• Non ci sono risultati.

L‟«Ordine Nuovo» e il Proletkul‟t di Torino

Parte I – La letteratura russo-sovietica in Italia

I. 2 «L‟Ordine Nuovo» e la letteratura russa a Torino

I.2.5 L‟«Ordine Nuovo» e il Proletkul‟t di Torino

I compiti dell‟avanguardia culturale delineati da Gramsci sull‟«Ordine Nuovo» sono interessanti anche per l‟implicita e articolata prospettiva egemonica che vi si può cogliere, già precorritrice degli sviluppi futuri in direzione del nazionale-popolare, e delle articolate teorizzazioni sull‟egemonia dei Quaderni:

Dobbiamo educare i proletari alla gestione della fabbrica comunista e all‟autogoverno. Ma questo compito che i socialisti si propongono non può essere svolto simultaneamente per tutti gli strati della classe lavoratrice: è necessario promuovere il formarsi di gerarchie di cultura, il formarsi di un‟aristocrazia dei comunisti d‟avanguardia, dei giovani più volenterosi e più capaci di lavoro e sacrificio. Ad essi appunto spetterà il compito di rendere popolari i concetti rivoluzionari, di svolgerli tra le masse locali adattandoli alle differenti psicologie, investendo del loro spirito i problemi locali delle regioni, dei differenti ceti proletari e semiproletari.376

Nell‟editoriale del numero successivo della rivista torinese Gramsci infatti da una parte ribadisce l‟ineludibilità del problema dell‟eredità culturale, essendovi «nel cumulo di nozioni tramandate da un millenare lavoro di pensiero, degli elementi che hanno un valore eterno, che non possono che non debbono perire»377, dall‟altra, ribadendo le osservazioni critiche espresse nel periodo bellico, denuncia la degenerazione che si esprime nella bieca strumentalizzazione borghese della cultura e dell‟arte, decaduta a «oggetto di commercio e strumento di guerra»378

. Da qui i compiti culturali del proletariato italiano, che può e deve seguire l‟esempio della Rivoluzione russa:

Il proletariato, conquistato il potere sociale, dovrà porsi all‟opera per riconquistare […] il devastato mondo dello spirito. Questo stanno facendo oggi, guidati da Massimo Gor´kij gli operai della Russia, questo si deve fare dappertutto ove il proletariato è prossimo ad aver raggiunto la maturità che è necessaria per la trasformazione sociale.379

La letteratura sovietica è infatti presente nell‟«Ordine Nuovo» settimanale (1919-1920) soprattutto con novelle, aforismi e citazioni varie dello stesso Maksim Gor´kij, che in un‟occasione viene persino “difeso”, letterariamente e politicamente,

376 A.G

RAMSCI, Cronache dell‟«Ordine Nuovo», «L‟Ordine Nuovo», I, n. 14 (16 agosto 1919).

377

A.GRAMSCI, Cronache dell‟«Ordine Nuovo», «L‟Ordine Nuovo», I, n. 15 (23 agosto 1919).

378 Ibidem. 379 Ibidem.

103

contro un‟interpretazione nostrana di Roberto Mondolfo dallo stesso Gramsci, il quale osserva che la novella gorkiana Lampadine «rende con sufficiente chiarezza il processo di sviluppo del comunismo russo. Il Mondolfo, che non tiene conto del fatto essenziale della Rivoluzione russa: lo stato dei Soviet, non ha compreso la novellina»380. Gramsci sottolinea che il tendenzioso misreading di Mondolfo si regge su un errore nella traduzione della novella di Gor´kij:

il suo testo non è esatto: è stato tradotto dal tedesco, mentre il “Mercure de France” ne ha pubblicato una diretta traduzione dal russo. […] non è un villaggio che espropria un altro villaggio, ma le requisizioni avvengono nel selo, cioè nel centro campagnolo dove abita la borghesia, i ricconi (come il mugik chiama la borghesia); nel “castello” come si esprimerebbe un contadino meridionale d‟Italia.381

La critica di Gramsci all‟antisovietismo di Mondolfo è parte di una contrapposizione politica di più ampio respiro, ma l‟attenzione alle sue implicazioni letterarie è un indizio dell‟interesse per la ricezione della letteratura russa del giovane Gramsci. La propaganda per il movimento del Proletkul´t, sottintesa in tutta l‟impostazione data al problema culturale nell‟«Ordine Nuovo», culmina nella pubblicazione, nel dicembre 1920, di un ampio articolo descrittivo sull‟istituzione,382 rafforzato politicamente dall‟energico scritto della first lady sovietica pubblicato nel numero seguente, dove si legge: «noi abbiamo la ferma convinzione che anche l‟istruzione del popolo è una questione che deve essere lasciata nelle mani del popolo»383; significativa anche la pubblicazione del Manifesto dell‟Ufficio

Internazionale di Cultura Proletaria384.

L‟esigenza di un‟arte che renda centrale il tema del lavoro (con annessa satira della tematizzazione romanzesca borghese, «i romanzi dove si impiegano trecento pagine per venire a sapere se la viscontessa si diverte col barone, o col marchese, o con tutti e due»385), è esposta dall‟articolo Arte e lavoro, che già prefigura l‟intervento di Gor´kij al I Congresso degli scrittori sovietici (1934)386. L‟auspicio di

380 Recensione di Gramsci a R

ODOLFO MONDOLFO, Leninismo e marxismo, «Critica sociale», aprile- maggio 1919, in «L‟Ordine Nuovo», I, n. 2, 15 maggio 1919.

381 Ibidem.

382 Il proletkult russo, «L‟Ordine Nuovo», II, 5, 12 giugno 1920 (firmato “un compagno russo”). 383 N.C.K

RUPSKAIA ULIANOVA, Istruzione popolare, «L‟Ordine Nuovo», II, 6, 19 giugno 1920.

384

Per la cultura degli operai, «L‟Ordine Nuovo», II, n. 18, 16-23 ottobre 1920.

385 Arte e lavoro, «L‟Ordine Nuovo», II, n. 12, 14 agosto 1920 (firmato «P. H.»). 386 Cfr. ibidem.

104

una diffusione occidentale della prassi dell‟arte proletaria si esplicita chiaramente in un editoriale dove si argomenta a favore della rivista «Clarté», la quale «rappresenta, secondo noi, un tentativo originale per attuare nell‟Occidente europeo, gli stessi principi e gli stessi programmi che in Russia sono attuati dal movimento di “cultura proletaria”»387

.

Tra le prospettive artistiche elaborate su l‟«Ordine Nuovo» quotidiano, ha un ruolo particolare la dimensione epica dell‟arte e della letteratura, indagata nelle poetiche dell‟avanguardia, nell‟arte popolare (folclorica), nella letteratura russa ottocentesca di Dostoevskij o di Zola, nel simbolismo di Tijucev, nei racconti di Gor‟kij o nella recensione del romanzo recentemente tradotto dello statunitense Sinclair Lewis (Jimmy Higgins, 1919), che narra le vicissitudini del lavoro e della guerra di un operaio statunitense.388

In un articolo su Blok pubblicato nell‟agosto 1921, Pierre Pascal afferma che il poeta russo, «pur non comprendendo la rivoluzione nelle sue inevitabili conseguenze […] scrive però l‟epopea delle classi gettate dall‟antico regime nel fango, ma elevate dalla rivoluzione all‟ideale»389. Nel settembre 1922 un articolo di Gustavo Mersù discute le prospettive dell‟arte proletaria, prendendo spunto da un dibattito che ebbe luogo nel 1921, alla casa del popolo di Torino, tra Prezzolini e alcuni operai. Come l‟arte popolare tradizionale è un esito storico dell‟autonomo controllo del ciclo produttivo nelle società tradizionali, le prospettive avanguardistiche dell‟arte proletaria si fondano sul controllo operaio della fabbrica:

Dove troviamo l‟arte popolare? Nell‟artigianato d‟una volta e fra i contadini viventi in regime patriarcale […]. Questi elementi estetici sviluppati nel

387 Cronache dell‟Ordine Nuovo, «L‟Ordine Nuovo», II, n. 22, 11-18 dicembre 1920. Come ha

sottolineato Bruno Tobia, Barbusse si era avvicinato «negli anni del movimento “Clarté”, tra il 1919 e il 1922, se non propriamente al marxismo, quanto meno ad un razionalismo sociale vivificato dal pensiero di Marx e mediato essenzialmente dall‟esperienza rivoluzionaria dell‟Ottobre sovietico»; «il movimento “Clarté” doveva apparire a Gramsci […] come un movimento che, dopo l‟affermazione della Rivoluzione russa, fosse capace, superando anche i limiti del rollandismo e della concezione dell‟intellettuale au

dessus de la mélée, di impegnare l‟uomo di cultura nella difesa delle nuove verità che il movimento

dell‟Ottobre si sforzava di edificare sulle rovine del sistema capitalistico» (BRUNO TOBIA, La diffusione

in Italia del movimento «Clarté» di Henrì Barbusse, «Storia Contemporanea», VII, n. 2, giugno 1926, p.

226; p. 232).

388 «Più che di un romanzo si tratta di una cronistoria. […] La vita operaia, sperduta e naufraga nel

marasma gelido e crudele della vita capitalistica […] L‟unico difetto del libro consiste forse in una certa disgregazione, da cronaca e non da romanzo. Ma […] la vita attuale non è essa stessa disgregata e capovolta?» (recensione firmata RUBER, Il faticone di Sinclair Lewis, «L‟Ordine Nuovo», 17 ottobre 1922, p. 3).

389 P

105

corso dei secoli e tramandati […] danno in ultimo […] i diversi stili dell‟arte popolare. […] Bisogna convincersi che il bello è perfettamente conciliabile col pratico […]. Io credo […] [che] la tecnica moderna offra […] gli elementi per un‟arte veramente classica: purezza delle linee, armonia delle masse, equilibrio delle proporzioni […]. L‟educazione estetica dell‟operaio non deve occuparsi in prima linea dell‟arte pura, ma dell‟arte applicata […] i germi dell‟arte del proletariato sono riposti là dove è la sua forza: nel lavoro.390

Se in questo articolo l‟idea di arte proletaria si lega alla dimensione politica ordinovista della società di produttori, nel numero del I maggio 1922 un ampio articolo di Zino Zini celebra Zola come «il superbo manovale della letteratura», il moderno Omero che canta la dimensione ferina dell‟uomo nella moderna società delle macchine:

Il romanzo meccanico, che è quanto dire il romanzo moderno: ecco l‟opera di Zola! […] Nessuno più di lui ha trasfuso nell‟opera letteraria questa impressione del ferro stridulo e del moto ritmico che è nella vita di oggi […] la macchina è dappertutto […] Zola fu l‟Omero di questa infaticabile fucina che è diventato il nostro globo. […] Meccanico e biologico a un tempo, il romanzo del grande maestro francese si muove tra i due poli della concezione moderna: la macchina e l‟animale. […] Non altrimenti sentirono i greci la febbre dionisiaca […] perché rinnegare il selvaggio, l‟uomo naturale che è dentro di noi?391

Dopo l‟epica meccanica della wilderness moderna tracciata da Zini, un articolo di Maurice Parijanine pubblicato lo stesso mese sembra alludere a una dimensione popolare e epica dell‟arte simbolista di Tjucev:

La Russia rivoluzionaria, che possiede spirito assai più aperto che non s‟immagini in Occidente, ha deliberatamente adottato Tucef il cui pensiero non appartiene alla rivoluzione. […] Come mai Tucef può diventare popolare? […] l‟espressione è astrusa. In compenso esiste in lui quell‟incanto ingenuo della natura che l‟uomo della steppa adora oggi come gli antichi Sciti adoravano un tempo.392

In correlazione con le attività del Proletkul‟t torinese, inizia sempre nel maggio 1922 la pubblicazione di una serie di articoli su I canti del popolo italiano, scritti dal «critico musicale dell‟Ordine Nuovo» Luigi Cocchi, «su invito probabile

390

GUSTAVO MERSÙ, Arte e proletariato, «L‟Ordine Nuovo», II, n. 263, 24 settembre 1922, p. 3.

391 Z

INO ZINI, Emilio Zola, «L‟Ordine Nuovo», II, nn. 119-120, 30 aprile – I maggio 1922, p. 3.

392 M

106

di Gramsci»393. Non si tratta solo del «germe fecondo di ogni arte» e dell‟antidoto contro «il dogmatismo degli accademici» e «l‟arido formalismo dei retori»: nel canto popolare, sostiene Cocchi, si riflettono «come in uno specchio, le tendenze guerresche, religiose, sentimentali e le particolari combinazioni di clima» che caratterizzano la vita popolare; inoltre, come sarà bene tenere a mente a proposito di Pavese, la «struttura» e il «carattere» dei canti popolari subisce una «notevole influenza» dalla «configurazione del suolo»394.

La letteratura russa ne «L‟Ordine Nuovo» ha una sua fisionomia peculiare, che non può essere ridotta all‟immediata tendenza politica filorivoluzionaria,395 come suggerisce per esempio la pubblicazione delle Fiabe dell‟Altai (Altajskie skazki) di Vsevolod Ivanov, tra le opere più «pacifiche»396 della sua produzione. Alla iniziative del Proletkul‟t propagandate su «L‟Ordine Nuovo» si legano alcune traduzioni di novelle e reportage di scrittori-operai sovietici, affiancate da prove narrative di operai italiani, che suscitarono, come nel caso delle novelle di Giuseppe Frongia, attacchi e polemiche, alle quali reagì con energia Gobetti, tracciando il profilo di uno «scrittore serenamente popolare, libero dagli artifici della letteratura ufficiale […] non disciplinato da una legge convenzionale, franco fino alla rudezza, elementare, primitivo»397. Anticipando le polemiche sulla dicotomia o dialettica tra narrativa e cronaca che divamparono nel Secondo dopoguerra sul «Politecnico» di Vittorini, Gobetti, in stile gramsciano, risponde agli attacchi portati da un periodico cattolico contro Frongia, difendendo il «valore documentario storico di Frongia scrittore: espressione autonoma di un sentimento popolare che cerca la sua forma in

393 S

ERGIO CAPRIOGLIO, Il Proletkul′t, «Nuova Società», I, n. 15-16, I settembre 1973, p. 56.

394 L

UIGI COCCHI, I canti popolari, «L‟Ordine Nuovo», II, n. 130, p. 3.

395

Béghin rileva che l‟«immagine della letteratura russa […] veicolata da questo cospicuo corpus di traduzioni […] era decisamente antiborghese, filo rivoluzionaria, e indirettamente filo bolscevica», ma nota tuttavia che «la scelta dei testi letterari pubblicati sull‟“Ordine Nuovo” non ubbidiva sempre a precisi motivi ideologici» (L.BÉGHIN, Da Gobetti a Ginzburg. Diffusione e ricezione della cultura russa nella

Torino del Primo dopoguerra, cit., p. 231); per un panorama pressoché completo della letteratura russa

tradotta pubblicata sulle diverse edizioni de «L‟Ordine Nuovo» (sono sfuggite a Béghin, per esempio, le

Fiabe dell‟Altai di Vsevolod Ivanov) cfr. ivi, pp. 217-246; lo studioso sottolinea l‟importanza della rivista

gramsciana per la divulgazione della letteratura russa presso un pubblico popolare, sottolineando che «soppresso l‟“Ordine Nuovo” nel 1922, il processo di divulgazione della letteratura russa fu affidato, a Torino, a strumenti di diffusione culturale – case editrici o periodici – destinati a un pubblico più abbiente» (ivi, p. 246).

396 L

AURE SPINDLER-TROUBETZKOY, Vsevolod Ivanov, in E.ETKIND,G.NIVAT,I.SERMAN,V.STRADA (a cura di), Storia della letteratura russa. III. Il Novecento, tomo II, cit., p. 584.

397 P.G

OBETTI, trafiletto introduttivo a GIUSEPPE FRONGIA, Ombre nella luce, «L‟Ordine Nuovo», 27 giugno 1921, p. 3.

107

sé […] Certo la distinzione è difficile a intendersi quando nella civiltà moderna si è rappresentati da Padre Bresciani»398.