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5 4 C oalizioni di governo e dinam ica della com ­ p etizio n e in terp artitica

5.4.1 II volume complessivo delle proposte di legge pen­ sionistiche

Cominciamo con 1’ esame della correlazione interpartitica registrata in rela­ zione al volume complessivo delle proposte di legge non disaggregate per cate­ goria di policy-takers. Da questo specifico punto di vista, si può’ notare - come posto in luce dalla Tab. 5.5 qui sotto • che, per quanto riguarda la covariasione tra le proposte di iniziativa governativa e quelle presentate dai principali partiti, il ruolo della DC si delinea come estremamente sensibile al cambiamento della composizione delle maggioranze di governo.

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Infatti, dalla tabella si ricava che la correlazione tra le iniziative legislative della DC e quelle dei governi registra un alternarsi di segni nelle quattro fasi politico-istituzionali precedentemente individuate. Se nella prima di queste fasi - quella caratterizzata dalla formazione di maggioranze centriste (dalla prima alla terza legislatura, 1948-1963) - il segno della correlazione e’ negativo, nella fase successiva (centro-sinistra) esso diventa significativamente positivo. Tutto ciò’, evidentemente, suggerisce 1’ idea di una variazione nella strategia dei rap­ porti dei due policy-makers cosi’ associati. Da un lato, infatti, risulta agevole supporre che la DC, nella prima delle due fasi ora confrontate, non si sia dimo­ strata eccessivamente sensibile alle iniziative legislative dei vari governi in carica all’epoca proprio perche’, in quella situazione politica generale, la DC poteva fare affidamento su un controllo di tipo monopolistico sull’ attività’ di governo. Nel corso della fase politicamente contrassegnata dalla nas delle prime coalizioni di centro-sinistra, al contrario, la relazione tra iniziative legislative della DC e del governo si presenta di segno positivo. Questa chiara inversione di segno non può’ sorprendere se si considera che con la formazione di coalizioni imperniate sulla alleanza tra DC e PSI il partito che fu di De Gasperi deve accusare la perdita di una parte non secondaria del suo potere di governo che si trova a dover confrontarsi con un alleato "scomodo” e tutt’ altro che docile. Ne conse­ gue che la DC (soprattutto i suoi gruppi parlamentari), proprio per far fronte alla mutata condizione politica generale, e’ costretta ad esercitare un’ azione di pressione sui vari dicasteri governativi, non più’ monopolizzati da ministri espressione del partito di matrice cattolica.

Egualmente significativa, d’ altro canto, e’ la dinamica che contraddistingue le due ultime fasi considerate. Infatti, qui, a differenza di quanto si era po­ tuto osservare nel corso della fase centrista, dove la relativa simmetricita’ dei rispettivi flussi di progetti di legge era imputabile essenzialmente ad un "eccesso di sicurezza* da parte della DC nei confronti di governi di diretta emanazione (a cui nella fase del centro-sinistra si sostituiranno spesso governi "amici”) la logvca dell’azione della DC cambia. Nella fase, breve ma intensa, della solidarie­ tà’ nazionale la simmetricita’ (peraltro molto più’ intensa) risulta riconducibile sostanzialmente ad una forma di "eccesso di insicurezza* della DC verso una compagine governativa percepita come "altra” rispetto alla identità’ politica di un partito moderato-confessionale. La formazione, nella ottava legislatura, di maggioranze parlamentari "pentapartitiche”, d’ altra parte, si riflette nella ricomparsa del segno pasitivo della correlazione tra i due flussi di iniziative le­ gislative e nel conseguente "gap” politico tra gruppi parlamentari della DC e compagine governativa.

Altrettanto articolata si presenta la dinamica della relazione tra i governi e il PCI in questo specifico settore delle loro rispettive attività’ parlamentari. Infatti, il principale partito di opposizione appare in grado di influire più’ espli­ citamente sui comportamenti legislativi dei diversi dicasteri in canca durante quelle fasi politico-istituzionali che lo vedono più’ attivo sul piano della combat- tivita’ parlamentare, quale conseguenza di una collocazione politica di aperta

e "disinibita” contrapposizione. Questa particolare situazione caratterizza due delle quattro fasi della storia politico-parlamentare dell’ Italia di questo secondo dopoguerra: quella del centro-sinistra, da un lato, e quella del pentapartito, dall’ altro. La maggior capacita’ di influire attraverso i meccanismi propri dell’ arena parlamentare sulle strategie della rappresentanza delle varie formazioni gover­ native che in questi due periodi il PCI da’ prova di possedere e’ da mettere sostanzialmente in relazione con il fatto che il PCI si trova di fronte maggio­ ranze politicamente "deboli” . Radicalmente diversa e’ invece la situazione nelle rimanenti due fasi. Nella prima delle due - quella centrista - il PCI non si mostra in grado di influenzare "in positivo" 1’ attività’ legislativo-parlamentare dei vari governi in carica. La ragione di questa sostanziale inefficacia dell’ iniziativa legi­ slativa del PCI va ricercata nella maggiore stabilita’ politica delle maggioranze centriste. Al contrario, durante I’ esperienza dei governi di unita’ nazionale, 1’ analogia del pattern della relazione fra il flusso delle proposte di legge di inizia­ tiva governativa e il corrispondente flusso originato dal PCI (contrassegnata, tra 1’ altro, da una ben più’ elevata intensità’) non nasce tanto dalla saldezza poli­ tica delle maggioranze di governo quanto dalla loro estrema fragilità’. Questa a sua volta e’ il risultato diretto della irriducibile contraddittorietà’ degli inte­ ressi politici compressi in una formula politica - quella dell’ alleanza DC-PCI - ininterrottmente percorsa da correnti di tensione sotterranea e di superfice. La presenza del PCI all’ interno della coalizione di governo, pur se temperata dalla sua esclusione dalla distribuzione degli incarichi governativi, si risolve in sostanza in una diminuzione della sua capacita’ di pressione esercitata "via” i tradizionali meccanismi e canali della vita parlamentare. Essa cosi’ finisce per rivelarsi come un efficace fattore di "inibizione* e di riduzione, come già’ sotto- lineato in precedenza, dei gradi di liberta’ dell’ azione legislativo-parlamentare della coalizione di governo rispetto alle precedenti formule politiche.

La ricchezza delle implicazioni strategiche connesse con il quadro generale in cui si inserisce il processo di "bargaining" parlamentare tra maggioranza ed opposizione di cui si e’ or ora descritto un aspetto per tanti versi centrale, si riflette anche nel complesso delle relazioni che si possono osservare a livello della competizione interpartitica vista in funzione dell’ evoluzione della composizione delle diverse coalizioni di maggioranza. Iniziamo con I’ esaminare la dinamica della competizione interpartitica tra i due principali partiti italiani: la DC e il PCI. Da questa specifica angolazione risulta, come messo in luce dalla stessa Tab. 5". S > c*,e questi due partiti, considerando le rispettive produzioni di proposte di legge riguardanti 1’ area della politica pensionistica come un unicum non disaggregato per raggruppamenti di policy-takers, sono caratterizzate ge­ neralmente da un elevato livello di correlazione. Se tra il volume delle iniziative legislative di questi due partiti si registrano correlazioni sistematicamente di segno positivo per tutte le quattro deverse fasi politico-istituzionali qui indivi­ duate, merita di essere sottolineato che - a riprova di quanto sostenuto più’ sopra - nel corso della settima legislatura (fase della solidarietà’ nazionale) l’ intensità’ della correlazione tra i due partiti registra il suo minimo assoluto. Non molto

dissimile, d’ altra parte, si presenta la situazione sul versante della competizione DC-PS1. Entrambi questi fatti suggeriscono 1’ esistenza di particolari meccani­ smi del gioco politico nell’ arena parlamentare in sistemi politici contraddistinti dalla presenza di sistemi partitici frammentati e polarizzati (Sartori,1982; Vi­ tiello, 1981) che orientano i molteplici vettori competitivi sul mercato della rap­ presentanza politico-elettorale secondo un principio basato sulla commistione di elementi di strategia politica (inclusione/espulsione, acquisizione/ perdita’ di peso politico nelle coalizioni di governo), da un lato, e di elementi di azione politica legati allo "spoil system” che unisce/divide i partiti alleati in una coa­ lizione di governo. Tutto ciò’ appare in forma macroscopica quando si consideri che la competizione interpartitica tra DC e PSI risulta massima quando essi partecipano alle stesse coalizioni, mentre risulta minima nel caso contrario. Il PCI, dal canto suo, sembra seguire itinerari diversi che lo conducono a ridurre il livello della sua competizione quanto maggiore e’ la sua prossimità’ al centro decisionale del sistema politico. Più’ interessante, invece, risulta la dinamica della competizione tra i due più’ importanti partiti della sinistra storica ita­ liana. La dinamica che registra la competizione interpartitica tra questi due partiti consente di inferire che il segno e l’ intensità’ della loro reciproca compe­ tizione politico-elettorale varia in funzione delle rispettive collocazioni rispetto alle maggioranze di governo. Visualizzando la situazione generale si ottiene la Fig. 5.2.

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Da essa si ricava che la competizione interpartitica tra PCI e PSI risulta più’ ele­ vata quando entrambi sono al di fuori di coalizioni di governo, mentre si assesta su livelli medio-alti durante fasi politiche caratterizzate dalia partecipazione del PSI a maggioranze di governo accompagnata dalla contemporanea e parallela esclusione del PCI. (E’ evidente, peraltro, che la disparita’ degli orchi temporali confrontati rende difficile attribuire a queste considerazioni un valore euristico definitivo). Al contrario la competizione risulta addirittura negativa quando - come durante la fase delle maggioranze di solidarietà’ nazionale - si assiste ad un ingresso del PC'i nell’ area della maggioranza e ad una parallela e simmetrica marginalissazione del PSI.

5.4.2 Un excursus intorno ad alcuni raggruppamenti di