Capitolo 2: LE RETI MIGRANT
3.2 LA PROSPETTIVA EUROPEA
3.2.2 I programmi inerenti al tema migrazioni e sviluppo
Per il periodo 2007-2013, la programmazione della politica esterna dell’Unione Europea prevede una linea tematica ad hoc di cooperazione con i paesi terzi nelle questioni delle migrazioni e dell’asilo che integrerà le attività definite all’interno degli strumenti geografici di cooperazione, fra cui quello della politica di vicinato e di cooperazione economica ed internazionale. Il nuovo strumento finanziario di prossimità nell’ambito della cooperazione transnazionale e transfrontaliera in vigore dal 2007 è andato a sostituire quelli già esistenti per sostenere le relazioni con le diverse aree geografiche esterne e può rappresentare una prospettiva ricca di spunti e supporti per l’attivazione degli enti locali e delle comunità migranti. Si è proceduto ad una semplificazione del quadro generale e dei metodi attivi fino ad ora, individuando sei strumenti operativi suddivisi tra quelli atti a rispondere a bisogni specifici e a situazioni di crisi (di stabilità, per l’aiuto umanitario, per l’assistenza macrofinanziaria) e quelli di policy driven (di pre-adesione, di prossimità e partenariato e di cooperazione allo sviluppo ed economica), riducendo così le vecchie 30 linee tematiche, concentrandosi sui temi della democrazia e dei diritti umani, della sicurezza alimentare, dello sviluppo umano e sociale, dell’ambiente, degli attori non statali e delle autonomie locali nello sviluppo e migrazioni ed asilo (Stocchiero, 2006)122. Due sono i fili conduttori che interessano trasversalmente i vari ambiti: da un lato il coinvolgimento attivo dei paesi terzi e dall’altro il sostegno alla capacità progettuale degli enti locali, attivabile in particolare nella promozione del co-sviluppo.
I paesi destinatari del sostegno del Programma tematico “Migrazione e asilo”, finanziato nel quadro di DCI, lo strumento di sostegno alla cooperazione dell’UE che mira a contribuire all’eliminazione della povertà, sono, tutti o in parte, gli stessi del programma geografico DCI, oltre a quelli beneficiari di ENPI. Come si legge nella comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del 25 gennaio del 2006 che definisce tale Programma: “la sfida supplementare consiste oggi nello sviluppo di politiche che riconoscano la necessità, per i lavoratori migranti, di contribuire al buon funzionamento delle nostre economie nei settori in cui l’UE registra
122 Stocchiero A., La riforma della politica esterna dell’UE 2007-2013 e le sue implicazioni per gli attori
una carenza di manodopera e di personale qualificato e, al tempo stesso, di politiche che potenzino al massimo i vantaggi dell’emigrazione sia per i migranti che per i rispettivi paesi d’origine. Ciò presuppone un’impostazione che vada oltre le semplici questioni di controllo frontaliero e lotta contro l’immigrazione clandestina per includere altre dimensioni del fenomeno migratorio, in particolare lo sviluppo e l’occupazione”123. In questo senso procede proprio la definizione del programma tematico nei settori dell’emigrazione e dell’asilo che è andato a sostituire, o meglio a integrare, l’azione di AENEAS, il programma di assistenza finanziaria e tecnica ai paesi terzi in materia di migrazione e asilo in vigore fino al 2006, per fornire un aiuto specifico e complementare ai governi dei territori di provenienza al fine di sostenere gli sforzi messi in atto per garantire una migliore gestione dei flussi migratori in tutte le loro dimensioni. Fra gli obiettivi strategici si ritrova, infatti, oltre alle dimensioni che si rifanno propriamente alla gestione efficace dell’emigrazione di manodopera, alla lotta contro l’immigrazione clandestina, la protezione dei migranti ed il rafforzamento delle politiche di asilo e protezione internazionale dei rifugiati, anche un focus sul favorire i legami tra emigrazione e sviluppo. si rifanno. A tal fine, è prevista l’attuazione di misure volte ad incoraggiare il contributo delle diaspore allo sviluppo socioeconomico del loro paese d’origine e ad accrescere l’utilità del rientro dei migranti, limitare la fuga di cervelli e promuoverne la mobilità, anche attraverso forme concordate di emigrazione temporanea, facilitare le trasferte finanziarie dei lavoratori migranti verso il loro paese d’origine, in particolare riducendone i costi e promuovendone l'utilizzo in attività di sviluppo, incoraggiare il rientro volontario e il reinserimento socioeconomico dei migranti nel loro paese d’origine, fornendo sostegno alle politiche pubbliche interessate nonché ai regimi di previdenza sociale ed infine sviluppare capacità ai fini di una migliore gestione dell’emigrazione.
Il progetto di relazione su sviluppo e migrazione della Commissione Sviluppo124 del Parlamento europeo redatto nell’aprile 2006 da Marie-Arlette Carlotti ribadiva che questo programma per poter essere realmente efficace dovrà essere gestito in modo sufficientemente flessibile e proattivo per finanziare azioni di co-sviluppo e al contempo
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Commissione europea, Programma tematico di cooperazione con i paesi terzi nei settori
dell’emigrazione e dell’asilo, Com (2006) 26 del 25 gennaio 2006.
124 Carlotti M., Progetto di relazione su sviluppo e migrazione, Commissione per lo sviluppo, Parlamento
dovrà essere coordinato con un fondo di garanzia necessario ad assicurare la continuità dei microprogetti dei migranti e a massimizzare il loro impatto sullo sviluppo. Individuava poi alcune azioni specifiche fra cui, ad esempio, l’istituzione del metodo delle “doppie poltrone”125 per favorire una corretta circolazione dei cervelli e ridurre il brain drain, consentendo in particolare al personale medico sanitario e agli insegnanti di dedicare ad un istituto del paese d’origine la metà del loro tempo o l’avviamento di una sorta di piccoli piani Marshall regionali nelle principali zone chiave dell’emigrazione in Africa, concentrando localmente la lotta contro l’immigrazione clandestina.
Solo con il progredire della fase operativa appena iniziata del nuovo strumento di prossimità si potrà dire quali riscontri e impatti avranno, nella gestione delle politiche esterne dell’Unione Europea, misure di questo genere e se saranno davvero in grado di convogliare azioni congiunti fra enti locali ed associazioni di immigrati. Fin da ora però, come sottolinea Pastore (2006)126, si ravvisa l’importanza dell’evitare che i programmi di co-sviluppo divengano i mezzi d’eccellenza con cui giustificare la costante riduzione degli aiuti destinati allo sviluppo da parte dei paesi membri e con cui, al tempo stesso, intercettare strumentalmente nuove fonti di finanziamento da parte delle sempre più numerose organizzazioni di cooperazione internazionale.
Le buone intenzioni a livello teorico e programmatico però non vengono necessariamente accompagnate da pari impegni a livello finanziario. “Malgrado l’evoluzione della posizione delle Istituzioni comunitarie, l’analisi delle prospettive finanziarie 2007-2013 fa emergere che la componente di controllo rimane ancora prevalente. Se si guarda alla ripartizione dei finanziamenti in questo periodo appare con evidenza un aumento delle risorse destinate alla costruzione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (nel cui ambito si colloca la dimensione interna della politica migratoria): da 637 milioni di Euro nel 2007 a 1661 milioni di Euro nel 2013” (Caso, 2007, pag. 3). Fra le proposte dirette a dotare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia di un supporto adeguato nel quadro delle prospettive finanziarie 2007-2013 rientra anche il Programma quadro sulla “Solidarietà e gestione dei flussi migratori” che prevede
125 Il metodo delle “doppie poltrone” consente a ricercatori, insegnanti e personale medico-sanitario
emigrati dai paesi del Sud di continuare a dedicare ad un istituto del paese d’origine la metà del loro tempo.
126 Pastore F., Transnazionalismo e co-sviluppo: “aria fritta” o concetti utili? Riflessioni a partire
l’istituzione, a partire dal 2007, dei fondi per la gestione delle frontiere esterne e per l’integrazione dei cittadini dei paesi terzi e, a partire dal 2008, dei fondi per i rifugiati ed i rimpatri. Nonostante risulti particolarmente positiva la scelta di destinare delle sovvenzioni alle attività in favore dell’integrazione di paesi terzi nelle società europee di accoglienza, affinché tale Programma possa essere davvero efficace, probabilmente sarebbe necessaria una migliore e più equa distribuzione degli stanziamenti che ad oggi sono attribuite per oltre il 60 per cento al controllo dei flussi alle frontiere terrestri e marittime dell’Unione Europea.
La Francia ha fatto della tematica delle migrazioni una delle priorità della presidenza francese dell’Unione Europea del secondo semestre del 2008. Dopo che il 13 e il 14 ottobre prossimi il Consiglio dei Ministri europei si riunirà per l’adozione di un patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, il 20 ed il 21 ottobre sarà la volta della conferenza interministeriale euro-africana organizzata dalla Francia a Parigi sui temi della migrazione e dello sviluppo per proporre ai suoi omologhi europei l’adesione ad accordi di gestione concordata dei flussi migratori e del co-sviluppo. Non resta quindi altro da fare che attendere e vedere se quest’attenzione al tema manifestato dalla presidenza francese andrà nella direzione di promuovere gli interessi mutui dei paesi di residenza, provenienza e transito dei migranti o verso la completa trasformazione in fortezza inespugnabile dall’esterno del vecchio continente. Certamente la neonata Unione Mediterranea fungerà da ostacolo alle derive securitarie che rischiano di minare le relazioni Nord-Sud ed, in particolare, i rapporti euro-africani.