a) L’ unita’ di analisi
Da questo specifico punto di vista risulta possibile enucleare alcuni capisaldi metodologici. In primo luogo, emerge come, euristicamente, il principale refe rente empirico debba essere individuato nel processo di produzione legislativa proprio perche’, nell’ arena parlamentare, i molti attori protagonisti del gioco parlamentari (partiti, governi, singoli parlamentari, frazioni e fazioni, leaders
e "peones” , specialisti e funzionari di partito, porta-borse e capo-clientele), si trovano ad avere a disposizione come essenziale mezzo di esercizio del potere precisamente la possibilità’ di prendere direttamente parte al processo di for mazione delle leggi. Deriva, di qui, in secondo luogo che 1’ unita’ di analisi fon damentale va individuata - focalizzando 1’ attenzione sul versante dell’ "input” della domanda politica - nelle proposte di legge presentate dai diversi lawmakers presenti in parlamento. In terzo luogo, e quale diretta conseguenza del punto appena visto si ha che • quando si sposta 1’ accento dal versante dell’ "input” a quello dell’ "ouput” - si impone una nuova unita’ di analisi costituita dalle leggi emanate. £ ’ del resto studiando il nesso tra input e output, tra domanda politica e correlati interventi regolativi che appare possibile penetrare entro 1’ intreccio delle azioni di partiti e governi nella cornice dei conflitti (re)distributivi che ruotano attorno alla "issue” pensionistica.
b) La variabile dipendente
Individuate in questo modo le due fondamentali unita’ di analisi (proposte di legge, da un lato, e leggi emanate, dall’altro) risulta ora possibile prendere in considerazione il complesso delle variabili. La variabile dipendente assunta come teoricamente più’ rilevante e’ qui identificata nel ”tipo di politica pensionistica” realizzata. Nella prospettiva qui adottata, questa variabile nominale e’ assunta come caratterizzata dalla possibilità’ di avere dei valori tendenzialmente dicoto mici riconducibili ad una serie di coppie oppositive quali espansiva/restrittiva, universalistica/particolaristica, egualitaria/antiegualitaria, redistributiva oriz sontalmente/verticalmente. E’ evidente che per studiare in profondità’ questa variabile "qualitativa” diventa necessario disporre di una massa di dati che ri guardano non solo aspetti tecnico-organizzativi interni al funzionamento del si stema pensionistico italiano ma anche di dati relativi all’impatto redistributivo del volume complessivo dei trasferimenti sociali. Tuttavia, la difficolta’ di repe rire dati riguardanti in particolare questa seconda dimensione dell’ "outcome” delle politiche pensionistiche, suggerisce di limitare l’analisi - considerata 1’ en fasi qui posta sulla sfera della " politics” - al processo di ” policy-making”. In que sto senso nel corso del presente lavoro la variabile qui assunta come dipendente (il tipo di politica pensionistica realizzata) verrà’ esaminata nella sua dimen sione di "prodotto decisionale", di "output" del processo di produzione legisla tiva (prescindendo cosi’dalla dimensione della "implementation”) più’ che come la risultante dell’intero ciclo del "policy process* (Hogwood e Peters, 1983).
c) Le variabili indipendenti
Sul versante delle variabili indipendenti, l’opzione di fondo che ispira la ricerca da cui questo lavoro trae origine si colloca apertamente - come già* sottolineato - dalla parte dei fautori del "politics matters” . Da questa scelta di prospettiva, tuttavia, non deriva una svalutazione del ruolo delle variabili
"socio-economiche”. Esse, infatti, vengono assunte esplicitamente come ”in- puts* del sistema politico. Quest’ultimo, di conseguenza, non viene più’ con- cettualizzato come una semplice macro-variabile interveniente, ma si costituisce come una dimensione dotata di una propria autonomia teorica. Questa "au- tonomizzazione" teorica e’ concepibile essenzialmente come il prodotto della cristallizzazione di una forma di assetto del sistema politico lungo le linee della democrazia parlamentare-rappresentativa in cui il sotto-sistema partitico svolge una funzione di cruciale importanza. Sulla base di queste considerazioni, le variabili assunte come determinanti della politica pensionistica ruotano fonda mentalmente attorno al ruolo delle strategie politiche dei ”decision makers”. Questo macro-variabile decisionale ha evidentemente negli attori politici pre senti direttamente nelle istituzioni politiche (partiti e governi) i loro referenti empirici fondamentali. Discende, di qui, che i fattori considerati come possibili "cause” delle "welfare policies” nell’area della politica pensionistica sono identi ficabili - proprio perche’ strettamente connessa con la dimensione delle strategie - nella seguente serie di variabili politiche:
a) La composizione partitica della maggioranza; b) la stabilita’ governativa;
c) la "bilancia” dei rapporti di forza tra le principali classi sociali; d) la salienza della "issue" pensionistica;
e) la struttura della rappresentanza politica degli interessi; f) le strategie dei principali "policy-makers";
g) 1’ impatto dei fattori socio-economici sul comportamento decisionale nel "policy-making" dei vari partiti e governi;
h) l’ impatto del fattore elettorale; i) la competizione interpartitica;
1) tipo dei rapporti tra i partiti e i rispettivi gruppi parlamentari; m) grado di omogeneità’ politica delle coalizioni di governo;
n) la maturità’ del sistema pensionistico e le sue caratteristiche più’ salienti o) il "segno" della politica economica (espansiva/recessiva) perseguita dalle forze di governo;
p) 1’ "attivismo" legislativo dei partiti e dei governi.
La presenza di un considerevole numero di fattori esterni all’ arena politica non deve indurre a scorgere una contraddizione con 1’ opzione teorica in favore del "politics matters". Non va infatti dimenticato che essi vengono qui assunti come "input" del processo di "decision-making". Proprio per questa ragione nell’ esplorazione del processo di formazione delle scelte di politica pensionistica le variabili su cui si concentrerà’ maggiormente ]’ analisi.
d) Gli indicatori
Rinviando all’ appendice metodologica per 1’ approfondimento dei detta gli tecnici, può’ essere utile qui attirare 1’ attenzione sulla articolazione degli indicatori riguardanti direttamente il processo di produzione legislativa. La di
mensione intrinseca del "law-making”, infatti, non appare rilevante solamente per lo studio dell’ azione dei prncipali ” policy-makers” sul piano della rappre sentanza degli interessi, ma anche per poter cogliere 1’ impatto che hanno sulla loro azione parlamentare i fattori socio-economici presi in considerazione. In questa prospettiva, si presenta come di centrale importanza il ricorso all’ utiliz zazione di una serie di indicatori legati intrinsicamente al flusso di elaborazione e di presentazione di progetti di legge. Di questi, in effetti, saranno osservate e esaminate le principali caratteristiche politicamente (e politologicamente) più’ significative. Cosi’, accanto all’ analisi della loro distribuzione tra le varie regioni della costellazione degli interessi, le variabili sia indipendenti che dipendenti ver ranno studiate attraverso 1’ esame del * policy content”. I principali indicatori di questi fattori vengono di conseguenza individuati nella dinamica del flusso dei progetti di legge e nel connesso "output* legislativo. In particolare, per la com petizione interpartitica trova nell’*associazione* dei flussi delle proposte di legge introdotte dai singoli gruppi parlamentari l’ indicatore migliore. In generale, si può’ quindi sottolineare come l’ arena parlamentare sia direttamente (attraverso 1’ azione di "rappresentanza politica” ) che indirettamente (attraverso la "reac tion function” alla modificazione delle variabili socio-economiche che altera lo "scenario” entro cui si inscrivono le azioni dei "policy-makers”) rappresenti il ” luogo” dove con maggiore facilita’ risulti possibile identificare degli indicatori capaci di registrare con efficacia le modificazioni degli elementi più’ significativi della catena causale che scaturisce nella politica pensionistica.
e) Le tecniche statistiche utilizzate
Per analizzare il processo di formazione delle scelte di politica pensionistica nella variante italiana del "welfarre state”, si e’ fatto ricorso all’ utilizzazione di tre tecniche statistiche. La prima e’ quella tipica della statistica descrittiva. La seconda, anch’ essa largamente utilizzata nella ricerca empirica, e’ quella della correlazione semplice. La terza ed ultima e’ invece quella della regressione multipla.