Per molti secoli, si è letto, commentato o interpretato il Quijote in termini letterari, politici e sociali, tenendo presente la Spagna dei secoli XVI e XVII, epoca in cui visse Cervantes. Il presente lavoro, desidera andare oltre queste interpretazioni e mettere in relazione l’immortale romanzo di Cervantes con la medicina. Poiché argomento di questa tesi è la Follia di don Quijote, sarà necessario affrontare il tema dei folli, di come venivano trattati a quel tempo e quali idee circolassero sulla follia. Non dimentichiamo inoltre che, il nostro scrittore immortale mantenne una relazione speciale con la medicina, in quanto il padre, Rodrigo de Cervantes, faceva il barbiere (i barbieri praticavano salassi e amputazioni). Un altro motivo di familiarità fra Cervantes e la medicina, si deve cercare nella sua vita da soldato che sicuramente lo aveva messo in contatto con il mondo della medicina. Infine, anche il contesto storico in cui visse il geniale scrittore stabiliva le basi della scienza moderna, pensiamo a nomi come Galilei o Kepler. Da questa prospettiva, non è strano scorgere nel
Quijote abbondanti passaggi che si riferiscono al campo medico, scientifico e
tecnologico.
Era opinione comune all’epoca che la complessione o costituzione fisica fosse determinata dall’equilibrio delle quattro qualità elementari e dai quattro umori del corpo. Questi condizionavano il temperamento dell’uomo. La caratterizzazione tradizionale dell’individuo collerico coincideva, come abbiamo visto, con i dati fisici di Alonso Quijano. A sua volta, la versione della teoria degli umori proposta nell’Examen da Huarte, attribuiva al collerico e al malinconico tratti d’inventiva, proprio come il nostro ingegnoso hidalgo. Questa teoria, si rifà all’antichità e in particolare, fu Alcmeone di Crotone (500 a. C. ) il primo a parlare degli umori, il quale vedeva la salute nell’equilibrio delle qualità e la malattia nello squilibrio di queste. Anche Ippocrate aveva affrontato l’argomento nel suo trattato De natura hominis.
62 Una volta sistematizzata la dottrina dei quattro umori, si formulò quella dei quattro temperamenti : il flemmatico, il malinconico, il collerico ed il sanguigno. La malattia del malinconico, divenne nel Rinascimento spagnolo argomento di incessante studio e interesse. Le opere mediche di questo periodo, infatti, riflettevano il debito con la tradizione ippocratico-galenica. I medici del tempo, si appoggiavano a queste teorie per spiegare la malattia. Ma Il XVI secolo è anche l’epoca dei grandi anatomisti. L’università di Valenza è il centro di scuola anatomica più importante del periodo. Qui insegnò anatomia Pedro Jimeno, discepolo di Vesalio. Vesalio insegnò Anatomia a Padova dove ebbe contatti con alcuni medici spagnoli e pubblicò il De humani corporis
fabrica (1542) prima opera scientifica di anatomia, pubblicata a Venezia, arricchita da una variegata rassegna di disegni e illustrazioni del corpo umano. L'opera, summa del pensiero vesaliano post-galenico, fu ripresa per la gran parte, nel corredo iconografico, nell'Historia de la composición del cuerpo
humano (1552) dello spagnolo Giovanni Valverde, che contribuì a diffondere
63 MALINCONIA, L’INFERMITÁ MENTALE FRA RINASCIMENTO E
BAROCCO
Nell’antico regime il folle era un personaggio fastidioso che non si poteva collocare né entro un discorso culturale né sociale. Le antiche interpretazioni del mondo classico lo assimilavano a un posseduto da esseri superiori. Ancora ai tempi di Filippo II era possibile concepire il folle come un indemoniato. Il suo posto era in carcere, vittima di torture o messo al rogo. Con il mutare della società anche il ruolo dell’emarginato cambiava. Si costruirono o si migliorarono grandi ospedali destinati a racchiudere i poveri, i malati, i mendicanti e i delinquenti. Durante il Rinascimento spagnolo, medici quali Vallés, Huarte, cercarono d’interpretare somaticamente l’infermità mentale, attraverso il recupero dell’antica concezione umorale di Ippocrate : gli elementi possedevano qualità e componevano gli umori, questi a loro volta le parti anatomiche. Dalle qualità derivavano i quattro elementi di Empedocle : acqua, fuoco, aria e terra che erano caldi o freddi, umidi o secchi. Dalla combinazione di tutte queste parti derivavano i temperamenti. Da questi ultimi proveniva la forma anatomica e il carattere della persona. L’alterazione degli umori sta alla base della follia, sia secondo gli Ippocratici sia secondo la scienza moderna. L’idea che la mente umana dipenda dall’organizzazione del corpo è espressa chiaramente nell’Examen di Huarte. Questo trattato ispirò i letterati dell’epoca, non ultimo Cervantes, che impiegò queste teorie mediche per descrivere sia somaticamente sia psicologicamente i protagonisti del Quijote. Infatti, la lettura incessante dei libri di cavalleria, aveva, stando alle credenze mediche del tempo, surriscaldato e prosciugato il cervello del povero don Quijote che avrebbe perso in questo modo, la giusta temperatura cerebrale divenendo il folle cavaliere errante che tutti conosciamo. Dunque, seguendo le dottrine di Huarte, il cervello di don Quijote, diventato caldo e secco avrebbe acquisito le facoltà d’intelligenza e di grande immaginazione, come sappiamo dall’analisi precedentemente affrontata in questo lavoro. Tali caratteristiche, inscrivono l’hidalgo nella tipologia umana del collerico e del malinconico con manie. Il
64 trattamento medico da seguire in questi casi, per gli Ippocratici consisteva in una dieta, che aveva l’intento di ristabilire l’equilibrio naturale che si era alterato. La cura prevedeva, riposo e sana alimentazione a seconda del tipo di malattia, con l’intenzione di arrivare vicino all’ordine naturale, che era cosa lontana per il malato. Vecchie teorie aristoteliche o platoniche sostenevano che l’alterazione mentale a causa della passione, la malattia o gli esseri superiori, arrivava alla Verità e alla Bellezza. Anche Erasmo, difendeva questi cammini. Il suo Encomium moriae, si può interpretare, come una critica della società rinascimentale e in particolare delle azioni dei potenti e della chiesa che non seguivano la verità e la fede. Ma anche come la ricezione della parola di San Paolo, che cercava l’autentica verità attraverso un cammino irrazionale.
Quindi l’osservazione della follia umana è praticata in quest’epoca sia da letterati sia da medici. Del resto è dai tempi della tragedia greca che gli infermi mentali erano oggetto letterario. E molto più lo diventarono nel Rinascimento. Come si è accennato prima, i grandi ospedali delle città spagnole, durante il Siglo de Oro, si specializzarono anche a seconda delle malattie. Purtroppo, capitava spesso che poveri innocenti, venissero rinchiusi nei manicomi, con lo scopo di mantenere l’ordine, ma questo tema verrà approfondito nel capitolo successivo.
65