia radicalizzò l’attivismo curdo limitandone le opportunità di mobilitazione politica87, inoltre il fallimento della rivolta del muallah

Mustafa Barzani contro Baghdad nel 1975 spinse gli attivisti curdi contro l’Iraq di al- Bakr, comprese le figure di tendenza conservatrice, alle idee rivoluzionarie socialiste e all’Unione Sovietica. Secondo il loro pensiero solamente una rivoluzione di stampo socialista poteva porre fine al dominio di Turchia, Iran e Iraq e delle altre potenze imperiali guidate dagli Stati Uniti sulla regione del Kurdistan al fine di fondare uno Stato curdo indipendente. Contemporaneamente a questa rivoluzione i movimenti di sinistra di Turchia e la stessa Unione Sovietica sarebbero stati gli alleati naturali della

85 S. Plaukodas, Insurgency and Counter- insurgency in Turkey: The New PKK, Palgrave Pivot,

Switzerland, 2018, p.35.

86 A. Balci, The PKK-Kurdistan Workers’ Party’s Regional Politics, Palgrave Macmillan, London,

2017, p. 98.

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lotta di liberazione nazionale curda. Sebbene l’Unione Sovietica non fornisse a questi gruppi alcun sostegno diretto, i movimenti rivoluzionari curdi l’hanno idealizzata e trasformata in un archetipo con il fine di legittimare la loro distinta identità nazionale. La rappresentazione della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 come punto di svolta per i movimenti di indipendenza nazionale in tutto il mondo era il tema centrale curdi negli anni Settanta: la Rivoluzione ha diviso il mondo in paesi imperialisti che opprimono i movimenti rivoluzionari nazionalisti e i paesi socialisti, guidati dall’Unione, decisa sostenitrice dei movimenti di indipendenza nazionale. In un mondo del genere il naturale alleato dei curdi era l’URSS non solo perché Mosca era il principale promotore esplicito del principio nazionale di autodeterminazione ma anche perché le sue figure fondatrici, Lenin e Stalin, fornivano un linguaggio filosofico funzionale alla lotta nazionale rivoluzionaria contro gli invasori coloniali e imperiali. Nonostante alcune critiche alle politiche sovietiche dell’epoca, i movimenti rivoluzionari abbracciarono l’Unione Sovietica e le sue figure fondanti senza alcun dubbio. Il PKK emerse in questa atmosfera facendosi portavoce e promotore del messaggio e degli scopi socialisti.

Come sottolineato dall’autore Ali Banci nel suo libro «The PKK- Kurdistan

Workers’ Party’s Regional Politics88» conducendo un esame dei due principali

documenti fondativi del PKK si capisce l’influenza preponderante del pensiero marxista-leninista. Innanzitutto il primo manifesto fondatore del partito, «Kürdistan

Devrimi’nin Yolu», non è stato solamente ideato per condurre il popolo curdo alla

liberazione nazionale dagli Stati colonizzatori ma è stato una pietra fondante del pensiero critico del PKK al pari del Manifesto Comunista di Marx ed Engels e, dopo un resoconto della lotta fra paesi imperialisti sotto guida americana e i paesi socialisti sotto guida sovietica, il programma dichiara gli Stati socialisti come alleati naturali della rivoluzione del Kurdistan:

«[…] Movement, due to the alliance structure within which it emerged, advocates close relations with socialist countries, states, and independence movements struggling against imperialism, and proletarian movements within imperialist countries. At this point, the basic principle Kurdistan Independence Movement follows is the fact that there would be no success without the support coming from independence, democracy and socialism struggles peoples of the world made against imperialism.

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Declaring socialist countries as ‘imperialist’ or ‘fascist’ is the biggest evil that could be done to Kurdistan Independence Movement. For us, having relations with all socialist countries including Soviet Union and China in line with the principles of proletarian internationalism is a revolutionary duty89».

In secondo luogo il programma del partito elaborato nel 1978 sottolinea l’importanza della Rivoluzione d’Ottobre, come evento che ha segnato l’inizio di una nuova era: l’era delle rivoluzioni proletarie. A differenza di tutte le rivoluzioni precedenti, che non erano altro che la sostituzione di vecchi regimi di sfruttamento con altri, ha portato al comunismo, una fase necessaria per arrivare ad una società senza classi. Il compito dei movimenti rivoluzionari nei paesi non socialisti, per il programma del Partito, era di realizzare le proprie rivoluzioni d’ottobre basandosi su due principi: nazionalismo e democrazia. Mentre il carattere nazionalista mirava a distruggere il colonialismo politico, militare, economico e culturale, il carattere democratico della rivoluzione mirava alle strutture reazionarie all’interno della società stessa. In altre parole, l’attaccamento ideologico del PKK alla Rivoluzione d’Ottobre non solo ha permesso al partito di costruirsi una propria identità distinta, ma ha anche definito altri ( lo Stato turco) e gli attori interni (gli agha e gli sceicchi) della nuova società curda. Proprio per questa ragione l’URSS nel discorso del partito non solo servì ad auspicare la nascita di uno Stato curdo indipendente, ma assunse un ruolo significativo nella costruzione dell’identità politica e l’ascesa alla posizione egemonica del PKK nel rappresentare i curdi del Bakur90.

Il posto centrale della Rivoluzione d’Ottobre ha inoltre normalizzato e legittimato l’eliminazione di gruppi politici curdi alternativi al fine di rendere il PKK il rappresentante egemonico91, questo è evidente nella rappresentazione che il Partito fa di

di Trotsky durante e dopo la rivoluzione in Russia: secondo il Partito, il generale si è riconciliato con l’imperialismo negando così la possibilità di costruire il socialismo nel Paese. Egli era il cavallo di Troia dei poteri imperialisti impegnati a soffocare la rivoluzione, mentre Stalin veniva elogiato come condottiero del proletariato contro i sabotatori. La rappresentazione dei nemici interni della Rivoluzione normalizzò e

89 Ivi.

90 D.McDowall, A modern history of the Kurds, op.cit., p. 417. 91 Ibidem.

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giustificò l’eliminazione degli oppositori sia nel PKK che nella società curda e, pertanto, ha svolto un ruolo vitale nel rendere il PKK un attore egemonico92.

In terzo luogo la Rivoluzione d’ottobre ha anche svolto un ruolo significativo nel definire la soggettività curda, non solo perché ha reso l’imperialismo statunitense, lo Stato turco, le tradizionali istituzioni curde come obiettivo da abbattere durante la guerra rivoluzionaria, ma anche perché ha agito come il terreno attraverso il quale il significato di essere curdo si è trasformato da un’identità presumibilmente passiva a una resistente e rivoluzionaria; pertanto ha reso possibile la costruzione di una nuova realtà sociale, una nuova società nazionalista curda in comunità politica. La Rivoluzione non solo alimentò il senso dell’«essere curdo» ma sostenne anche la creazione di cittadinanza curda che costituisce una nazione curda e che combatte per l’indipendenza di uno Stato proprio93.

Nei due decenni compresi fra gli anni Settanta e Novanta il tipo di socialismo a cui il PKK fece riferimento fu quello del leader sovietico Stalin. Come il manifesto del Partito recita, tutto l’impianto ideologico era basato sui pensieri teorici del Segretario, elogiando e difendendo tutte le politiche da esso proposte e perpetuate. Come affermò in seguito uno dei primi membri del PKK, il Partito in questi anni era basato sui pensieri teorici di Stalin riguardanti l’anticolonialismo rivoluzionario94 nonché sull’esaltazione

della sua leadership autoritaria, per questo motivo «ciò che Stalin ha fatto è stato

essenziale nella difesa e nel miglioramento dell’eredità socialista semplicemente perché l'istituzionalizzazione dell'autorità e del potere come apparato statale richiedeva uno stile autoritario95». Senza il suo governo autoritario, secondo il partito curdo, era

impossibile distruggere l'assedio imperialista e perseguire la rivoluzione socialista, pertanto lo stesso dichiarò chiaramente il suo malcontento per la condanna di Stalin da parte dei leader sovietici dopo la sua morte. La centralità di Stalin nel discorso del PKK non solo ha giustificato la lotta ma anche l'esclusione di rappresentazioni partitiche curde alternative andando a creare un forte senso di appartenenza tra PKK e i suoi

92 C. Günes, The Kurdish National Movement in Turkey: from Protest to Resistence, Routledge,

Oxfordshire, 2014, p.103.

93 Ibidem.

94D. Losurdo, Il Marxismo Occidentale, Laterza, Bari, 2017, p. 88. 95 A. Balci, op.cit. p.125.

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seguaci. Ad esempio, Sterka Sor e Tekoşin96furono associati ai menscevichi, fazione del

movimento socialista russo in disputa con Lenin, sulla base del fatto che l'obiettivo finale di questi movimenti curdi alternativi era prevenire la rivoluzione del PKK grazie all'aiuto di potenze imperialiste, esattamente come fecero i menscevichi per restaurare l’ordine precedente alla Rivoluzione d’Ottobre. A differenza del PKK, Sterka Sor definì, al contrario, l'Unione Sovietica come un potere imperialista poiché i curdi e i popoli delle Repubbliche Socialiste erano oppressi dal regime sovietico, pertanto questo discorso di Sterka Sor fu interpretato dal leader del PKK come un segno evidente del fatto che questo movimento apparentemente socialista era invece comandato dalla CIA e dell'intelligence turca97.

Così come l’esclusione di movimenti politici curdi alternativi, l’eliminazione dei critici intra-partitici era giustificata e normalizzata attraverso riferimenti costanti a Stalin e ai suoi metodi contro i nemici interni della Rivoluzione d’Ottobre. Ad esempio, quando Çetin Güngör, membro di alto rango del PKK, iniziò a criticare la struttura autoritaria del PKK, lui e i suoi collaboratori furono giustiziati tra il 1983 e 198598. La

loro esecuzione fu giustificata facendo riferimento al modo autoritario con cui Stalin gestiva le spie, le trappole contro-rivoluzionarie, gli pseudo collaboratori e la piccola borghesia. Per il PKK Göngor, come altri critici, considerato strumento ed agente delle potenze coloniali e imperiali che persero il controllo della regione curda a seguito della guerra rivoluzionaria del PKK. In altre parole, i membri del Partito che volevano attirare l'attenzione sulle pratiche autoritarie del Partito stesso erano soggetti all'accusa di tradimento in quanto con la loro critica minavano la propria appartenenza alla lotta per la causa curda.

L’URSS è stata funzionale non solo alla nascita della struttura partitica in sé ma ha permesso al nuovo Partito curdo di creare un proprio disegno rivoluzionario, proprie rivendicazioni e soprattutto ha creato una base di legittimazione popolare che ha

96 Sono movimenti della sinistra curda nati sulla fine degli anni Settanta. M. Orhan, Political Violence,

op,cit., p.77.

97J.Jongerden, A.H. Akkaya, The Kurdistan Workers Party and the new left in Turkey, in “European

Journal of Turkies Studies”, Vol.14., 2013,p.12.

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condotto i militanti a sviluppare un vero e proprio movimento di indipendenza, che è arrivato fino agli inizi degli anni Novanta.