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Capitolo terzo: Kilissa.

3.2. Kilissa e le altre donne della tragedia.

Kilissa, come abbiamo visto, mostra un atteggiamento che si addice ad una persona comune nei confronti di Oreste e del suo padrone Agamennone, attitudine che non è molto diffusa all'interno della tragedia. Non sono troppe, infatti, le manifestazioni di affetto visibili all'interno delle tragedie, come sostiene Vickers175. Lo studioso mette

in evidenza che l'affetto che un personaggio prova nei confronti di un altro si percepisce attraverso l'odio che prova nei confronti di un altro personaggio ancora. Per esempio il Coro degli anziani di Argo non dimostra il suo affetto nei confronti di Oreste, ma si capisce che parteggia per lui dal sentimento di odio reso evidente nei confronti di Clitemestra ed Egisto.

Anche l'affetto che Elettra prova per suo fratello non è esplicito, essa è contenta che sia vivo, ma è soprattutto interessata alla sua salvezza e a quella della casa, possibile solo con l'intervento di Oreste. É riscontrabile, invece, l'odio che Elettra prova per la madre e per Egisto, come nel caso del Coro.

Kilissa, al contrario, esprime un sentimento d'affetto puro per Oreste, non perché sia il vendicatore del padre e colui che libererà tutti dall'azione degli usurpatori della casa, ma perché è realmente affezionata a lui, come si capisce dai riferimenti al passato che essa evoca.

174 Verrall 1893 p. XXIV. 175 Vickers 1973 p. 356.

Il racconto dell'infanzia di Oreste, più volte menzionato, ed ancora di più il paragone fra Oreste ed un animaletto indifeso che non è in grado di badare a se stesso, stride fortemente con l'immagine di Oreste che sta per mettere in atto il piano di vendetta contro sua madre. O meglio fa passare la vendetta in secondo piano anche di fronte alle immagini che ci sono presentate dal racconto del sogno di Clitemestra. Nell'incubo che turba la regina, Oreste non solo non riveste i panni dell'animaletto indifeso, ma incarna la figura di un infido serpente che le morsica il seno.

Tutta l'attenzione e la preoccupazione che Kilissa dimostra di avere nei confronti di Oreste consente di dire che la nutrice può essere considerata la sua vera madre. Di conseguenza l'atteggiamento materno della nutrice contribuisce a caratterizzare anche la figura di Clitemestra in un senso ben preciso176 e offre uno spunto per sottolineare le

differenze fra le due donne all'interno della tragedia.

Nella scena di Kilissa si ha la possibilità di vedere sia la sua reazione alla notizia della morte di Oreste, sia quella di Clitemestra. O meglio, la reazione della regina alla morte del figlio fino all'ingresso della nutrice non ha una connotazione negativa. È Kilissa che afferma con toni di disprezzo che Clitemestra non solo finge di essere addolorata per la morte del figlio, ma prova addirittura sollievo perché il ritorno di Oreste avrebbe stravolto i suoi piani. Nonostante questa decifrazione dell'atteggiamento di Clitemestra sia l'interpretazione di uno dei personaggi del dramma, ritengo che l'inclinazione del pubblico propenda per il personaggio di Kilissa e per la sua interpretazione delle parole di Clitemestra, anche se nel testo non c'è nessun segnale esplicito del comportamento falso che Clitemestra è accusata di avere.

La dolce tenerezza di Kilissa è innegabile, come è innegabile anche che questa stessa dolcezza manchi nello scambio di battute fra Oreste e la sua vera madre. Conacher, nel suo commento all'opera, ritiene che questa mancanza di affetto prepari il pubblico alla banalizzazione della relazione fra madre e figlio messa in evidenza da Oreste ed Apollo alla fine della tragedia.

Lo studioso non ha tutti i torti. La caratterizzazione della figura della nutrice può anche avere questa funzione, ossia evidenziare che Clitemestra è solamente la madre

176 Allo stesso modo attraverso la caratterizzazione della vedetta si caratterizza anche la figura di

biologica di Oreste. La vera madre che l'ha svezzato, allevato, cresciuto e che è capace di un vero sentimento materno nei suoi confronti è Kilissa177.

Le parole menzognere di Clitemestra mettono ancora più in risalto il fatto che si possa attribuire alla nutrice il ruolo di vera madre di Oreste.

Clitemestra, infatti, nel tentativo disperato di salvarsi, implora il figlio di risparmiare quel seno che l'ha nutrito178, anche se ormai si è consapevoli che il ruolo di

nutrice di suo figlio non ha avuto una lunga durata e che fin da subito il bambino è stato affidato a Kilissa.

Anche il contenuto del sogno in se mette in risalto il ruolo della nutrice. Nel sogno179 Clitemestra partorisce un serpente, lo fascia e lo accosta al seno ed il serpente

succhia insieme al latte un grumo di sangue.

L'episodio è ripreso dall'Orestea di Stesicoro180 dove la regina sogna di vedere un

serpente con la testa sporca di sangue da cui appariva Agamennone. Il riferimento è sicuramente all'uccisione di Agamennone ordita da lei. Eschilo, al suo solito, introduce delle innovazioni nel mito. Nel sogno da lui proposto è Clitemestra la vittima che, terrorizzata, si sveglia e provvede a far portare le libagioni ad Agamennone perché è spaventata all'idea che qualcuno lo vendichi.

L'incubo di Clitemestra, a mio avviso, non riguarda solamente la paura che qualcuno vendichi Agamennone, ma nasconde una preoccupazione più profonda. In linea con le affermazioni menzognere di Clitemestra riguardo al suo ruolo di nutrice di Oreste, l'incubo potrebbe essere scaturito dai sensi di colpa che la regina prova per non essere stata una buona madre. Intendo dire che è proprio durante il sogno che Clitemestra realizza, ormai tardivamente, il fallimento del suo ruolo di madre. Infatti il tentativo che fa per salvarsi, ossia mostrare181 al figlio il seno che l'ha nutrito, non

suscita nessun effetto in Oreste, se non una piccola esitazione che ritarda semplicemente

177 Questa considerazione è stata anche adottata per giustificare il matricidio, dato il dominio della

discendenza patriarcale.

178 Cfr. vv. 896 ss. Anche in Soph. El. 1143 ss. Elettra afferma che è stata la sola nutrice di Oreste,

ovviamente in maniera figurata.

179 Cfr. vv. 526-534. 180 Cfr. PMG 219.

181 La scena di esposizione del seno materno è usata molte volte in condizioni disperate. Ecuba chiede ad

Ettore di non combattere contro Achille e di avere ritegno del suo segno, cfr. Hom. Il. XXII 79ss. La scena di Clitemestra ed Oreste è ripetuta da Eur. El. 1206 ss; Or. 526 ss e 839 ss.

l'azione.

L'esibizione del seno è una dimostrazione della debolezza di Clitemestra che riprende gli ultimi versi del racconto del sogno182. La regina cerca di puntare sull'unica

prova del legame biologico che esiste fra lei stessa ed il figlio sperando che questo gesto possa salvarle la vita. Un legame più profondo, però, è stato individuato all'interno della tragedia e certamente non si tratta di quello fra Oreste e la madre, ma di quello che lo lega alla sua nutrice. Per questo l'ultimo tentativo disperato di Clitemestra non è sufficiente a fermare la spada di Oreste e si rivela totalmente inutile.