• Non ci sono risultati.

Analisi degli script originali e localizzati dei principali titoli della saga di Tomb Raider

Capitolo 4: Il videogioco come sistema culturale e il ruolo del traduttore

4.3 Il localizzatore videoludico nella pratica: intervista alle traduttrici italiane di Rise of the Tomb Raider

4.3.1 Risultati dell’intervista

È evidente fin da subito che il traduttore videoludico si trova, nella pratica dell’attività professionale, ad avere a che fare con difficoltà relative al genere in numerosissime occasioni. Anche una semplice frase come “the player will unlock…” può portare a un’ambiguità data dal banale fatto che l’inglese non nota il genere dei suoi sostantivi. Dall’intervista emerge che, in un caso simile, si suole utilizzare, come prassi, il maschile come entità neutra. Si fa notare in ogni caso come il mondo del videogioco sta diventando negli ultimi anni più inclusivo, fino ad arrivare a presentare in alcuni titoli la possibilità di specificare “altro” come genere sessuale dell’avatar di gioco, e si potrebbe quindi aprire una discussione sul fatto che il maschile utilizzato come entità neutra sia un elemento da

abbandonare. Per ora, però, ci si attiene allo standard vigente e inoltre “il cliente ha l’ultima parola”. Emerge già in questo caso la figura del cliente, che rimanda ai rapporti di forza presenti sul mercato della traduzione visti nei capitoli precedenti. Nel caso specifico di Rise of the Tomb Raider, alcune abilità a disposizione di Lara dai nomi quali “hunter” sono state, proprio in nome di non voler creare ambiguità, tradotte nominalizzando. “Hunter” non viene quindi esplicitato con “cacciatore” o “cacciatrice” in quanto rimarrebbe il dubbio che si riferisca al giocatore o a Lara.

Sul tema della fedeltà, sul mantenere quindi il look and feel del testo originale, nonostante possano esservi elementi “pericolosi”, le intervistate non hanno dubbi: “Noi ci atteniamo a quello che hanno scritto gli autori.” Se un personaggio è omofobo, sessista, razzista nel testo originale, allora queste sfumature andranno riportate nel testo di arrivo. Viene fatta l’eccezione di casi limite, particolarmente delicati a livello culturale, per i quali viene in ogni caso tenuta in conto l’opinione del cliente: “Si può inoltre parlare con il committente e chiedergli “siamo sicuri di voler diffondere questa cosa così come è stata pensata?”

Viene quindi considerato valido il punto di vista etico, nella misura in cui il traduttore rifiuti il lavoro prima di iniziare, e non che imponga la sua visione su una traduzione già accettata.

Tralasciando quindi i “casi limite”, per i quali comunque si propone una decisione “corale” con il cliente, come può essere quella di alzare l’età di un personaggio femminile minorenne, che sarebbe giudicato sconveniente, l’idea è quella di trasmettere il prodotto in maniera aderente alla cultura di partenza, più foreignized e con un minore intervento della culturalization. Un altro esempio che è emerso nell’intervista non riguarda aspetti linguistici ma è un tratto tipico dei videogiochi giapponesi che può essere considerato delicato: in molti videogiochi giapponesi, soprattutto di genere picchiaduro, i seni dei personaggi femminili vengono modellati in modo da reagire in maniera esagerata alla forza di gravità (la cosiddetta jiggle physics o breast physics).

Si tratta di un esempio che, sebbene non legato al processo traduttivo, richiama alla mente la possibilità, già menzionata precedentemente, di far

conoscere al pubblico di arrivo la cultura di partenza in ogni sua sfaccettatura, per quanto negativa o sconveniente possa essere ritenuta:

Secondo me, a meno di casi in cui ad esempio l’età del personaggio va alzata, perché altrimenti si incorrerebbe in una censura, si dovrebbe tendere a lasciare elementi come ad esempio le donne svestite in un videogioco picchiaduro come Dead or Alive senza alcuna censura o modifica, perché il prodotto è quello e chi lo acquista si aspetta esattamente quel tipo di esperienza. In quest’epoca non sarebbe neanche corretto effettuare operazioni di censura. Di certo mi auguro che il gioco in questione venga però giocato con consapevolezza che è finzione pura.

Per quanto riguarda un discorso simile, applicato però più concretamente al personaggio di Lara Croft, l’autore della tesi ha sottoposto alle traduttrici delle frasi tratte dagli script della nuova trilogia di Tomb Raider nelle quali il turpiloquio di Lara veniva mitigato. Si trattava soprattutto di frasi tratte dal titolo del 2013, del quale non si erano occupate, ma la risposta è stata in ogni caso che di nuovo, a meno di esigenze a livello di publisher, il livello di turpiloquio vada mantenuto quanto più possibile aderente all’originale. Non è stata ammessa la possibilità che il turpiloquio di Lara fosse stato mitigato in quanto donna.

Gli esempi successivi che sono stati sottoposti alle traduttrici riguardano gli appellativi “girl” e “young girl”, che vengono resi con “piccola” in italiano, come si è menzionato nel capitolo 3. Le traduttrici in questo caso sono concordi nel dire che avrebbero fatto una scelta differente, perché nonostante il personaggio di Roth sia tratteggiato come a volte paternalistico nei confronti di Lara, l’uso di “piccola” o anche di “tesoro” introduce sfumature non presenti nel testo di partenza, giudicate anzi piuttosto sconvenienti. La scelta che in questi particolari casi è stata suggerita è stata quella di omettere l’appellativo.

In ogni caso ci si muove sempre sull’asse della fedeltà all’originale. Nel caso in cui infatti un appellativo sessista fosse stato rivolto a Lara nel testo di partenza, le traduttrici avrebbero deciso di mantenerlo tale, non mitigandolo in alcun modo. In generale, per quanto riguarda il personaggio di Lara Croft:

Se gli autori hanno deciso che in una situazione particolare dovevano far notare che Lara è una donna in un mondo di uomini, questo deve passare nella versione tradotta,

nel bene e nel male. Noi di solito facciamo una scelta di fedeltà. Poi, certo, sono prese di posizione. Se tu intervieni sul contenuto in qualche modo, bisogna vedere se il cliente è d’accordo.

In definitiva si tratta di non introdurre sfumature di significato non presenti nell’originale, e al contrario di non edulcorare il testo tradotto quando il testo originale non è edulcorato in alcun modo.