• Non ci sono risultati.

4. In medias res: l’azione diplomatica di Manlio Brosio

4.3. I lavori preparatori: Roma e Mosca a confronto

I lavori preparatori si concentrano a Roma, mentre da Mosca si attendono aggiornamenti695. Nella capitale iniziano più stretti colloqui con i sovietici: il 13 luglio Eugenio Prato in servizio presso la D.G.A.E. parla con il consigliere d’Ambasciata dell’Urss Vasilij Alexksandrovič Kamenski. Questi in primis si lamenta dei prezzi italiani, più alti del 30 % e a volte anche del 50% rispetto ai prezzi internazionali, Prato risponde polemicamente che l’ambasciata russa aveva approvato lo stesso un programma di commesse presso i Cantieri riuniti di Taranto. Kamenski ammette che all’inizio c’era stata un’intesa che poi era saltata proprio per il problema degli alti prezzi italiani. Da qui il consigliere sovietico propone premi governativi per le esportazioni in modo da abbassare i prezzi. Prato intuisce che durante i negoziati moscoviti “la questione dei prezzi sarà presentata dai negoziatori russi come una delle difficoltà fondamentali e verrà quindi usata da essi come un’arma durante tutte le trattative696”. In seconda battuta Kamenski introduce la questione dei pagamenti: il consigliere sovietico riporta esperienze negative avute con ditte italiane, le quali chiedevano anticipi notevoli superiori a volte al 50% del valore delle forniture richieste dall’Urss. E quando i sovietici avevano richiesto garanzie bancarie sugli anticipi, le ditte si erano tirate indietro. Kamenski quindi propone che il governo italiano ponga la sua garanzia sugli anticipi, fissati al 30% del valore delle forniture, una concessione rispetto al 15-20% dell’anteguerra. Infine il consigliere sovietico introduce il problema della posizione americana di fronte alle forniture italiane all’Urss di motori, macchine, insomma di tutto il materiale che il piano Marshall vietava di fornire ai paesi fuori dall’OECE. Prato rassicura Kamenski della volontà statunitense di sostenere la riapertura dei tradizionali flussi commerciali italiani, anche di quelli rivolti ad Oriente; l’ostacolo più grande per l’Italia è piuttosto la scarsità di materie prime. “Questo sia pure a seguito dei nostri impegni in sede di Piano Marshall, sia per la loro relativa mancanza sul piano internazionale a causa del programma di ricostruzione di vari Paesi (---); quindi indipendentemente dai nostri obblighi con l’America, il problema del reintegro delle materie prime si poneva come uno dei più importanti punti da esaminare nel corso delle trattative. Del resto risultava che il problema era stato posto anche da Olanda e Danimarca e in quel caso il Governo sovietico aveva dato prova di comprensione e aveva aderito alle loro richieste al riguardo697”. L’Urss avrebbe voluto pagare in dollari le forniture previste dal trattato commerciale, Prato chiedeva invece di pagare in materie prime e utilizzare i dollari solo per il pagamento della manodopera.

Malfa Ugo 1944-79 serie II attività politica b. 26 f. accordi bilaterali con l’Urss “Promemoria dell’Ambasciata degli Stati Uniti”

695 Il 19 luglio Prato scrive a Brosio “ho atteso fino a scriverLe perché non avevo elementi di qualche interesse relativi alle trattative commerciali” prosegue poi riassumendo quanto di seguito riportato. ASMAE, A.R., b. 351 f.

Relazioni economiche tra Urss ed altri stati, Prato a Brosio 19 luglio 1948 tel.n. 2134/43/C

696

ASMAE, A.R., b. 351 ibidem appunto D.G.A.E. 13 luglio 1948 697 Ibidem

698

ACS, La Malfa Ugo 1944-79, serie II attività politica b. 28 f. esecuzione accordi con Urss Promemoria D.G.A.E. 13 luglio 1948

Kamenski sembra accettare le argomentazioni del funzionario italiano ammettendo che il problema era stato posto in termini ragionevoli.

Prato e Kamenski parlano principalmente di forniture, che i sovietici cominciano a richiedere ai cantieri navali italiani da inizio estate, il valore delle richiesta ammonta a circa 100.000 $. L’Urss vorrebbe appunto pagare in dollari le navi ottenute senza provvedere al reintegro di materiale. In un rapporto dell’ammiraglio De Courten e del prof. Valletta, riportato al D.G.A.E., si legge che “i titolari dei cantieri navali considerano questi contratti ottimi, data la nostra ben nota e sfavorevole questione dei costi698.” Infatti, dati gli alti prezzi della nostra industria navale, gli industriali si accontentano del pagamento in dollari pur di ottenere quote di mercato, inoltre contano di ricomprare le materie prime reinvestendo i dollari sovietici su altri mercati. Quindi il reintegro delle materie prime sembra essere del tutto una preoccupazione ministeriale, mentre i titolari dei Cantieri, si legge nel rapporto, chiedono la conclusione immediata o almeno più veloce possibile di un accordo commerciale con l’Unione Sovietica. “I nostri cantieri hanno terminato, o stanno terminando in questo periodo lavori per altre forniture all’estero e se le trattative con l’Urss non raggiungessero una conclusione positiva, si troverebbero senza o con scarse ordinazioni e nella necessità di licenziare gran parte della manodopera.” I titolari dei cantieri dichiarano di valersi, nella loro opera di pressione sul governo, dei sindacati operai e potrebbero così rappresentare una seccatura in più per il Ministero. Infatti Palazzo Chigi deve tenere conto anche delle pressioni degli americani, per i quali la fornitura di prodotti navali all’Unione Sovietica senza il reintegro delle materie prime è inaccettabile: infatti nel commento al rapporto di Valletta, il D.G.A.E. fa presente che “i funzionari dell’Ambasciata americana non hanno mancato di attirare più volte l’attenzione di questa direzione sulla grave impressione che solleverebbero in America nostre forniture all’Urss di prodotti finiti con uso di materie prime non reintegrate dallo stesso committente o dai suoi satelliti”. E si prosegue: “anzi , nelle loro conversazioni, predetti funzionari non hanno neppure ben chiarito se il reintegro delle materie prime sarebbe sufficiente elemento per calmare opinione pubblica americana almeno per quanto riguarda le forniture navali che in un certo senso possono essere considerate di valore bellico”. Per ottenere suddette forniture i sovietici si rivolgono direttamente agli industriali e non al governo, offrendo isolati contratti vantaggiosi e creando una spaccatura tra classe politica e industriale (nello specifico del settore navale) del paese. Nell’appunto quindi si prevedono, nell’immediato, manifestazioni dei partiti di sinistra e attacchi dei giornali al governo che impedisce lo sviluppo di un fruttuoso circuito commerciale. Queste manifestazioni e questi articoli incontreranno per forza di cose l’approvazione dei titolari dei cantieri creando un pericoloso gruppo di interessi ostile all’operato della leadership democristiana.

699

ACS, La Malfa Ugo 1944-79, serie II attività politica b. 28 f. esecuzione accordi con Urss Promemoria D.G.A.E. 13 luglio 1948

Con gli americani continua un’opera di convincimento perseguita da Roma tramite colloqui con esponenti dell’Ambasciata statunitense e da Washington attraverso l’azione di Tarchiani. Prato con gli esponenti americani insiste sulle tradizionali rotte del commercio estero italiano, tra cui risultano in primo piano le direttrici orientali e sulla disperata situazione economica (leitmotiv del linguaggio diplomatico italiano dell’epoca). Da parte americana (ECA e Dipartimento di Stato) si fa presente che forniture di naviglio senza reintegro (se non totale, almeno in proporzioni rilevanti) delle materie prime sono incompatibili con il sistema del piano Marshall. I delegati statunitensi denunciano il sistema di contratti già attivo da inizio anno per cui le ditte navali italiane riforniscono l’Unione Sovietica di attrezzature e macchine, fabbricate appunto utilizzando le materie prime ottenute con i fondi ERP. Infatti con questo sistema gli Usa forniscono le conoscenze e il materiale per realizzare forniture navali all’Urss, finanziando quindi indirettamente la ricostruzione industriale sovietica. Di conseguenza “risulta la necessità per il Governo italiano di prendere nelle sue mani il complesso problema delle trattative per le forniture dei Cantieri Navali all’Urss; e non vi è migliore occasione di quella del prossimo viaggio a Mosca della Delegazione che sarà presieduta dall’On. La Malfa. Nella prima fase attuale di preparazione si prevede anche che, oltre all’accordo commerciale vero e proprio (da concludersi in base a contingenti di merci e produzioni varie) vi saranno trattative per le forniture speciali (---) tra cui navi, galleggianti etc699.” Gli Stati Uniti vogliono regolamentare il sistema dei contratti tra Urss e ditte italiane: infatti se si fosse riusciti a far approvare ai sovietici il reintegro delle materie prime delle forniture industriali, non sarebbero più stati i fondi ERP ad andare a finire nelle fabbriche dell’Urss. Quindi il problema degli ordinativi sovietici di naviglio alle varie industrie italiane viene inglobato nei già “pesanti” negoziati commerciali, indipendentemente dalla volontà delle dirette parti coinvolte (i titolari di cantieri) ed a causa della cortese pressione americana.

Da Roma quindi Palazzo Chigi è impegnato a mantenere aperte conversazioni con i sovietici e gli americani, mentre continua il lavoro tecnico-pratico in preparazione dell’invio della delegazione: nomina del personale (a inizio luglio intanto si sceglie il presidente)e compilazione di proposte concrete riguardo alle varie parti del negoziato. Posto che, in sede D.G.A.E. e in accordo con il ministro e l’ambasciatore Brosio, si era deciso di rimandare la questione dei pagamenti ai negoziati in loco, tutto il resto andava quantomeno discusso. In questo primo periodo ci si concentra sull’accordo commerciale, cioè sul determinare l’ordine di grandezza delle forniture all’Urss e anche, abbiamo visto, sul programma di forniture speciali. Argomento questo venuto all’ordine del giorno dopo le numerose richieste dei titolari dei cantieri che alla fine avevano sollevato un problema diplomatico. A seguito poi della riunione inter-ministeriale del 26 giugno si era cominciato a pensare al trattato di commercio e navigazione. Questo avrebbe dovuto riprendere quello del 7 febbraio 1924 il quale si divideva tra clausole politiche (riconoscimento internazionale dell’Urss), economiche e di navigazione.

La D.G.A.P. propone di far decadere le clausole politiche, mentre per il resto si rimandava ad una riunione successiva (17 luglio).700

A questo punto le trattative sembrano avviate, infatti Prato aggiorna l’ambasciatore a Mosca “la preparazione si è incamminata abbastanza bene e mi sembra giunta a buon punto 1) trattative commerciali: il Commercio Estero insieme alla Confederazione per gli Industriali sta studiando nel dettaglio la lista dei contingenti, i quantitativi, le forniture speciali; 2) riparazioni: anche in base alle varie osservazioni da lei comunicate al Ministero i servizi competenti stanno studiando il modo in cui impostare il problema nei suoi esatti termini, cioè valutazione, priorità e totalità beni balcanici (---); 3) a buon punto la redazione del nostro progetto per un trattato di commercio e navigazione. (---) La Malfa dovrebbe partire tra il 2 e il 5 agosto (---). Non le nascondo che stiamo avendo problemi col Tesoro per il finanziamento della delegazione, ad ogni modo speriamo di superare anche quelle condizioni di primato701”.

Sforza scrive alla Ragioneria Generale del Ministero del Tesoro accettando il principio che le normali spese della delegazione fossero finanziate dall’ambasciata moscovita, ma chiede al Tesoro di contribuire alle spese di viaggio e di sistemazione, inoltre sottolinea come sia necessario un cospicuo fondo per le spese d’ufficio e di rappresentanza (ricevimenti, pranzi con i delegati sovietici ma anche cancelleria e quant’altro). Infatti la Ragioneria aveva proposto un fondo di circa 3.000 dollari, ma il ministro ricorda come l’ambasciata moscovita non avesse una sede propria, per cui il personale della delegazione doveva procurarsi autonomamente la cancelleria e affittare le stanze per le riunioni o le macchine per gli spostamenti. Inoltre, riguardo alle spese di rappresentanza, i 3.000 $ non sarebbero bastati neanche a pagare il ricevimento di chiusura che il presidente era tenuto a dare prima della partenza. Sforza obietta anche alle richieste del Tesoro per una rappresentanza numericamente ridotta ricordando come l’ambasciata moscovita fosse attualmente a corto di personale (Ambasciatore, Primo Segretario, Addetto Commerciale e Segretario di quest’ultimo oltre agli interpreti e al personale di servizio), già oberato dai normali servizi d’ufficio e come la delegazione dovesse compiere un lavoro articolato, per cui una riduzione del personale avrebbe pregiudicato l’esito dei negoziati702.

Verso fine mese arrivano i primi nomi per la delegazione703, mentre il presidente La Malfa prende le redini della situazione. Il 26 luglio telefona ai vari dirigenti di banche italiane (Romcomit in Romania,

700 ASMAE, A.P. (1946-50), b. Urss 13 f. Rapporti con l’Italia Appunto D.G.A.P. 13 luglio 1948

701 ASMAE, A.R., b. 351 f. Relazioni economiche tra Urss ed altri stati, Prato a Brosio 19 luglio 1948 tel.n. 2134/43/C

702

ACS, La Malfa Ugo 1944-79, serie II attività politica b. 28 f. esecuzione accordi con Urss Sforza a Ragioneria Generale 17 luglio 1948 tel.n. 10111/297

703 Si era chiesto all’I.R.I. di suggerire esperti per la Missione. ACS La Malfa Ugo 1944-79, serie II attività politica b. 28 f. esecuzione accordi con Urss n. 169757. Così vengono avanzati una serie di nomi: l’ingegnere Ignazio Curzio proprietario della San Giorgio di Genova (settore elettromeccanico), esponenti dell’industria tessile (Luigi Semenza), dell’ottica meccanica (Francesco Scandone), chimica (Francesco D’Onofrio), per gli impianti Diesel, Riccardo Merli dell’Ansaldo,Virgilio Biondi direttore commerciale dell’Alfa Romeo e due della Fiat

Bulcomit in Bulgaria e Bankunit in Ungheria) che avevano operato nei Balcani richiedendo una stima dei beni, quali immobili, armadi, mobilio in genere, lasciato in loco al momento delle nazionalizzazioni704. Il 28 la Banca Commerciale Italiana gli invia il formulario da riempire per le ditte che vogliono commerciare con l’Urss, starà poi al presidente della delegazione far approvare questo formulario ai sovietici ed inserirlo nell’accordo commerciale705. Il 30 luglio La Malfa partecipa alla riunione interministeriale tenutasi nell’ufficio del Conte Sforza706. Si discuterà il promemoria preparato dal Ministero del Commercio estero, dov’è riassunta l’azione svoltasi nei vari incontri inter-ministeriali, nel D.G.A.E. e nel D.G.A.P. e le istruzioni per la delegazione commerciale. Ecco il testo del promemoria: riguardo al trattato di commercio e navigazione, vengono mantenute alcune disposizioni del precedente accordo (1924) ad esempio l’istituzione di una Rappresentanza commerciale sovietica in Italia, secondo gli usi dell’Urss in questi contratti, con la possibilità di compiere atti di commercio e agevolare gli scambi commerciali; la libera circolazione delle persone; ma, contrariamente al testo del Ventennio che prevedeva la clausola della nazione più favorita per le restrizioni quantitative al traffico delle merci707, si stabilisce che il commercio tra i due paesi deve essere contingentato e lo Stato può imporre restrizioni sul commercio di quei beni la cui esportazione o importazione può danneggiare la bilancia dei pagamenti. Il riferimento riguarda i prodotti navali, in particolare, la cui esportazione in assenza di reintegro delle materie prime può ostacolare l’economia italiana e anche, forse soprattutto, le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Il rapporto con gli Usa è e deve rimanere un rapporto privilegiato, di ciò si tiene conto anche nel promemoria: “in linea di principio la materia di cui sopra è stata trattata tenendo presente il Trattato con gli Stati Uniti e ben considerando che questo rappresenta il massimo delle concessioni a cui il paese può giungere”. Per quanto riguarda gli accordi di pagamento viene proposto, dalla D.G.A.E., uno schema simile a quello adottato nel trattato italo-jugoslavo, il cui esempio è riportato con soddisfazione più e più volte sia nelle comunicazioni entro Palazzo Chigi, sia in quelle coi sovietici. Riguardo ancora all’accordo di commercio, analizzate anche le capacità produttive italiane e le necessità della nostra economia, si stima che il programma di importazione annuale potrebbe aggirarsi intorno ai 50 miliardi di lire, un programma rappresentato essenzialmente dal grano (300.000 tonn) ed altri cereali (100.000), circa il 50% del totale, il 12% invece è la quota di prodotti

Giuseppe Leonida e ing. Cesare Torazzi. Ibidem Confederazione Generale dell’Industria a Ministero Commercio Estero 24 luglio 1948

704 Romcomit al 31 luglio 1946 possedeva un patrimonio 17 milioni di Leu pari a 1.130.819 $, scesi a 5.918.000 Leu nel 1948. Dopo varie leggi e decreti che imponevano rigidi controlli sugli operati della banche, il 14 giugno 1948 arriva l’ordine che tutte le azioni sarebbero state girate alla Banca Nazionale e tutti i depositi alla Cassa di Economia e Chèques Postali e alla Cassa depositi. Il 19 luglio arriva in fine l’ordine di evacuare la sede e di lasciare sul posto il mobilio e le attrezzature, tutte requisite. Così Bulcomit che aveva nel luglio 1946, un patrimonio di circa 1.125.00 $. In entrambi casi nessun indennizzo era stato rilasciato. Bankunit in Ungheria invece fu completamente derubata dalle truppe sovietiche nel 1944. ACS. La Malfa Ugo 1944-79, serie II attività politica b. 26 f. accordi bilaterali con l’Urss p.e. 25893/015

705 ACS, La Malfa Ugo 1944-79, serie II attività politica b. 28 f. esecuzione accordi con Urss Banca Commerciale Italiana a La Malfa 28 luglio 1948 n.protocollo 234

706

ACS, La Malfa Ugo 1944-79, serie II attività politica b. 28 f. esecuzione accordi con Urss Verbali Riunione Inter-ministeriale 30 luglio 1948

707 La materia doganale era regolata dal trattato del 6 maggio 1933 che aveva aggiunto la clausola della nazione più favorita per tutte le merci oggetto di scambio tra i due paesi. Questa clausola fu abolita in tutte le materie.