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Analisi degli script originali e localizzati dei principali titoli della saga di Tomb Raider

3.1 Introduzione alla ricerca

3.1.2 Il punto di partenza: le aspettative inizial

L’idea di approfondire il tema della discriminazione di genere legata alla localizzazione dei videogiochi proviene dalla presa di coscienza che l’industria del videogioco continua, anche se oggi in misura minore rispetto a solo un decennio fa, ad avere un problema di genere. La lettura di articoli di approfondimento sull’industria, la visione dei video di Anita Sarkeesian e di altre critiche e critici del settore hanno spinto l’autore a voler considerare il punto di vista “traduttivo” della questione. Se i videogiochi hanno ancora un problema di genere, il problema sussiste anche nella localizzazione? La localizzazione può, al contrario, aiutare a superare questi ostacoli, favorendo quando possibile una mitigazione di contenuti o frasi potenzialmente discriminatori?

Si è deciso, pertanto, di prendere in analisi una saga videoludica che, nell’immaginario personale dell’autore, avrebbe potuto rivelarsi significativa da questo punto di vista. Possedendone solo una conoscenza superficiale, e conoscendo Lara Croft “di fama”, l’autore si è avvicinato alla saga con delle aspettative ben definite, poiché il personaggio di Lara viene ricordato nello zeitgeist come effettivamente stereotipato, una bomba sexy che è il motivo principale di attrazione del videogioco, una bambola da guardare e con la quale uccidere i nemici. L’interpretazione “progressista” di una Lara forte, indipendente e anzi icona femminista, presentata nel capitolo precedente, non si è imposta altrettanto fortemente nell’immaginario collettivo. Si tratta del resto di un’interpretazione in un certo modo più sottile, che va oltre al livello superficiale, ovvero ciò che si potrebbe percepire anche soltanto guardando un’immagine di Lara Croft e notando che cosa indossa. Inoltre, il marketing iniziale della saga non ha esitato a rendere Lara Croft attraente al pubblico maschile. Al di là del già ricordato slogan “where the boys are” nel capitolo 2, è interessante ad esempio notare come veniva

presentata Lara sulla copertina del magazine The Face nel giugno 1997 (cf. figura 3.1). Lara viene esibita come “silicon chick”, e la similitudine tra le parole silicon e silicone di certo non sfuggiva ai lettori britannici dell’epoca, richiamando quindi subito il seno di Lara. Per fugare ogni dubbio, il sottotitolo recita “bigger than Pammy, wiser than Yoda”, che mette in gioco le dimensioni del seno di Lara, paragonandola alla superstar degli anni ’80 e ’90 Pamela Anderson. Non si vuole far passare in secondo piano il riferimento alla saggezza del maestro Jedi de L’impero colpisce ancora, ma è evidente che non è il primo elemento che salta agli occhi di chi osserva la copertina della rivista.

Il creatore di Lara, Toby Gard, si è espresso in merito al tipo di personaggio che voleva creare con Lara, affermando che “she wasn’t a tits-out-for-the-lads type of character”,1 e che “you could argue that Lara, with her comic-book style over-the- top figure, is exploitative, but I don’t agree”.2 Queste affermazioni possono essere viste come in contraddizione con quanto affermato da Gard stesso nella già citata intervista per The Face, nella quale afferma che Lara è effettivamente in parte considerabile come fantasia sessuale ma, detto ciò, l’immagine di Lara che si voleva proporre al tempo è comunque facilmente fraintendibile. Nonostante sia stata anche presa come icona del femminismo riot-grrrl, facente parte di quella corrente anni ’90 definita lipstick feminism,3 una visione “da primo impatto” di Lara Croft può far

passare in secondo piano determinati aspetti del personaggio, dando luogo a un bias nella percezione di Lara.

Ciò è molto evidente se si considerano le copertine dei titoli della saga, le quali, almeno inizialmente, mostrano Lara in primo piano, con i suoi iconici abiti succinti e le pistole spianate. È piuttosto significativa ad esempio la copertina (cf. figura 3.2) di un titolo più moderno, Tomb Raider Anniversary (Crystal Dynamics, 2007), nella quale Lara viene presentata in una posa che mostra sia il seno che il sedere. Se il primo impatto che un potenziale acquirente ha con il titolo è con la copertina, è possibile che si formi una percezione precisa del personaggio di Lara, corroborata da quella che è la sua immagine nel pensiero comune.

1https://www.independent.co.uk/news/science/toby-gard-let-the-battle-begin-559868.html 2http://www.gamasutra.com/view/feature/131700/interview_with_toby_gard.php

L’aspetto delle armi, che Lara impugna nella maggior parte delle copertine dei videogiochi della saga, viene preso in considerazione anche da Brown, il quale sostiene che

Guns are obvious phallic symbols and when wielded by sexy action heroines they clearly signify phallic compensation. The use of guns by beautiful women eroticizes violence, but it also cements the fetishistic representation of women and reinforces the underlying themes of castration anxiety at play in the genre. (2011:101)

La presenza prominente delle armi nella raffigurazione di Lara può quindi da una parte dare credito a un’immagine di lei forte e sicura di sé, ma dall’altro, come appunto sostiene Brown, rendere la rappresentazione della figura femminile ancor più feticistica.

In definitiva, data una percezione iniziale “contaminata” dall’immagine di Lara Croft come si presenta inizialmente, l’autore ha voluto approfondire la conoscenza della saga e verificare se anche la voce di Lara presta il fianco a interpretazioni di questo tipo, e se inoltre la localizzazione italiana conferma o smentisce questo tipo di visione. Come si vedrà nel seguito, la voce di Lara Croft, almeno per quanto riguarda la Lara pre-reboot, dà più credito alla letteratura che

Figura 3.1 Copertina della Rivista The Face,

vede Lara come figura “progressista”, dotandola infatti di forza, carattere e di uno humor caustico che tradisce le origini britanniche dell’archeologa.