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Il caso italiano presenta una sua peculiarità che lo distingue dalle altre letterature europee. Da una parte si può parlare di letteratura postcoloniale e, dall’altra, di letteratura della migrazione. In quanto alla prima, la diversità risiede nelle caratteristiche del colonialismo italiano, un fenomeno politico di un impero in cui «italiani così diversi» hanno «operato spesso per così poco tempo e cavandone così pochi interessi».89 Dall’altro canto nella cultura italiana non si è verificato il processo di decolonizzazione, di critica e riflessione sul passato coloniale maturato negli altri paesi coloniali; al contrario, è possibile parlare di una generale rimozione del passato coloniale da parte degli italiani. Annullare il ricordo del passato per dedicarsi al tempo di sanare che, come per il personaggio di Ennio Flaiano, viene dopo il «tempo di uccidere».90 Inoltre, se paragonata ai grandi imperi coloniali europei, non si è verificata nella storia italiana una migrazione cospicua proveniente dai territori colonizzati. Secondo Graziella Parati

The uniqueness of the Italian case lies in its brief colonial history, testified to by only a small number of immigrants to Italy from the ex-colonies; by Italy’s traditional identity as a country of migration rather than immigration; by Italy’s lack of exhaustive immigration laws; and by the rapidity with which immigrants began to publish their life stories in Italian.91

Le scritture migranti in Italia vantano differenti provenienze socio-culturali e hanno una precisa data di nascita; a differenza delle letterature anglofone o francofone la letteratura della migrazione in Italia è nata in seno al suolo italico e sono questa sua natura interna, l’uso e il mutamento della lingua italiana che la avvicinano di più alle esperienze della Germania o degli Stati Uniti. Infatti, come ha dimostrato Fred Gardaphé, è grazie alla collaborazione con parlanti nativi che un primo gruppo di scrittori italoamericani è riuscito a ricostruire biografie e testi autobiografici in grado di creare una tradizione letteraria.92 Tuttavia si colgono alcune differenze come ad esempio il contesto storico dove queste letterature si sono sviluppate e il fatto che in Italia l’acquisizione della lingua in cui scrivere è avvenuta nel giro di pochi anni o era già nota agli scrittori (spesso anche con una formazione letteraria), mentre oltreoceano l’acquisizione della

89

Nicola Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, Il Mulino, Bologna, 2002, p. 428.

90Ennio Flaiano, Tempo di uccidere, Bompiani, Milano, 1948.

91Parati, Graziella, Mediterranean Crossroads. Migration Literature in Italy, cit., pp. 16-17.

92Cfr. Fred Gardaphé, Italian Signs, American Streets: The Evolution of Italian American Narrative, Duke

32 nuova lingua e delle abilità letterarie è stata raggiunta solo dopo alcune generazioni italoamericane. Inoltre bisogna aggiungere la caratteristica dell’Italia, in materia di migrazione divenuto da paese di emigrazione (in passato) a paese anche di immigrazione (presente): oggi sono attivi entrambi i flussi, sebbene la percezione comune e l’opinione pubblica siano focalizzati per lo più sui movimenti in entrata. Nello scenario europeo risalta la somiglianza tra la situazione della letteratura tedesca e quella italiana. La letteratura della migrazione in Germania ha un atto di nascita (i primi anni ‘60). Gli autori migranti in questo paese non rappresentano un gruppo omogeneo e propongono tematiche affini soprattutto nella fase iniziale. Tra tentativi di addomesticamento da una parte e di esclusione dall’altra, essa è stata accompagnata dallo sviluppo di concetti e poetiche diverse percorrendo varie fasi e definizioni: dalla Gastarbeiter literatur, che indicava le sue origini, ossia la letteratura scritta dai migranti lavoratori, a Migranteliteratur, che poneva l’accento sull’aspetto sociologico, o Auslӓnderliteratur, letteratura degli stranieri e dell’estraneità “der Fremde”, fino ad arrivare ad una sua internazionalizzazione con la denominazione interkulturelle literatur, letteratura interculturale. Nonostante queste analogie, si possono individuare alcuni aspetti che differiscono da quelli della letteratura italiana della migrazione.93 La letteratura della migrazione in Germania nasce e si sviluppa all’interno di circoli nazionali, gli autori scrivono nella loro madrelingua (solo in un secondo momento si è passati ai testi bilingue o in tedesco) e le loro opere vengono pubblicate su riviste non letterarie e per un pubblico di immigrati. Inoltre la produzione migrante italiana vanta una varietà di generi letterari assente in quella nata in Germania.

Una crescente internazionalizzazione, frutto di importanti cambiamenti geopolitici e culturali, del vivace interscambio con i paesi del Commonwealth e dal dibattito sul postcolonialismo e sulla decolonizzazione, ha caratterizzato anche la letteratura inglese a partire dagli anni Ottanta.94 Già in quegli anni diventava sempre più difficile l’impiego del qualificativo British a denotare l’identità nazionale, considerando i cambiamenti e la composizione etnica della Gran Bretagna. Le scritture migranti per lo più di autori giunti in tenera età o figli di immigrati, coincidono con un rinnovamento del romanzo britannico riguardo ai contenuti, alla qualità e al numero delle pubblicazioni. Portatori di tali cambiamenti sono, tra altri, Hanif Kureishi e Salman Rushdie. Kureishi, anglo- pakistano, parla di vite individuali, di cambio generazionale e di trasformazione nella

93

Cfr. Benedetta Mannino, Per una inter-letteratura degli italiani in Germania (1964-2009), Frank&Time, Berlin, 2012.

33 società britannica per poi andare oltre l’esperienza migratoria e produrre un intenso lavoro sul sé, sul rapporto con il desiderio, sull’amore e sul sesso.95

Salman Rushdie, invece, diventa voce della diaspora e del «conflitto fra tradizioni autoritarie passate e mutamenti sociali e liberali della modernità», introducendo «il nuovo realismo magico internazionale nella prosa di immigrazione in lingua inglese».96 A Rushdie si devono importanti contributi teorici sulle tematiche dell’esilio e dell’ibridismo post-imperiale.97 Negli anni Duemila si è verificata una rivisitazione del concetto di letteratura inglese in letteratura multiculturale grazie al lavoro di autori di svariati background, voci che riconoscendosi britanniche a pieno titolo gradualmente si sono rivolte al paese ospitante con l’intento e la consapevolezza di scrivere in inglese sull’ibridismo inglese, «British writing about British hybridity».98

Per quanto riguarda la letteratura francofona è necessario sottolineare, come nel caso di quella anglofona, il suo ruolo di coscienza critica postcoloniale esercitato in vario modo da autori provenienti dalle ex colonie: maghrebina, africana-subsaharaina e caraibica. Un percorso, quindi, diverso da quello verificatosi in Italia dato anche dalla longevità della letteratura migrante che nasce in Francia negli anni Cinquanta per arrivare alle cosiddette seconde generazioni già negli anni Settanta. Una generazione cresciuta culturalmente su una linea di frontiera, dove si accentua di più un’identità già in crisi.99 Un altro tipo di identità, invece, è offerta dalla letteratura caraibica francofona. Una identità data dall’incontro con l’altro, con l’estraneo, riconosciuto e accolto in quanto tale, una identità che diventa creola, meticcia e dove l’ibridazione è il punto di forza in cui prendono vita «le differenze di soggetti in transito dentro spazi di confluenza, tra frontiere dove le contraddizioni si fanno composizione e luoghi di pluralità che vive ogni differenza nello spazio dell’entre-deux del mondo, del rizoma dei mondi».100

95

Cfr. Hanif Kureishi, The Buddha of Suburbia, Penguin Books, New York, 1990.

96Luisa Carrer, Margini al centro. L’internazionalizzazione della letteratura inglese contemporanea, in

Nuovo planetario italiano.Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa,

cit., pp. 415-416.

97

Cfr. Salman Rushdie, Imaginary Homelands: Essays and Criticism 1981-1991, Penguin, New York, 1992.

98William Dalrymple, The lost sub-continent, in «The Guardian», August 13, 2005. 99

Cfr. Michel Laronde, Autor du roman beur. Immigration et identité, L’Harmattan, Paris, 1993.

100Pierangela Di Lucchio, Francofonia in esilio. In Francia, in Nuovo planetario italiano. Geografia e

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