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5. QUALI PERCORSI PER USCIRE DALL'ESCLUSIONE

5.2.2 QUANTA IMPORTANZA HA IL TERZO SETTORE?

In Italia è innegabile come il terzo settore abbia assunto un ruolo molto importante, andando a ricoprire quei vuoti che a causa di vari fattori possono non essere ricoperti dal welfare. Gli enti che operano nel terzo settore non sono però riconducibili né allo Stato, né al mercato. Si tratta di soggetti organizzati che senza scopo di lucro perseguono, attraverso le loro attività e servizi, finalità di utilità sociale. Vi sono varie leggi che regolano le varie tipologie di associazioni o cooperative che operano in questo campo.141.

Nel territorio del Valdarno inferiore sono state intervistate alcune realtà del terzo settore che sono state indicate dagli stessi operatori della SdS. Alcune di queste realtà sono state fondate dalla Chiesa, che in alcuni casi svolge tutt'ora un ruolo fondamentale. Uno dei più rilevanti esempi di collaborazione tra il privato ed il terzo settore operante nel territorio è la struttura di accoglienza “Le querce di Mamre”, un centro per l'accoglienza notturna.

“La struttura, con la nuova convenzione è amministrata da un comitato che è titolare della gestione formato delle Querce di Mamre (nome inter-religioso, citato sia nella bibbia che nel corano che rappresenta il simbolo dell’ospitalità). (…) Il presidente è Don Romano. All’interno del comitato ci sono varie associazioni, alcune delle quali con il tempo si sono allontanate, attualmente la più importante per la gestione è la Caritas e la Pietra d’angolo (che mette a disposizione il personale) e la SdS che ha da sempre fornito le risorse economiche (in passato erano sufficienti alla gestione, attualmente non lo sono più e si cercano altri tipi di finanziamento).” (Intervista Querce di Mamre)

Questa struttura riflette inoltre il cambiamento che sta subendo il territorio:

“La struttura è nata nel 1998, primariamente con l’intento di accogliere gli utenti inviati della SdS. (…) Anche adesso gli ospiti sono inviati dalla SdS, tendenzialmente però se si presenta la necessità vengono accolte anche persone che non sono in carico ai servizi. Se c’è la possibilità si cerca di effettuare primariamente un passaggio dai servizi (...) La struttura negli anni si è sempre più saturata, addirittura alcuni scelgono di dormire negli spazi esterni, per essere comunque in un posto “protetto” con docce e la possibilità di utilizzo delle lavatrici.” (Intervista Querce di Mamre)

141 La Legge 266/1991 regola le associazioni di volontariato, la Legge 381/1991 le cooperative sociali, la Legge

383/2000 le associazioni di promozione sociale. Rientrano poi all'interno del terzo settore anche associazioni come: le associazioni sportive dilettantistiche, le associazioni dei consumatori e degli utenti, le organizzazioni non governative e le imprese sociali.

Tra le persone che si rivolgono a questa struttura vi sono situazioni molto diverse. Gli italiani tendono inizialmente ad essere diffidenti e non volersi inizialmente rivolgere alla struttura, tuttavia tendono poi a rimanervi per periodi relativamente lunghi, al contrario gli stranieri solitamente utilizzano questa risorsa come un luogo di passaggio temporaneo:

“Le persone che tendono a non riuscire a crearsi alternative alla struttura sono sopratutto gli italiani; i quali hanno una maggiore diffidenza iniziale ma quando si appoggiano al centro hanno maggiori problemi a trovare un’alternativa, poiché si tratta di di persone che se non hanno un percorso di affiancamento non riescono a rialzarsi. Alcuni stranieri che devono tornare a Pisa per rinnovare il permesso di soggiorno oppure che tentano di ottenere un ricongiungimento familiare e quindi chiedono di potersi appoggiare al centro solo per alcuni giorni. Ci sono anche persone che per qualche mese cercano lavoro nella zona industriale. Infine c’è una parte di persone in difficoltà a causa delle dipendenze soprattutto da alcool e da gioco d’azzardo che sta colpendo sempre più persone. Sopratutto per questi casi ci sarebbe bisogno di un appoggio costante del Ser.T.”(Intervista Querce di Mamre)

Come già accennato in precedenza questa zona è stata per molto tempo attrattiva per l'immigrazione poiché vi era un settore artigianale fiorente e che richiedeva in larga parte mano d'opera anche poco qualificata. Tra i più colpiti dalla crisi, secondo l'associazione Arturo (che opera con l'accoglienza), vi sono probabilmente gli immigrati:

“La crisi ha colpito questo distretto in modo minore rispetto ad altri territori. Tuttavia le tipologie di persone più colpite della crisi sono: gli stranieri che si sono accontentati di mansioni di bassa manovalanza, i giovani figli di immigrati che non vedono riconosciuta le proprie competenza, i lavori di cura ed infine gli adulti che lavoravano in campi come quello edilizio e che si sono trovati dopo molti anni senza un impiego.” (Intervista Associazione Arturo)

Si tratta di un'associazione che svolge prevalentemente attività formative, quali corsi di lingua. Nel tempo si è però avvicinata ai problemi delle famiglie cercando di agevolare la partecipazione delle donne ai corsi per incrementarne l'autonomia e servizi di doposcuola per i ragazzi. I cambiamenti descritti stanno avendo un forte impatto sulle seconde e terze generazioni di immigrati, poiché potrebbe portare le famiglie a scegliere di tornare nel proprio paese di origine o separare nuovamente il nucleo familiare facendo restare in Italia soltanto il “capofamiglia” attraverso lavori discontinui che non permettono il mantenimento dell'intera famiglia. Questo avrebbe un impatto molto forte sulle nuove generazioni che ormai sono

perfettamente integrate all'interno della cultura e del territorio. Un altra cooperativa che interviene direttamente sulle fasce più fragili della popolazione è “La pietra d'Angolo”, gestita dalla CARITAS, e che è presente sul territorio da molti anni ma che negli anni ha modificato il proprio modo di intervenire:

“Dalla sua nascita la cooperativa e gli obiettivi stessi negli anni, rispetto all’approccio alla povertà/esclusione, sono cambiati. La gestione dei centri di ascolto Caritas, ad esempio, ha cambiato approccio; circa 20 anni fa quando sono nati (inizialmente erano 2, uno in Valdera e uno in Valdarno) avevano un ruolo soprattutto di ascolto e volto ad indirizzare ai servizi più adatti (…) Su tutto il territorio della diocesi di San Miniato (comprende comuni delle province di Pisa, Pistoia e Firenze) ad oggi ci sono 18 centri, di cui 5 nel territorio della SdS del Valdarno (2 a San Miniato 1 Santa Croce, 1 Castelfranco e 1 a Monopoli). Per ogni centro di ascolto c’è un centro di distribuzione dove si distribuiscono generi di prima necessità, prevalentemente cibo e abiti.” (Intervista Pietra d'Angolo)

I pacchi alimentari: ci sono progetti personalizzati, a seconda del progetto, dalla numerosità dei nucleo familiare, o dalla presenza di particolari esigenza, varia il numero di pacchi che il nucleo può ricevere nel tempo. Le cooperative ed associazioni hanno quindi assunto un ruolo di importanza crescente sul territorio, e questo viene spiegato sempre dalla cooperativa:

“Nel tempo è cambiato molto anche il rapporto con gli enti pubblici. Inizialmente è sempre stato il centro per l’ascolto che lavorava per dialogare con gli enti pubblici, negli ultimi anni il rapporto si è quasi capovolto. (La Caritas ha sempre spinto perché all’interno di ogni centro ci fosse un assistente sociale in modo da facilitare il dialogo con la SdS). Ci sono stati anche numerosi progetti come l’ARSE che coinvolgeva entrambi gli attori cercando di ottimizzare le risorse.”

Tuttavia anche la cooperativa guidata dalla CARITAS evidenzia quello che già la società della salute aveva sottolineato, e cioè che i progetti che più hanno funzionato sul territorio sono stati quelli legati a bandi specifici e una volta terminato il finanziamento, indipendentemente dal successo, i progetti sono stati chiusi.

Vi sono poi altre cooperative ad associazioni che svolgono servizi importanti nel territorio pur non intervenendo direttamente con i problemi legati alla perdita del lavoro ed alla marginalità. Ma le interviste che abbiamo qui riportato fanno emergere come vi sia stato un impoverimento che ha portato ad un maggiore appoggio dei cittadini su questi enti. In particolare, a differenza della SdS, si possono qui riscontrare alcune differenze tra coloro che si rivolgono a questi

servizi: tra gli stranieri il problema principale sembra essere il lavoro, mentre tra i cittadini italiani il lavoro sembra soltanto essere la parte più visibile che ne cela molte altre. Questo potrebbe essere dovuto al rischio di stigmatizzazione che viene ancora visto dai cittadini, e che come detto dagli operatori della SdS li porta a non rivolgersi ai servizi se non come ultima istanza.

La cooperativa sciale (di tipo B142) “Lo Spigolo”, riporta inoltre al problema degli inserimenti

lavorativi, già trattato dagli operatori della SDS: la platea di persone svantaggiate “non certificate” è fortemente allargata. Nonostante questo molti bisogni non vengono riconosciuti come “svantaggio” all’interno delle leggi. Tra le attuali categorie in difficoltà vi sono infatti molti artigiani che hanno maturato negli anni un forte debito con il fisco e sono stati costretti a chiudere la propria partita iva per l’assenza di lavoro, rimanendo esclusi dai circuiti produttivi”. Infine vi è una forte incidenza dei padri separati che hanno perso lavoro e alloggio. La maggior parte delle persone in carico a questa cooperativa ha lavorato molti anni in un unico settore, secondo gli operatori occorrerebbe quindi prevedere percorsi di reinserimento lavorativo e supporto morale.

Tutte queste associazioni, si trovano a lavorare in modo più o meno diretto con le categorie rese più vulnerabili dalla crisi economica all'interno del territorio, e cioè gli stranieri e le famiglie italiane nelle quali uno, o entrambi i coniugi, hanno perso il lavoro e non riescono a reinserirsi nel mercato. Quello che è stato sottolineato è poi come, essendosi notevolmente ampliate queste categorie, non è più garantito l’accesso ai servizi di base, ma è gratuito solo per coloro che si trovano in situazioni veramente drammatiche. In passato minori richieste di presa in carico perché c’era il lavoro. Inoltre da più di un'ente la SdS è vista come un'istituzione in cui gli assistenti sociali non hanno i mezzi per strutturare progetti di presa in carico più strutturati, e questo li porta ad una forte frustrazione per l’impossibilità di rispondere ai bisogni. Tuttavia anche il terzo settore, così come la SdS sente la necessità di instaurare collaborazioni stabili e strutturate per poter offrire più risposte ai cittadini.

142 Le cooperative sociali di tipo B, gestiscono attività lavorative con lo scopo di inserire tipologie di persone “svantaggiate” nel contesto lavorativo. Come si può leggere all'art. 1 della legge 381/91: Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l'interesse generale della comunità alla promozione umana e all'integrazione sociale dei cittadini attraverso: a) la gestione di servizi socio-sanitari ed educativi; b) lo svolgimento di attività diverse - agricole, industriali, commerciali o di servizi - finalizzate all'inserimento lavorativo di persone svantaggiate.