METODOLOGIA DELLA RICERCA
4.4 Il metodo qualitativo
Nell’impostazione di un impianto di ricerca che potesse rispondere alla domanda formulata, si è prospettata come più idonea una metodologia di ricerca di tipo qualitativo182, proprio perché strettamente connessa ai paradigmi di “complessità (multidimensionalità delle esperienze), di contestualità (i fenomeni vengono considerati tenendo conto delle realtà situazionali) e di processualità (i dati di indagine sono dipendenti dalla
181 Inteso nell’accezione più ampia del termine e cioè come fenomeno frutto di un processo di disimpegno progressivo che si evidenzia attraverso transizioni di vario tipo come cambi di scuola, di indirizzo, debiti formativi, assenze, ritardi, bocciature, fino ad arrivare all’abbandono del percorso di istruzione momentaneo o definitivo, seguito immediatamente da una transizione verso altri percorsi formativi (formazione professionale) o verso il lavoro più o meno stabile.
182 Il lavoro di ricerca non ha potuto prescindere dall’analisi, più prettamente quantitativa dei dati statistici di contesto e di dispersione nella Provincia di Firenze che sono forniti nel primo capitolo.
dimensione temporale che caratterizza il processo di ricerca)” (Semeraro, 2014, p. 100).
Uno degli obiettivi della ricerca era di tipo esplorativo183; era necessaria un’indagine che permettesse di trovare generalizzazioni valide relative al processo che si andava studiando, attraverso un approccio fenomenologico (Ary et al., 2013)184 e di tipo induttivo185 (Lucidi et al., 2008).
Un altro obiettivo dello studio era di tipo idiografico; ciò che interessava era ‘fotografare’ in un dato momento le opinioni di persone coinvolte nei percorsi di istruzione e formazione nella Provincia di Firenze.
L’interesse di indagine si è focalizzato sui vissuti dei partecipanti le cui esperienze, in un particolare momento di vita, hanno condizionato in qualche modo la loro esistenza. Per questo era necessario, attraverso un’attività situata, ascoltare le storie dei protagonisti ed entrare nel loro mondo fatto di sogni, difficoltà, delusioni e successi (Denzin e Lincoln, 2005b).
In questo senso il racconto degli intervistati mi ha potuto fornire informazioni importanti ai fini della ricerca, perché attraverso la pratica interpretativa e di elaborazione successiva 186 mi è stato possibile rendere visibile il mondo di chi
veniva intervistato offrendogli al contempo la possibilità di elaborarne una parte via via che l’intervista procedeva (Semeraro, op. cit., 2014).
4.4.1 L’intervista semi strutturata come strumento di indagine
Per la ricerca è stata scelta la tecnica delle interviste semi strutturate come strumento qualitativo sufficientemente aperto e capace allo stesso tempo di
183 “La ricerca esplorativa consente di allargare il campo del conosciuto con una modalità volontaria e sistematica particolarmente utile quando non si ha una conoscenza approfondita del processo […], ma si abbia ragione di ritenere che siano presenti elementi che valga la pena conoscere” (Lucidi et al., 2008, p. 22).
184 Gli studi fenomenologici partono dall’assunto che nella prospettiva del singolo individuo sono radicate molte realtà e per questo un’esperienza ha diversi significati in ciascuna persona. Attraverso interviste semi strutturate, il ricercatore “esplora i pensieri e i sentimenti delle persone per elicitare l’essenza dell’esperienza di ogni singola persona”. in: Ary, D., Jacobs, L. C., Sorensen, C. K., & Walker, D. (2013), Introduction to research in education, Cengage Learning, p. 34.
185 Il ragionamento induttivo è fondamentale in questo tipo di ricerca perché, partendo da dati empirici tra loro uniformi, permette di scoprire cose nuove che altrimenti sarebbero affidate solo alla scoperta casuale, alla serendipità come “arte di trasformare dettagli apparentemente insignificanti in indizi che consentono di ricostruire tutta una storia” (Morin, 2000, p. 17). 186 Per questo si veda il cap. V
dare alcuni riferimenti, precedentemente stabiliti, rispetto a ciò che si andava ad indagare (Turner, 2010).
L’intervista semi strutturata è vicina alla conversazione, ma ha un proposito ben definito, comporta uno specifico approccio e la padronanza di una tecnica. Da un punto di vista fenomenologico è necessario sottolineare alcuni aspetti che contraddistinguono di questo tipo di intervista (Kvale, 2007, p. 11):
- mondo della vita, cioè si invita la persona intervistata a raccontare la situazione dal proprio, e unico, punto di vista;
- significato, l’intervistatore che cerca di leggere, anche al di là delle parole, quelli che sono i significati profondi del vissuto dell’intervistato;
- qualità, si cerca di estrarre tutti i dati qualitativi attraverso le sfumature dei racconti dei differenti aspetti dell’esperienza personale che si vuole indagare; - descrittività, si incoraggia l’intervistato a fare racconti precisi sui fatti e sui sentimenti provati, in modo che sia presentata l’esperienza dalla propria unicità, senza mai indurre risposte che non corrispondano al pensiero di chi sta parlando;
- specificità, nella descrizione di come si sono svolte le cose per avere un parere preciso rispetto all’evento;
- ingenuità esperta, l’intervistatore deve essere aperto a nuovi aspetti e fenomeni, tenere sempre aperto il più grande ventaglio di presupposti e non ascoltare in base a propri schemi di pensiero, convinzioni e interpretazioni. L’intervistatore dovrebbe essere curioso, sensibile e critico rispetto ai propri punti di vista;
- focus, le domande devono aprire a risposte aperte ma sempre mantenendo il focus sull’oggetto di ricerca.
L’intervista è stata impostata come una conversazione, svolta attraverso l’uso di specifiche domande187 che dessero la possibilità di risposte chiare, ma che lasciassero lo spazio ad un’elaborazione personale e aperta degli intervistati. Eventuali mie interazioni nel corso nell’intervista sono servite per stimolare, dove possibile, un approfondimento nella descrizione dei vissuti attraverso domande specifiche e un ascolto attento.
Nel condurre le interviste è stato mantenuto un criterio “flessibile e non standardizzato di interrogazione” (Corbetta, 1999, p. 405) che ha permesso, quando ritenuto necessario, di utilizzare ulteriori domande rispetto a quelle previste che hanno aumentato la quantità e qualità del materiale prodotto dagli intervistati.
Le domande hanno costruito la traccia, il perimetro, entro il quale le persone potevano esprimersi; i dati raccolti si fondano quindi su un contenuto di tipo linguistico che considera modalità di spiegazione, di selezione e di interpretazione dei fatti, usate dagli intervistati stessi (Semeraro, 2014).
Gli intervistati, sotto la mia guida hanno potuto utilizzare le loro categorie mentali e un linguaggio personale, e sono stati lasciati liberi di narrare le proprie opinioni e di osservare in modo critico se stessi e i propri atteggiamenti (Kanizsa, 1993).
La finalità del lavoro era quella di acquisire una comprensione del vissuto esperienziale degli intervistati per giungere ad una conoscenza più ampia possibile dei temi relativi alla domanda di ricerca (Kvale, 2008).
Più sono stati messi a proprio agio gli intervistati (testimoni privilegiati, studenti, docenti o genitori), più il contenuto di ciò che hanno raccontato è stato ricco di informazioni, proprie dell’esperienza e dei punti di vista personali rispetto all’argomento che veniva trattato (Turner, 2010).
[…] durante l’intervista, le due persone giocano ruoli diversi e non intercambiabili: da una parte sta l’intervistatore che è lì per conoscere l’intervistato, o almeno alcuni aspetti della sua vita o del suo modo di
187 L’impianto delle domande è stato costruito per step, come si legge nel paragrafo 5.2 del presente capitolo.
pensare, […] dall’altra sta l’intervistato che invece è proprio lì per parlare di sé.( Kanizsa, 1993, p. 18).
È stato anche rispettato il criterio di asimmetricità per cui l’intervistato ha avuto tutti i diritti di esprimersi ed essere ascoltato (Sullivan, 1967).
Durante le interviste, a mia volta, ho osservato il dovere di rispettare il sentire di chi parlava e di non ‘sporcarlo’ con miei eventuali preconcetti e/o pregiudizi. Per far questo è stato necessario padroneggiare progressivamente la tecnica cercando, prima di tutto, una consapevolezza dei miei modi di pensare e stereotipi (Semi, 1985) per non essere influenzata da ciò che l’intervistato esprimeva e che poteva non corrispondere alla mia opinione.
Oltre a questo come intervistatrice era necessario che fossi sufficientemente curiosa (Kvale, 2007) e realmente interessata a ciò che le persone esprimevano; questa è stata una condizione necessaria per garantire, oltre ad un clima collaborativo e più sincero possibile, l’acquisizione di una conoscenza abbastanza approfondita e più corrispondente possibile alla realtà.
I principi guida con cui sono state condotte le interviste sono stati i seguenti (Corbetta, 1999, p. 423):
- spiegazioni preliminari - domanda
- eventuale riformulazione della domanda - risposta
- espressione di interesse, incoraggiamento - eventuale richiesta di approfondimento - mantenimento ruolo di intervistatore
Nella trascrizione di tutte le interviste188 sono stati usati i seguenti segni grafici:
188 Vedi allegati n° 10, 11, 12 e 13.
R: Ricercatore/intervistatore I: Intervistato
Nella rielaborazione delle interviste del capitolo V sono stati usate alcune abbreviazioni.
In particolare nelle interviste agli studenti (all. n°11) è stato aggiunto anche il genere.