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La caratterizzazione contraddittoria della vedetta.

Capitolo secondo: La fedele sentinella.

2.1. La caratterizzazione contraddittoria della vedetta.

Il prologo dell'Agamennone si può suddividere in due parti: nella prima (v.1-21) di certo la serenità non fa da padrona, anzi la tensione e l'angoscia si presentano come è normale all'interno dell'opera eschilea141; nella seconda sezione (v.22-39) accade

qualcosa di tanto atteso e di conseguenza l'atmosfera cambia totalmente.

I primi versi della tragedia non sono pronunciati da uno dei protagonisti della trilogia, ma da un personaggio umile destinato a scomparire dopo la sua breve rhesis. Questo personaggio, attraverso il suo modo di ragionare ed il suo comportamento, rende diversissime queste due parti ideali che interpreta, nonostante il suo status di figura minore e secondo alcuni anonima.

Nella prima parte del prologo lo stato d'animo della vedetta riflette la situazione triste e piena di angoscia, nella seconda, invece, il guardiano è felice di essersi liberato dal suo incarico grazie alla comparsa della luce tanto attesa ed il suo umore, ora positivo, muta l'atmosfera che diventa armoniosa.

L'apparizione della fiaccola, che si può definire l'azione chiave del prologo, suscita il cambiamento dello stato d'animo del φύλαξ anche se non per molto. Infatti la felicità e l'armonia della sentinella saranno smorzate negli ultimi versi del prologo dal proverbio pronunciato dalla vedetta che farà ritornare un senso di paura per ciò che dovrà accadere.

Le parole della vedetta, infatti, oltre a fornire un'indicazione precisa sull'organizzazione della scena da parte dell'autore, in quanto pronunciate da un punto particolare della σκηνή142, suscitano immedesimazione ed empatia nel pubblico per la 141 Come dimostra la De Romilly nel suo contributo sulla paura e l'angoscia nel teatro di Eschilo. De

Romilly 1971.

142 Come detto in precedenza nel testo non c'è un'indicazione precisa sul punto in cui sieda la vedetta,

anche se gli studiosi sono concordi nell'affermare che essa parli dal tetto. Cfr. Taplin 1977 e Di Benedetto - Medda 1997 che pensano ad una torretta. Inoltre l'Agamennone è la prima tragedia in cui la scenografia mostra una facciata di un edificio con una porta e dunque anche con un interno. Questa importanza della casa ha anche un valore simbolico come sostengo Standford 1983 e Di Benedetto 2007 che dice che “dopo il terzo stasimo della tragedia e dopo le profezie di Cassandra, le grida di Agamennone appaiono come la rivelazione, ad un livello effettuale e immediato, del demone della casa degli Atridi. Per gli spettatori che sentivano queste grida che provenivano dall'interno della casa con un procedimento forse

loro credibilità ed umanità. Infatti chi lo spettatore/lettore si trova davanti al succedersi repentino di tre situazioni molto diverse fra loro. In primis il pubblico percepisce la condizione di sofferenza della vedetta, poi prova felicità nel vedere il φύλαξ sereno e finalmente libero dal suo incarico ed infine è preso da un sentimento di confusione e di paura per le ultime parole ambigue pronunciate dalla sentinella.

La scelta del προλογίζων che fa il tragediografo ricade, a mio avviso, non a caso sulla figura di una guardia che già di per se, per il ruolo che riveste, rappresenta la dimensione angosciosa dell'attesa. Angoscia che non è solamente legata alla parte che interpreta, ma è accentuata maggiormente per l'appartenenza della sentinella alla casa di Agamennone al quale è stata sempre fedele e del quale aspetta il ritorno. Fraenkel e Denniston-Page, infatti, paragonano la figura della vedetta a quella del porcaro Eumeo, sempre fedele ad Odisseo.

Fraenkel ritiene, inoltre, che la caratterizzazione positiva del nostro φύλαξ possa anche influenzare il pubblico nel momento in cui dovrà guardare al personaggio di Agamennone, ponendo i presupposti affinché anche il re sia valutato in maniera positiva. Questa possibile valutazione positiva di Agamennone da parte del pubblico è in netto contrasto con quella di Clitemestra la quale è giudicata dalla vedetta attraverso parole decisamente fredde143 che, anche se non si possono definire dispregiative,

evidenziano che un sentimento di timore144 è nell'aria.

La stessa definizione della regina come una donna con la volontà di un maschio rende concreta l’impressione che essa occupi il posto che nel racconto tradizionale è proprio di un uomo. Con quest'affermazione la sentinella introduce anche un altro dei temi della trilogia, ossia il sovvertimento dei ruoli di genere145, messo ancor più in

evidenza dal prologo della Pizia nelle Eumenidi.

Riconoscere che un personaggio abbia una propria caratterizzazione, sia dotato di una propria individualità e psicologia come ritengo che sia nel caso della vedetta, non

nuovo e certo del tutto inusuale, era come se improvvisamente la casa stessa parlasse e rivelasse se stessa, a un livello di sinistra immediatezza”. Le ultime battute della vedetta calzano perfettamente con questo discorso, infatti, con l'accenno all'impossibilità dei muri della casa di riferire gli intrighi di palazzo, si attribuisce un'importanza simbolica alla casa.

143 Vedi vv. 10-11.

144 Soprattutto per la cattiva amministrazione del palazzo in assenza del marito e per l'incarico impostogli. 145 Cfr. Godhill 2004 p. 34.

implica per forza che la caratterizzazione debba essere coerente. Infatti la sentinella si rende protagonista di tre momenti ben diversi nel prologo, come detto, e soprattutto l'ambiguità dei suoi ultimi versi potrebbe lasciare delle incertezze nel pubblico anche in senso negativo. Intendo dire che sebbene l’uomo appaia devoto al ricordo di Agamennone, la sua reticenza lo rende comunque ambiguo, i suoi ragionamenti non sono privi di una certa insicurezza dovuta anche al fatto che egli è duramente sottomesso a Clitemestra, cosa che lo rende così inquieto e timoroso.

L’impressione che suscita l'analisi del suo stato d'animo è che la guardia viva in una condizione difficile di sottomissione al kratos della regina: la condizione di chi, partito il re, deve adattarsi ad una nuova situazione, sulla quale preferisce tacere. In questo senso la sentinella rappresenta la scissione profonda, ancora non esplicita, che è presente anche in casa.

La metafora del gioco dei dadi usata dalla sentinella è stata interpretata in modo diverso dagli studiosi. Secondo alcuni il riferimento al colpo fortunato ai dadi è riconducibile ad una buona strategia di gioco adoperata dai nuovi padroni della vedetta: Clitemestra ed Egisto (v. 32) dai quali la guardia, dimostrando di essere venale, otterrà una ricompensa per l'incarico svolto. Coloro che interpretano in questo modo la metafora sostengono la loro argomentazione tramite ciò che recita l'hypothesis della tragedia: σκοπὸν ἐκάθισεν ἐπὶ μισθῷ Κλυταιμήστρα ἵνα τηροιή τὸν πυρσόν146.

Ritengo, però, che dato che nel prologo eschileo non c’è nessun riferimento esplicito a un pagamento non sia il caso di pronunciarsi in questo senso ed inoltre penso che il riferimento alla vittoria nel gioco dei dadi sia da attribuirsi alla vittoria personale della vedetta. Credo che il φύλαξ, coerentemente con la sua condizione, sia preoccupato di non patire conseguenze negative147 e che la compresenza di aspetti positivi e negativi

all'interno di uno stesso personaggio, ossia la trasformazione dell'angoscia in felicità, non è da considerare un'incongruenza, come è spinta a pensare una parte della critica,

146 Cfr. Mazon 1935 p. 11 n. 1.

147 Sarà così anche per la guardia dell'Antigone. Il guardiano di Sofocle è più attratto dalla ricompensa che

gli sarà attribuita una volta consegnata Antigone alla giustizia e proprio in quel momento afferma con orgoglio ai versi 396-397 “κλῆρος ἐνθάδ᾽ οὐκ ἐπάλλετο, ἀλλ᾽ ἔστ᾽ ἐμὸν θοὔρμαιον, οὐκ ἄλλου, τόδε.” Inoltre trovo che non si addica al nostro φύλαξ il riferimento alla ricompensa dato che, per la condizione in cui si trova, nella sua mente e nel suo cuore non c'è spazio per pensare ad una paga per un incarico che, del resto, ha tanto odiato.

bensì una scelta dell'autore che intende rappresentare questa figura tramite una caratterizzazione contraddittoria.

Il passaggio dalla situazione di tedio a quella di gioia è segnalata anche dalla danza del φύλαξ che si riserva il privilegio di essere il primo a ballare, prima che si dia l'inizio ai festeggiamenti ufficiali. Naturalmente la condizione di privilegio che si attribuisce autonomamente la vedetta148 è destinata a durare poco, giusto il tempo che la

notizia arrivi nel palazzo e proprio per questo motivo il guardiano esegue la danza che sancisce la fine dell'estenuante lunghezza dell'anno di veglia149.

Nonostante sia chiaro il cambiamento di tono della scena illustrato fino ad ora e si possa parlare parlare di due interpretazioni del prologo molto differenti fra loro, non sono d'accordo con Blasina150 che ritiene che nella prima sezione del prologo sia

protagonista un individuo poco caratterizzato e che serva a portare le informazioni al pubblico. È indiscutibile la funzione che svolge il φύλαξ all'interno del prologo, ossia la sua funzione di collocare il pubblico in medias res e di fornire le indicazioni necessarie allo svolgimento della trama. Tuttavia non credo che nello svolgere questa sua mansione di προλογίζων la figura sia poco caratterizzata o addirittura, come sostiene Blasina, venga offerta l'immagine di una sentinella qualsiasi: un grado zero del mestiere di sentinella. Direi, invece, che la caratterizzazione della sentinella subisce un cambiamento: da una condizione di stallo in cui si trova da tempo, ma non per questo priva di riferimenti al suo stato d'animo, si passa alla situazione opposta che è prova di una vera e propria svolta.

Il turbamento e l'ansia testimoniati dal continuo movimento in scena della vedetta, la ricerca di un antidoto che funga da rimedio contro il sonno151 permettono di penetrare

nella mente del personaggio per capire cosa sta provando, per sperimentarne l'angoscia per poi essere partecipi della sua gioia.

La sua angoscia iniziale e l'incertezza in cui ci lascia alla fine del prologo preparano, in un continuo crescendo, l'ansia e la preoccupazione che avranno il dominio assoluto nella parodo, aumenteranno nei successivi episodi e stasimi e culmineranno nel

148 Cfr. v. 30 “αὐτός τ᾽ ἔγωγε”.

149 Per la questione della durata dell'incarico della vedetta cfr. § 1.1. 150 Blasina 1998 p. 1030.

momento dell'ingresso del re nel palazzo attraverso le parole ambigue di Clitemestra ed il canto premonitore di Cassandra.

La presentazione che Eschilo fa di questo personaggio è a mio avviso ben riuscita perché in modo chiaro sono distribuite davanti a noi le reazioni di un uomo semplice e onesto nei confronti di un incarico monotono e faticoso, le sue sofferenze, la sua frustrazione e le sue speranze. I suoi dubbi, l'oggetto dei suoi pensieri, la riflessione sulle stelle, il timore causato dalla minaccia che incombe sul suo padrone ed al contrario la sensazione di immenso sollievo personale quando il periodo del suo compito è finalmente terminato, sono tutti elementi di cui si serve l'autore per costruire un quadro psicologico complesso di questa figura.

Per questo motivo la guardia non può essere considerata il semplice personaggio secondario che annuncia che il re è tornato e che Troia è stata conquistata, ma per citare Eduard Fraenkel152 è

<<della nostra stessa carne e sangue, e finché lui è sul palco, i nostri

cuori sono con lui>> e come afferma Stanford153 è proprio da questa figura che nasce la

caratterizzazione dei personaggi minori del teatro europeo.