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Il trauma tramandato

Capitolo 3. I superstiti e il trauma

3.3. Trauma transgenerazionale

3.3.1. Il trauma tramandato

La frase stupì il marchese, perché era la stessa cosa che aveva pensato lui quando erano rintoccate le quattro. Al vescovo sembrò una coincidenza naturale. «Le idee non sono di nessuno» disse. Disegnò in aria una serie di cerchi continui e concluse:

«Volano lì in giro, come gli angeli.»157

Gabriel Garcia Marquez illustra splendidamente come un particolare pensiero non abbia dominio e possa coinvolgere più individui, i quali giungono al medesimo concetto semplicemente attraverso le loro coscienze e senza averle vissute in prima persona.

Racamier ci fornisce un punto di vista psicoanalitico molto originale rispetto al trasporto di vissuti non elaborati e non elaborabili da una generazione all'altra e da una persona all'altra. Nel suo libro Il genio delle origini l'autore parla di ricordi traumatici incistati nel vissuto della persona, che non possono essere elaborati perché coperti dal segreto, dal veto della dicibilità. In genere si tratta di situazioni incestuali, morti violente, relazioni clandestine rispetto a cui il vissuto familiare impone il veto del silenzio.

Quei contenuti si incistano, si incriptano e vengono tramandati di generazione in generazione senza alcun cambiamento. Essi consistono in una trasmissione silenziosa e scomoda per le generazioni successive, che saranno profondamente condizionante nel loro vissuto e nella loro salute psichica.

Racamier denomina, con il termine ricordi incistati, i lutti fissati che permangono nel soggetto in modalità silenziosa che non si fanno notare anche se sono sempre

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presenti, questa è la loro natura dannosa. In questo modo si possono vivere interi anni senza capire da dove derivi il proprio disturbo o la propria sofferenza.

Nel periodo in cui il trauma rimane sospeso l'individuo subirà una restrizione della vita psichica, una depressione con una deflazzione progressiva, fino a portare il soggetto ad uno stato di atonia vitale con deficit di mentalizzazione e la siderazione delle circolazioni fantasmatiche.

[...] lutti fissati, congelati, inattivati, [vengono] tenuti in sospeso e

talvolta differiti […]. Mentre il lutto è sospeso, la vita psichica si restringe, e questo restringimento che sopravviene nell'Io è tipico, ma poco appariscente; […] questo i lutti fissati fanno di grave: non fanno rumore […] è una depressione che consiste, in una deflazione, progressiva e psichicamente silenziosa di tutta la vita psichica, una sorta di atonia vitale con un deficit di mentalizzazione e la siderazione di ogni circolazione fantasmatica.158

La trasmissione di un lutto non elaborato influenza la psiche dell'individuo al quale è stato trasmesso. Tale vissuto, non è tangibile, ma sempre vivo, identificato da Racamier nell'essenza di un fantasma. L'oggetto assume questa forma perché è mantenuto in “animazione sospesa”, alcune volte si tratta della permanenza del senso di colpa che perseguita l'individuo. Corigliano lo identifica nei termini di un “cadavere vivente che parassita la mente del soggetto” e coinvolge nella sua azione anche i componenti del nucleo familiare, producendo nel medesimo

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momento il diniego della morte.

La permanenza del senso di colpa persecutoria rende

paradossalmente l'oggetto, quantunque morto, sempre vivo e capace di minacciare il resto del Sé. Come l'ombra di Banco a Macbeth, come lo spettro di Amleto l'oggetto sarà mantenuto in animazione sospesa, come una specie di cadavere vivente che parassita la mente del soggetto e colonizza la vita nella famiglia realizzando al contempo il diniego della morte […].159

Il trauma non elaborato può essere tramandato non solamente dai singoli individui, ma anche dall'intera comunità. Gli avvenimenti trascorsi vengono ripresentati e trasmessi dai membri della società e in questo caso entrano a far parte del tessuto sociale. Queste trasmissioni degli eventi sono, secondo Alexander, delle rimostranze che costituiscono la struttura della società.

Gli individui che compongono una collettività trasmettono le proprie rappresentazioni- caratterizzazioni- simboliche di eventi sociali passati, presenti e futuri, e le trasmettono in quanto membri di un gruppo sociale. Queste rappresentazioni di gruppo possono essere viste come “rimostranze” riguardanti la forma della realtà sociale, le sue cause e le responsabilità d'azione che ne derivano.160

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Corigliano A. M. N., Il transgenerazionale tra mito e segreto, in Interazioni, n. 1/1996, Roma, Franco Angeli, in www.psychomedia.it

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Faimberg in Ascoltando tre generazioni riporta una seduta con un suo paziente: Mario, di circa trent'anni aveva un aspetto da adolescente e dimostrava difficoltà nel pensare, appariva assente nelle sedute, nonostante fosse uno studente di scienze. La psicoanalista lo descrive come un oggetto inanimato, che assomigliava a una persona solo per il suo atteggiamento di lieve disdegno.

Egli viveva in Argentina, in un momento in cui la nazione stava attraversando una crisi economica e la popolazione stava comprando dollari per proteggersi dalla svalutazione della moneta locale.

Nella seduta descritta dall'analista il paziente mostra la preoccupazione di non poter proseguire l'analisi a causa del salario insufficiente, nonostante Mario dimostri una forte motivazione nel volerla continuare. Data la situazione finanziaria, il paziente non era intenzionato a comprare dollari e dimostrava di non essere a conoscenza del valore effettivo degli stessi in quanto era sicuro che valessero 2 pesos, mentre aveva saputo da un amico che il valore reale ammontava a 5000 pesos. Il paziente non aveva dimostrato alcuna preoccupazione di non essere a conoscenza del reale valore del dollaro e, mentre trattava questo argomento, l'analista aveva notato che il paziente aveva fatto un gesto impercettibile con la mano, toccandosi il taschino sembrava, infatti, che egli volesse avere la certezza di tenere ancora qualcosa in tasca.

La psicoterapeuta si era accorta che probabilmente la realtà economica in cui Mario credeva di vivere era sbagliata, risaliva ad un periodo in cui il paziente non era ancora nato. Faimberg fece un'osservazione a Mario domandandogli a chi erano destinati questi soldi, egli replicò che i dollari erano destinati alla famiglia paterna, la quale era rimasta in Polonia durante la guerra, mentre il padre era

scappato in America. Quest'ultimo durante la Seconda Guerra Mondiale inviava regolarmente una somma di denaro in Polonia ai parenti, fino al momento nel quale non era stata più prelevata, probabilmente perché l'intera famiglia era stata uccisa ed il padre ne era rimasto fortemente traumatizzato.

Questa affermazione di Mario era riferita ad un vissuto del padre, per il quale il paziente non ne era venuto a conoscenza attraverso il racconto paterno, ma dalla madre che aveva narrato la storia al figlio. Nonostante la mancanza della comunicazione verbale da parte del padre, il figlio era stato marcato dalla sua esperienza e ne portava ancora le tracce.

Non so niente di questo, ma se fosse così, ha idea per chi siano quei dollari?” [mentre esprimo la mia interpretazione-costruzione, mi rendo conto che a quel tempo Mario non era ancora nato] [...] “ Si, so per chi sono quei dollari. Sono per la famiglia di mio padre. La famiglia di mio padre rimase in Polonia quando mio padre lasciò il paese. […] Dollari, erano dollari quelli che lui inviava. Ad un certo punto nessuno raccolse più il denaro. Penso che l'intera famiglia fosse morta. Mio padre non parlò mai di loro o di quello che poteva loro essere successo […].161

Corigliano ritiene che nel paziente affetto da trauma transgenerazionale vi sia il punto di incontro tra due vettori: i primo derivante dalla storia familiare, un vissuto precedente alla sua nascita; il secondo derivante dal funzionamento della

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Faimberg H., (1993), Ascoltando tre generazioni. Legami narcisistici e identificazioni alienanti, Franco Angeli, Milano 2006, pp.23-25

famiglia. Esiste secondo l'autore, inoltre, un terzo elemento il legame tra le persone, generato dall'interazione tra gli individui che influenza l'interiorità della persona.

[…] è il punto d'incontro tra due vettori, uno dei quali ci porta nel

passato del soggetto e ancor prima delle sue origini, nella storia dei suoi genitori, della sua famiglia prima della sua; un altro vettore ci porta al funzionamento nel qui ed ora della famiglia, al rapporto esistente nelle persone nel campo, ai contenuti da essi comunicati e ai modi in cui comunichiamo con le persone nell'assunto che il legame “tra” le persone è il terzo elemento diverso, prodotto dal loro essere in interazione, non riconducibile alla singola persona, ma elemento nuovo che a sua volta di rimando influenza il mondo interno del singolo.162

Lavorando con i pazienti si entra anche in contatto con la storia dei parenti che è entrata nella struttura dell'individuo e viene riadattata. Faimberg, inoltre, ha riscontrato in molti casi che i pazienti rispondono con vissuti dei propri genitori alle sue domande. Sembra quasi che il paziente avesse ricostituito la storia dei genitori, annettendola alla propria. Ciò avviene, secondo l'autrice, per il fatto che in tale trasmissione i genitori trasferiscono ai figli il loro funzionamento narcisitico: spesso ciò che viene trasmesso dai parenti non è un soltanto un vissuto, ma la modalità degli stessi di risolvere i propri conflitti intrapsichici.

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Così veniamo a contatto con aspetti della storia del paziente che sono intimamente legati alla storia dei genitori (ri)costituita. In altre parole, la lotta intrapsichica del paziente è ricostituita nel transfert in modo frammentario e connessa ad aspetti parziali della storia dei propri genitori. […] Ciò che viene trasmesso non è sempre un contenuto ma sostanzialmente un modo narcisistico di risolvere i conflitti. Questo significa che i genitori trasmettono al proprio figlio il funzionamento narcisistico che essi hanno utilizzato per risolvere i loro conflitti intrapsichici […].163

Kaës in Transmission de la psichique entre génération definisce due tipologie di trasmissioni: una transpsichica e l'altra intersoggettiva. La prima viene trasmessa attraverso le persone, in essa l'autore riscontra un'asenza di spazi intersoggettivi e ritiene che sia una trasmissione che avviene attraverso il “contagio”, l'induzione, oppure, utilizzando i termini freudiani, attraverso una “infezione psichica”.

La seconda, invece, è trasmessa ai soggetti ed è data nello spazio familiare proprio a questo livello, nel pensiero di Kaës, si colloca la trasmissione transgenerazionale.

[…] Kaës (1993)164 […] distingue tra trasmissione transpsichica e

intersoggettiva, definendo con chiarezza che quello che si trasmette tra i soggetti non è dello stesso ordine di quello che si trasmette “attraverso” di essi […]. Alla trasmissione transpsichica, che

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Faimberg H., Ascoltando tre generazioni, cit., p.75

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presuppone l'assenza degli spazi intersoggettivi, appartengono i fenomeni della induzione, della suggestione, del “contagio” e del “infezione psichica” (per usare i termini freudiani). Lo spazio originario della trasmissione intersoggettiva è invece la famiglia ed è qui che si colloca la trasmissione transgenerazionale con i suoi effetti sul piano intrapsichico e su quello intersoggettivo o interpersonale.165

Faimberg si domanda per quale motivo Mario parli di una storia che non gli appartiene e come mai una persona interiorizzi e si appropri del vissuto di un altro. Nelle teorie dell'autrice ella cerca di rispondere a questi quesiti asserendo che dal momento che il vissuto dei parenti viene riportato durante una seduta come tratto della storia personale, allora essa è una parte costituente del vissuto del paziente e non solo del padre. Il problema trasmesso al figlio viene assunto come parte della storia personale e totalmente inglobato nella sua interiorità.

[…] Come può il paziente essere coinvolto da una storia che

appartiene a qualcun altro? […] Perché [il paziente] parla di questo?

[…] Solo quando, su questo sfondo di angoscia e di ignoranza,

compare nella storia del paziente qualcosa di ancora non rivelato per risolvere un enigma posto dal trasnsfert, solo allora, raggiungiamo la quasi certezza clinica che questa storia è parte della psiche del paziente.166

165

Corigliano A. M. N., Il transgenerazionale tra mito e segreto, in Interazioni, cit.

166

Non solo però, sostiene Corigliano, la trasmissione transgenerazionale avviene tramandando l'oggetto derivante da una mancata elaborazione psichica, ma coinvolge anche ciò che non è mai avvenuto, in questo caso, infatti, viene ripreso il negativo, ovvero la parte mancata, della storia interiorizzata.

[…] la trasmissione transgenerazionale si organizza a partire dal

negativo, non solo da quello che fallisce o manca nella metabolizzazione psichica, ma anche da quello che non è mai avvenuto, da ciò che non è stato rappresentata o che non è rappresentabile.167

Faimberg aveva notato che il suo paziente durante le sedute era assente, ma non ritieneva che quella di Mario fosse solo un'assenza psichica, ciò era dato dall'intrusione tirannica della storia del padre nella psiche del figlio. Questa presenza paterna costituiva un “troppo pieno”, nei termini della terapeuta, di una costante presenza che mai si assenta. Il paziente, infatti, aveva cristallizzato dentro di sé il trauma paterno, di modo da mantenere nella sua psiche uno stato di morte interna. Egli aveva cristallizzato la negazione del padre per la scomparsa dei parenti in Polonia ed in questo modo il paziente manteneva questo stato interno per cercare di proteggere la famiglia che il padre aveva perso.

Mentre racconta la sua storia, Mario mostra che quando apparentemente è assente, in realtà è altrove. Dov'è Mario quando è

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assente? […] La scoperta che Mario era altrove mi fece rendere conto che questa non era solo un'assenza psichica, ma anche l'intrusione tirannica di una storia che riguardava suo padre. In questo senso c'era un “troppo pieno”, un oggetto che non si assenta mai […] Mario aveva cristallizzato nella sua psiche la situazione di “un padre- che-non-riconosce-la-morte-della-propria-famiglia-in-Polonia”.168

Probabilmente ciò che perseguitava il padre di Mario, e che aveva trasmesso al figlio, era un senso di colpa depressiva o persecutoria, che rendeva incompletabile l'elaborazione della perdita della famiglia. Corigliano illustra, infatti, che questi due tipi di depressione rendono impossibile il lutto e l'impossibilità per la generazione precedente di affrontare la perdita o la depressione viene tradotta nella generazione successiva come una difesa verso un sintomo che è difficoltoso affrontare e ricercare, in una trasposizione del dolore interiore e di “un'inconscia induzione dell'altro”.

[…] si evidenzia l'incapacità di operare un lutto di questi eventi

traumatici che hanno caratterizzato la storia familiare e che il mito testimonia. La distinzione tra colpa depressiva e quella persecutoria assume una rilevanza centrale dato che quest'ultima, la colpa persecutoria, rende complicato e inelaborabile il lutto. L'impossibilità o l'incapacità di sviluppare una malattia depressiva per uno dei membri della generazione precedente [...] si traduce nella generazione

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successiva come difesa contro una depressione che non si può neppure contattare, in una traslocazione della pena psichica, in un'inconscia induzione dell'altro […].169

L'elaborazione del trauma, che viene evitata dai nonni e dai genitori, verrà a ricadere sulle generazioni future. Infatti, esso è un processo da affrontare, se tale lavoro non verrà effettuato verrà tramandato alla generazione successiva.

[…] questo lavoro che alcuni, [...] si rifiutano di fare, va a ricadere

sulle spalle di altri, vale a dire sull'ambiente familiare […] è un lavoro da compiere: è una necessità ed è ineluttabile; se questo lavoro non viene compiuto dalla psiche del soggetto al quale spetta, se questi lo rifiuta, dovrà toccare a qualcun' altro.170

Ma come è possibile spiegare la trasmissione transgenerazionale di un vissuto non vissuto dalla nuova generazione? E come può essere che la psiche di Mario sia allo stesso tempo vuota e piena?

Come si può spiegare la trasmissione di una storia che almeno in parte non appartiene alla vita del paziente e che si rivela clinicamente

[…] come costituente della psiche del paziente? Come si può spiegare

questa condizione doppia e contraddittoria di una psiche vuota e allo

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Corigliano A. M. N., Il transgenerazionale tra mito e segreto, cit.

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stesso tempo “troppo piena”?171

Mijolla riteneva che vi siano dei nuclei tramandati che ordinano una parte della vita emotiva e fantasmatica delle generazioni future. Gli elementi costituenti questo ricordo tramandato hanno la caratteristica di ripetere compulsivamente e di agire come “anti-memoria” in quanto impediscono il ricordo.

Questi nuclei sembrano essere aree che coagulano e organizzano attorno a sé una buona parte della vita emotiva e fantasmatica della famiglia, deturpando altri aspetti della vita di relazione. La funzione di questi elementi è quella di ripetere compulsivamente impedendo in realtà il ricordo assimilabile dell'evento; hanno perciò una funzione anti-memoria (A. de Mijolla, 1986)172. 173

L'oggetto mai assente interiorizzato da Mario è costituito dal trauma espulso e non elaborato dal padre, il paziente ha, quindi, dovuto contenere tale vissuto per il genitore. Colui che rifiuta di accettare il trauma o la perdita espelle il contenuto scomodo nel figlio, questo va a costituire nella sua psiche il “non-me” paterno che viene interiorizzato dal figlio ed essendo assoggettato a questa influenza esterna la psiche di Mario è scissa. Possiamo notare dal testo di Faimberg quanto il paziente abbia risentito di questo fardello che è toccato a lui:

Da un lato, il processo di intrusione è responsabile della presenza

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Faimberg H., Ascoltando tre generazioni, cit., p. 28

172

Mijolla A., (1986), Les visiteurs de moi, Sac, Paris

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eccessiva, dell'oggetto che non è mai assente. Questo oggetto è fatto di quello che è stato attivamente espulso dal padre di Mario e che il figlio ha dovuto contenere. La formula corrispondente potrebbe essere la seguente: “La morte della mia famiglia è una realtà che odio; espello tutto questo in mio figlio vivente che odio e rifiuto”. Questa formula corrisponde alla fantasia inconscia che costituisce il “non- me” del padre, che è diventata la condizione di possibilità (la causa) dell'identificazione alienante di Mario, cioé Mario diventa il non-me (del padre). [...] Cedendo a questo potere alieno, l'io di Mario è scisso.174

Il vissuto non elaborato, come sottolinea Racamier, porta attraverso la negazione del lutto o del suo mancato riconoscimento a una unione tra il lutto stesso e la depressione. Quest'ultima è silenziosa, progressiva, è presente alla sua base un deficit di mentalizzazione e la siderazione di ogni possibile ricordo. In esso viene prodotto un amalgama, che non può essere integrato ma solo espulso: il figlio perciò ne diviene il ricettacolo inconsapevole.

Il terreno infido del diniego e del rifiuto del lutto [ha come

conseguenza] che lutto e depressione non [formino] che un unico

amalgama […] indistinto, pronto all'agito, pronto all'espulsione, pronto alla deportazione.175

174

Faimberg H., Ascoltando tre generazioni, cit., pp. 32-33

175

Faimberg teorizza che questi traumi siano muti e non visibili, il terapeuta deve quindi prestare molta attenzione ad ogni possibile segnale del paziente, che riesce a prendere forma solo se viene scoperto e individuato il vissuto nascosto dell'individuo.

Faimberg (1985)176 parla a questo proposito di identificazioni "mute e non udibili", che possono manifestarsi in un momento chiave del transfert e che diventano udibili solo se si svela la storia segreta del paziente.177

Le “identificazioni alienanti” nel pensiero di Faimberg sono la parte fondamentale di questo processo di interiorizzazione del vissuto estraneo al proprio.

In questo tipo di processo di identificazione è condensata una storia che, almeno in parte, non appartiene alla generazione del paziente. In questo senso parlo di “identificazioni alienanti”.178

176

Faimberg H., (1985), El telescopaje de generaciones: la genealogia de ciertas identificaciones, Revista de Psicoanalisis, 42, 5, pp.1043-1056 (trad. fr.: Le téléscopage des générations, à propos de la génélogie de certaines identifications, Psychanalyse à l'université, XII, 46, 1987, pp.181-200)

177

Corigliano A. M. N., Il transgenerazionale tra mito e segreto, cit.

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