2.2. L’analisi degli scostamenti secondo il modello adottato [7]
2.2.2 Gli scostamenti sui valori patrimoniali
2.2.2.1 Il modello di stato patrimoniale di riferimento
La scelta della variabile chiave da sottoporre ad osservazione, rappresentata appunto dal CCNC, richiede uno specifico schema di stato patrimoniale, quello di “pertinenza gestionale”, ottenuto attraverso l’assegnazione di una destinazione alle poste contabili dell’attivo e del passivo, riferendole all’area gestionale alla quale appartengono.
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STATO PATRIMONIALE DI PERTINENZA GESTIONALE +Crediti verso clienti
+Rimanenze finali di merci e materie -Debiti verso fornitori
+/-Ratei e risconti relativi al ciclo operativo
Capitale circolante netto commerciale
-Debiti tributari
-Fondi oscillazione cambi +/-Altri crediti e debiti operativi
Capitale circolante netto operativo
+Immobilizzazioni immateriali nette +Immobilizzazioni materiali nette
-Debiti verso fornitori di immobilizzazioni -Debiti verso dipendenti
-Fondo TFR e quiescenza
+/-Ratei e risconti relativi alla struttura operativa
Capitale investito netto operativo
+Immobilizzazioni finanziarie +Attività finanziarie correnti +Altre immobilizzazioni
-Fondi rischi ed oneri legati ad impieghi accessori
Capitale investito netto globale
-Debiti di finanziamento a lungo termine
-Debiti di finanziamento a breve termine (al netto delle liquidità)
Capitale netto
Figura 7: Stato patrimoniale di pertinenza gestionale.
Come noto la gestione aziendale è suddivisibile in gestione ordinaria e straordinaria in relazione al grado di riferibilità dei valori economici all’esercizio in cui i fatti che li hanno generati si sono manifestati. La gestione ordinaria è suddivisibile in gestione operativa, accessoria e finanziaria. La gestione operativa comprende tutti quei fatti amministrativi attinenti le attività di produzione e vendita di beni e servizi, ricerca e
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sviluppo, amministrazione; la gestione accessoria riguarda le attività di investimento in impieghi non attinenti il core business aziendale (si pensi a immobili concessi in locazione a terzi, agli investimenti in titoli ed azioni effettuati da un’azienda industriale); mentre la gestione finanziaria concerne il reperimento delle fonti atte a finanziare tutte le categorie di impieghi.
La parte utile ai fini del presente lavoro di tesi è, all’interno della gestione ordinaria, la gestione operativa.
L’area operativa rappresentata nello stato patrimoniale di pertinenza gestionale comprende gli elementi dell’attivo necessari per lo svolgimento con la gestione operativa e le fonti che con questa sorgono spontaneamente.
La gestione operativa può essere a sua volta suddivisa in due sotto aree: Il ciclo operativo;
La struttura operativa.
Il ciclo operativo concerne le attività di acquisto di fattori a fecondità semplice, trasformazione delle materie in prodotti finiti e la vendita dei prodotti stessi. La struttura operativa concerne, invece, l’acquisto di fattori a fecondità ripetuta ed il loro utilizzo, mantenimento e dismissione. Stante tale distinzione, all’interno dello stato patrimoniale potranno essere individuate queste due ulteriori sottoaree.
Il ciclo operativo è formato da impieghi come: Crediti verso clienti;
Rimanenze di magazzino.
Le fonti del ciclo operativo sono costituite prevalentemente da:
Debiti verso fornitori di materie prime, merci, semilavorati e servizi;
Fondi rischi ed oneri relativi al ciclo, come il fondo oscillazione cambi costituito per operazioni di acquisto e vendita all’estero di prodotti e servizi. All’interno del ciclo operativo dovranno essere collocati anche i ratei ed i risconti attivi e passivi, qualora si riferiscano all’acquisizione di fattori a fecondità semplice e/o alla vendita di servizi: si pensi al risconto attivo connesso al pagamento anticipato di una bolletta per la fornitura di energia elettrica.
La struttura operativa è invece composta da: Terreni e fabbricati
Impianti e macchinari; Attrezzature;
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Debiti verso fornitori di immobilizzazioni; Fondo TFR ed altri debiti verso dipendenti;
Fondi rischi ed oneri relativi alla struttura operativa, come il fondo manutenzioni immobilizzazioni.
All’interno della struttura operativa sono inclusi anche i ratei ed i risconti connessi all’acquisizione, manutenzione e vendita di fattori a fecondità ripetuta e di altri fattori strutturali: si pensi al risconto attivo connesso al pagamento anticipato di un canone di leasing riferito ad un impianto.
La struttura dello stato patrimoniale di pertinenza gestionale può essere di tipo scalare, presentando in tal modo in sequenza i risultati intermedi del ciclo operativo, della struttura operativa, della gestione accessoria e finanziaria.
La struttura scalare consente di calcolare dei risultati intermedi per area gestionale, ottenuti dalla somma algebrica di fonti e impieghi correlati all’area stessa. Tali grandezze rappresentano i fabbisogni (se di segno algebrico positivo) o i finanziamenti (se di segno negativo) rispettivamente richiesti e generati dall’area.
Lo schema scalare presentato in Figura 7 permette, al pari di un conto economico marginalistico, di distinguere le componenti patrimoniali variabili e fisse rispetto ai volumi di attività. Mentre il capitale di struttura assume un andamento costante o “a scalini”, simile a quello seguito dai costi fissi, il CCNC presenta un comportamento del tutto assimilabile a quello dei costi variabili.
Il CCNC è ottenuto dalla somma algebrica di crediti verso clienti, debiti verso fornitori e magazzino. Se positivo indica la presenza di un fabbisogno di finanziamento richiesto dalla gestione operativa corrente, mentre se negativo indica la capacità del ciclo di generare risorse finanziarie. Quest’ultima è una situazione tipica delle aziende commerciali, come quelle della grande distribuzione, che vendono a pronti e non hanno, quindi, crediti verso clienti, mentre acquistano le merci con lunghe dilazioni di pagamento. Tali politiche fanno assumere al CCNC un valore pari a zero o addirittura negativo: i flussi finanziari generati con il ciclo operativo potranno così essere utilizzati per effettuare investimenti nella struttura, nell’area accessoria o per ridurre l’esposizione verso i finanziatori.
Il diverso comportamento del fabbisogno di finanziamento corrente rispetto a quello di struttura, rende la prima variabile particolarmente indicata per essere sottoposta ad
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un’indagine mediante l’analisi degli scostamenti: risulterà, infatti, indispensabile enucleare dalla variazione complessiva del fabbisogno di finanziamento variabile la variazione attribuibile ad un diverso “giro d’affari” e quella che, invece, è imputabile ad una diversa efficienza finanziaria, misurabile attraverso i tempi medi di incasso, pagamento e giacenza.