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Parte I – La letteratura russo-sovietica in Italia

I. 2 «L‟Ordine Nuovo» e la letteratura russa a Torino

I.2.3 Letteratura e psicologia delle classi

Definiti i termini della dicotomia culturale e letteraria alla base delle analisi gramsciane, prima di osservare un Gramsci intento alla ricerca di un terreno culturale utile alla pars contruens letteraria, nella fase ordinovista identificata nella letteratura proletaria, è utile approfondire le modalità attraverso le quali Gramsci lega cultura, letteratura e politica; nel 1918 per esempio, nel pieno della polemica contro il protezionismo e il suo volto politico identificato nel nazionalismo, Gramsci afferma che «il nazionalismo italiano è nato come fenomeno letterario»350, tanto che

il pontefice del nazionalismo nostrano è sempre Enrico Corradini, letterato tipicamente italiano, nell‟opera del quale la sonorità verbale soverchia il pensiero, la bella frase soverchia la logica, il sensualismo soverchia la comprensione umana della vita. Enrico Corradini è il Maurizio Barres d‟Italia.351

L‟anno successivo Gramsci denuncia i fatti di Fiume in quanto escalation dell‟anarchia dissolutrice di una borghesia che sovrappone il più gretto interesse

particulare ad una visione nazionale oramai smarrita; il ruolo assegnato da Gramsci

all‟elemento letterario nella dinamica reazionaria è cospicuo:

Il gesto di D‟Annunzio aveva inizialmente un mero valore letterario: D‟Annunzio preparava e viveva gli argomenti di un futuro poema epico, di un futuro romanzo di psicologia sessuale e di una futura collezione di “Bollettini di guerra” del comandante Gabriele D‟Annunzio. […] Ma il colonnello D‟Annunzio trova dei seguaci, ottiene che una parte della classe borghese assuma una forma imperniando la sua attività nel gesto di Fiume. […] Il gesto letterario diventa un fenomeno sociale. Come in Russia i

350

A.GRAMSCI, Maurizio Barres e il nazionalismo sensuale, «Il Grido del popolo», XXIII, n. 710 (2 marzo 1918); cito da ID., Scritti giovanili 1914 – 1918, cit., p. 189.

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governi di Omsk, di Ekaterinodar, di Arcangelo ecc., in Italia il governo di Fiume viene assunto come la base di una riorganizzazione dello Stato […] D‟Annunzio sta a Nitti come Kornilof a Kerenski. Il gesto letterario ha scatenato in Italia la guerra civile.352

Non si tratta della boutade retorica di un Gramsci intento a denunciare l‟avventura di Fiume con la prima immagine polemica che può venire in mente a proposito di D‟Annunzio (il bel gesto letterario): vi si svolge invece un‟osservazione sui rapporti tra letteratura, costume e politica nella quale si può riconoscere un importante motivo conduttore delle analisi gramsciane. Infatti Gramsci poco oltre ribadisce che «il gesto letterario ha dato inizio alla guerra civile»353, e non per pura combinazione, ma in quanto «l‟avventura dannunziana ha rivelato e dato forma politica a uno stato di coscienza diffuso e profondo»354.

Se l‟ambito letterario è campo di battaglia sociale e politica, una lotta per l‟egemonia vi si combatte soprattutto sul terreno della letteratura popolare, e il giovane Gramsci sente l‟urgente necessità di approfondire i termini teorici e pratici dello scontro. Gramsci mostra di avere già assimilato e approfondito, in questa fase, la lezione teorica di Labriola. Non si comprende appieno il senso dell‟attenzione gramsciana per la letteratura popolare, né del versante letterario della «battaglia delle idee» condotta sull‟«Ordine Nuovo», né della successiva teorizzazione del nazionale-popolare (e le relative note dei Quaderni) se non si rileva l‟importante ruolo attribuito alla letteratura nell‟ascesa della reazione nazionalista e fascista in Italia, come denuncia Gramsci nel 1924:

Perché il romanzo d‟appendice, tipo Casa Sonzogno, era così popolare in Italia prima della guerra? Perché il «Secolo» è stato il giornale più diffuso? Perché Carolina Invernizio è stata la romanziera (e il romanziere) più letto? Perché ha ancora tanta fortuna il teatro di Dario Nicodemi? […] È questo il lato romantico del movimento fascista, dei fascisti come Mario Gioda, Massimo Rocca, Curzio Suckert, Roberto Farinacci, ecc. ecc.; una fantasia squilibrata, un brivido di eroici furori, un‟irrequietezza psicologica che non

352 A.G

RAMSCI, L‟unità nazionale, «L‟Ordine Nuovo», I, n. 20 (4 ottobre 1919); tutte le citazioni da «L‟Ordine Nuovo» settimanale sono tratte da: L‟Ordine Nuovo. Rassegna settimanale di cultura

socialista. Torino Anno I, numero1, 1o maggio 1919 – Anno II, numero 23, 24 dicembre 1920. Rassegna

di politica e di cultura operaia, Roma Serie III, anno I, numero 1, marzo 1924 – Serie III, anno II,

numero 1, 1o marzo 1925, Feltrinelli reprint, Feltrinelli, Milano 1966.

353 A.G

RAMSCI, L‟unità nazionale, cit.

354 Ibidem. Un salto dal 1919 ai Quaderni consente di osservare la persistenza di questo tema: «si

potrebbe studiare la politica di D‟Annunzio come uno dei tanti ripetuti tentativi di letterati (Pascoli, ma forse bisogna risalire anche a Garibaldi) per promuovere un nazionalsocialismo in Italia (cioè per condurre le grandi masse all‟idea nazionale o nazionalista-imperialista)» (Q, 797).

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hanno altro contenuto ideale che i sentimenti diffusi nei romanzi d‟appendice del romanticismo francese del ‟48: anarchici pensavano la rivoluzione come un capitolo dei Miserabili […] fascisti vogliono fare i «principi rodolfo» del buon popolo italiano.355

Pur nella sua peculiare foga satirica questo articolo, che attribuisce al romanticismo del fascismo cittadino la forma mentis derivata dalla lettura di «Eugenio Sue, il più completo rappresentante e grandiosamente imbecille di tutto questo movimento romantico»356, anticipa quel filone delle indagini gramsciane sul rapporto tra letteratura e politica che sarà esteso e approfondito nei Quaderni, come suggerisce il riferimento al ruolo del romanticismo letterario francese nei moti rivoluzionari ottocenteschi: «Il romanticismo francese del ‟48 ha anch‟esso lanciato una parte della piccola borghesia nelle barricate, accanto alla classe operaia; ma la classe operaia era ancora debole, non riuscì a prendere il potere; il potere fu preso da Luigi Bonaparte, la piccola borghesia divenne cesarea»357. Similmente, il rivolgimento a destra della piccola borghesia dall‟anarchismo al fascismo, che dà luogo al «lato romantico del movimento fascista»358, è correlato da Gramsci all‟involuzione psicoletteraria da Victor Hugo a Eugene Sue.