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Il modello socio-sanitario ed assistenziale del Veneto

il quadro normativo

5. Il Veneto e gli Uffici per le relazioni con il pubblico in sanità

5.2. Il modello socio-sanitario ed assistenziale del Veneto

Il modello sanitario della Regione Veneto si fonda su una forte tradizione di integrazione socio-sanitaria che risale alle principali scelte effettuate negli anni 1994-95: la costituzione di aziende Ulss (unità locali socio-sanitarie) e l’attribuzione alle stesse di una centralità nella programmazione sanitaria complessiva, anche ospedaliera, che ha portato alla costituzione di due sole Aziende ospedaliere nei centri universitari di Padova e Verona.

Questi valori sono confermati dalle scelte successive, che prevedono la valorizzazione della funzione del distretto socio-sanitario e l’unicità dello strumento programmatorio per definire strategie comuni di risposta ai bisogni sociali e sociosanitari. Ciò avviene a livello regionale, tramite il Piano socio- sanitario regionale e a livello locale, con il pieno raccordo tra il PAT57

(Programma delle Attività dei Distretti) e il Piano di Zona dei servizi sociali e sociosanitari58, tramite la stipula dell’accordo di programma tra ogni Ulss ed i

Comuni dell’ambito territoriale della stessa Ulss.

Le principali finalità59 del Piano socio-sanitario regionale 1996-1998 ancora vigente60 sono:

1. la promozione e la tutela della salute individuale e collettiva fisica, psichica e sociale dei singoli così come dei gruppi e delle comunità attraverso interventi finalizzati alla rimozione della cause di malattia, potenziando in particolare le attività di prevenzione, riabilitazione, reinserimento garantendo altresì una continuità terapeutica e da assistenziale;

2. l’erogazione di livelli uniformi di assistenza che siano in grado di superare gli squilibri fra domanda e offerta di servizi socio-sanitari

57 Previsto dal d.lgs. 229/99

58 Previsto dall’art. 19 della legge quadro dei servizi sociali n. 328/2000. 59 Piano Socio-sanitario regionale per il triennio 1996-1998, capo I, art 2. 60 La proposta di Piano socio-sanitario 2003-05 è ancora in fase di approvazione.

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nelle diverse aree del territorio regionale perseguendo in maniera diffusa livelli qualitativi elevati di assistenza, nonché la garanzia per i cittadini di eque opportunità di accesso alle attività e alle prestazioni sanitarie erogate;

3. il raggiungimento di una più elevata efficacia e produttività del sistema di servizi socio-sanitari attraverso il miglioramento della qualità dei servizi e la razionalizzazione dell’uso delle risorse;

4. l’umanizzazione dei servizi, la realizzazione della piena integrazione programmatica tra servizi sanitari e socio-assistenziali, la valorizzazione della solidarietà organizzata e della famiglia.

Come si diceva sopra, la regione Veneto si caratterizza per una forte dimensione d’integrazione socio-sanitaria, esplicitata anche nel Piano Socio- sanitario61, integrazione che si attua attraverso la gestione unitaria dei servizi sociali in ambiti territoriali omogenei e la delega da parte dei Comuni della gestione dei servizi stessi all’Unità locale socio-sanitaria o, alternativamente, la stipula di accordi di programma tra gli enti interessati. L’integrazione viene attuata dal Direttore Generale attraverso il Direttore dei Servizi sociali che fornisce il supporto per l’elaborazione del Piano di zona e che ne segue l’attuazione. Il Distretto socio-sanitario è la sede in cui avviene l’integrazione operativa sulla base dei contenuti e della modalità previste dall’Accordo di programma o dall’atto i delega. Il distretto, pertanto, costruisce centro di riferimento dei cittadini per le attività dei servizi sanitari e socio-assistenziali sul territorio, sia specifiche che tra loro integrate.

5.2.1. Sviluppi e sperimentazioni: il piano socio-sanitario 2003-200562

61 Piano Socio-sanitario regionale per il triennio 1996-1998, capo II, art 1.

62 Lo schema del Piano Socio-sanitario è stato approvato dalla Giunta regionale come disegno di

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Il PSSR 2003-2005 “Piano regionale dei servizi alla persona e alla comunità”, approvato dalla Giunta regionale nella seduta del 10 giugno 2003, ha come obiettivo la modernizzazione del sistema che, sul piano territoriale, si fonda su tre assi fondamentali:

1. individuazione di ambiti territoriali sopranazionali in cui collocare la gestione dei servizi maggiormente suscettibili di raggiungere più elevate economie di scala con dimensioni territoriali più ampie (gestione di servizi di area vasta);

2. ristrutturazione interna del sistema con accentuazione delle terzietà delle funzioni di finanziamento delle strutture rispetto a quelle di produzione delle prestazioni, con assoluta parità fra produttori accreditati e forte legame con il fabbisogno socio-sanitario;

3. riorganizzazione della funzione ospedaliera all’interno delle aziende ULSS al fine di consentirne l’effettiva responsabilizzazione ed il governo. Nella proposta di Piano Socio-Sanitario 2003-2005 si prevedono importanti innovazioni nell’assetto programmatorio e gestionale:

• si definiscono i criteri di “area vasta”, con i quali la Regione promuove la realizzazione di compiti di programmazione e gestione di servizi in rete, che interessino più ambiti aziendali, anche interprovinciali. Il riferimento prioritario è quello all'attività svolta dai servizi territoriali e ospedalieri in rete, all'urgenza-emergenza, alle attività ospedaliere ad altissima specializzazione il cui bacino di afferenza è individuato in aree sovra- nazionali;

• sperimentazione di integrazione istituzionale: si ipotizza un nuovo modello di governo di tutti i servizi con nuove forme di collaborazione tra Regione e Comuni, attraverso la costituzione di Aziende Unitarie Locali per i Servizi alla Persona (AULSP). Le Aziende dovrebbero incorporare tutte le funzioni attualmente garantite dalle ULSS e quelle oggetto di gestione da parte dei Comuni. La sperimentazione gestionale a valenza istituzionale è finalizzata a verificare l’affidabilità e le condizioni di

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generalizzabilità di un nuovo modello di gestione dei servizi alle persone della Regione Veneto, che si radica sulle esperienze di integrazione più consolidate e le porta ad ulteriori traguardi. Queste Aziende conserveranno l'attuale organizzazione nelle tre strutture primarie aziendali “Dipartimento di prevenzione, Ospedale e Distretto Socio Sanitario, al quale vanno ricondotte sotto il profilo operativo tutte le attività sociali dell’azienda” . La gestione delle risorse è gestita con modalità unitarie, con assegnazione di budget ai tre macro livelli di assistenza: sanitaria, sociosanitaria e sociale. Anche la erogazione dei Lea (sanitari, sociosanitari e sociali) è incardinata in questa logica.

• Sperimentazione del distretto ad elevata autonomia gestionale: in analogia a quanto previsto per le sperimentazioni gestionali a livello aziendale, potranno essere realizzate sperimentazioni finalizzate a garantire una gestione unitaria di tutti i servizi sanitari, sociosanitari e sociali ricompresi nei livelli essenziali di assistenza di ambito distrettuale. È inoltre in corso la ridefinizione della rete delle residenze sanitarie assistenziali e, per garantire alla popolazione anziana la continuità tra assistenza ospedaliera e assistenza distrettuale, è stata avviata la sperimentazione delle residenze sanitarie distrettuali. Nascono quindi gli Ospedali di comunità, riservati a pazienti con età superiore a 65 anni, con posti letto destinati a pazienti in dimissione dai reparti ospedalieri per acuti che devono ancora consolidare la condizione fisica o che devono continuare in modo intensivo il processo di recupero, con permanenza non superiore a tre mesi. La proposta di PSSR 2003- 2005 prevede, inoltre, che la programmazione locale integri le scelte previste dal Programma attuativo locale (PAT) e dal Piano di zona, portando i due strumenti ad una sintesi unitaria con uno strumento organico e coordinato di programmazione.

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5.3. Gli aspetti normativi degli Uffici per le relazioni con il