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Il PKK e la diversificazione strategica

2. La seconda fase del conflitto 1993-1999

2.1 Il PKK e la diversificazione strategica

Da parte sua il PKK condusse una diversificazione strategica: alternò cessate il fuoco unilaterali ad operazioni sanguinose contro siti e truppe militari, intensificò gli attacchi effettuando operazioni terroristiche63 e portò la lotta in una dimensione internazionale.

L’obiettivo del partito era quello di aumentare la pressione internazionale sullo Stato turco attraverso una costruzione del consenso nelle opinioni pubbliche occidentali. La strategia del PKK consistette nel controllare e sfruttare la comunità curda presente in

60 J. Jongerden, The Settlement Issue in Turkey and the Kurds. An Analysis of Spatial Policies,

Mdernity and War, Brill, Leiden, 2007, p. 65.

61 Ibidem, p.70.

62 Le città curde di Diyarbakır e Mardin si espansero enormemente, i curdi urbanizzati si dedicarono

alla propaganda e al finanziamento, il più delle volte tramite mezzi illeciti ed illegali. M. Kocher The

Decline of PKK and the Viability of a One-state Solution in Turkey, in “MOST Journal on Multicultural

Studies”, Vol. 4, No. 1., 2002, 93-112.

63 Gli obiettivi di tali azioni furono le località turistiche e le città della Turchia occidentale, lo scopo

era quello di danneggiare l’economia del paese. V.Eccarius-Kelly, Interpreting the PKK’s Singnals in

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Europa al fine di aumentare l’attivismo politico e dunque il consenso nelle opinioni pubbliche occidentali. La repressione subita dalla minoranza curda in Turchia e nei paesi vicini causò, a partire dagli anni Settanta, la migrazione di buona parte di questa comunità. Centinaia di migliaia di curdi raggiunsero il suolo europeo e la maggior parte di loro si stanziò in Germania. A poco a poco si creò una rete di associazioni politiche, studentesche e culturali in cui questi immigrati riscoprirono la loro identità, inoltre il lavoro di intellettuali e rifugiati politici favorì la diffusione dell’ideologia. Il PKK negli anni Novanta, trovandosi in una situazione di necessità, non esitò a sfruttare questa rete sia per reclutare militanti, così da aumentare le fila di combattenti impegnati nella lotta armata, sia per estendere la sua influenza al fine di internazionalizzare la questione curda in quanto intendeva sensibilizzare l’Europa sulle sofferenze subite dai curdi in Turchia64. L’ENRK, il braccio organizzativo del partito, stabilì il suo quartier generale

in Germania, secondo fonti della polizia turca a metà degli anni Novanta il PKK contava oltre 7.000 attivisti in Germania, quasi 1.000 in Francia e 60.000 simpatizzanti nel Regno Unito65. Due fattori permisero al partito di arrivare al suo scopo: i media e

una nuova piattaforma politica.

I media e i corsi di lingua contribuirono notevolmente a diffondere la questione curda. Nel 1995 fu creato il canale televisivo satellitare MED-TV che trasmetteva programmi in lingua curda: offriva documentari sulla situazione dei curdi in Turchia, mandava in onda dibattiti politici, numerose interviste a cui prese parte anche il leader Öcalan66.

Inizialmente il canale fu trasmesso da Londra, e poi trasferito a Bruxelles. In breve tempo MED-TV diventò uno dei canali con il maggior numero di audience in Turchia e in altri paesi del Medio Oriente67. Da parte sua, Ankara cercò fin da subito di impedirne

la trasmissione, in quanto temeva gli effetti negativi che tali programmi potevano causare sulla popolazione, cercò di convincere l’Unione Europea che il PKK utilizzava l’emittente come mezzo per veicolare contenuti che incitavano al terrorismo e alla

64M.Van Bruinessen, Transnational aspects of the Kurdish Question, European University Institute,

Florence, p.8. http://hdl.handle.net/1814/1662 data ultima consultazione 15 Aprile 2020.

65 Ivi.

66 M. Ahmed, M. Gunter, The Kurdish Spring: Geopolitical Changes and the Kurds, Mazda

Publishers, 2013, Chicago, p. 304.

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violenza68. Le autorità britanniche, trovando indicazioni di tali accuse, chiuse il canale,

la redazione si trasferì in Belgio fino a quando, come precedentemente accade a Londra, le autorità lo chiusero definitivamente nel 199969. MED-TV fu ben presto sostituito da

altre emittenti con caratteristiche simili come il CTV, MEDYA-TV fino ad arrivare al 2004 quando in Danimarca nacque Roj TV, chiusa anch’essa nel 201370. La stampa

scritta contribuì alla diffusione del pensiero del partito, ma furono le nuove tecnologie che ebbero maggior successo nel diffondere la propaganda politica e ideologica del movimento.

Nel 1995 il PKK rendendosi conto del fallimento della sua lotta armata, orientò la sua strategia verso una soluzione politica e democratica alla questione curda. Il partito utilizzò il Parlamento Curdo in Esilio71 come piattaforma politica in Europa. Fondato

nel 1995, il primo incontro si tenne all’Aja il 12 aprile dello stesso anno. Tra i suoi membri si contavano i rappresentanti dei principali partiti politici curdi, principalmente

68 Ibidem, p.310.

69J.Y. Keles, Media, Diaspora and Conflict: Nationalism and Identity amongst Turkish and Kurdish

Migrants in Europe, Bloomsbury Publishing, Instanbul,2015. p. 102.

70 Quando MED-TV perse la sua licenza nel Regno Unito, MEDYA-TV iniziò a trasmettere dagli

studi belgi tramite un collegamento satellitare dalla Francia nel luglio del 1999. La licenza di MEDYA- TV fu revocata dalle autorità francesi nel febbraio 2004, il tribunale francese ha ritenuto che la stazione avesse legami con il PKK e il CSA, l’autorità francese per le licenze, la chiuse. Il canale, prima della chiusura, fece un annuncio in cui affermo che una nuova emittente, Roj TV, iniziava a trasmettere dal marzo dello stesso anno. Roj TV iniziò la sua programmazione dalla Danimarca il 1 Marzo 2004. Il governo Danese ne ha impedito la chiusura in nome della libertà di stampa, nonostante le insistenti richieste turche. Nel 2008 in Germania, dove l’emittente aveva una sede a Wuppertal, fu vietata la trasmissione del canale a causa dei legami con il PKK. Come risposta la comunità curda protestò in diverse parti in Europa. Roj TV contestò il divieto e la Germania chiese una risoluzione alla CGUE la quale stabilì che la Germania poteva vietare a Roj TV di essere presente in Germania con uffici e studi di produzione, ma non poteva vietare a Roj TV di trasmettere in Germania da un altro paese. Nell'Agosto 2010, Roj TV è stata formalmente accusata dal procuratore generale danese per violazione della legislazione sull’antiterrorismo, tuttavia, il canale è rimasto in onda in attesa di possibili procedimenti giudiziari. Nel 2013 Roj TV è stato chiuso in un apparente accordo con la Turchia in cambio dell'approvazione turca ad Anders Fogh Rasmussen come segretario generale della NATO. Ivi.

71 Il Parlamento curdo in esilio non è la sola né la prima istituzione a rappresentare i curdi negli

ambienti politici europei. L’Istituto curdo di Parigi, istituito nel 1983 con il sostegno del governo di Mitterand, è principalmente un'istituzione culturale, ma ha anche fornito un forum per i politici curdi ed europei. Il Washington Kurdish Institute ha le stesse funzioni e conta per lo più curdi turchi.Le organizzazioni curde per i diritti umani con sede a Londra e Bonn hanno portato all’attenzione di organismi internazionali il trattamento riservato ai curdi da parte della Turchia, provocando numerose condanne da parte della Commissione europea per i diritti umani e pressioni sul paese da parte di organismi internazionali come Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e il Consiglio d’Europa. M. Van Bruinessen, The Kurds in Movement: Migrations, mobilisations, communications and

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turchi72. L’idea era quella di coinvolgere i paesi europei rendendoli intermediari nel

conflitto curdo turco per far sì che la Turchia riconoscesse i diritti culturali e politici dei curdi73.Questa piattaforma svolse un ruolo significativo nel porre la questione curda

nelle agende di vari paesi europei. Il Parlamento agì come rappresentante diplomatico della comunità curda, fu ospitato all’interno dei Parlamenti dei diversi Stati europei come Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Italia e Russia e stabilì contatti con numerosi partiti politici e personalità in Europa. Vale la pena menzionare l’esempio dato dallo Stato italiano: nelle settimane precedenti all’arresto del leader curdo, a Montecitorio si tenne una riunione del Parlamento curdo in esilio su iniziativa di un gruppo di deputati dell’Ulivo e poco dopo allo stesso fu recapitato un appello-invito firmato da numerosi parlamentari per venire in Italia, richiedere asilo politico e avviare, con proposte concrete, un processo di pacificazione fra Governo turco e curdi74.

La strategia del partito funzionò solo in alcuni paesi europei. Nel 1993 la Germania e la Francia vietarono al PKK di svolgere le proprie attività all’interno dei rispettivi Stati e il governo tedesco incluse il partito nella sua lista di organizzazioni criminali75. Il PKK fu

ritenuto colpevole di produrre, trasportare e distribuire narcotici e droga nel territorio europeo servendosi delle associazioni culturali curde come basi legali. Inoltre, i rapporti del servizio di intelligence franco-tedesco dimostrarono che il movimento conduceva operazioni di riciclaggio di denaro e i fondi recuperati venivano investiti nell’organizzazione terroristica stessa76.Secondo i dati forniti dall’ INTERPOL, tra il

1984 e il 1993 circa 300 cittadini turchi sono stati giudicati colpevoli sul suolo europeo per traffico di droga, il 94,6% di loro era militante del PKK o aveva contatti con l'organizzazione77. Il PKK fu inoltre accusato di estorsione, rapimento e riciclaggio di

denaro come metodo di finanziamento in Europa. I finanziamenti al partito non provenivano solamente da queste attività illegali, parte di esso era anche costituito dai contributi dei suoi membri, dalla vendita delle sue pubblicazioni e dalle donazioni.

72 Ivi.

73 Ibidem, p. 15.

74 L. Saraceni, Un secolo e poco più, Sellerio Editori Palermo, Roma, 2019, pp. 110-115.

75 S. Taymur, C.J. Smith, The PKK: a decades-old brutal marxist-leninist separatist terrorist

organization, The Turkish Institute for Security and Democracy, Washington, 2008, p. 116.

76 Ibidem, p.120. 77 Ibidem, p. 122.

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