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Il narodnost′ nella letteratura russo-sovietica

Parte I – La letteratura russo-sovietica in Italia

I. 2 «L‟Ordine Nuovo» e la letteratura russa a Torino

I.3. Dal narodnost′ sovietico al nazionale-popolare gramsciano

I.3.1 Il narodnost′ nella letteratura russo-sovietica

Nel 1981 Vittorio Strada, discutendo l‟affermarsi del realismo socialista in Unione Sovietica, osserva che «negli anni ‟30 si discusse anche del carattere “popolare” della letteratura del passato, cioè della società divisa in classi, e si affermò, naturalmente, il carattere “popolare” del “realismo socialista” e la

narodnost´ si aggiunse in una sacra triade alla partijnost´ [partiticità] e all‟idejnost´

[valore ideologico]»399. A ben vedere il carattere nazionale e popolare (il narodnost´ russo) è tra i principi più antichi e autorevolmente fondati del pensiero marxista sulla letteratura, essendo attestato l‟interesse politico per la letteratura popolare innanzitutto negli scritti di Marx ed Engels, e in seguito nelle riflessioni di Lenin, di Lukács e di Gramsci, oltre che nella pratica della “letteratura proletaria mondiale” in atto dai primi del Novecento400, e nelle teorie letterarie sovietiche affermatesi ben prima degli anni Trenta. Come ha rilevato Maureen Perrie,

La parola narodnost′ risulta essere stata usata per la prima volta nel 1819 dal poeta P. A. Viazemskii in una lettera a Turgenev […]. Ma perché […] egli

398 Ibidem. Le polemiche su «Il Politecnico», segnale di un momento socio-letterario non dissimile, si

innescarono, come è noto, in seguito alla pubblicazione, con “riserva” redazionale sulla qualità letteraria, del racconto: GIUSEPPE GRIECO, All‟alba si chiudono gli occhi, «Il Politecnico», n. 22, 23 febbraio 1946, p. 3.

399 V

ITTORIO STRADA, Dal “realismo socialista” allo ţdanovismo, in Storia del marxismo, vol. III, tomo II, Il marxismo nell‟età della Terza Internazionale, Einaudi, Torino 1981, p. 242.

400 «Sebbene la “letteratura proletaria” si sia imposta all‟attenzione del mondo solo per poco tempo, tra la

fine degli anni Venti e l‟inizio degli anni Trenta […] le sue radici affondano nei primi incontri tra gli scrittori e il movimento socialista all‟inizio del Novecento» (M. DENNING, L‟internazionale dei

romanzieri, cit., pp. 627-628). Inoltre: «L‟immensa popolarità delle opere di Zola tra i militanti socialisti

e l‟avvento della generazione di Gor´kij portarono il romanzo alla ribalta della cultura socialista: i realisti che vissero a cavallo dei due secoli furono salutati come gli eredi di Balzac e Tolstoij, e il realismo divenne la poetica egemone tra gli intellettuali socialisti. La nozione di “realismo critico” che Lukács difenderà negli anni Trenta, nasce in questo clima culturale»; «Benchè il realismo socialista avesse già preso forma, [nei primi del Novecento] i tempi non erano ancora maturi per un‟internazionale degli scrittori» (ivi, p. 629).

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ha sentito la necessità di coniare il termine narodnost′, se la lingua russa già possedeva il termine natsional′nost? La sua decisione può riflettere in parte una ripulsa per le parole di origine straniera […] ma essa riflette anche la consapevolezza di Viazemskii che l‟aggettivo narodnij, dal quale il sostantivo narodnost′ è stato [da lui] derivato, non era solo l‟equivalente russo del francese national ma anche di populaire […] “[…] come in francese si direbbe chanson populaire e esprit national”, scrisse [Viazemskii] nel 1824.401

Non si può certamente tracciare una linea di identità, è appena il caso di ribadirlo, tra le riflessioni di Gramsci e gli antecedenti russi; ma le forti assonanze sono sintomatiche di un interesse e di un orientamento del pensiero gramsciano, che rivela al contempo la percepita attualità della sintesi di nazionale e popolare espressa dal concetto di narodnost′. Quando Gramsci nei Quaderni precisa i termini del problema che lo induce a coniare la formula del nazionale-popolare, richiama l‟attenzione sul medesimo ordine di problemi sentito dal poeta russo Viazemskii nei primi decenni dell‟Ottocento; anche Gramsci manifesta la necessità di superare la ristrettezza ideologica del termine “nazionale” e muove da un confronto terminologico con le altre lingue, francese compreso:

È da osservare il fatto che in molte lingue, «nazionale» e «popolare» sono sinonimi o quasi (così in russo, così in tedesco […]; in francese «nazionale» ha un significato in cui il termine «popolare» è già più elaborato politicamente […]). In Italia, il termine «nazionale» ha un significato molto ristretto ideologicamente, e in ogni caso non coincide con «popolare» (Q,

2117).

In Russia il significato del termine narodnost′ applicato alla letteratura, rileva Perrie, permette appunto l‟integrazione del concetto di «popolare»:

A sua volta, la parola russa narod può significare sia “nazione” sia “popolo”, nel senso della gente “comune” o “semplice” (prostoi narod). Il termine narodnost′, quando applicato alla letteratura, giunge a riferirsi non solo al suo “carattere nazionale” nel senso di un‟ambientazione o un colore russo, ma anche a elementi di folclore nel suo stile o contenuto. A loro volta, il folclore e i suoi caratteri e i suoi portatori, i prostoi narod, giungono a essere visti come gli esemplari più veri del carattere nazionale russo.402

401 M

AUREEN PERRIE, Narodnost′: Notions of National Identity, in CATRIONA KELLY,DAVID SHEPHERD

(ed. by), Constructing Russian Culture in the Age of Revolution: 1881-1940, Oxford University Press, Oxford-New York 1998, p. 28; qui e in seguito traduzione mia.

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È importante rilevare che già nella Russia dell‟Ottocento, come poi in Gramsci in più moderna e complessa articolazione, la diade nazionale-popolare implica il principio della dialettica tra consapevolezza e spontaneità. Già Vissarion Belinskij infatti, sottolineava che

le riforme di Pietro avevano innescato il processo di trasformazione del narod in natsiia, elevando la sua consapevolezza attraverso l‟educazione. Una vera cultura e letteratura nazionale, argomentava Belinskij, avrebbe dovuto essere caratterizzata non da uno pseudo-folklorismo, ma dallo sviluppo di un più genuino spirito nazionale, lungo le linee di sviluppo della consapevolezza nazionale occidentale.403

Sia nel discorso di Belinskij, che pone l‟accento sulla necessità della consapevolezza nazionale occidentale, sia nel discorso sopra citato di Gramsci, che sottolinea la necessità dell‟elemento popolare, del narod russo, l‟esigenza del legame tra l‟elemento spontaneo, folclorico, e l‟elemento consapevole o culto è evidente. Nei Quaderni Gramsci è attento a entrambi gli aspetti del problema, di cui rivendica la soluzione nella dialettica tra elemento spontaneo e consapevole messa in atto nella politica ordinovista dei consigli di fabbrica. Non è un caso che nel periodo dell‟«Ordine Nuovo», per quanto riguarda il problema dell‟arte, l‟attenzione di Gramsci sia stata rivolta in particolare alle avanguardie e agli esperimenti sovietici del Proletkul‟t.

Il problema della frattura letteraria tra alta cultura e cultura popolare precede quindi la Rivoluzione d‟Ottobre e attraversa tutto il periodo post-rivoluzionario. Discutendo le origini culturali del realismo socialista, Irina Gutkin per esempio ricorda che «in Russia la separazione tra l‟alta cultura dell‟elite istruita e la bassa cultura delle masse non istruite e illetterate è stato a lungo un problema centrale per l‟intellighenzia», e che nel XIX secolo sono state prospettate due strategie di soluzione:

La prima, tipica degli occidentalisti, era una strategia “dell‟istruzione” fondata sul sogno di innalzare il livello d‟educazione e i gusti delle masse al livello dell‟intellighenzia […] come nel famoso auspicio di N. A. Nekrasov che i contadini “avrebbero comprato al mercato Belinskij e Gogol, non lo stupido [romanzo d‟appendice] Milord” […]. Un altro modello […] tipico degli slavofili […] consisteva nel creare letteratura edificante accessibile al popolo semplificandola (pratica adottata da Tolstoij). L‟avanguardia, a

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cominciare dai simbolisti, tentò di colmare il divario tra arte d‟elite e gusto popolare ricercando una sintesi delle due.404

Non è necessario addentrarsi nel problema del percorso storico e culturale che dalle avanguardie conduce al realismo socialista405; basta qui ricordare che il principio del narodnost´, nonostante le alterne fortune a cui è andato soggetto l‟uso del termine, è stato presente nella cultura sovietica ben prima degli anni Trenta. È utile invece sottolineare come il principio del narodnost´ letterario sovietico e, nelle riflessioni di Gramsci, il nazionale-popolare in Italia, nel corso degli Trenta e Quaranta assumano un ruolo particolarmente importante, perché nella riflessione comunista rappresentano sempre più un‟arma imprescindibile sul fronte culturale della lotta contro il fascismo.

Per quanto riguarda l‟attenzione sovietica alla “popolarità” della letteratura, si può ricordare l‟impostazione data dal Proletkul‟t406 al problema dell‟arte, qui in una tarda formulazione (il Proletkul‟t è oramai al tramonto)407 pubblicata nel 1923 sul n. 8 della rivista moscovita «Gorn»:

L‟arte borghese […] agisce sulla psiche indebolendola, abitua a una passività contemplativa, inculca nelle masse abitudini, gusti, tutta un‟ideologia vantaggiosa per le classi dominanti. […] è necessario […] Seguire la direttrice della massima classista proletaria, respingendo insieme la distinzione borghese feticistica tra arti “elevate” e arti “basse”.408

Ma già pochi giorni prima della Rivoluzione bolscevica, nelle tesi approvate dalla prima Conferenza delle «organizzazioni proletarie d‟educazione culturale» del

404 I

RINA GUTKIN, The Cultural Origins of Socialist Realist Aesthetic 1890-1934, Northwestern University Press, Evanston (Illinois) 1999, p. 72; p. 73, traduzione mia.

405

Né si intende qui seguire (o avvallare) la bizzarra ma diffusa tesi di un‟identità delle avanguardie e del realismo socialista in termini di pulsione al totalitarismo (cfr. BORIS GROYS, trad. ing. The Total Art of

Stalinism. Avant-Gard, Aesthetic Dictatorship, and Beyond, translated by Charles Rougle, Princeton

University Press, Princeton (New Jersey) 1992); l‟opera di Groys è stata da più parti criticata, ma accolta nell‟impianto generale, secondo Duccio Colombo, perché «l‟intenzione di fondo – manifesta in Groys, che ha tanti difetti, ma il pregio di un‟estrema chiarezza – è quella di estendere all‟avanguardia la condanna morale del realismo socialista» (DUCCIO COLOMBO, Scrittori, in fabbrica! Una lettura del

romanzo industriale sovietico, Pacini, Pisa 2008, p. 7).

406

Sul Proletkul‟t russo cfr. G.MELE, Cultura e politica in Russia. Il Proletkul‟t 1917-1921, cit.

407 Il Proletkul‟t in Unione Sovietica «sarà formalmente disciolto nel 1932», ma già «a partire dal 1922

non farà che vivacchiare in un piccolo numero di organismi incaricati di attività paraculturali destinati ai lavoratori, organismi che d‟altronde saranno posti sotto tutela dei sindacati nel 1925» (ivi, pp. 24-25).

408

Le tesi sull‟arte approvate durante la riunione del Presidium del CC del Proletkult‟ panrusso si leggono in MARIO DE MICHELI, Le avanguardie artistiche del Novecento, Feltrinelli, Milano (1966) 200437, p. 410.

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Proletkul‟t, si afferma la necessità di «dotare la classe operaia del sapere, di educare i suoi sensi all‟arte, in vista di rafforzare la sua lotta gigantesca per la costruzione della nuova società»409. La tensione verso una dimensione popolare dell‟arte è anche qui implicita. Secondo Giannarita Mele, anche se «il Proletkul‟t non è stato solo questo, né solo questa è stata l‟eredità trasmessa alla società che usciva dalla guerra civile», pure «sfogliando le pagine della rivista Na Postu, vengono alla mente le somiglianze con il linguaggio e con la mentalità esistenti nel Proletkul‟t»410

. Strada ricorda che «tra il Proletkul‟t e il “Na Postu” c‟è un anello di mediazione: il gruppo di scrittori proletari Kuznicka (La fucina), formatosi nel 1920 da scissionisti del Proletkul‟t»411, e come «dalla crisi del proletkul‟t nacque il napostovtstvo, cioè […] il gruppo di scrittori proletari della rivista “Na postu”, diretto da B. Volin, G. Lelevič e S. Rodov»412. Questi sviluppi si radicano quindi in una tradizione che precede la stessa Rivoluzione d‟Ottobre, e caratterizza fin dal 1917 il periodo post- rivoluzionario. La ricerca di una dimensione popolare dell‟attività letteraria, caratteristica dell‟approccio russo post-rivoluzionario (e ancora prima della letteratura che ha affiancato il movimento socialista e poi comunista mondiale), saranno ben presto recepiti e rielaborati in Italia da Gramsci.