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Il modello di Tiebout

Nel documento Le fusioni tra Comuni (pagine 45-48)

Collegato alle implicazioni viste nell’ultima ipotesi considerata dal modello di Oates, ossia che nella realtà le preferenze degli individui non sono così omogenee come si vuole assumere nel teorema, troviamo il modello formulato da Tiebout che rappresenta anch’esso un importante contributo alla teoria del federalismo fiscale.

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Questo modello nasce in risposta alle affermazioni effettuate nel 1954 da un altro noto economista, Paul Samuelson, il quale dimostrò l’impossibilità di determinare la quantità efficiente di beni pubblici puri da produrre quindi, in conseguenza di ciò, spettava al governo centrale l’assegnazione di questi beni.

Analizzando l’idea di fondo promossa da Tiebout, secondo quanto trattato da Bosi (2001, pp. 342-343), Murer (2011, pp. 10-11), Brosio e Piperno (2009, pp. 72-78), si può affermare che le ipotesi di questo teorema sono:

 che ci sia la completa mobilità dei consumatori nel territorio e che questa non sia legata alla ricerca di un posto di lavoro quanto invece alla ricerca della giurisdizione più adatta;

 che ci sia una perfetta conoscenza di tutte le caratteristiche e le differenze delle diverse giurisdizioni locali in termini di servizi offerti e di tassazione applicata;

 che il numero degli enti locali sia molto elevato, o tendente all’infinito, in modo da permettere la soddisfazione di tutti i cittadini;

 che i servizi vengano prodotti a costi costanti così da ipotizzare che non esistano economie o diseconomie di scala;

 che i beni e i servizi offerti non generino effetti di traboccamento ma che gli effetti ricadano all’interno dei confini dell’area di interesse.

Alla luce di queste ipotesi, il modello di Tiebout afferma che in presenza di eterogeneità delle preferenze ogni cittadino ha la possibilità di “votare con i piedi”, ossia di spostarsi da una giurisdizione all’altra per scegliere quel luogo che, in base al mix di servizi erogati e di imposte applicate, meglio si adatta alle proprie esigenze, massimizzando così la propria utilità.

Lo scopo di questo modello è quello di dimostrare che con la combinazione della mobilità e delle preferenze differenziate si può arrivare alla creazione di comunità in cui le preferenze tendono a uniformarsi, rendendo così migliore la fornitura dei servizi pubblici locali sino a raggiungere un livello Pareto efficiente, in questo modo ci sono le basi anche per instaurare un clima concorrenziale tra enti locali e spingere così verso un miglioramento continuo.

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La l’idea diffusa da tale teorema tuttavia non è libera da alcune criticità reali che inevitabilmente possono emergere osservando l’accoppiamento tra decentramento e mobilità.

In primo luogo si può osservare gradualmente la suddivisione degli enti locali in base al livello di reddito dei suoi abitanti, inoltre nell’ipotesi che ci sia una relazione positiva tra questo e la domanda di servizi pubblici si possono individuare comunità più ricche che offrono maggiori servizi vista la maggior contribuzione da parte dei propri abitanti attraverso il pagamento delle imposte e comunità più povere con un minor livello e qualità nella fornitura dei servizi. In conseguenza di questo è inevitabile un cosiddetto “effetto migratorio” dei più poveri verso le aree più abbienti dato che in questo modo potranno migliorare la propria qualità della vita pagando in via proporzionata rispetto al proprio reddito, a loro volta però i ricchi cercheranno di opporsi cercando di escludere i poveri vista la loro bassa contribuzione al finanziamento dei servizi pubblici. Inoltre il modello non considera che nel momento in cui si lascia piena mobilità ai cittadini si può verificare la situazione di una congestione in certe comunità, considerate migliori, e lo svuotamento di altre, causando in quest’ultime il problema di un eccesso di produzione di servizi rispetto alle richieste effettive e quindi un aumento dei costi di fornitura. In altre parole questo aspetto del modello di Tiebout favorisce una precarietà nei rapporti sociali tra individui, specialmente ricchi e poveri, che si traduce in un clima conflittuale.

Altri aspetti da considerare che confermano come le ipotesi di base del teorema siano troppo semplicistiche e restrittive sono, innanzitutto, che nella realtà i costi degli spostamenti non sono pari a zero; che spesso alla base di una decisione di uno spostamento ci sono valutazioni sui legami affettivi alla famiglia o al territorio; che non è reale pensare che un cittadino conosca tutte le minime informazioni sui servizi forniti dalle altre giurisdizioni e che quest’ultime non possono essere così tante da permettere a tutti gli abitanti di massimizzare la propria utilità.

Alla luce di queste osservazioni si comprende che probabilmente il meccanismo analizzato da Tiebout è applicabile solo in teoria e difficilmente nella realtà, infatti questo lo si può pensare anche considerando che il bene pubblico locale fornito può essere sottoposto al problema della congestione nel suo utilizzo, mettendo un po’ in crisi la non rivalità nel consumo che contraddistingue i beni pubblici e influendo così

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nell’efficacia generale del modello di Tiebout a causa dei maggiori costi sociali che procura. Per questo motivo Oates nel 1969 cercò di dimostrare l’attendibilità di questo modello partendo dall’ipotesi che il mercato immobiliare anticipasse il cosiddetto “voto con le gambe” attraverso il fatto che il prezzo dei beni immobili fosse più alto quando i servizi locali erano migliori e le imposte più basse; i risultati di Oates sembravano favorevoli a questa ipotesi, tuttavia negli anni successivi altri studi in merito portarono a risultati contrastanti con l’assunzione iniziale.

Alla fine si concluse che proprio il problema della congestione poteva essere la causa della mancata applicabilità del modello di Tiebout perché comportava costi marginali crescenti. Quindi per cercare di evitare questo effetto si propose, ad esempio, che l’ente locale poteva chiedere ai cittadini il pagamento del costo marginale privato ante la congestione e al contempo accordarsi con un livello superiore di governo affinché potesse ricevere dei trasferimenti per bilanciare il costo dei nuovi arrivati. Così facendo si dava la possibilità all’ente locale di disporre delle risorse necessarie per fronteggiare la maggior domanda di bene pubblico locale, i relativi costi di fornitura e al contempo permettere a tutti i cittadini di poterne usufruire e garantire così la non rivalità nel consumo.

Nel documento Le fusioni tra Comuni (pagine 45-48)