L’ANALISI DELLE INTERVISTE
5.3 La parola ai genitori: fra il desiderio di individuazione e indipendenza dei figli e incertezza per il loro futuro
Le linee guida nazionali sull’orientamento del 2009 e del 2014 invitano alla realizzazione di un forte coinvolgimento degli studenti, veri protagonisti dell’orientamento, e di tutti i soggetti interessati a vario titolo nel loro contesto di vita (famiglia, associazionismo educativo e sportivo, istituzioni e territorio ecc.). Vi si legge che la costruzione di un’alleanza educativa con le famiglie è fondamentale per la maturazione del processo di auto-orientamento da parte dello studente, in rapporto ai diversi livelli di autonomia personale che connotano le diverse fasi del percorso formativo. Le indicazioni chiariscono che lo studente, con la sua individualità e la sua unicità, costituisce il fulcro dell’impegno e dell’azione della scuola nel suo complesso. Di conseguenza, la partecipazione dei genitori al processo d’istruzione e formazione costituisce lo strumento strategico per la realizzazione, attraverso la collaborazione interattiva tra scuola e famiglia, della mission della scuola (CM. 15/04/2009 n° 43; Miur, 2014) anche nei gradi scolastici più alti.
Il fine è il “coinvolgimento reale di tutti i soggetti al fine di costruire «reti collaborative» con il territorio a misura di ragazzo, dove egli possa orientarsi in autonomia, sicurezza e consapevolezza” (Ferraro S., 2011, p. 15).
nell’orientamento per costruire una nuova “alleanza educativa”. Perché le iniziative di coinvolgimento con i genitori abbiano successo, dovrebbero essere parte di un processo di miglioramento della scuola focalizzata a creare relazioni positive che supportino lo sviluppo complessivo degli studenti.
Al momento gli ambienti scolastici, che sono caratterizzati da forte burocrazia e tradizioni difficilmente scardinabili, hanno meno probabilità di produrre un cambiamento efficace rispetto alle istituzioni scolastiche che hanno una struttura organizzativa più collaborativa che integra le istanze di tutti i partecipanti, compresi i genitori che sono invitati alla partecipazione attiva. Bronfenbrenner (1974, 1979) ha sostenuto con forza che la partecipazione dei genitori è fondamentale per la buona educazione dei giovani e ha continuato negli anni a sottolineare la necessità di trovare nuovi modi per coltivare una reale collaborazione tra le scuole e le famiglie con l’unico interesse di sostenere la crescita dei giovani.
Purtroppo, le interviste hanno evidenziato ancora un grande gap tra le istituzioni scolastiche e le famiglie che si trovano sole anche al momento della scelta della scuola superiore del proprio figlio o figlia.
INT: Cosa o chi ha contribuito alla scelta di suo figlio della scuola superiore? GEN: Sicuramente io e mia moglie. Le scuole medie non forniscono ai ragazzi strumenti necessari, per cui sono i genitori che spingono i ragazzi a fare la scuola che in quel momento ai genitori sembra la più appropriata. (G1)
GEN: Noi come genitori, perché avevamo capito un pochino che indirizzo voleva intraprendere per cui gli abbiamo consigliato quella scuola e in quel posto. (G6)
Per poi rendersi conto di aver sbagliato e di essere a loro volta disorientati rispetto al percorso formativo del figlio
INT: È soddisfatto della scelta che avete fatto per vostro figlio? GEN: Col senno di poi,
no. Questa è la scuola sulla quale noi genitori abbiamo spinto, perché io mi rendo conto di averlo in qualche modo indirizzato verso questa scuola e che poi i fatti hanno dimostrato di non essere adatta a lui. (G1)
GEN: È successo che M., essendo un ragazzo con problemi certificati di DSA, la
a vento nonostante noi chiedessimo un diritto per la dignità e l’andamento normale di nostro figlio. (G6)
Oppure lo lasciano libero di scegliere senza interferire,
GEN: […] sono convinta che la scelta, boh, probabilmente le è venuta parlando con
gli amici. (G2)
GEN: Principalmente è stata una sua scelta. L’abbiamo lasciata piuttosto libera, anche perché voleva fare una scuola accessibile per le sue capacità. (G4) GEN: Principalmente lei aveva due idee, poi, siccome voleva veramente fare qualcosa
legato al sociale, si è indirizzata verso il liceo delle scienze umane. Io l’ho supportata, siccome cerco sempre di darle più fiducia possibile, l’ho fatto anche in quella occasione, dato che poi la scuola la doveva frequentare lei. Io l’ho accompagnata a visitare le scuole che potevano interessarla. [...] Diciamo che ho lasciato che scegliesse quello che preferiva, l’avrei vista più adatta a qualcosa di più artistico, ma ho rispettato le sue scelte. (G5)
Anche quando non sono molto d’accordo.
GEN: Io avevo dei dubbi che fosse la scelta giusta per lei. Poi probabilmente quando ha visto che cominciava ad andare male, piano piano sono venuti dubbi anche a lei.
(G2)
GEN: [...] lui da solo, dopo la terza media ha voluto iscriversi all’Alberghiero,
abbiamo tentato di fargli vedere altre scuole, ma lui ormai aveva deciso [...] non lo vedevo proprio l’indirizzo più adatto per lui, perché non aveva mai dimostrato una… immaginarlo in cucina così… non mi è sembrata una scuola adatta per A. (G3)
Come alcuni studenti anche i genitori talvolta pensano che la scelta della scuola superiore a quattordici anni sia resa più complessa dalla giovane età.
GEN: [...] le medie sono forse l’anello… sono il passaggio tra l’infanzia e il momento di scegliere quella scuola che dovrebbe formare per il futuro. Secondo me, temporalmente non è quello il momento, cioè un ragazzo a 15 anni dice che vuole fare il medico? Difficilissimo. Credo che il punto cruciale sia il passaggio fra medie e superiori, che è carente a livello scolastico. (G1)
GEN: [...] secondo me non era totalmente consapevole di quello che sarebbe andato a fare, però gli è piaciuto lo spazio [...] le macchine, le lavastoviglie, il bar [...]. (G3)
GEN: Penso che l’età in cui scelgono la scuola superiore è un’età difficile. (G4)
Quello che emerge è che manca la percezione del contatto con la scuola e con le realtà circostanti, soprattutto in un momento così delicato e altrettanto importante, tanto che in alcuni casi i genitori sanno a malapena quali attività di orientamento si svolgono a scuola. Favorire una transizione efficace verso il nuovo ciclo scolastico dovrebbe essere un impegno congiunto di tutti e questo sembra non avvenire in evidentemente contrasto con le indicazioni nazionali ed europee220.
GEN: [...] Sono convinto che la scuola non gliela dà (l’idea di cosa fare ndr.), quindi vedono nei genitori anche un modo per orientarsi. (G1)
GEN: Niente, non c’è stata nessuna attività di orientamento [...] non ci sono stati
percorsi di orientamento, oppure se ci sono state attività, lui non ci è voluto andare, mi sembra, ecco. Ma era un incontro, c’era un incontro che a lui non interessava. Un incontro collettivo, con l’orientatore che avrebbe illustrato. (G3)
GEN: Non ricordo grandi iniziative, ricordo che avevano organizzato alcune mattine
in cui le scuole superiori si presentavano e i ragazzi potevano fare domande. Non so quanto sia servito ad E. (G5)
I genitori, quindi, scelgono anche al di là di quello che suggeriscono i professori.
INT: Avete seguito anche le indicazioni dei docenti? GEN: No, perché i professori avevano consigliato un altro Istituto Tecnico, ma a M. interessava un altro ramo.
Anche nelle interviste ai genitori si svela, seppur con minore enfasi, un certo disagio rispetto ai docenti che, a loro dire, non sarebbero sufficientemente comprensivi e preparati, a volte neanche pronti ad affrontare i momenti di difficoltà dei loro studenti e ad ascoltare i loro bisogni, al di là delle esigenze didattiche.
GEN: [...] l’autostima era sotto i piedi e questa era una cosa che la distruggeva
psicologicamente. (G2)
GEN: [...] il professore di italiano l’ha presa di mira. Non so perché [...]. Penso che
non fosse un docente preparato da un punto di vista pedagogico, si dimostrava provocatorio nei confronti di mia figlia. [...] E poi vorrei sapere con che criterio trattano male così i ragazzi soprattutto in una scuola che li dovrebbe preparare a professioni sociali, di accompagnamento e di cura. Roba da non credere. (G5)
INT: Quindi le criticità sono state la cattiva comprensione dei docenti dei bisogni di
M.? GEN: E anche la loro non volontà. Perché non avevano proprio voglia di stare
ad ascoltarti [...] ti sentivi quasi… non considerato, come se tu andassi lì quasi a chiedere l’elemosina. [...] C’è molta ignoranza ancora da parte dei docenti. (G6)
Per ciò che riguarda l’aspetto valoriale, le interviste ai genitori confermano ciò che si è osservato negli studenti: un mondo di saldi valori con cui crescere.
GEN: Intanto il rispetto, [...] dovremmo incoraggiarli ad essere se stessi. Rispetto
delle persone e sincerità penso che siano dei valori importanti. [...] Sicuramente il rispetto degli altri, la fiducia nel prossimo, riuscire a valorizzare quello che la vita ci offre. (G1)
GEN:Non perdere l’autostima [...] se non hai un po’ di autostima, rimani indietro.
(G2)
GEN:Un valore è quello dell’aiuto reciproco [...] e anche il riferimento adulto, di una persona che sappia affascinare [...] che veramente li appassioni. (G3)
GEN: Verrei vederli domani degli adulti tanto onesti e responsabili. [...] Quindi
rispetto, tantissimo. (G4)
Le parole di due mamme illustrano chiaramente quale, a mio parere, sia la direzione da prendere da parte degli adulti di riferimento, docenti e genitori.
GEN:Un aspetto che vorrei coltivasse sempre di più è il rispetto per gli altri e per se
stessa. E che riesca anche ad essere sempre responsabile delle sue azioni, che siano sempre accompagnate da un pensiero, ragionate, riflettute. Per i giovani d’oggi c’è bisogno di rispetto e responsabilità. Rispetto in entrambi i sensi: si meritano il rispetto degli altri che solo in questo modo possono aiutarli a crescere con un pensiero critico e hanno il dovere di dare il loro rispetto ai loro coetanei e agli adulti. La cultura del rispetto si costruisce in famiglia e a scuola. [...] Ritengo che la logica conseguenza di questo sia la responsabilità. [...] Dovremmo avere interesse ad
aiutarli a diventare autonomi, a saper scegliere, a fare tesoro dei loro errori e invece spianiamo loro sempre troppo la strada e così loro si sentono incapaci e non si assumono responsabilità. (G5)
GEN:Un valore è che le scuole siano più vicine al mondo del lavoro, perché sono un
po’ lontane da quello che è il mondo reale del lavoro. Tanta teoria e anche vecchia, [...] vecchia concezione scolastica, ancora. E vecchio è il rapporto che hanno coi ragazzi. (G6)
I dubbi sulla capacità genitoriale e di accompagnamento al percorso di vita dei propri figli che i genitori esprimono ci danno l’idea di quanto sia complesso affiancarli nelle fasi di crescita, soprattutto in quei momenti di passaggio in cui si gioca una buona parte del loro futuro. Un genitore afferma in modo autocritico:
GEN: [...] educhiamo i figli secondo il nostro modo di concepire la vita, forse
dovremmo ascoltarli di più [...] dovremmo incoraggiarli ad essere se stessi. Io l’ho comunque fatto in buona fede, ma non ho favorito e avuto fiducia nelle sue caratteristiche personali e non l’ho stimolato ad avere un’autonomia di giudizio. (G1)
E suo figlio afferma:
STUD: crederci un po’ di più in questi giovani da parte degli adulti e di lasciarli un
po’ più liberi di sbocciare. (MS 1)
GEN: [...]ascoltiamoli e diamo loro fiducia [...] bisognerebbe imparare a conoscerli.
(G6)
A seguito di difficoltà scolastiche dei propri figli gli intervistati si sono fatti molte domande e hanno riflettuto su quanto sia importante imparare a leggere la realtà da vari punti di vista e rinunciare a preconcetti che vedono spesso i ragazzi in difetto rispetto al mondo degli adulti.
GEN: Ci sentiamo offesi quando i nostri figli non rispondono ad un modello nostro, ma è un modello nostro. [...] se noi riuscissimo ad aprirci rispetto a questa cosa i figli sarebbero diversi! (G1)
GEN: [...] quando un genitore vede il ragazzo in difficoltà nella scuola a volte parte
col presupposto che abbia studiato poco, che non si impegna a sufficienza. Invece a volte dovrebbe soffermarsi anche sul fatto che non sempre dipende dai figli e dalla
loro volontà, ma forse capita loro di avere degli intoppi o col professore o con la materia. [...] è facile dire che dipende sempre da loro [...] se la difficoltà è di un altro tipo, non se ne esce. (G2)
GEN: [...] mancano dei riferimenti, a lui in particolare. Secondo me A. non li ha
trovati nella famiglia [...] anche quando non eravamo separati, questo punto di riferimento non siamo riusciti come genitori a darglielo. (G3)
L’augurio è che ogni ragazzo possa trovare la sua strada, anche se al momento delle interviste le idee erano confuse un po’ per tutti. Ancora una volta, ciò che i genitori affermano dimostra quanto un orientamento formativo avrebbe forse già creato i presupposti per prefigurare un futuro lavorativo possibile. Al contrario, ancora oggi i genitori, come i loro figli, sembrano navigare ‘a vista’ e attendere tempi migliori in cui chiarirsi le idee.
GEN: Io mi aspetto che trovi la sua strada [...]. Lui ora deve cominciare a guardarsi intorno e decidere cosa vuole fare, qualsiasi cosa [...]. Dovrà mettersi in gioco, ma dovrà essere lui a scegliere. (G1)
GEN: Spero che [...] quello che farà in futuro lo faccia volentieri e perché le piace,
perché credo che sia durissima sennò. (G2)
GEN: […] me lo immagino veramente un professore di storia e io me lo immagino solo così; lui è un appassionato di storia [...], lui cambia, si trasforma, [...] quindi come aspettativa è che lui possa veramente fare di questa passione un lavoro e che possa davvero andare all’Università e compiere questa cosa. (G3)
GEN: E. ha delle qualità e non lo so però in quale direzione [...] io credo che lei col computer, artistico, multimediale sia brava e che questa sia veramente la scelta giusta per lei, che ci riuscirà a farlo non lo so dire. (G5)
Acquisendo le competenze necessarie per il proprio futuro lavorativo.
GEN: Mi auguro che acquisisca le competenze che le permettano di fare qualcosa che un minimo le piaccia. Le auguro di non adattarsi al primo lavoro [...] perché la scuola per un verso, ma il lavoro per un altro, è molto più lungo. (G2)
GEN: [...] come mamma mi sento di indirizzarla verso la scuola che le dia comunque
Una madre, invece, dopo le grandi difficoltà scolastiche del figlio, finalmente manifesta tutta la sua soddisfazione.
GEN: Posso dire che non mi aspettavo niente e invece mi sono ritrovata con tanto, con
un ragazzo che ha riacquistato sicurezza in se stesso [...] ho ritrovato un ragazzo che si sta avvicinando al mondo del lavoro che gli dà tanta soddisfazione e che è capace di fare. [...] Le mie aspettative sono andate ben oltre quello che avrei immaginato.
(G6)
5.4 La parola ai docenti: tra disorientamento professionale, incertezza