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Ricordo incistato nel corpo

Capitolo 4. L'oblio dopo la tragedia: La memoria

4.1. Le macerie della tragedia 1.Legami con il passato

4.1.3. Ricordo incistato nel corpo

Le percosse e le violenze rimangono ad invadere i ricordi di quegli eventi terribili, le violenze subite anche se nascoste continuano a perseguitare la vittima e a inseguirla.

Ricordare è già tornare a quei momenti di atrocità, grida, urla, mutilazioni ormai all'interno del soggetto, nel più profondo della psiche e del corpo umano. Il corpo stesso è la sede della testimonianza di quanto accaduto. Ricordare ogni piccolo particolare di quegli avvenimenti è come ritornare in quell'inferno, con quelle voci, quelle urla, quegli insulti, quelle botte che sono penetrati fino sotto la pelle, che diventano parte della struttura della persona. Quelle torture lo caratterizzano oramai e rendono quel corpo un luogo di testimonianza.

[...] ricordare quei volti e quei nomi, quegli eufemismi, quelle stanze e

quei sorrisi, è già ritornare nell'inferno di membra lussate […]. Voci, sorrisi, insulti stanno ormai dentro muscoli ed ossa, sono penetrati

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definitivamente nelle articolazioni, sotto l'epidermide.[…] Il corpo della vittima […] si appropria della violenza e del dramma che ha subito, delle tracce che ne conserva, trasformando queste ultime […] in luogo di testimonianza.211

Connerton ritiene che il corpo è la sede della memoria abituale, nella quale viene depositato il ricordo.

Nella memoria abituale il passato è, per così dire, depositato nel corpo.212

Le conseguenze della violenza, oltre ad essere di carattere psicologico, sono anche di ordine fisico, fisiopatologico, psicosomatico. Infatti il ricordo traumatico ha la proprietà spesso di rimanere fissato nella mente del singolo, tenuto in trappola in una rappresentazione continua e ripetitiva di quel momento.

Secondo la neuropsicologia, i contenuti restano bloccati nel circuito neurobiologico e continuano ad influenzare lo stato emotivo del soggetto attraverso una ripetizione che, mediata dalla amigdala, induce la ripetizione continua dei meccanismi biologici di allerta e di paura. C'è una continua e costante attualizzazione del trauma che è vissuto come se fosse sempre presente, quando esso viene rimosso dalla mente, si incista nel corpo.

Gli autori Boadella e Lisse descrivono nell'opera La psicoterapia del corpo il processo di rimozione a livello fisico, dove i sintomi della sofferenza corporea

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Beneduce R., Archeologia del trauma, cit., p.43

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sono sia il risultato della scarica del sistema di inibizione di azione, che il rafforzamento del sistema perché in essi vengono creati circoli viziosi.

I segni e sintomi di rimozione e sofferenza emotiva […] sono non solamente il risultato della scarica del sistema di inibizione dell'azione, ma esercitano, anche effetti di feedback che rinforzano il funzionamento di tale sistema creando così ulteriori circoli viziosi.213

La violenza lascia profonde marcature psichiche che hanno un impatto molto profondo sull'individuo sia nella psiche sia nel corpo dell'individuo.

La tortura, la violenza provocano conseguenze gravi, anche sulle persone che hanno riscontrato ferite fisiche marginali. Chi viene colpito dalla violenza rimarrà profondamente mutato, nonostante le ferite guariscano, il trauma rimarrà impresso nell'individuo.

La violenza lascia tracce profonde poiché, scuotendo l'essere umano nella sua totalità dall'interno e dall'esterno, ne danneggia per sempre la costituzione. Anche chi sopravvive alla violenza e ne riporta solo i danni fisici trascurabili non vivrà più come prima. Benchè le ferite siano cicatrizzate, il trauma dell'aggressore non guarisce.214

Nel processo di rimozione sono inclusi molti organi e le ghiandole, il sistema nervoso autonomo viene modificato dal sistema di inibizione dell'azione, il quale

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Boadella D., Lisse J., La psicoterapia del corpo. Le nuove frontiere tra corpo e mente, Astrolabio, Roma1986, p.117

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coinvolge il sistema limbico, l'amigdala e l'ippocampo. Quest'ultimi due esercitano un grande controllo sull'ipotalamo, il quale è la fonte primaria di regolazione del sistema nervoso. Vi è un controllo neurale, non cosciente, sul funzionamento del corpo e dei suoi organi, che appare evidente dal controllo del sistema simpatico e parasimpatico che agiscono sull'intestino, sul fegato, sui reni ed altri organi. L'inibizione dell'azione e la rimozione del trauma, infatti, alterano il normale funzionamento del sistema nervoso e degli organi.

Il sistema di inibizione dell'azione modifica il sistema nervoso autonomo. Il suo funzionamento reciproco normale si trasforma in funzionamento aggiuntivo patologico. [...] il sistema di inibizione dell'azione coinvolge il sistema limbico, la parte laterale della amigdala e la parte posteriore dell'ippocampo. Questi due centri

subcorticali esercitano un importante effetto di controllo

sull'ipotalamo. L'ipotalamo è la fonte primaria della regolazione del sistema nervoso autonomo […] Le scariche del simpatico e del parasimpatico vengono trasmesse direttamente ai visceri, tratto gastro intestinale, fegato, reni e questo crea un controllo neurale non conscio sul funzionamento interno del corpo. Attraverso questa sequenza di eventi l'inibizione dell'azione altera la scarica reciproca normale del sistema nervoso autonomo e il funzionamento viscerale.215

Roberto Beneduce descrive le modificazioni del sistema nervoso centrale dovute

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alla mancata elaborazione del trauma. Nei soggetti esposti a violenze si possono riscontrare modificazioni persistenti del sistema nervoso centrale, come per esempio le riduzioni dell'area dell'Ippocampo o le variazioni nell'architettura sinaptica dei neuroni.

[Numerosi esperti ritengono che nei] soggetti esposti a traumi estremi

e ripetuti, [si possano riscontrare] modificazioni persistenti del sistema nervoso centrale (la riduzione dell'area dell'ippocampo, ad esempio, o variazioni nell'architettura sinaptica dei neuroni).216

Monica, donna bosniaca di sessant'anni circa, paziente di Sironi che si trova in Francia da qualche mese e si mostra fisicamente trascurata. I suoi malesseri sono collegati a ripetute cadute, la prima avvenuta nella scala mobile di un grande magazzino di Sarajevo, pochi mesi dopo il divorzio con il marito, la seconda era avvenuta durante il bombardamento dell'artiglieria serba, nel quale era stata colpita la sua casa, due mesi dopo il trasferimento in Francia con la figlia : mentre Monica scendeva le scale, per rifugiarsi in cantina le era caduta una trave in testa. La terza caduta avvenne nel centro di accoglienza francese che la ospitava: da questo evento sono derivati problemi del sonno, trasalimento costante al minimo rumore e timore di essere seguita da 5 uomini. Sironi durante la psicoterapia era giunta, assieme all'aiuto della sorella della paziente, alla memoria legata al trauma originario: la caduta primordiale, che aveva innescato questo meccanismo, era avvenuta quando la signora era piccola nel momento in cui il padre venne fucilato

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a morte dai nazisti.

A questo punto non ci restava che trovare insieme il primo evento traumatico in relazione con una caduta. […] Risale a più di cinquant'anni fa. Monica era in braccio al padre quando venne fucilato, insieme a sua madre dai tedeschi. Quando lui si accasciò morto, lei cadde sulle sue braccia. […] Monica aveva due anni e mezzo. È la sorella maggiore di due anni, a rievocarlo, perché Monica non ricorda né parole né immagini.217

Per Monica ogni avvenimento traumatico induce la caduta, non ricorda più la tragedia e di quando aveva due anni e mezzo ma rivive la riattualizzazione.

Il trauma colpisce i nervi, il cervello, le articolazioni dell'individuo, si nasconde ed in essi fa esplodere tutto il suo dolore, non essendo bloccato da nessun agente.

Un altra trasformazione colpisce gli uomini ancora più in profondità. Benché passati da tempo, paura e dolore rimangono nel corpo. Sono nei nervi del sopravvissuto, nel cervello, nelle articolazioni, nella pelle. Senza incontrare resistenza, la violenza era entrata nel corpo liberando la furia del dolore.218

Sironi su questo argomento riporta il caso della Signora C, che aveva subito una serie di torture piuttosto gravi, riportava una sofferenza fisica, la quale si

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Sironi F., Violenze collettive, cit., pp.29-30

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manifestava mediante disturbi somatici, in concomitanza di ricorrenze oppure in determinate ore del giorno, nelle quali aveva subito violenze. Ciò simboleggia una memoria fisica del trauma, uno stoccaggio nel corpo della persecuzione subita. Questa memoria, veniva espressa sotto forma di sintomi somatici: il dolore corporeo costituitiva nella signora C. il ricordo delle torture subite.

Quando abbiamo incontrato la signora C. al primo colloquio, accusava problemi di ordine prevalentemente somatico. La sua sofferenza si esprimeva soprattutto attraverso il corpo. Quando, su un foglio su cui abbiamo ripercorso insieme la sua traiettoria di vita con gli avvenimenti più significativi, abbiamo messo in parallelo la storia della comparsa dei disturbi e la storia repressiva, è risultato subito evidente che le date e i momenti della giornata in cui comparivano i dolori coincidevano sistematicamente con un fatto incisivo della storia repressiva: arresti, torture, violenze. I problemi somatici erano i marcatori corporei degli avvenimenti traumatici che avevano punteggiato il corso della sua vita.219

Una eccessiva attivazione dell'arousal fisico è presente in modo esagerato nel soggetto, dopo una ampia attivazione del meccanismo di difesa e successivamente ad una esperienza traumatica. Questi meccanismi vengono attivati per fronteggiare l'evento.

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Gli studi sullo stress e sul funzionamento della memoria, ci dicono che restano tracce della violenta attivazione dell'arousal fisico legato all'esperienza traumatica ed ai conseguenti processi dissociativi di tipo difensivo messi in atto nel tentativo di fronteggiare l'evento, con la persistenza di vulnerabilità verso processi di ritraumatizzazione e sintomisomatici. 220

Susanna Ligabue nell'articolo Rispondere al trauma sostiene che a seguito di un evento traumatico, rimangono tracce nell'individuo dell'attivazione dell'arousal fisico. Nell'articolo di Camilla Marzocchi, viene descritto l'aurosal fisico come:

[…] stato di attivazione neurovegetativa dell’organismo […] legato [a]

cambiamenti dell’assetto fisico e psicologico di ogni individuo. Sul piano fisico questo stato di attivazione coinvolge diversi sistemi biologici, quali sistema nervoso autonomo e sistema endocrino […] mentre sul piano psicologico orienta le nostre capacità di memoria, attenzione, presa di decisioni , espressione delle emozioni e messa in atto di comportamenti. L’aumento o la diminuzione dell’attività neurovegetativa ci permette di perseguire i nostri bisogni o di fronteggiare situazioni di emergenza ed è quindi particolarmente coinvolta nelle scelte legate alla ‘sopravvivenza’ quali soddisfazione dei bisogni primari (fame, sete, sonno, attività sessuale,..) e risposte a stimoli percepiti come pericolosi (fuga, attacco, svenimento, blocco

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dell’azione).221

L'organismo risponde ad un evento traumatico in questi modi:

L’organismo può prepararsi attraverso due opposte strategie, entrambe utili e adattive: Iper-arousal:“stato di iper-vigilanza” che generalmente si manifesta con tachicardia, sudorazione eccessiva, respiro accelerato, agitazione fisica e motoria, tensione muscolare, tendenza all’azione, aumento delle capacità attentive, di memoria e decisionali (es: attacco, fuga, blocco dell’azione);Ipo-arousal: “stato di accasciamento” che generalmente si manifesta con rallentamento del battito cardiaco, riduzione della pressione arteriosa, respiro lento, assenza di energie, ridotto tono muscolare, diminuzione delle capacità attentive, di memoria e di elaborazione ragionamento (es: svenimento).222

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Marzocchi C., in http://www.stateofmind.it/2011/11/arousal/

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