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MIGUEL SOLER, LA FOLLIA DI DON QUIJOTE COME MASCHERA PER UNA CRITICA SOCIALE

Il Quijote, come ogni opera letteraria, è il prodotto di una società concreta. Per questo motivo, il romanzo di Cervantes è un riflesso del momento storico a cui appartiene e può essere interpretato come un tentativo di denuncia della società spagnola dei primi anni del XVII secolo. Per raggiungere tale scopo, Cervantes si servì della Follia del protagonista. Attraverso la tecnica del paradosso, egli proiettò il lucido sguardo di un matto sul mondo dei presunti saggi. Dietro la maschera della Follia si nascondono, quindi, la denuncia ed il desiderio di un cambiamento nelle relazioni umane. Si cerca di rigenerare la convivenza sociale, infatti, non a caso don Quijote combatte per la pace e la giustizia, insomma, egli sogna un mondo migliore del suo. In quel momento, la Follia è l’unico mezzo che l’autore ha a disposizione per trasmettere importanti messaggi sociali. Da qui, gran parte della critica38 ha difeso la tesi dell’influenza di Erasmo da Rotterdam e della sua opera, l’Elogio della follia, in Cervantes. Nell’ Elogio la Follia è benefica e libera l’uomo dalle oppressioni.

La prima parte del libro pubblicata nel 1605, fu realizzata nei primi anni di reggenza di Filippo III, anni drammatici per quanto riguarda la situazione storica della monarchia spagnola, con l’arrivo al potere di un Re debole e del suo ambizioso braccio destro, il duca di Lerma, simbolo della corruzione nella Spagna del tempo. La seconda parte, viene pubblicata dieci anni dopo, quando il regno di Filippo III era ormai al culmine. Ma il momento di crisi per la Spagna era iniziato già alla fine del XVI secolo, quando l’economia spagnola non reggeva più il peso delle avventure imperiali nelle quali si era lanciato Filippo II. Orbene, in queste circostanze storiche Cervantes scrive il Quijote. Dicevamo che nel romanzo, è presente una denuncia sociale. Mostreremo quindi, alcuni passaggi esemplificativi : “…Quiero que a mi lado y en

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A. Castro, El pensamiento de Cervantes, Barcelona, Noguer, 1980; A. Vilanova, Erasmo y

cervantes, Barcelona, Lumen, 1989.

55 compañía desta buena gente te sientes, y que seas una mesma cosa conmigo, que soy tu amo y natural señor; que comas de mi plato y bebas por donde yo bebiere, porque la caballería andante, se puede decir lo mesmo que del amor se dice: que todas las cosas iguala”39.

Qui don Quijote sembra evocare momenti passati migliori, in cui condivisione, rispetto ed uguaglianza erano ancora valori fondamentali. Sempre nella prima parte del libro, sono molto significativi i discorsi sull’età dell’oro e sulle armi e le lettere pronunciati da don Quijote, nei quali il cavaliere mostra tutta la sua ribellione. Nel primo, il cavaliere errante loda in modo nostalgico un mitico passato, quando ancora non esisteva la proprietà privata né il denaro.

“Dichosa edad y siglos dichosos aquellos a quien los antiguos pusieron

nombre de dorados, y no porque en ellos el oro, que en esta edad de hierro tanto se estima, se alcanzase en aquella venturosa sin fatiga alguna, sino porque entonces los que en ella vivían ignoraban estas dos palabras de «tuyo y mío». Eran en aquella santa edad todas las cosas comunes; a nadie le era necesario para alcanzar su ordinario sustento tomar otro trabajo que alzar la mano y alcanzarle de las robustas encinas, que liberalmente les estaban convidando con su dulce y sazonado fruto. Las claras fuentes y corrientes ríos, en magnífica abundancia, sabrosas y transparentes aguas les ofrecían”40. Nel lungo discorso sull’età dell’oro, don Quijote critica anche la vita oziosa, lussuriosa e corrotta del suo tempo, in particolare la vita di corte. Dopo poco, don Quijote affronta il discorso sulle armi e le lettere, quando Vivaldo gli chiede per quale motivo egli va in giro armato da cavaliere, don Quijote risponde : “El buen paso, el regalo y el reposo, allá se inventò para los blandos cortesanos; más el trabajo y la inquietud y las armas sólo se inventaron e hicieron para aquellos que al mundo llaman Caballeros andantes”41

. Il fine delle lettere invece, (gli studi del diritto) è mantenere la giustizia e ottenere la pace, secondo il cavaliere errante. Don Quijote condanna la giustizia nell’episodio di Andrea o quando libera i galeotti legati a delle catene come fossero bestie. Nonostante don Quijote fosse intervenuto per salvare il giovane

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Le citazioni testuali di questo capitolo sono state estratte dall’ edizione del Quijote de la

Mancha elaborata da Francisco Rico in occasione del IV Centenario, in collaborazione con la

RAE, editoriale Alfaguara, 2004. Questa citazione è presa dal cap. XI della prima parte.

40

Ibid. pp. 97-99.

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56 Andrea dalle percosse del padrone arrabbiato, in un secondo momento, Andrea andrá a cercare il suo salvatore e inveirà contro di lui per aver aggravato la sua situazione: “De todo lo cual tiene vuestra merced la culpa; porque si se fuera su camino adelante y no viniera donde no le llamaban, ni se entremetiera en negocios ajenos, mi amo se contentara con darme una o dos docenas de azotes, y luego me soltara y me pagara cuanto me debía”42

. Questo passaggio mostra la rassegnazione dello schiavo. La maggior parte delle ingiustizie e degli abusi di potere venivano inflitte alle classi umili. Stessa cosa capita con i galeotti ai quali don Quijote rende la libertà, essi in cambio lo prenderanno a sassate43. In sostanza, le azioni solidali di don Quijote nei confronti dei suoi simili, vengono puntualmente bloccate dal potere delle classi dominanti. Quelli che nel romanzo perseguitano il cavaliere errante non sono solo gli incantatori come don Quijote sostiene, ma sono altri uomini, uomini potenti, quelli che comandano in società. Pensiamo alle figure dei Duchi, al curato, al baccelliere: sono loro quelli che sanno, che comandano e che pregano. Sono essi a voler infrangere i sogni di don Quijote. Nella seconda parte don Quijote e Sancho sono vittime degli scherzi del duca e della duchessa. Cervantes, secondo Miguel Solar, realizza in questo modo una critica diretta della corte di Filippo III. Il fatto che la maggior parte dei commenti sulla società del tempo siano messi in bocca a don Quijote, il protagonista folle di questa storia, può considerarsi come una copertura da parte dell’autore contro eventuali attacchi alle sue opinioni.Cervantes, infatti, utilizza l’espediente letterario della follia, al fine di poter criticare liberamente la società contemporanea che tanto lo aveva punito, a volte ingiustamente, ed isolato. Proprio come avviene a don Quijote, quasi a voler sottolineare un parallelo fra la vita del personaggio letterario e quella dell’autore.

42

Parte prima, cap. XXI pp. 316-319.

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DIEGO MARTĺNEZ TORRÓN, CRITICA SOCIALE NEL