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Capitolo quarto: La Pizia.

4.2. Il prologo come spunto di riflessione politica.

Il tema della posizione politica di Eschilo è all'ordine del giorno in ogni dibattito sulle sue opere. Nei Persiani il discorso riguarda la contrapposizione fra greci e barbari per usi, costumi, religione e sistemi politici e parte della critica190 è concorde

nell'attribuire ad Eschilo un sentimento patriottico di esaltazione del proprio popolo e di ridicolizzazione dei barbari sconfitti. Nelle Supplici si mette l'accento su diversi punti che riguardano la politica ateniese, come per esempio la questione dell'ospitalità o della prossenia. Nell'Orestea il tema della politica è presente dall'inizio alla fine.

Fin dall'Agamennone si è portati a pensare che nelle intenzioni del poeta occupi un posto importante la celebrazione dell'alleanza fra Atene ed Argo. Infatti Eschilo

189 Cfr. vv. 30-31. Nonostante ci troviamo ancora nella parte del prologo in cui l'armonia regna sovrana e

l'ambiguità non è certamente una delle caratteristiche delle battute della sacerdotessa, questo suo augurio non è interpretabile in maniera univoca. Non c'è segno nel testo di un riferimento preciso e il fatto che si faccia forza da sola, augurandosi il meglio dopo una scena così tranquilla, mette in guardia lo spettatore il quale potrebbe essere autorizzato a pensare che le cose non vadano esattamente come la Pizia desidera.

trasferisce la residenza degli Atridi da Micene ad Argo ed in più punti della tragedia è ricordata l'alleanza fra gli Atridi e la città che, secondo alcuni studiosi, ha il compito di negare il fondamento mitico della pretesa egemonica spartana191.

Nell'ultima tragedia della trilogia la politica democratica è sostenuta fortemente da Eschilo anche nei suoi risvolti interni, per esempio attraverso la rappresentazione dell'Areopago, nonostante le competenze del tribunale siano state limitate dalla riforma di Efialte da poco varata192. Rispetto ai due Inni ad Apollo omerici composti

nell'osservanza dei clan gentilizi che dominavano le poleis greche, la tragedia è scritta per il pubblico di una città in cui una trasformazione è in atto e in cui i poteri dell'aristocrazia andranno diminuendo progressivamente a vantaggio della comunità. In questa ottica il mito della successione doveva essere ripristinato ed il prologo delle Eumenidi porta con se questo messaggio.

Anche Delfi ed il culto di Apollo hanno il loro spazio nella trilogia e soprattutto nella tragedia in analisi. La vicenda di Oreste narrata dalla tradizione non prevede la protezione dell'eroe da parte di Apollo, in Omero per esempio la figura del dio non svolge nessun ruolo193. Con Stesicoro194, invece, si ha testimonianza dell'intervento della

divinità in difesa del matricida. Secondo alcuni195 questo sviluppo del mito comportava

già il ruolo svolto dall'oracolo di Delfi attraverso il quale Apollo ha spinto Oreste a vendicare il padre. Giuliani afferma, però, che non si può escludere che sia stato Eschilo il primo ad individuare specificamente in Apollo Pizio il difensore di Oreste. Secondo Giuliani196 è Eschilo che ingloba il processo di Oreste nel tribunale ed il ruolo

decisionale degli Ateniesi a conclusione del dramma per un motivo ben preciso. Secondo lo studioso Eschilo ha impiegato un mito proprio del Peloponneso o addirittura apollineo per porre sotto l'ala protettrice del dio di Delfi il legame di alleanza fra Atene

191 Cfr. Dover 1957 § IV. Podlecki 1966 pp. 82-83.

192 Efialte aveva ridistribuito i poteri dell'Areopago fra l'ecclesia, la bulé e i tribunali popolari limitando

l'antico tribunale al giudizio sulle cause di sacrilegio e di omicidio. Proprio la recente morte di Efialte e le tensioni che attraversano la città suscitano questi richiami alla concordia civica e ad una politica conciliatoria, come sostengono Dover op. cit., Mazzarino 1960 p. 300-306, Sommerstein 1982 nell'introduzione alla sua edizione delle Eumenidi pp. 13-17.

193 Cito alcuni passi a dimostrazione di quanto affermato: Hom. Od. I 30ss; III 193ss; IV 514ss; XIII 405

ss.

194 Stesicoro fr. 217 Davies.

195 Cfr. Brown 1984 p. 271 e Giuliani 2001 p. 85. 196 Giuliani 2001 p. 85-86.

ed Argo. Apollo, infatti, è responsabile di Oreste in tutto e per tutto, sia del suo matricidio sia della purificazione e liberazione che otterrà alla fine della tragedia e per questo lo conduce da Argo a Delfi e poi da Delfi ad Atene dove troverà la salvezza grazie al legame stabilito con gli abitanti197.

Non tutti sono d'accordo con la posizione di Giuliani. Sommerstein198, per

esempio, ritiene che né l'istituzione del tribunale né il collegamento fra Oreste e l'Areopago siano attribuibili ad Eschilo, ma che quest'ultimo abbia introdotto solo delle novità nello svolgimento del processo.

Il punto nodale da rilevare, al di là del dibattito fra gli studiosi, è che sul nuovo ordine divino si fonda il nuovo ordine civile, costituito con il decreto che ha appunto introdotto il tribunale popolare che sostituisce il potere gentilizio in merito al giudizio dei delitti di sangue che prima erano decisi dai membri del clan.

Tutta questa premessa non è fine a se stessa, ma è utile per mostrare che non è necessario aspettare la parte conclusiva della trilogia per poter trarre queste conclusioni, in quanto il prologo delle Eumenidi offre qualche spunto di riflessione in questa direzione.

In primo luogo è da notare che Apollo, nella preghiera della Pizia, occupa il posto centrale. Il dio è messo quasi sullo stesso piano di Zeus, del quale è profeta, in modo tale da marcare il legame stretto fra la gloria del santuario di Delfi ed Atene. Infatti nel tragitto che Apollo compie per prendere possesso del suo tempio è scortato dai figli di Efesto, gli Ateniesi, e per permettere il passaggio del dio rendono civili le comunità che si trovano sul loro cammino.

Il prologo delle Eumenidi è il luogo adatto per nominare anche un'altra divinità importantissima della trilogia, ossia Atena. Con la menzione di Atena Pronaia al v. 21199,

la città di Atene è introdotta nella trilogia in un momento efficace per mettere in evidenza l'alleanza fra le città. La sacerdotessa introduce questo tema all'interno di un contesto totalmente positivo, ossia all'interno del racconto della successione delle divinità del tempio, avvenuta, non a caso, in maniera pacifica.

Questi presupposti deducibili dal discorso della profetessa sono in perfetta

197 Cfr. Eum. vv. 84; 578-80; 593-96. 198 Cfr. Sommerstein 1982 intr. p. 1-6.

simmetria con la linea di difesa intrapresa da Apollo davanti al tribunale. Il dio, dopo aver appoggiato con un'efficace arringa la discendenza patrilineare sostenendo la vendetta del padre sulla madre, si rivolge alla dea Atena, giudice della causa, promettendo di contribuire alla grandezza della città e del suo esercito sancendo in maniera definitiva l'alleanza fra Atene ed Argo.

Ad una prima lettura il prologo delle Eumenidi non sembra anticipare tutto il percorso che poi si realizza nel corso della tragedia, ma ad un'attenta analisi ci si accorge che ancora una volta Eschilo affida un ruolo importante ad un personaggio minore.

La profetessa nella prima parte del prologo anticipa l'assoluzione di Oreste attraverso l'instaurazione di un clima sereno, ma ha la capacità di mutare il suo atteggiamento, nella seconda sezione, per preparare il pubblico alla visione delle Erinni.