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La ricezione della letteratura sovietica tra le due guerre

Parte I – La letteratura russo-sovietica in Italia

I.1 La ricezione della letteratura russa in Italia tra le due guerre

I.1.6 La ricezione della letteratura sovietica tra le due guerre

Se si osserva l‟attività editoriale dedicata alla Russia nell‟Italia del Ventennio si può notare, come rileva la Mazzuchelli, che particolarmente «vivido è il quadro dell‟editoria milanese degli anni „20 e „30, […] dove l‟interesse per la cultura russa è probabilmente anche rafforzato dalla presenza di una nutrita colonia di russi emigrati che esercitano nell‟area milanese un‟influenza culturale ed economica»139; tra queste la Bietti incrementa le traduzioni di opere russe, inizialmente concentrandosi sull‟Ottocento (e su qualche traduzione di Gor´kij) e poi, negli anni Trenta, incrementando la produzione di opere di scrittori dell‟emigrazione, anche di peso come «Ivan Bunin, Boris Zajcev, Dmitrij Mereţkovskij»140

che la casa editrice pubblicizza come «“i grandi narratori dell‟emigrazione che, prendendo lena dalla consapevolezza di essere i depositari della patria, perseverano nella tradizione artistica, pur tra le ristrettezze dell‟esilio”»141

.

137

Ivi, p. 44.

138 L.B

ÉGHIN, Da Gobetti a Ginzburg. Diffusione e ricezione della cultura russa nella Torino del primo

dopoguerra, cit., p. 64.

139 S.M

AZZUCCHELLI, La letteratura russa in Italia tra le due guerre: l‟attività di traduttori e mediatori

di cultura, «Europa Orientalis», XXV (2006), p. 38.

140 Ivi, pp. 40-41 141 Ivi, p. 41 nota 10.

40

Per quanto riguarda Gor´kij, nel suo studio del 1948 Messina sottolinea che la sua bibliografia italiana «supera gli 80 volumi, dei quali circa un terzo appartiene al ventennio qui in esame»142; eppure

nessun altro scrittore russo è stato trascurato quanto Gor´kij, le cui opere sono state per lo più ritradotte da altre lingue, con tagli arbitrari e senza badare alla forma. In lui si è sempre supervalutata l‟importanza sociale, trascurando i meriti artistici […] Questa visione unilaterale fu in definitiva quella ufficiale […] del governo fascista che […] [pose] il veto a quelle sue opere le cui ideologie rivoluzionarie davano ombra […] si fece di tutto perché il nostro pubblico ignorasse le opere del secondo periodo (di contenuto sociale) e in parte del terzo (a sfondo autobiografico).143

Essendo state tradotte le prime opere nei periodi precedenti all‟accelerazione quantitativa e qualitativa degli studi slavistici, avutasi nei primi anni Venti, e ripubblicandosi esclusivamente le stesse opere nella medesima forma qualitativamente discutibile, il numero dei volumi pubblicati può ingannare sulla ricezione italiana di Gor´kij nella prima metà del Novecento, anche perché, sottolinea Messina, «gli ulteriori tentativi di pochi studiosi (quali Erme Cadei e Ettore Lo Gatto) non incidono su questo carattere complessivo delle traduzioni gorkiane, in genere molto scadenti»144, opere teatrali comprese, nonostante il fatto che molti drammi «vennero spesso inclusi nel repertorio delle nostre compagnie di prosa, e suscitarono sempre il favorevole interesse del nostro pubblico»145. Inoltre la pubblicazione a cura di Cadei della prima parte della Vita di Klim Samgin da parte di Mondadori, nel 1931, fu presto interrotta dalla censura, e così «il grosso volume scomparve dalle librerie e dal catalogo dell‟editore»146

.

La stessa Mondadori partecipa all‟entusiasmo per le traduzioni del momento, incrementando l‟offerta dei contemporanei – dopo un periodo nel quale unico russo contemporaneo del suo catalogo resta lo “scrittore neocontadino” Ivan Bunin (premio Nobel 1933) – con altri scrittori dell‟emigrazione russa a Parigi, e interessandosi in particolare delle opere di Mereţkovskij, la cui traduzione e diffusione in Italia veniva incoraggiata e monitorata con attenzione dal Ministro

142 G.M

ESSINA, Le traduzioni dal russo nel 1920-1943, cit., p. 697.

143 Ivi, pp. 697-698. 144

Ivi, p. 698.

145 Ibidem. 146 Ibidem.

41

della Cultura Popolare Galeazzo Ciano, e dallo stesso Mussolini;147 anche se «il grosso pubblico lo ha ignorato, malgrado il tentativo di presentarlo in edizioni popolari (Barion, Caddeo, Treves)»148. Maggior fortuna di popolo ebbero, secondo Messina, le opere di un altro scrittore dell‟emigrazione russa, l‟umorista Arkadij Avèrcenko, «il prosatore più favorevolmente noto in Italia»149, soprattutto grazie ai racconti brevi «divulgati attraverso varie raccolte […] o pubblicati su una grande quantità di riviste e quotidiani»150, anche se «certo alla sua fortuna ha giovato la coraggiosa spietata satira contro le istituzioni sovietiche»151.

Tra gli intellettuali impegnati nell‟attività letteraria antibolscevica si può sorprendere lo scrittore Corrado Alvaro nella veste di odeporico memorialista, mentre, a proposito della pubblicazione del suo reportage dall‟Urss (I maestri del

diluvio, 1935) si trova a dover rassicurare Mondadori sulla sintonia imagotipica

dell‟opera con i cliché ideologici del regime italiano:

Il servizio è gradito, altrimenti, come molti altri servizi sul medesimo argomento, non sarebbe arrivato al nono articolo. Io feci il viaggio con regolari permessi, e i risultati di questo furono esposti a chi dovere; ne ottenni la facoltà di scrivere quello che avevo veduto.152

Ritroviamo Alvaro all‟opera nella veste di intermediario culturale mentre, presso lo stesso Mondadori, propone (peraltro senza successo) l‟opera di Boris Lavrev come

acuta ed appassionata critica, fatta da un bolscevico, dello stato della Russia sovietica, critica dettata da uno spirito eletto e sopratutto sincero, che nelle varie esperienze della vita quotidiana sente la mancanza di elevamento culturale e perciò si vede costretto a rompere i rapporti con la società attuale, quale gli si presenta, e tornare a quella che è stata la sua prima vocazione, cioè, all‟arte.153

147 Cfr. S.M

AZZUCCHELLI, La letteratura russa in Italia tra le due guerre, cit., pp. 44-46.

148

G.MESSINA, Le traduzioni dal russo nel 1920-1943, cit., p. 695. Secondo De Michelis invece, «i romanzi storici» di Mereţkovskij in Italia «ottengono un largo favore pubblico» (C. G.DE MICHELIS,

Russia e Italia, cit., p. 696).

149 Ivi, p. 696. 150

Ibidem.

151 Ivi, p. 697.

152 Lettera di C. Alvaro del 4 ottobre 1934, Archivio Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori Milano,

Fondo Arnoldo Mondadori, fascicolo Alvaro C.; cito da S.MAZZUCCHELLI, La letteratura russa in Italia

tra le due guerre, cit, pp. 44-45.

153 Archivio Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori Milano, Fondo Pareri di Lettura, s.d.; cito da S.

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Attive a Milano nelle pubblicazioni di letteratura russa contemporanea risultano anche le case editrici Sonzogno e Corbaccio, che tra l‟altro pubblica tra il ‟29 e il ‟30 le prime tre traduzioni italiane di Il´ja Eremburg, di cui si dirà più avanti. Al pubblico italiano si offrono anche, fenomeno apparentemente più singolare dato il contesto politico italiano, «gli scritti autobiografici di L. D. Trockij dal titolo La

mia vita. Tentativo di autobiografia, di cui la casa editrice Mondadori pubblica due

edizioni, la prima nel 1930 e la seconda a distanza di tre anni, nel 1933»154.