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2 4 Gli au tori e le ricerche: u na b reve rassegn a Gli autori che muovendo da assunti teorici e metodologici spesso diversissimi,

sono arrivati alla conclusione che i fattori socio-economici hanno una supremazia teorica ed empirica rispetto a quelli politici nella spiegazione delle differenzia­ zioni tra i diversi modelli di welfare hanno prodotto una letteratura di vaste dimensioni. E’ quindi impossibile, nel quadro dell’economia complessiva di que­ sto lavoro, proporsi di disegnarne un profilo sufficientemente esauriente. In questo breve paragrafo mi limiterò’ pertanto a prendere in esame alcuni dei più’ significativi ed emblematici lavori appartenenti a questo filone più’ con l’ intento di illustrare - attraverso essi - l’impianto logico e la portata teorica ed euristica dei risultati ottenuti che di discutere ed analizzare singolarmente il valore di questo o di quel contributo. Con questa limitazione derivante dall’impronta volutamente esemplificativa, l’attenzione verrà’ focalizzata sui seguenti autori: Pryor, Jackman e Wilensky.

I] lavoro di Pryor (1968), sposa in pieno la "teoria della convergenza” delle società’ industrializzate. In questa prospettiva, egli sottolinea come l’emergere di sistemi di welfare sia in Occidente che in Oriente non può’ essere interpretato se non alla luce delle trasformazioni strutturali che hanno portato all’afferma­ zione di modelli di società’ "industriali”. Pryor, infatti, focalizza la sua analisi sulla sfera della spesa pubblica tanto nei mondo capitalista (a economia di mer­ cato) quanto in quello comunista (a economia pianificata). Nel suo lavoro, Pryor prende avvio dalla constatazione che sono due gli ambiti funzionali che hanno registrato il massimo di espansione della spesa pubblica: quello della "sicurezza” interna ed esterna (polizia e forze annate), da una parte, e quella del "welfare”, dall’altra. Interrogandosi intorno alle determinanti di questo processo di espan­ sione delia spesa pubblica, egli individua alcuni macro-fattori. In primo luogo, il sistema economico - inteso fondamentalmente come livello di sviluppo eco­ nomico (operazionalizzato essenzialmente sulla base delle variazioni del reddito pro-capite) - viene presentato come un fattore di primaria importanza tanto che Pryor può’ affermare "tliat thè policy dilemmas facing decision makers of public consumptiou expenditures are quite similar in all nations, regardless of system” (Pryor, 1968: 285).

Sebbene questo fattore, sia statistiamente poco significativo per le spese di welfare, tuttavia lo stesso autore sottolinea che la relazione tra il reddito pro-capite e l’incidenza della spesa pubblica sul PIL (Prodotto Interno Lordo) risulta molto stretta. D ’altra parte, Pryor attira l’attenzione sul fatto che la quota della spesa pubblica dedicata alla funzione della sicurezza sociale appare di cruciale importanza. In questo caso la catena causativa chiama in causa anche la mobilitazione della classe operaia; mobilitazione, questa, resa possibile a sua volta proprio dal processo di sviluppo economico. In definitiva, dunque, nel suo lavoro - molto vasto ed articolato - Pryor trova una sostanziale conferma della

tesi della convergenza dei modelli di società’. La sua conclusione, tuttavia, non e’ ispirata ad un’acritica enfatizzazione di questi aspetti. Egli, infatti, non manca di sottolineare come questa tesi trovi una verifica a livello "macro" ma che ciò’ non implica necessariamente che la stessa cosa valga anche per il livello "micro". Questa sua certamente giustificata prudenza, lo conduce cosi’ a non condividere fino in fondo gli entusiasmi dei teorici della convergenza (Kerr, 1964). Pryor, in effetti, conclude - trattando delle differenze tra livelli ”micro” e " inaerò” - chiarendo che "in a great many more important respeets thè two economie systems (capitalisti e comunisti) are very different and, let me add without proof, are not becoming more similar" (Pryor, 1968: 310).

Su posizioni non dissimili si colloca l’analisi di Jackman (1974). Egli, ana­ lizzando in un’ottica comparativa il rapporto tra sfera della "politics” ed egua­ glianza sociale si propone esplicitamente di esplorare il ruolo di un certo numero di fattori politici - quali quello della "democrazia politica", della "democratic performance” , della "stabilita’ politica”, della "violenza politica", della "longe­ vità’ istituzionale”, della "forza dei partiti della sinistra non-comunista" e dei sindacati - sulla dinamica della eguaglianza sociale. Cosi’, Jackman, dopo aver sviluppato un’accurata analisi sulla base di un considerevole utilizzo delle più’ collaudate tecniche statistiche (regressione multipla e path analysis) giunge alla conclusione che il livello di eguaglianza sociale (e quindi, indirettamente, di so­

cial welfare) che tanto gli attori sindacali quanto quelli politici più’ direttamente

impagnati sul terreno della riduzione delle diseguaglianze non paiono in grado di infuire efficacemente su questa dimensione (Jackman, 1974: 151). Infatti, e’ questa la conclusione più’ importante a cui perviene lo studioso americano, la riduzione della diseguaglianza sociale e’ una conseguenza dello sviluppo econo­ mico.

Anche il noto lavoro di Wilensky (1975) perviene nella sostanza alle stesse conclusioni. Egli, infatti, analizzando le ragioni delle differenze nella struttura dei programmi e nella composizione della spesa pubblica per la sicurezza sociale che si osserva sia tra i paesi più’ industrializzati che tra quelli meno sviluppati, sottolinea come le determinanti principali dell’evoluzione dei diversi sistemi di welfare vada identificata fondamentalmente in due fattori di natura strutturale (ed extra-politica): la proporzione di persone di età’ superiore ai 65 anni, da un lato, e l’età’ del sistema di sicurezza sociale, dall’altro. Le variabili politiche prese in esame nel lavoro di Wilensky - il tipo di regime politico, l’ideologia delle elites politiche, la centralizzazione politica, i it cleavages sociali, l’organizzazione della classe operaia, l’influenza dei militari - risultano sostanzialmente margi­ nali e secondarie nel modello esplicativo proposto. In sostanza, dunque, questo autore utilizza i risultati della vasta ricerca empirico-comparativa condotta per concludere che i fattori politici ed ideologici hanno una scarsa, se non nulla, influenza sullo sviluppo dei sistemi di sicurezza sociale (Wilensky, 1975: 45). Ancora una volta, alla base di questo processo di mutamento sociale Wilensky, analogamente agli altri studiosi prima ricordati, colloca la dinamica evolutiva del sistema economico con i suoi correlati in termini di crescita del livello di

sviluppo economico e di crescita del reddito pro-capita.

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