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La triade della democrazia radicale: autonomia, repubblica e confederalismo

3. La nascita del KCK

3.1 La triade della democrazia radicale: autonomia, repubblica e confederalismo

La svolta di Öcalan matura a partire da un’esigenza concreta: costruire una soluzione pacifica e rispettosa della dignità dei popoli alla situazione di caos, guerra e violenza del Medio Oriente. Il PKK, che può essere criticato per la mancanza di democrazia nei suoi ranghi ha sviluppato a partire dagli anni Duemila un programma di democrazia radicale. Questo può essere definito un paradosso giacobino116: i giacobini, responsabili

del regno del terrore, svilupparono la democrazia come progetto politico così il PKK è giacobino nel senso che contemporaneamente usa la violenza come metodologia e come uno strumento per la realizzazione del suo programma politico di democrazia radicale. Questo nuovo quadro ideologico è stato istituito attraverso una serie di testi scritti da Öcalan e presentati come parte della sua difesa legale ai diversi tribunali in cui i suoi casi venivano processati. Da questo percorso sono nati e pubblicati diversi volumi di scritti dal carcere attraverso i quali Öcalan ha reimpostato le basi filosofiche, scientifiche, morali e politiche della questione curda, nella convinzione che «per approdare a una società nella quale democrazia, libertà dei sessi ed ecologia abbiano un ruolo primario, abbiamo bisogno di una nuova scienza sociale117». Queste difese

possono essere distinte in due gruppi: quelle presentate ai Tribunali turchi e quelle presentate alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e al Tribunale di Atene118.

Questi testi sono stati recepiti all’interno dei Congressi del PKK come linea ufficiale del partito portando inizialmente grande confusione nel movimento. Come descritto precedentemente, il periodo tra il 2000 e il 2004 può essere considerato come un momento di impasse e ricostruzione durante le quali il PKK aveva livellato le sue richieste, aveva cessato le attività militari ritirando la maggior parte delle sue forze di guerriglia dalla Turchia al Nord Iraq e inoltre l’invasione americana dell’Iraq nel 2003 e il successivo riconoscimento del Kurdistan iracheno fecero sperimentare al partito la più grande scissione mai affrontata. Nel 2005 la svolta, le nuove strutture ideologiche e organizzative sono state adattate l’una all’altra: la nascita del KCK e la proclamazione

116 A. H. Akkaya, J. Jongerden, Reassembling the Political: The PKK and the project of Radical

Democracy, in “European Journal of Turkish Studies”, N.14, 2012, p.4.

117A. Öcalan, Scritti dal carcere. Oltre lo Stato, il potere e la violenza, Edizioni Punto Rosso &

Iniziativa internazionale, Milano, 2016, p. 267.

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del suo testo costituzionale sono considerate il prodotto di questo nuovo paradigma e un nuovo inizio.

I testi, presentati alla Corte d’appello di Ankara prima del 2005 andarono contro le attese dei suoi seguaci, il leader curdo respinse in maniera definitiva la rivendicazione per uno Stato indipendente, in precedenza un obiettivo centrale della lotta, proponendo una nuova causa: costruire una “vera” Repubblica democratica. In questi testi il leader non si occupò delle considerazioni teoriche o ideologiche ma si limitò a riportare i fatti del conflitto curdo-turco dichiarando di aver condotto la lotta armata in nome dell’istaurazione di una Repubblica democratica e quindi non contro la Repubblica di Turchia. Il progetto della Repubblica democratica mirava a riformare la costituzione politica dello Stato kemalista dissociando l’idea di una Res-publica dall’idea di nazionalismo culturale: la stesura di una nuova costituzione è diventata una richiesta politica prioritaria affinché la cittadinanza non si basasse più sul concetto di etnia turca ma definendo la cittadinanza in termini nazione turca. Nei testi di difesa presentati alla CEDU, Öcalan ha approfondito le sue considerazioni teoriche. Il primo dei tre volumi intitolati Scritti dal Carcere il leader si è occupato principalmente di un’analisi storica di civiltà concentrandosi sulla civiltà sumera la quale rappresenta «la prima società statale della storia119». Nella sua trattazione storiografica lo Zigurrat, il quale era allo

stesso tempo un tempio, un centro amministrativo e un sito per la produzione di merci, costituì il grembo dell’ istituzione statale120. Öcalan è convinto che il capitalismo abbia

radici molto più antiche e profonde della sua formazione economica, che esso «eredita una tradizione molto antica, che si regge sul potere militare e politico per usurpare i valori sociali, fino a trasformarsi, nel XVI secolo, nella formazione sociale dominante in Europa121».

Partendo dall’analisi dei processi secolari di sedentarizzazione delle prime forme di società e quindi delle strutture sociali e politiche delle civiltà antiche, passando per il formarsi della gerarchia, con il superamento delle società di tipo matriarcale e l’ascesa di gruppi sociali di tipo guerriero e sacerdotale, Öcalan arriva fino all’epoca moderna

119 A. Öcalan, Scritti dal Carcere. Gli eredi di Gilgamesh. Dai sumeri alla civiltà democratica. Vol. 1,

Edizioni Punto Rosso, Milano, 2011, p.33.

120 Ibidem.

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giungendo a mostrare come lo sviluppo dello Stato-nazione si sia dato accompagnandosi, all’inizio della rivoluzione industriale, all’accumulazione incontrollata di capitali e all’intensificarsi dello sfruttamento della forza-lavoro122. Lo

spazio nazionale serviva per perimetrare un territorio e sviluppare all’interno di esso la dinamica della concorrenza dei mercati e l’accumulazione; il rapporto sociale capitalista divenne pertanto una componente intrinseca del nuovo Stato-nazione, nell’opera di sostituzione del vecchio ordine feudale e del suo apparato ideologico123. Lo Stato-

nazione divenne dunque il presupposto ideologico e politico dell’insediarsi di tale ordine sociale e «la nascita del nazionalismo economico fu una conseguenza di questo sviluppo124». Per Öcalan, l’idea di Nazione si poneva in continuità con la concezione

teologica dello Stato: «Stato nazionale è la denominazione moderna di quello che prima veniva chiamato Stato sacerdotale, Stato dinastico o Stato religioso125». Anche se oggi

gli Stati si definiscono apparentemente secolari, essi non hanno mai smesso di utilizzare nazionalismo e religione per i propri fini: la divinità può fare solo quello che le viene permesso dallo Stato, la sua funzionalità è strumentalizzata per promuovere il nazionalismo economico126. Un ulteriore pilastro ideologico dello Stato-nazione secondo

il leader è il sessimo, uno strumento di potere usato permanentemente nel corso della storia e in tutti i sistemi di civilizzazione. Nessun altro gruppo sociale non è mai Stato sfruttato fisicamente e psicologicamente come le donne: lei è la regina di tutti i beni «la donna è sia un oggetto sessuale che un oggetto d’uso127». Allo stesso tempo l’analisi

delle forme che per Öcalan compongono ciò che egli chiama società naturale, in analogia alle considerazioni di Bookchin sulla società organica128, permette al leader di

ricostruire una storia parallela delle istituzioni sociali secondo i valori comuni e democratici che si sviluppano dal Neolitico alla modernità. L’attenzione di Öcalan per

122 Ivi, p.89. 123 Ibidem.

124 A. Öcalan, Confederalismo Democratico, op.cit., p.13. 125 Ivi, p.26.

126 A. Öcalan, Scritti dal Carcere. Oltre il potere, op.cit., p. 143.

127 A. Öcalan, Liberare la Vita. La Rivoluzione delle Donne, Edizioni TABOR, Valsusa, 2019, p.22. 128 Secondo l’autore la società organica è la prima forma di società mai esistita. Questo tipo di società

era caratterizzata dall’assenza di rapporti gerarchici da un rapporto armonioso con la natura. Le divisioni che nacquero successivamente all’interno della società organica attribuirono sempre più la supremazia all’anziano sul giovane, all’uomo sulla donna, a una classe su un’altra e alle strutture dello Stato sulla società in generale. M. Bookchin, L’ecologia della Libertà, Elèuthera, 2017, p.44.

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le dinamiche di sviluppo della società punta a dimostrare il ruolo dei valori sociali comuni nei processi di innovazione sociale, ponendo l’accento non solo sull’importanza delle lotte di classe, ma anche sui movimenti etnici e sulla cultura della resistenza che si sedimenta all’interno di questi legami. I valori e le istituzioni della società naturale rappresentano dunque sia una dimensione di resistenza allo sviluppo della società in senso gerarchico, oppressivo, centralista, sia un potente motore di innovazione sociale129. Questi elementi costituiscono i fondamenti di una critica (e autocritica)

operata da Öcalan nei confronti delle sconfitte di tre grandi movimenti mondiali che, pur costituendo grandi frontiere di scontro e di emancipazione nei confronti dell’ordine capitalista, hanno finito, secondo Öcalan per esserne assimilati: socialdemocrazia, socialismo reale, movimenti di liberazione nazionale. La radice comune della sconfitta di questi movimenti consiste nel non aver elaborato una teoria della società capace di superare l’elemento anacronistico della necessità dello Stato e nell’aver dispiegato teorie, strategie, forme organizzative e conflitti incapaci di superare il quadro concettuale del capitalismo130. Ciò ha permesso allo stesso Öcalan di effettuare una

ricognizione critica e autocritica dell’operato del PKK e del movimento di liberazione curdo, e più in generale del quadro ideologico e politico del socialismo nei confronti del sistema capitalista, e a tracciare nuove traiettorie per la lotta contro di esso e per il suo superamento. Questi sforzi intellettuali hanno accompagnato un processo di rinnovamento del PKK e di tutto il movimento curdo. L’orizzonte del socialismo rimane, anzi si approfondisce, in relazione alla società, alla cultura, alle forme di organizzazione, alle forme istituzionali e alla difesa militare in uno scenario di guerra. Viene invece superata la concezione dello Stato come strumento per la trasformazione della società, cui subentra invece la convinzione che il socialismo non è realizzabile attraverso l’organizzazione statale ma con il rafforzamento della società democratica e la conquista dell’autonomia democratica. Ciò ha avuto enormi conseguenze per gli obiettivi immediati e a lungo termine: innanzitutto l’abbandono della rivendicazione di uno Stato indipendente, in secondo luogo attraverso il rafforzamento dell’impegno nella creazione e nello sviluppo delle organizzazioni sociali e di nuove istituzioni

129 A. Öcalan, Scritti dal Carcere. Oltre il potere, op.cit., pp.96-98. 130A. H. Akkaya, J. Jongerden, Reassembling the Political, op.cit., p.10.

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democratiche, in ogni aspetto della vita sociale131. L’obiettivo è quello di una

democratizzazione della società. Sebbene Öcalan abbia elaborato in altre parti del libro altre società e periodi, la sua principale preoccupazione era quella di presentare lo Stato come il «peccato originale dell’umanità132». Ciò è stato sorprendente poiché era, ed è

ancora, uno dei leader politici di una società che è stato ampiamente descritto come il più grande popolo del mondo senza uno Stato.

Per Öcalan, l’avvento dello Stato e la modernizzazione hanno causato la distruzione del sistema curdo e il PKK è diventato il luogo dell’ultima resistenza a questo processo pernicioso. Nei testi di difesa sottoposti a un Tribunale di Atene e alla Grande Camera della CEDU, Öcalan trasformò le sue considerazioni teoriche in un concetto di democrazia radicale. Questa idea della democrazia radicale è stato sviluppato attraverso tre progetti intrecciati: repubblica democratica, autonomia democratica e confederalismo democratico. Questi tre progetti politici funzionano come dispositivo strategico: idee e mezzi attraverso i quali le richieste politiche curde sono ri-definite e ri-organizzate.

Il concetto di Repubblica democratica comprende una riforma della Repubblica di Turchia. Mira alla dissociazione della democrazia dal nazionalismo e come tale un ritorno alle «prime concezioni moderne della democrazia e la loro radicale sovversività133». In origine, nel XVIII secolo, la democrazia era formulata in termini dei

diritti dei cittadini e una regola di tutti da parte di tutti134. Nel corso del XIX e ventesimo

secolo, tuttavia, la modernità ha perso il suo contenuto di democrazia radicale e ha acquisito un significato culturale, riferito a un popolo unico, con un’unica cultura e un’unica lingua. L’omogeneità culturale è diventato un requisito essenziale per lo Stato moderno, un imperativo inevitabile che si manifesta ed esplode sotto forma di nazionalismo135. Questa condizione nazionale della modernità è esclusiva e intollerante,

intere popolazioni, definite culturalmente sbagliate, sono state costrette a scegliere tra

131 A. Öcalan, La Nazione Democratica, op.cit., p.17. 132 A. Öcalan, Confederalismo Democratico, op.cit., p.26.

133 M. Hardt, A. Negri, Multitude: War and Democracy in the Age of Empire, Penguin Press, New

York, 2004, p. 240.

134Ivi,p. 251.

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assimilazione e migrazione o persecuzione, pulizia etnica, genocidio136; in Turchia fu

formulato il kemalismo come un progetto di modernizzazione in termini culturali, che si tradusse in una dura politica di assimilazione verso i curdi e non solo. Con la sua proposta per una Repubblica democratica, Öcalan sostiene una comprensione di democrazia in termini di diritti dei cittadini, la radicale democrazia di Öcalan dei suoi successivi testi di difesa era incarnata nel concetto di confederalismo democratico che prese in prestito dalle opere di Murray Bookchin.

Öcalan studiò le opere di Murray Bookchin, Immanuel Wallerstein, Fernand Braudel e Michel Foucault, per quanto riguarda Bookchin, si interessò soprattutto a due dei suoi scritti: L’Ecologia della libertà e Urbanization Without Cities: The Rise and Decline of

Citizenship. Ritrovò in lui lo stesso uno «spirito affine137» di un pensatore politico di

formazione dialettica e di sinistra, che ha vissuto in prima persona lo stesso cambio di paradigma culturale, dal marxismo-leninismo alla democrazia radicale. Abbracciò il confederalismo democratico, inteso come «un’amministrazione politica non statale o una democrazia senza Stato138», nel quale tutti i popoli del Medio Oriente possono

convivere tra loro pacificamente senza alcuna omogeneità etnica. La sfida proposta fu quella di liberarsi dalla mentalità del sistema gerarchico-statalista, fondato sul capitalismo, e di porre le basi per un sistema di autogoverno plurale e popolare, aperto alla cittadinanza affinché «la politica diventi parte della vita di tutti i giorni139». Il

confederalismo democratico vuole portare avanti l’idea che «non è possibile liberarsi dal capitalismo senza abolire lo Stato, e non è possibile abolire lo Stato senza eliminare il patriarcato140». Bookchin suggerisce un nuova politica chiamata municipalismo libertario. In questo progetto, mira a creare strutture democratiche locali come assemblee di comunità, riunioni di città e consigli di vicinato. Per evitare che il progetto del municipalismo libertario diventi vacuo o venga usato per fini altamente parrocchiali, Bookchin suggerisce il principio di confederalismo come una rete dei consigli amministrativi i cui membri o delegati sono eletti da assemblee democratiche popolari

136 Ibidem.

137 A. Öcalan, Liberare la Vita, op.cit., p.51.

138 A. Öcalan, Confederalismo Democratico, op.cit., p.22. 139 Ivi, p.18.

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nei vari villaggi, città e persino in quartieri di grandi città141 . Per Bookchin, il

confederalismo è un principio di organizzazione sociale è un modo di democratizzare l’interdipendenza senza arrendersi al controllo locale142. Öcalan, influenzato dalle idee

di Bookchin, ha sviluppato una simile una sua comprensione di confederalismo: ha promosso quei valori tipici della società neolitica come la socializzazione basata sul genere, la vita compatibile con la natura e la società basata sulla comunità e la solidarietà e sulla base di questi valori, ha organizzato un modello democratico di autogoverno:

«Il confederalismo democratico si basa sulla partecipazione dal basso. I suoi processi decisionali sono all’interno delle comunità. Livelli più alti servono solamente per il coordinamento e l’attuazione del volere delle comunità che mandano i propri delegati alle assemblee generali. Per un periodo id tempo limitato sono sia portavoce sia istituzioni esecutive. Tuttavia il potere decisionale di fondo resta nelle istituzioni di base a livello locale143».

Questo progetto, sostiene Öcalan, si basa sull’autogoverno delle comunità locali ed è organizzata sotto forma di consigli aperti, consigli comunali, parlamenti locali e congressi più grandi, i cittadini stessi sono agenti di questo tipo di autogoverno, non le autorità statali 144. In questo senso Il leader ha più volte sottolineato che questo progetto

non ha nulla a che fare con una struttura confederale intesa come un’associazione di Stati membri sovrani, al contrario, il confederalismo democratico mira a consolidare e approfondire la democrazia non solo come forma di governo ma come struttura alla base della comunità.

Tuttavia c'è anche la necessità di individuare un’organizzazione politica all’interno della quale il confederalismo possa prendere vita, per questo Öcalan ha inizialmente proposto la repubblica democratica come la forma di governo attraverso la quale la questione curda può essere risolta, e poi ha sviluppato il concetto di autonomia democratica come una forma di relazione tra essa e la sua giurisdizione: «l’autonomia democratica è un

141 A. H. Akkaya, J. Jongerden, Reassembling the Political, op.cit., p. 7. 142 Ibidem.

143 A. Öcalan, Confederalismo Democratico, op.cit., p.27. 144A.Öcalan, Guerra e Pace in Kurdistan, op.cit.p. 33

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concetto che definisce la relazione con lo Stato [...] Può essere realizzato anche all’interno di una struttura unitaria o federale145».

Tuttavia questa relazione, chiamata autonomia, tra lo Stato e il non-Stato curdo non esclude una sorta di “unità” tra i curdi dispersi nei diversi paesi del Medio Oriente e del mondo. Dal momento che Öcalan propone di costruire l’autogoverno ovunque ci siano curdi, confederalismo democratico deve essere considerato il principale meccanismo per l’unificazione del Kurdistan e dei curdi. Il movimento di liberazione curdo, sostiene il leader, dovrebbe lavorare per l’istituzione di un tale sistema di auto-organizzazione ovunque nel mondo. Alla luce di questo dal 2005, il PKK e le organizzazioni affiliate sono state ristrutturate sulla base del progetto descritto precedentemente, il KCK nasce come organizzazione sociale alternativa allo Stato nazionale. L’Accordo del KCK, definisce come obiettivo principale la lotta per l’espansione della democrazia radicale che si basa su organizzazioni democratiche e sui processi decisionali delle persone, l’Accordo inoltre stabilisce un nuovo meccanismo di relazioni sociali che trascende dalla mentalità statale, in questo senso, il confederalismo democratico come principale idea organizzativa del KCK è valido ovunque i curdi vivono.

Nel tracciare lo sviluppo del pensiero di Öcalan in generale, abbiamo sostenuto che tre concetti intrecciati, repubblica democratica, confederalismo democratico e autonomia democratica, hanno svolto un ruolo fondamentale. In tutti questi progetti il concetto di democrazia ha un’importanza centrale e determinante per il nuovo paradigma: la democrazia deve significare il potere del popolo sulla società e non una forma di governo, lo Stato e la nazione devono essere esclusi da questa nozione, la democrazia rappresenta l’antidoto al centralismo della Repubblica di Turchia in quanto «la centralità uccide la democrazia146».