Costanza Costantino
1. Premessa.
Ili vista di un possibile ingresso del Regno Unito nel Mercato Comune ci pare utile sof-fermarci su di un aspetto dell'attività economica britannica che è di particolare interesse per un settore importante dell'economia italiana.
L'orticoltura è un settore intensivo dell'agri-coltura del Regno Unito (1) con prodotti che vanno dai legumi comuni alle produzioni eso-tiche, come le fragole e le piante da vaso.
In questa attività vi è una considerevole specializzazione, tuttavia più di un terzo della produzione proviene da imprese agricole gene-rali con annessa sezione ortofrutticola. Ciò che differenzia l'orticoltura dalle altre attività agri-cole, non è tanto il fatto che i suoi prodotti possono essere frutta, legumi e fiori e piante da giardino, quanto piuttosto che essi possono essere forniti sia dal paese che dall'estero e che essi, a differenza degli altri prodotti agricoli non hanno prezzi sussidiati dal governo, ma sono invece protetti con dazi e contingenti. L'orticoltura è un'attività intensiva sia nei riguardi del capitale che del lavoro; la produ-zione per acro pur essendo già assai elevata è ancora in aumento. Una indagine recente con-dotta in Inghilterra e nel Galles mostrò che il numero dei lavoratori regolari per acro in orticoltura è da quattro a cinque volte più grande di quello esistente nell'agricoltura in generale; ma grazie alla più alta jDercentuale di capitale investito, il prodòtto prò capite è anche più elevato.
Vi fu un notevole progresso nell'efficienza tecnologica, imprenditoriale e strutturale del-l'agricoltura, nella quale la produttività del lavoro crebbe ad un tasso del 6% annuo; circa il doppio di quello dell'industria. I pro-gressi in orticoltura furono però anche più marcati.
Negli ultimi dieci anni il valore della produ-zione ortofrutticola nel Regno Unito sali del 37%, mentre quello delle altre specie di pro-dotti agricoli e zootecnici crebbe del 31 %,
sebbene la prima abbia ricevuto soltanto un ammontare relativamente modesto di aiuti governativi. Il prodotto lordo dell'orticoltura rappresenta circa il 10% del totale prodotto lordo dell'agricoltura; ma in termini di valore aggiunto l'apporto dell'orticoltura è maggiore. Ciò perché l'orticoltura fa minore uso di materie importate, come i mangimi, di quanto non ne faccia l'agricoltura in genere. In valori netti, il contributo dell'orticoltura è del 17%, o in altri termini, un ottavo della totale produzione agricola.
2. Offerta nazionale ed estera di prodotti ortofrutticoli.
La marcata espansione della produzione ortofrutticola non ha tuttavia pienamente sod-disfatto la domanda derivata da un crescente
Tabella 1
OFFERTA TOTALE DI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI NON ESOTICI (1)
(Produzione britannica ed importazioni)
1967-68 1957-58 M I L I O N I DI LIRE S T E R L I N E M I L I O N I DI LIRE STERLINE % 0. B. produzione . 194,0 62,4 148,2 68,5 Importazioni ortaggi . . 60,0 38,7 frutta. . . 41,3 19,9 fiori . . . 15,4 9,4 Totale importaz. . 116,7 37,6 68,0 31,5 Totale offerta. . . 310,7 100,0 216,2 100,0
(1) Le tabelle 1, 2, 3 sono tratte da W. L. HINTON, The
con-tribution of Horticulture, pagg. 34, 35, 36.
(1) Ampie notizie al riguardo si possono trarre da: W. L . H I N T O N , Outlook for Horticulture and British, Fruit Farming, Cambridge University, Department of Land
Eco-nomy 1968; id., The contribution of Horticulture, National Westminster Bank, Quarterly Review. maggio 1969.
W. L. Hinton è Senior Research Officiers in the Farm Economics Branch. Cambridge University Department of Land Economy.
tenore di vita e da una maggiore perequazione dei redditi. Vi è stato perciò un aumento nel-l'importazione di prodotti ortofrutticoli, prin-cipalmente perché la domanda totale non potè e non può essere saturata dai prodotti nazio-nali. Nella tabella 1 la produzione nazionale di prodotti ortofrutticoli non esotici è compa-rata con le quantità importate. Questi prodotti sono in concorrenza con i prodotti britannici, benché anche le f r u t t a ed i legumi tropicali lo siano in qualche misura.
Questa tabella mostra che l'offerta di pro-dotti ortofrutticoli non tropicali è aumentata in valore di circa il 44% negli ultimi dieci anni.
La produzione nazionale britannica contri-buisce oggi con circa il 62 % in confronto al 68 % di dieci anni or sono. La percentuale di prodotti nazionali rispetto all'offerta totale per ciascun tipo di ortofrutticoli, oggi e dieci anni or sono, è la seguente:
1967-68 19-57-58
Ortaggi 64 67 F r u t t a 52 71 Fiori 73 70 La produzione interna di fiori si è svilup-pata a spese delle importazioni, ma gli ortaggi e, più segnatamente la f r u t t a , hanno perduto terreno.
In seno a questi gruppi, tuttavia, ci sono stati notevoli variazioni. Gli ortaggi nazionali prodotti all'aperto sono aumentati negli ultimi dieci anni (ai prezzi correnti) di circa il 50% in valore e del 33% in quantità, mentre gli ortaggi prodotti in serra sono a u m e n t a t i soltanto del 20% in valore e del 7 % in q u a n t i t à . I fiori in serra sono più che raddoppiati in valore e i fiori in piena aria hanno mostrato un incremento considerevole.
Il grado attuale di autosufficienza dell'orti-coltura britannica è mostrato dalla tabella 2. Questa indica la diversità di produzione interna e mostra pure che la Gran Bretagna è ampia-mente autosufficiente per gli ortaggi all'aperto e per i fiori in serra.
Di un certo significato è la conoscenza della provenienza delle importazioni britan-niche, perché i prodotti della maggior parte dei paesi stranieri sono soggetti a dazi doganali, mentre quelli dei paesi del Commonwealth e del Sud Africa ne sono esenti.
Una classificazione delle importazioni a se-conda della diversa provenienza è data dalla
tabella 3.
Due terzi delle importazioni britanniche (26% dal MEC e 40% da altri paesi stranieri) sono soggetti a dazi doganali. Le importazioni di mele e pere dal Canada e da altri paesi del-l'area del dollaro e dell'Europa occidentale, compresa la Iugoslavia, sono soggette a contin-gente, mentre i pa e si dell'area della sterlina non lo sono.
I paesi del MEC forniscono i due terzi delle importazioni britanniche di fiori all'aperto, un terzo di quelli in serra e di f r u t t a (mele e pere a parte) e un quarto delle verdure all'aperto.
Queste importazioni, principalmente prove-nienti dall'Olanda, giungono sul mercato della Gran Bretagna nella stessa stagione dei pro-ciotti nazionali similari. È ovvio perciò che se il Regno Unito entrasse a far parte del Mercato Comune la sua produzione sarebbe particolar-mente vulnerabile dalla concorrenza di questi prodotti.
Proprio pensando alle importazioni dall'Eu-ropa occidentale, la politica governativa per l'agricoltura ha m u t a t o il suo orientamento nell'ultima decade. Lo scopo è stato di
mi-Tabella 2
O F F E R T A T O T A L E D I O R T O F R U T T I C O L I P E R T I P O D I P R O D O T T O ( 1 9 6 7 - 6 8 )
T I P O DI PRODOTTO
PRODUZIONE INTERNA BRITANNICA IMPORTAZIONI OFFERTA TOTALE
PRODUZIONE IN-TERNA BRITANNICA RISPETTO OFFERTA TOTALE T I P O DI PRODOTTO MILIONI DI STERLINE % MILIONI DI STERLINE MILIONI DI STERLINE % Ortaggi all'aperto 7 9 , 2 4 0 , 8 2 1 , 1 1 0 0 , 3 7 8 , 9 Ortaggi in serra . . . . 28,0 14,4 38,9 66,9 41,9 Fiori in serra 1!J,4 10,0 0,7 20,1 96,5 Totale prodotto in serra . 47,4 24,4 39,6 87,0 54,5 Fiori alVaperto 22,S 11,6 14,7 37,2 60,5
Totale in serra e fiori 6 9 , 9 3 6 , 0 5 4 , 3 1 2 4 , 2 5 6 , 3
Frutta 4 4 , 9 2 3 , 2 4 1 , 3 8 6 , 2 5 2 , 1
Tabella 3
IMPORTAZIONI ORTOFRUTTICOLE A SECONDA DEI PAESI DI PROVENIENZA
PRODOTTI
P A R T E IMPORTATA
0/ /o
PROVENIENZA DELLE IMPORTAZIONI ( P A R T E DELLE IMPORTAZIONI TOTALI, PER VALORE)
PRODOTTI P A R T E IMPORTATA 0/ /o M E C % COMMONWEALTH ( 1 ) A L T R I PAESI % PRODOTTI P A R T E IMPORTATA 0/ /o M E C % CHANNEL ISLANDS /o ALTRI % A L T R I PAESI % Ortaggi all'aperto Pomidori
Altri ortaggi in serra Fiori in serra Prodotti in serra Fiori all'aperto Mele
Pere
Altri frutti polpa dura Frutti polpa tenera
Totale produzione ortaggi
21 74 29 4 46 39 49 78 42 12 37,6 25.5 27,0 75,0 n. a. (2) 35,0 69.6 11,8 22.4 34,8 35.7 25.5 2,1 37,0 1,6 n. a. 31,0 30,4 13,0 14,4 n. a. n. a. n. a. 46,8 72,1 13,0 14,3 21,7 58,0 36,0 23,4 n. a. 34,0 41,4 5,5 52,2 50,0 39,8
(1) Incluso il Sud Africa.
(2) n. a. = not available (but negligible).
gliorare la competitività dell'industria orto-frutticola del paese mediante la concessione di aiuti, e secondo le parole del ministro, «di ridurre la dipendenza del dazio, che è stato il principale strumento di sostegno » (Sta-tement of Horticultural Policy, November 1963).
All'offerta totale di prodotti ortofrutticoli — vedi tab. 2 —, le importazioni di prodotti non tropicali concorrono per 117 milioni di sterline; sarebbe in pratica difficile ridurre fortemente le importazioni anche se si volesse seguire una drastica politica di compressione delle importazioni. Ciò perché, in Gran Breta-gna si chiedono prodotti ortofrutticoli durante t u t t o l'anno e non soltanto quando i prodotti nazionali giungono sul mercato. Per esempio, i pomidori dalle Canarie e dalla Spagna, che rappresentano la metà delle importazioni, si trovano sul mercato britannico anche in inverno, quando non esiste offerta interna. E ancora, la maggior parte dei 37 milioni di importa-zioni di mele e di pere proviene dall'emisfero australe, in piena stagione per la produzione nazionale: infatti, anche durante l'estate e l'au-tunno, importazioni di pere e di mele sono neces-sarie per soddisfare la domanda. Importazioni di susine e fragole servono a prolungare la molto breve stagione locale. Cosi, la Gran Bretagna è costretta ad importare prodotti non soltanto per rifornire il mercato durante t u t t o l'anno, ma anche per provvedere una più ampia gamma di varietà e di prezzi. I pomidori olandesi, per esem-pio, sono meno cari di quelli nazionali e cosi
prov-vedono ai consumatori meno ricchi che dovreb-bero lesinare con i pomidori britannici. Oltre a ciò, tentativi di restringere le importazioni di prodotti ortofrutticoli nell'interesse della bi-lancia dei pagamenti potrebbero comportare rappresaglie che intralcerebbero le esportazioni di manufatti.
È facile esagerare l'effetto della liberaliz-zazione degli scambi sui redditi degli orticultori britannici. In realtà il significato economico della protezione con dazi e contingenti per i coltivatori è molto minore di quanto è riven-dicato dagli interessi in questione.
3. L'orticoltura, industria protetta.
Fin dal 1932 la politica ortofrutticola ha significato protezione dalle importazioni. Più della metà della produzione ortofrutticola na-zionale, compresi gli ortaggi all'aperto, i fiori e molti frutti, gode di un alto livello di prote-zione naturale, perché è avariabile o voluminosa rispetto al valore. Certe voci sono, tuttavia, fortemente protette da dazi o contingenti. Degni di nota i pomidori (un sedicesimo della totale produzione ortofrutticola) e le mele e le pere da tavola (un decimo della totale produzione ortofrutticola). Sui pomidori vi è un dazio che varia tra il 20 e il 40% e per le pere e le mele contingenti limitano la quantità che può essere importata dall'Europa occidentale e dal-l'area del dollaro. Il contingente per le mele è di 15.200 tons da giugno a dicembre e 68.750
1 tons da gennaio a giugno. Per le pere il
contin-gente annuo è di 28.000 tons. Poiché le mele da cucina (non da tavola) sono raramente im-portate, il contingente si applica in pratica alle mele da tavola. Dato che quasi tutto il raccolto delle mele da tavola, di 27.000 tons, è venduto prima della fine dell'anno, l'offerta diventa insufficiente e i prezzi incominciano a salire prima dell'inizio del nuovo anno, perché le importazioni sono limitate. Quando all'anno nuovo il più largo contingente incomincia ad essere operante, i prezzi cadono.
La funzione di un dazio protettivo è di man-tenere il prezzo di un bene elevato durante un periodo di prezzi alti, cosi che il guadagno del produttore durante l'intera stagione sia ade-guato. Per molti beni un dazio non aumenta i prezzi durante l'intera stagione. Come mezzo per restringere le importazioni il contingente è molto più efficace del dazio; ma esso è più rigido, specialmente se è usato nel modo con cui è usato in Gran Bretagna per le mele e le pere. (Questi contingenti sono stati determinati per quantità e stagione fin dal 1951). L'aumento del dazio sui pomidori non eausò né un aumento della produzione locale, né una diminuzione delle importazioni dall'Olanda. Accadde pro-prio l'opposto, le importazioni dall'Olanda, creb-bero, poiché i coltivatori olandesi aumentarono la loro produttività, mentre i coltivatori inglesi si dedicarono ai fiori. I contingenti, d'altra parte, limitando l'offerta, direttamente influenzano il livello dei prezzi delle mele e delle pere — essi aumentano il prezzo di mercato — dando cosi una protezione effettiva ed un mercato condi-zionato ai produttori interessati.
In Gran Bretagna gli effetti del dazio sulla produttività non sono stati cosi pronunciati come poteva esser previsto; infatti la produtti-vità è aumentata in t u t t o il settore agricolo. Ciò è dovuto sia all'importanza del dazio nella prima parte della stagione, sia all'inflazione che ha ridotto l'effetto del dazio (le percentuali del dazio sono m u t a t e assai poco dal 1953), ma principalmente alla libertà del coltivatore, in assenza di ogni nozione di « prezzi determi-nati », di provvedere per l'aumento e il muta-mento della domanda di fronte ad una consi-derevole concorrenza per il lavoro. L'efficienza è stata promossa, non tanto da una speci-fica politica, quantunque l'Horticulture Im-provement Scheme che concede aiuti agli investimenti privati abbia apportato un con-tributo effettivo, quanto dalla concorrenza fra produttori per saturare la domanda. Questo è di f a t t o in linea con la politica ufficiale per aumentare la competitività dell'orticol-tura.
4. Il contributo futuro e la domanda.
Il contributo dell'orticoltura in futuro sarà determinato principalmente dalla domanda, te-nuto conto però della politica governativa.
L'ammontare della domanda futura dipende dall'andamento del tasso di sviluppo dell'eco-nomia del paese e dal livello del reddito dispo-nibile.
L'espansione porterebbe a un declino del mercato per gli ortaggi più grossolani e ad una maggiore domanda per quelli più fini. Pari-menti, ci sarebbe una maggiore domanda di frutta da tavola e di fiori. Al contrario, una prolungata recessione, ridurrebbe la domanda globale ed influenzerebbe conformemente l'orti-coltura; in particolare, limiterebbe il mercato, per i prodotti più costosi, alle classi ricche.
Vi sono alcune caratteristiche speciali. L'en-trata nel Mercato Comune significherebbe prezzi più elevati per gli alimenti base, come il pane e la carne. Ciò farebbe si che il reddito dispo-nibile per frutta, ortaggi e fiori sarebbe minore. Inoltre, i prezzi più elevati per il grano signi-ficherebbero maggiore superficie coltivata a grano a spesa dei prodotti ortofrutticoli e il prezzo degli ortofrutticoli salirebbe. La produ-zione delle ]5ere e delle mele sarebbe sottoposta alla pressione dei prodotti italiani e francesi se i contingenti fossero aboliti; il mercato dei fiori, però non sarebbe gravemente influen-zato.
La politica attuale basata sull'efficienza con-correnziale ha l'effetto di preparare l'industria in questione ad un più libero mercato. Gran parte dei successi ottenuti in orticoltura è dovuta a sani investimenti determinati dalla conoscenza che i dazi avrebbero potuto essere ridotti. Ovviamente, in base al citato Statement of Horticultural Policy del novembre 1963, i tempi dell'aggiustamento tariffario dovrebbero essere presi in attenta considerazione e sarebbe necessario introdurre delle misure di salvaguar-dia, scrive lo Hinton (2), contro una anormale concorrenza da parte di importazioni a « un-realistically low prices ». « La preoccupazione per la bilancia dei pagamenti — egli continua — potrebbe ora capovolgere questa politica; ma non possiamo essere sicuri che più alti dazi eviterebbero di fatto le importazioni. Essi molto probabilmente rinnegherebbero i risultati di un decennio di politica ispirata a preparare l'orti-coltura britannica alla riduzione dei dazi doga-nali e in genere all'aumento della sua competi-tività ».
( 2 ) W . L . H I N T O N , The contribution of Horticulture,
L'Economie Development Committee (EDC) per l'industria aumenterebbe la produzione di pomidori incoraggiando la costruzione di nuove serre. Ma non si è certi che nuove serre compor-terebbero un maggior raccolto di pomidori. Anche l'EDC, evidentemente non dà sufficiente peso alla concorrenza dell'Olanda nel mercato dei pomidori. Le proposte dell'Economie Deve-lopment Committee per aumentare la produ-zione delle pere e delle mele da tavola colpi-scono anche maggiormente.
Con un contingente più ristretto, che l'EDC deve considerare durante la stagione del paese, vi è qualche rischio di un eccessivo rifornimento del mercato con la produzione di pere e mele nazionali. Una limitazione delle aree coltivate non è proposta e la loro espansione potrebbe portare a serie difficoltà quando nel futuro si avessero cambiamenti nella politica economica. In Gran Bretagna non vi fu mai una speci-fica politica per l'orticoltura. Negli anni dal '30 al '40 l'attività ortofrutticola venne influen-zata da accordi commerciali internazionali (da-zi); e negli anni immediatamente precedenti al 1950, mele e pere ricevettero aiuti (contin-genti) come risultato delle misure per rispar-miare dollari. Nel 1960 il Libro Bianco sul-l'orticoltura m u t ò l'orientamento sulla base del-l'efficienza concorrenziale. « Ciò che accadrà negli anni tra il 1970 e il 1980, scrive ancora lo Hinton (3), dipenderà largamente dalla poli-tica nazionale e internazionale, ma è certo che è giunto il momento di prendere in maggior considerazione ciò che l'orticoltura, come risorsa
nazionale può fare per noi, quale contributo essa dovrebbe dare e come questo contributo può essere meglio ottenuto ».
Ciò andrebbe molto al di là dell'esame bien-nale dell'orticoltura, esame che non fornisce una base idonea per la politica relativa e dovreb-be invece considerare l'orticoltura come parte integra della politica agricola e dovrebbe darle degli obiettivi in merito a ciò che economica-mente potrebbe essere ottenuto di fronte ad importazioni, per soddisfare la domanda.
Sul problema della riduzione delle importa-zioni occorre ricordare che il discorso del mini-stro dell'agricoltura del novembre scorso sugli obbiettivi dell'agricoltura, che segui il rapporto EDC sulla limitazione delle importazioni, af-fermò: « We also wisli to see the encouraging expansion of the horticultural industry on the basis of competitive efficiency ».
« Noi potremmo risparmiare importazioni — giustamente conclude l'Hinton — ma è dubbio se il fabbisogno nazionale sarebbe servito meglio da ciò ed è possibile che interferenze con il nostro progresso nell'efficienza competitiva ri-porterebbero l'orticoltura indietro di dieci anni. Provvedimenti temporanei presi per portare in pareggio la bilancia dei pagamenti possono non raggiungere l'effetto desiderato, ma potrebbero creare problemi quando andasse sviluppandosi una politica di più vaste conseguenze per la nostra economia, sotto forma di accordi eco-nomici internazionali ».
// grande problema
è ancora l'inflazione