• Non ci sono risultati.

Parte I – La letteratura russo-sovietica in Italia

I. 2 «L‟Ordine Nuovo» e la letteratura russa a Torino

I.2.4 L‟«Ordine Nuovo» e la cultura proletaria

L‟opera di Gramsci, fin dagli scritti giovanili, rappresenta uno dei momenti più importanti, maturi e consapevoli dell‟assimilazione italiana della cultura politica e della politica culturale della nuova Russia sovietica359, e il momento ordinovista tende a coincidere con una visione proletkultista degli obiettivi culturali del

355 A.G

RAMSCI, articolo firmato Manalive nella rubrica “caratteri italiani”, «l‟Unità», I, n. 15 (28 febbraio 1924); cito da ID., Arte e folclore, cit., p. 225, p. 226.

356 Ivi, p. 225. 357 Ibidem. 358 Ivi, p. 226. 359

«Sul “Grido del Popolo” che il giovane direttore ha trasformato, per dirla con le parole di Piero Gobetti, in “una rivista di pensiero e di cultura”, lo studio e l‟esaltazione dell‟esperienza russa, l‟analisi degli istituti rivoluzionari che ivi si sono affermati, divengono il leitmotiv. Il bolscevismo – afferma Gramsci – è un fenomeno storico di immensa portata, non è un‟opera di utopisti ma di avanguardie consapevoli e di masse che si muovono sulla via giusta. La rappresentanza diretta dei produttori già avvince il futuro teorico dei Consigli di fabbrica» (P.SPRIANO, Storia del partito comunista italiano, vol. I, Da Bordiga a Gramsci, Einaudi, Torino (1967) 19758, p. 19).

99

proletariato360. La tensione verso il potere dei consigli operai, verso un‟istituzione fondamentalmente di classe, in autonomia e in opposizione nei confronti di un partito della classe operaia sentito oramai irrimediabilmente minato dal positivismo razzista e imperialista e dall‟opportunismo economicista,361 il vecchio Partito Socialista362, coincide, non solo cronologicamente, con un forte interesse per l‟esperienza del proletkul´t sovietico (e per la letteratura proletaria europea).363

Gramsci, già nel suo Socialismo e cultura (1916), sottolinea il ruolo svolto dalla cultura illuminista in quanto “rivoluzione culturale” che ha aperto la strada alla Rivoluzione francese.364 Sull‟«Ordine Nuovo» Gramsci rivendica «lo slancio con cui

360 «È qui che si parla di trapiantare fenomeni come quello del “Proletkult” russo» (ivi, p. 47). 361 Cfr. D

OMENICO LOSURDO, Antonio Gramsci dal liberalismo al «comunismo critico», Gamberetti, Roma 1997, pp. 17-90.

362

Il problema politico è già dal 1919 in prospettiva la necessità di un partito nuovo, visto anche l‟esempio della «socialdemocrazia germanica» che «ha perduto ogni contatto con la realtà storica, che non sia il contatto del pugno di Noske con la nuca dell‟operaio» (Il partito e la rivoluzione, «L‟Ordine Nuovo», I, n. 31, 27 dicembre 1919). Questo sentire culminerà, come è noto, nell‟importante articolo approvato da Lenin come linea politica del comunismo italiano (cfr. Per un rinnovamento del partito

socialista italiano, «L‟Ordine Nuovo», II, n. 1, 8 maggio 1920). Ma anche per il fondato timore

gramsciano di una scissione prematura di un partito comunista minoritario, la lotta dell‟«Ordine Nuovo» per una nuova “società dei produttori” si concentra su un ampio ecumenismo classista: «mentre i professionisti dell‟organizzazione (rossa o gialla o nera) rissano tra loro con un livore che troppo spesso ricorda la concorrenza dei bottegai, – e che riempie di gioia la borghesia – le masse – che sono assai migliori dei loro duci – sapranno, più presto di quel che si creda, costruire i nuovi organismi che affratellando in una unità possente lavoratori socialisti e cattolici e anarchici che oggi si dilaniano in una stolta lotta fratricida, costruiranno le basi granitiche della nuova società dei produttori» (articolo firmato CAESAR, I Consigli di fabbrica a Milano, «L‟Ordine Nuovo», anno I, n. 43, 3-10 aprile 1920). L‟accento sull‟ideale della società dei produttori contrapposta alla società borghese, che percorre tutta l‟esperienza ordinovista (e dei Consigli), è qui sponsorizzata dalle risposte di Lenin a un colonnello americano: «Il nostro sistema distruggerà il vostro perché […] riconosce che il vero potere oggigiorno è economico […] La nostra repubblica è una repubblica di produttori. Voi dite che la vostra è una repubblica di cittadini. Bene: io dico che l‟uomo come produttore è più importante dell‟uomo come cittadino» (L‟avvenire del

Soviet, «L‟Ordine Nuovo», Anno I n. 24, 1o Novembre 1919). In generale, come sottolinea Spriano, «la collezione del giornale mostra […] che non vi è numero nel quale non si vadano raccogliendo tesi, indicazioni, documenti sul movimento internazionale dei Consigli: dal rapporto di Lenin al I congresso dell‟internazionale comunista […] alla conferenza di Béla Kun dinanzi agli operai ungheresi […] dalle precisazioni del comunista svizzero Jules Humbert-Droz sulla natura del movimento soviettista come movimento di massa alle programmazioni enunciate in un convegno tenuto dal segretario per l‟Occidente europeo […], dalle citazioni György Lukács a quelle di G. Zinov´ev» (P.SPRIANO, Storia del partito

comunista italiano, vol. I, cit., p. 49).

363 Giannarita Mele ha sottolineato alcune assonanze tra il pensiero del Gramsci dei Quaderni e

l‟orizzonte ideale del Proletkul´t: «Quest‟idea della necessità d‟un‟egemonia culturale globale della classe operaia che preceda e faccia da cemento all‟egemonia politica ha indubbiamente una certa parentela col pensiero di Antonio Gramsci (soprattutto nelle note B dei Quaderni del carcere), secondo cui la classe operaia per diventare “dominante” nella società politica deve prima essere “dirigente” nella società civile, proprio perché le questioni di egemonia sono questioni di cultura. Al di là delle differenze di pensiero che esistono fra i due filoni di pensiero di Bogdanov e di Gramsci, la matrice di tale parentela è da ricercare senz‟altro in una analoga concezione antiderminista del marxismo, che accentua gli elementi del soggetto, della volontà, dell‟azione»(GIANNARITA MELE, Cultura e politica in Russia. Il Proletkul´t 1917-1921, Bulzoni Editore, Roma 1991, p. 31, nota 13).

364 Come ha rilevato Cammett, in Socialismo e cultura Gramsci «sottolinea la necessità di una dialettica

100

gli operai si sentono portati alla contemplazione dell‟arte, alla creazione dell‟arte»365

, e rimarca «lo sforzo che i comunisti russi hanno fatto per moltiplicare le scuole e i teatri di prosa e di musa, per rendere accessibili alle folle le gallerie»366. Il luogo comune dell‟alterità tra arte e comunismo e dell‟idillio tra arte e società borghese per Gramsci alla prova dei fatti deve essere ribaltato:

In Russia i due Commissari del popolo all‟istruzione pubblica finora assunti in carica sono stati un finissimo esteta, Lunaciarski, e un grandissimo poeta, Massimo Gorki. In Italia alla Minerva si succedono massoni e trafficanti come Credaro e Daneo e si lascia ai delegati di pubblica sicurezza il potere di imbiancare i canti di Walt Whitman.367

Anche in Italia il problema della cultura proletaria si deve risolvere «col metodo che è proprio della classe degli operai e dei contadini, col metodo comunista, col metodo dei Soviet»368, e il compito dell‟avanguardia comunista diventa «convincere gli operai e i contadini che è loro interesse sottoporsi a una

nella affermazione di Vico che la consapevolezza della uguaglianza degli uomini ha prodotto le repubbliche democratiche dell‟antichità» (JOHN M. CAMMETT, Antonio Gramsci and the Origins of

Italian Communism, Stanford University Press, Stanford (California) 1967, p. 42, traduzione mia).

365 A. G

RAMSCI, Cronache dell‟«Ordine Nuovo», «L‟Ordine Nuovo», I, n. 6 (14 giugno 1919). L‟interesse per la questione della letteratura prodotta dagli operai si riscontra anche nel Gramsci dei

Quaderni, che nel ventitreesimo quaderno dedicato alla critica letteraria (1934) annota, nel paragrafo 53,

dei tentativi francesi di produrre letteratura popolare, legati anche alla contestuale traduzione in Francia nel 1930 di una antologia di poeti operai statunitensi che – annota Gramsci – «ha avuto molto successo nella critica francese» (Q, 2248), traduzione che segue la pubblicazione nel 1925 di una raccolta poetica di operai francesi. La nota si chiude marcando la necessità di criticare i tentativi di parte fascista di reclutare dall‟alto scrittori operai (concorso bandito nel 1929 da «Il Lavoro Fascista»). Nel paragrafo 53 del medesimo quaderno ventitreesimo Gramsci registra la traduzione francese della raccolta poetica dell‟operaio tedesco Oscar Maria Graf; quest‟ultima nota rielabora una precedente del quaderno sesto (1930-32) dove la nota bibliografica era preceduta dalla frase: «tentativi letterari delle nuove classi sociali» (Q, 686). Il confronto di entrambe le note con le redazioni precedenti può far pensare che l‟interesse di Gramsci si sia spostato sui tentativi di suscitare e propagandare dall‟alto una letteratura operaia: alla prima è stato aggiunto il rilievo sul tentativo italiano.

366 A.G

RAMSCI, Cronache dell‟«Ordine Nuovo», cit., (14 giugno 1919). Nei primi anni che seguono la Rivoluzione d‟Ottobre «furono presi speciali provvedimenti per preservare e proteggere le opere d‟arte, fu dato supporto ad artisti e intellettuali, senza curarsi delle loro convinzioni ideologiche e politiche, e furono tollerate anche opere anti-bolsceviche. Effettivamente, rispetto agli standard dei governi occidentali le politiche culturali dei bolscevichi negli anni 1917-1920 rappresentavano un modello di illuminismo e generosità, ancora più sorprendenti in relazione al caos economico dei tempi, e, bisogna ammettere, le brutalità che in seguito avrebbero caratterizzato le politiche sovietiche in tutti gli ambiti culturali. Questo coraggioso inizio sembrò supportare la rivendicazione dei bolscevichi che il comunismo avrebbe inaugurato un‟età dell‟oro della cultura» (BORIS THOMSON, Lot‟s Wife and the Venus of Milo.

Conflicting attitudes to the cultural heritage in modern Russia, Cambridge University Press, Cambridge –

London – New York – Melburne 1978, p. 53, traduzione mia).

367

A.GRAMSCI, Cronache dell‟«Ordine Nuovo», cit., (14 giugno 1919). La poesia di Whitman Ad un

rivoluzionario vinto d‟Europa era stata censurata nel numero precedente dell‟«Ordine Nuovo».

368 A.G

101

disciplina permanente di cultura»369; servono quindi dei «soviet di cultura proletaria»370, dei «focolari di propaganda comunista concreta e realizzatrice»371. Concreta e realizzatrice appunto, da qui l‟aspra puntualizzazione nella più tarda polemica del 1920 con Angelo Tasca, quando Gramsci sconfessò quell‟iniziale «vaga passione di una vaga cultura proletaria»372 tale che, senza la svolta imposta (dal numero 7) da Gramsci e Togliatti, in virtù della quale «L‟Ordine Nuovo» divenne per tutti «il giornale dei Consigli di fabbrica»373, il periodico sarebbe rimasto

una rassegna di cultura astratta, di informazione astratta, con la tendenza a pubblicare novelline orripilanti e xilografie bene intenzionate; ecco cosa fu l‟Ordine Nuovo nei suoi primi numeri, un disorganismo, il prodotto di un mediocre intellettualismo che zampelloni cercava un approdo ideale e una via per l‟azione.374

I compiti culturali sono quindi per Gramsci inscindibili dal compito principale, «“scoprire” una tradizione soviettista nella classe operaia italiana»375

. Ma intanto fin dal 1919 il proletkultismo ordinovista rivela una sua fisionomia peculiare che lo rende distinguibile dal Proletkul´t sovietico in diversi aspetti. Innanzitutto, per quanto riguarda l‟arte, Gramsci mantiene sempre un‟attenzione vigile sul problema della qualità artistica che, pur declinato all‟interno di un più ampio programma di rivoluzione culturale, non può certamente eclissarsi (da qui l‟osservazione che la rivista senza la lotta per il movimento per i Consigli sarebbe rimasta una rassegna di «novelline orripilanti»). Più in generale, diversamente dal Proletkul´t sovietico (nelle sue posizioni più intransigenti), per Gramsci, come per Lenin in Russia, il valore della cultura del passato, borghese compresa, non è in sé passibile di discussione. Conseguentemente l‟accento si sposta su una trasformazione culturale nella quale il proletariato non può e non deve fare tabula rasa della cultura del passato, e non può conseguire risultati seri se l‟attività culturale (e politica) spontanea non interagisce con un movimento d‟avanguardia.

369 Ibidem. 370 Ibidem. 371 Ibidem. 372 A.G

RAMSCI, Il programma dell‟Ordine Nuovo, «L‟Ordine Nuovo», II, n. 12 (14 agosto 1920).

373

Ibidem.

374 Ibidem. 375 Ibidem.

102