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Il mercato internazionale dei metalli non ferrosi

Aniello Cimino

Il settore della metallurgia dei non ferrosi ha dovuto affrontare nel 1969 problemi piut-tosto notevoli, dovuti a squilibri tra produzione e consumo, con conseguenti difficoltà di approv-vigionamenti e instabilità dei prezzi.

Una serie di fattori imprevedibili hanno influenzato il mercato facendo saltare le pre-visioni e le stime effettuate dagli esperti.

Rame.

Per quanto concerne questo metallo infatti era stato calcolato che agli inizi del 1968 vi sarebbe stata una eccedenza di 150-200 mila tonnellate: senonché le previsioni vennero suc-cessivamente frustate dal lungo sciopero dei cupriferi USA, protrattasi sino all'aprile 1968. Dopo la fine di tale sciopero la situazione è andata progressivamente migliorando, ma la mancata produzione è stata scontata con un forte aumento del prezzo che nel giro di un anno (dicembre 1968 - dicembre 1969) ha por-tato il rame ad un aumento di circa il 40%, passando da Lst. 500 a Lst. 700 per tonnellata. È previsto inoltre che una certa eccedenza nelle disponibilità di rame di prima fusione non dovrebbe crearsi prima del 1971.

La capacità produttiva totale dei Paesi del mondo libero alla fine del 1968 è stata calco-lata intorno a 5 milioni e 500 mila tonnellate annue: i programmi di espansione dovrebbero portare questa cifra a 7 milioni e 700 mila ton-nellate alla fine del 1973, con la seguente progressione: A N N I PRODUZIONE (TONN.) VARIAZIONE /O 1 9 6 9 5 . 8 1 0 . 0 0 0 + 5 , 8 1 9 7 0 6 . 4 0 0 . 0 0 0 + 1 0 , 3 1 9 7 1 6 . 7 3 0 . 0 0 0 + 5 , 0 1 9 7 2 7 . 2 0 0 . 0 0 0 + 6 , 9 1 9 7 3 7 . 7 0 0 . 0 0 0 + 6 , 7

Le previsioni di consumo sono basate su un ritmo annuo di aumento del 4,5%, il che porterebbe nel 1973 ad una eccedenza di oltre 500 mila tonnellate.

Tali previsioni naturalmente non tengono conto di tre fattori:

1) anzitutto non sempre gli incrementi produttivi vengono realizzati nella loro inte-rezza;

2) secondariamente, in questi calcoli della produzione, non si è tenuto conto delle perdite causate dagli scioperi;

3) in terzo luogo, l'eventuale aumento del consumo ad un ritmo superiore al 4,5% annuo potrebbe portare al totale assorbimento delle previste eccedenze; ipotesi da non sottovalu-tare in quanto i Paesi europei sono avviati verso un periodo di maggiore espansione indu-striale.

Durante i prossimi 5 anni importanti cam-biamenti avranno luogo nella distribuzione della capacità produttiva dei Paesi non comu-nisti.

Alla fine del 1968 i maggiori produttori potevano cosi dislocarsi:

PAESI PRODUZIONE PAESI (TONN.) America settentrionale 2 . 4 2 8 . 0 0 0 Africa 1 . 3 7 9 . 0 0 0 Sud America 1 . 0 2 4 . 0 0 0 Asia 3 2 2 . 0 0 0 Europa 2 0 2 . 0 0 0 Australia 1 4 0 . 0 0 0

Alla fine del 1973, la situazione dovrebbe essere la seguente: P A E S I PRODUZIONE VARIAZIONE P A E S I (TONN.) % America settentrionale . 3 . 1 8 0 . 0 0 0 + 3 1 Sud America 1 . 6 7 0 . 0 0 0 + 6 3 Africa 1 . 6 0 0 . 0 0 0 + 1 5 , 1 Asia 7 4 0 . 0 0 0 + 1 3 0 Europa 2 7 0 . 0 0 0 + 3 3 Australia 1 7 2 . 0 0 0 + 2 2 , 8

L'assoluta dipendenza dall'estero del fab-bisogno italiano di rame, fa si che questo debba

1 essere coperto essenzialmente attraverso le

im-portazioni.

Infatti nel 1968 sono state importate circa 227.000 tonnellate di rame metallo in pani e 42.000 tonnellate di rame in rottami.

L'importazione di rame in pani nel 1968 presenta tuttavia una contrazione del 3,5% sull'anno precedente, mentre quella dei rot-tami segna un incremento del 25,8%.

I nostri maggiori fornitori sono stati nel-l'ordine il Cile (48.000 tonn.), il Congo (37.000), gli USA (26.500), Zambia (55.000).

Alluminio.

Nel quadro della produzione mondiale del-l'alluminio l'Italia ha occupato, nel 1968, l'ot-tavo posto tra i Paesi produttori, con le sue 142.000 tonnellate di metallo di I fusione. I più forti produttori sono gli USA con 3 milioni di tonnellate, l'URSS con 1,5 milioni di ton-nellate, il Canada con 900.000 tonnellate.

I Paesi europei che hanno una produzione più rilevante dell'Italia sono, nell'ordine, la Norvegia, la Francia, la Germania. In totale, la produzione mondiale del 1968 è stata calco-lata in 8.340.000 tonnellate con un incremento annuo di quasi il 5% sul 1967 e sul 1966. Ulte-riori investimenti, soprattutto in Gran Bre-tagna, fanno prevedere sensibili aumenti nella capacità di j^roduzione mondiale dei prossimi anni.

Per quanto riguarda i consumi si è avuto negli anni fino al 1966 un tasso di incremento medio annuo attorno al 10%; una pausa si e registrata tra il 1967 ed il 1968 (con eccezione per l'Italia ed il Giappone). Le previsioni sem-brano però orientate nel senso di una ripresa ascensionale dei consumi calcolata su una media annua del 9% fino al 1971. Tale previsione è fondata soprattutto sui sempre più vasti im-pieghi di questo metallo nei settori edili, elet-trici (in concorrenza con il rame), dei trasporti

e dell'imballaggio.

In questo panorama di carattere generale la situazione italiana può essere così delineata: attualmente noi siamo tributari dall'estero di circa 90.000 tonnellate annue di alluminio. Cioè, importiamo attorno alle 150 - 170 mila ton-nellate di prodotti vari (pani, rottami, semila-vorati) ed esportiamo semilavorati di alluminio per un ammontare che è stato nel 1968 di 69.474 tonnellate (con un incremento del 100% sul 1967).

E previsto però un aumento nella produ-zione italiana di alluminio greggio di prima fusione. Nel 1970 si passerà dalle tonn. 149.000 del decorso anno a circa 185.000 per l'entrata

in funzione dei nuovi impianti della Montecatini a Fusine, e a tonn. 220 mila nei prossimi anni. L'incremento sarà dovuto all'entrata in atti-vità degli stabilimenti sardi d e l l ' A L S A R , che avranno una potenzialità iniziale annua di 100.000 tonnellate, raddoppiabile. Di conse-guenza l'Italia dovrebbe presto raggiungere l'autosufficienza ed essere in grado di fronteg-giare anche le eventuali maggiori richieste di fonte estera.

Queste previsioni, soprattutto per quanto riguarda i consumi, presentano, ovviamente, carattere di alcatorietà, principalmente in fun-zione all'andamento dei prezzi ed al grado di sostituibilità nei confronti di prodotti concor-renti o succedanei.

Giova ricordare a questo proposito che alla tendenza al rialzo nelle quotazioni dell'alluminio registrate in questi ultimi tempi ha fatto riscon-tro una più accentuata concorrenza delle materie plastiche, delle resine, della banda stagnata.

Nichel.

Le cifre di produzione e di consumo di nichel nel mondo sono di difficile valutazione: il metallo è utilizzabile in varie forme (catodi, gocce, ossido sinterizzato, ferro-nichel, leghe primarie, ecc.) tutte internazionalmente quali-ficabili come « primarie ».

I principali produttori mondiali del metallo sono la Inco, con stabilimenti in Canada e Regno Unito, la Fai conbridge (Canada e Nor-vegia), la Nickel (stabilimento in Francia e Nuova Caledonia).

Nel 1968 la produzione di questi tre gruppi ha rappresentato più di 3/4 della produzione mondiale.

I maggiori giacimenti sono in Canada, ma di recente sono state intraprese iniziative conside-revoli in Australia, Filippine e Nuova Caledonia.

I dati relativi alla produzione e consumo, limitatamente ai Paesi occidentali, sono i se-guenti: A N N I PRODUZIONE CONSUMO A N N I (TONN.) (TONN.) 1 9 6 5 3 2 7 . 9 0 0 3 1 8 . 0 0 0 1 9 6 6 3 3 0 . 9 0 0 3 5 3 . 9 0 0 1 9 6 7 3 5 2 . 2 0 0 3 5 5 . 7 0 0 1 9 6 8 3 6 0 . 0 0 0 3 7 6 . 5 0 0 1 9 6 9 3 4 0 . 0 0 0 3 7 2 . 0 0 0

La contrazione della produzione nel 1969, dovuta agli scioperi in Canada, ha avuto riflessi negativi anche sul consumo.

Peraltro, per il quarto anno consecutivo il consumo si è mantenuto superiore alla pro-duzione, stabilizzato sulle 360.000 tonnellate annue, il che è da attribuirsi al sempre più diffuso impiego di leghe e di acciai inossidabili e speciali contenenti nichel.

Il saldo tra produzione e consumo è dato dal maggiore gettito di metallo recuperato da rottami, ceneri, cascami e da una crescente importazione dai Paesi dell'Est europeo e da Cuba, nonché da un quasi integrale smobilizzo di scorte presso consumatori e produttori.

E in atto, peraltro, un vasto programma di investimenti per incrementare la produzione che — alla fine del 1971 — dovrebbe salire a 500.000 tonnellate, per passare nel 1972 a 550.000 ed a 725.000 nel 1975.

Per quanto riguarda l'Italia, tributaria dal-l'estero per la quasi totalità del proprio fabbi-sogno, è in atto da tempo una forte espansione dei consumi, superiori a quella registrata nel complesso del mondo occidentale, come sì può rilevare dal seguente prospetto:

A N N I CONSUMO (TONN.) A N N I CONSUMO (TONN.) 1 9 6 3 8 . 0 0 0 1 9 6 6 1 2 . 8 0 0 1 9 6 4 8 . 5 0 0 1 9 6 7 1 4 . 4 0 0 1 9 6 5 9 . 3 0 0 1 9 6 8 1 7 . 4 0 0

Per quanto riguarda il 1969 è da ritenere che i consumi, nonostante le difficoltà di approv-vigionamenti e gli scioperi italiani dell'autunno, non segneranno flessioni degne di rilievo, ciò nonostante che il prezzo del metallo sia pas-sato in meno di un anno dalle L. 1.650 (mer-cato ufficiale) a L. 1.800 per tonnellata e nel mercato nero, da L. 3.600 a L. 8.000.

Si ritiene però che, col normalizzarsi della produzione, il prezzo tenderà a stabilizzarsi ad un livello molto vicino a quello del mercato ufficiale.

Stagno.

Dei principali metalli non ferrosi, lo stagno è stato quello che ha subito un aumento di prezzo, in percentuale, tra i più bassi (15%) dal 1968 ad oggi malgrado che nell'ultimo anno la produzione sia stata costantemente inferiore al consumo.

I maggiori produttori sono la Bolivia, la Malesia, il Congo, la Nigeria, la Tailandia, l'Indo-nesia. La sola Malesia produce il 40% del totale mondiale.

Si riportano, qui di seguito, i dati

concer-nenti la produzione e il consumo di stagno primaria negli ultimi cinque anni:

_ A N N I PRODUZIONE CONSUMO A N N I (TONN.) (TONN.) 1 9 6 5 1 4 8 . 2 0 0 1 6 7 . 1 0 0 1 9 6 6 1 5 4 . 5 0 0 1 6 9 . 5 0 0 1 9 6 7 1 7 4 . 4 0 0 1 6 7 . 9 0 0 1 9 6 8 1 8 4 . 7 0 0 1 7 3 . 2 0 0 1 9 6 9 1 7 9 . 7 0 0 1 8 2 . 5 0 0

Da tale prospetto si ricava che mentre la produzione del 1969 è diminuita rispetto a quella del 1968 di circa il 3%, si è avuto invece un incremento nei consumi di 9.300 tonnellate pari al 5,6%, coperto con smobilizzo di scorte e recupero di rottami.

Tale incremento dei consumi è dovuto quasi esclusivamente ai Paesi dell'Europa occiden-tale ed al Giappone.

Le previsioni di approvvigionamenti e di stabilità dei prezzi per il futuro sono piuttosto ottimistiche, sia per l'aumento della produzione — dovuto ai programmi di estrazione mineraria di alcuni Paesi produttori — sia al fatto che col nuovo Accordo sullo stagno (che sarà discusso nell'aprile di quest'anno a Ginevra) dovrebbe essere aumentata in modo consi-stente la massa di manovra a disposizione del Buffen Stock del Consiglio internazionale dello stagno, di cui l'Italia è membro.

Tuttavia, per quanto concerne la stabilità dei prezzi, molto dipenderà dalla politica che attuerà il GSA degli USA, le cui scorte strate-giche del metallo in questione costituiscono una continua minaccia per i Paesi produttori, non-ché all'entrata nel Consiglio dello stagno di questo Paese e della Repubblica Federale Te-desca.

Per quanto concerne l'Italia si riportano, qui di seguito, i dati relativi ai consumi di stagno-metallo negli ultimi anni, dai quali si rileva che l'incremento annuale è stato piut-tosto modesto: A N N I CONSUMO (TO.MN.) A N N I CONSUMO (TONN.) 1 9 6 4 7 . 1 0 0 1 9 6 7 8 . 6 0 0 1 9 6 5 7 . 2 0 0 1 9 6 8 8 . 8 0 0 1 9 6 6 7 . 7 0 0 1 9 6 9 9.000 (previsioni) Piombo e zinco.

Anche il piombo e lo zinco hanno accusato nel corso del 1969 aumenti di prezzo piuttosto notevoli: il primo è passato da Lst. 106 a 140

(aumento percentuale del 31%), mentre lo zinco ha subito una lievitazione valutabile intorno al 15%.

Per il piombo i dati mondiali di previsione e i consuntivi pongono in evidenza un

sostan-ziale equilibrio, mentre per lo zinco la produ-zione del corrente anno supera lievemente le previsioni. Si riportano qui di seguito alcuni dati su produzione e consumi, con esclusione dei Paesi a commercio di Stato:

A N N I PRODUZIONE MINERARIA (TONN.) PRODUZIONE METALLO (TONN.) CONSUMO (TONN.) PIOMBO ZINCO PIOMBO ZINCO PIOMBO ZINCO

1968 1969 1970 (previsioni) . . 2.249.000 2.600.000 2.700.000 3.997.000 4.350.000 4.600.000 2.944.000 3.400.000 3.550.000 3.678.000 4.200.000 4.500.000 2.977.000 3.250.000 3.200.000 3.816.000 4.300.000 4.450.000

Esaminando i dati relativi al piombo si vede come l'attuale scarto fra produzione mineraria e produzione del metallo tende ad aumentare e non sembra che possa essere colmato col piombo di recupero, rendendo cosi meno agevole l'ap-provvigionamento degli impianti di trasforma-zione.

Per lo zinco invece la situazione si presenta migliore, anche se, essendo il consumo di metallo in aumento con un ritmo che non ha riscontro nel passato (soprattutto in funzione dell'accresciuto impiego dei processi di galva-nizzazione), non si è verificato quel « surplus » che era nelle previsioni.

È da osservare che la produzione mineraria sia dello zinco che del piombo potrebbe essere insufficiente per i prossimi 2-3 anni, con conse-guenti difficoltà di approvvigionamento delle fonderie, il cui potenziamento è in corso.

Per quanto riguarda l'Italia bisogna ricor-dare che grazie al regime doganale della CEE, che incoraggia l'impostazione di nuovi impianti metallurgici nei sei Paesi membri, il nostro Paese passerà dal ruolo di esportatore a quello di importatore di minerali dei due metalli.

Pi ù in particolare, il settore in questione è caratterizzato dall'esistenza di due tipi diversi di industrie: quelle estrattive e quelle trasfor-matrici del minerale in metallo, il che, d a t a la

situazione internazionale e i recenti provvedi-menti adottati dalla Corte di giustizia nei confronti del nostro Paese, porta a ritenere che nei prossimi anni l'attività estrattiva nelle mi-niere italiane tenderà a diminuire, in opposizio-ne all'aumento della potenzialità metallurgica.

SfS ^

Tracciato questo breve panorama dei prin-cipali metalli non ferrosi, si impongono alcune considerazioni di carattere generale.

F a t t a esclusione per l'alluminio, il piombo e lo zinco (di cui siamo anche produttori), per t u t t i gli altri metalli l'Italia si approvvigiona all'estero e, pertanto, le attuali previsioni di una relativa regolarità negli approvvigiona-menti per gli anni f u t u r i fanno ritenere che la nostra industria potrà continuare nell'attuale ritmo di espansione, con conseguente aumento dell'esportazione di m a n u f a t t i e semilavorati. È inoltre da tenere presente che la compe-titività della nostra industria metallurgica e trasformatrice è legata alla disponibilità di energia elettrica a basso costo.

Un aumento delle attuali tariffe potrebbe compromettere la penetrazione in corso, nei principali mercati internazionali, dei nostri pro-dotti finiti.

Orticoltura in Gran Bretagna