Genere e tecnologie
2.1 L’incontro tra gli studi di genere e gli studi sulle tecnologie
Il cyborg è divenuto una figura centrale del discorso femminista sulle tecnologie, una figurazione capace di dare corpo al potenziale liberatorio delle tecnologie per le donne. L’affermazione del cyborg negli studi sul genere e le tecnologie ha favorito la discussione attorno all’agency femminile nel mondo della tecnocultura e della tecnoscienza. Tuttavia gli studi sul genere e le tecnologie evidenziano un rapporto ambiguo: dal un lato prende avvio un filone di analisi e riflessione che vede nelle nuove tecnologie uno spazio nuovo, seppur contradditorio e conflittuale, di soggettivazione per le donne stesse, dall’altro lato si muovono studi che descrivono le tecnologie come costruzioni sociali maschili che escludono le donne e
30 Il concetto centrale nell’epistemologia femminista è che il soggetto che fa ricerca sia situato in un determinato contesto, di conseguenza il sapere sviluppato è un sapere situato, un sapere che riflette la particolare prospettiva del soggetto. La riflessione femminista sulla costruzione del sapere scientifico rivendica una pratica cosciente e consapevole in cui le ‘storie personali’ siano utilizzate come strumento per illuminare le scelte teoriche, dove il biologico sia considerato come una differenza ‘relazionale’ e non intrinseca, in cui il corpo divenga un ‘agente’ dotato di consapevolezza sociale e culturale.
riproducono discriminazioni in base al genere. In accordo con un approccio interdisciplinare alla ricerca, in questo paragrafo delineeremo i contributi dati dai STS (science and technology
studies) e dai gender studies allo studio sulla relazione tra genere e tecnologie.
Il modo in cui le diverse ricerche femministe hanno affrontato, decostruito ed elaborato l’esclusione del ‘femminile’ dal mondo tecnologico (si tratta dello stereotipo secondo cui la tecnologia sarebbe un dominio del maschile e le donne sarebbero naturalmente escluse perché inadeguate, stereotipo che talvolta viene assunto e diffuso dalle donne stesse) costituisce, in parte, il filo rosso che ha tenuto insieme le riflessioni delle studiose impegnate in questo campo. In effetti, la questione dell’accesso e dell’utilizzo delle tecnologie ha strettamente a che fare con la dimensione del potere:
le tecnologie riflettono e comunicano l’insieme di valori e di aspirazioni che informano il sistema sociale in cui sono prodotte;; concretizzano, contengono e manifestano modelli economici, politici e culturali del sistema sociale che lo crea. A loro volta, influenzano le pratiche sociali e i modelli di pensiero, condizionando gli stili di comunicazione e dell’interazione. Diventano, in una parola, un vero e proprio linguaggio dell’azione sociale (Leccardi 1995: 27).
La letteratura su questo tema individua tre filoni di ricerca (Bracciale 2010, Faulkner 2001, De Maria e Violi 2008, Henwood 2000): Women in Technology (donne nella tecnologia), Women and Technology (donne e tecnologia), Gender and Technology (genere e teconologia). Parto da questa ricostruzione perché ha il pregio di definire in modo chiaro un percorso tortuoso e fornisce delle coordinate concettuali per fare ricerca su questi temi.
Il primo approccio è definito Women in Technology e si interroga principalmente sugli effetti delle tecnologie nel mondo del lavoro. Si tratta di una riflessione principalmente improntata su un femminismo di stampo liberale che si concentra sulle cause e i motivi che escludono le donne dai lavori legati alle tecnologie e propone soluzioni politiche mirate a promuovere le pari opportunità tra donne e uomini.
Un secondo approccio è chiamato invece Women and Technology e si sviluppa a partire dagli anni ’70 con il femminismo della seconda ondata. In questo caso il tema di ricerca è più ampio, e al centro delle riflessioni vi sono la natura del lavoro tecnologico, la sua evoluzione nel tempo e la sua articolazione in accordo con le trasformazioni delle relazioni di genere nella società (Henwood 2000). Interpretando liberamente le parole di Sherry Turkle, psicologa sociale del MIT, si può dire che questi studi riconoscono come la cultura delle tecnologie non sia ugualmente neutra per uomini e donne (Turkle 1985). Secondo questa prospettiva di
ricerca, la tecnologia è un tipo di ‘cultura maschile’ capace di entrare nelle definizioni dei rapporti di lavoro e nella costruzione delle identità maschili e femminili. Gli studi in questo campo si concentrano sulla scarsa presenza femminile nelle tecnologie e ne individuano la causa nella socializzazione ai ruoli di genere che hanno costruito una continuità, a livello simbolico, tra il maschile e la tecnologia, corrispondente alle immagini stereotipiche della mascolinità e del potere (Balsamo 1995).
Se i primi due approcci, Women in Technology e Women and Technology, hanno avuto il pregio di mettere in luce la natura non neutra della tecnologie e le sue conseguenze rispetto ai percorsi biografici del femminile, allo stesso tempo hanno avuto il limite di dare per scontato l’esistenza della ‘tecnologia’ e della categoria ‘donne’.
La terza e più recente direttrice di analisi, Gender and Technology, si focalizza invece sulla costruzione sociale dei concetti di genere e tecnologia, evidenziando come il rapporto tra questi due elementi dipenda strettamente dai contesti in cui si sviluppano le pratiche di relazione della vita quotidiana.
Il modo in cui gli studi femministi e di genere hanno affrontato la ricerca sulle tecnologie rispecchia e segue alcune delle trasformazioni principali che riguardano le concettualizzazioni dell’identità di genere. Vi è una prima fase in cui appare una visione della donna più essenzialista, una seconda fase ispirata dal costruttivismo e dal post-strutturalismo dove le differenze si fanno plurali, e una attuale più preoccupata a indagare come i significati di genere vengono reificati, decostruiti e reinventati (Demaria 2008: 22).
Nell’ultima direzione di analisi, Gender and Technology, è importante il contributo dei
Science e Technology Studies (STS). 31 In generale gli studi sociali sulla scienza e sulla tecnologia contribuiscono in modo significativo allo studio degli usi e delle pratiche tecnologiche poiché hanno costruito concetti analitici rilevanti per lo studio del carattere sociale, situato e non esclusivamente tecnico delle tecnologie: gli oggetti e gli artefatti non sono più visti come separati dalla società, ma come parte del tessuto sociale che la tiene insieme. 32
Wajcman evidenzia come ci siano delle linee di continuità tra STS e studi di genere sulle tecnologie. In particolar modo per quel che riguarda l’identificazione anche di un piano simbolico e culturale all’interno del quale condurre la ricerca. Su questa base, contano:
31 Un contributo fondamentale al consolidarsi dell’intreccio tra studi femministi e studi sulle tecnologie è stato dato dagli studi femministi che hanno esplorato da una prospettiva di genere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (Suchman 2008).
32 Laddove l’approccio determinista direbbe, invece, che la tecnologia ha il potere di generare trasformazioni sociali, indipendentemente dal contesto sociale, economico, culturale, locale, si tratta di un modo di intendere l’innovazione tecnologica come sostanzialmente neutrale, e le sue conseguenze come sostanzialmente uniformi.
the ways in which socio-technical relations are manifest not only in physical objects and institutions but also in symbols, language and identities (McNeil, 2007). Scientific facts and technological artefacts are treated as simultaneously semiotic and material (2009: 144)
Seppur articolato nelle sue espressioni, l’intreccio tra l’approccio femminista e quello STS ha messo in luce la reciprocità della relazione tra genere e tecnologia, dove le tecnologie sono concettualizzate come fonte e conseguenza dello strutturarsi delle relazioni di genere, da cui discendono specifiche dinamiche di potere (Kember 2003, Suchman 2008, Wajcman 2009). In particolar modo l’approccio degli STS ha permesso all’indagine femminista sulle tecnologie di mettersi al riparo dal rischio del determinismo tecnologico usando la prospettiva Social
Shaping of Technology o modellamento sociale (SST)33 (MacKenzie e Wajcman 1985, Williams e Edge 1996). I principi chiave degli SST emergono dall’esplicito rifiuto del determinismo tecnologico come costrutto attraverso il quale comprendere le questioni socio-tecniche: le forme del sapere scientifico, e gli oggetti concreti in cui si materializzano, sono dettate a vari livelli dalle forze sociali e istituzionali. Ne consegue che la ricerca nell’ambito del social shaping situa gli aspetti materiali della tecnologia all’interno dei vari contesti sociali, temporali, politici, economici e culturali in cui essa viene utilizzata (Bozkowki e Lievrouw, 2008). Le ricercatrici femministe hanno contribuito a questi studi mettendo in luce come: 1) le relazioni sociali e i contesti economico/politici che costruirebbero queste tecnologie siano relazioni segnate dal genere;; 2) come le tecnologie entrino nella costruzione delle relazioni di genere;; e 3) come non si possa in generale comprendere le tecnologie senza fare riferimento al genere (Cockburn e Ormrod 1993). Grazie a questa prospettiva la ricerca empirica - dal forno a microonde, al telefono, alla pillola anticoncezionale, alla robotica e agli agenti software - si è interrogata sul ruolo delle tecnologie nella strutturazione dei ruoli sociali e ha dimostrato che l'emarginazione delle donne da parte della comunità tecnologica ha una profonda influenza sul contenuto, il design, la tecnica e l'uso di artefatti tecnologici (Wajcman 2007). Molte autrici hanno anche analizzato come nelle fasi di progettazione e di sviluppo della tecnologia, consapevolmente o meno, siano state perpetuate politiche di genere sessiste ed escludenti.
33 La prospettiva SST nasce proprio dalla lunga critica operata nei confronti del determinismo tecnologico (Williams Edge, 19996). Stabilendo che le tecnologie sono modellate socialmente l’approccio SST introduce la fondamentale domanda: di che tipo sono e che influenza hanno queste forze che modellano?
In generale, il punto di vista SST 34 suggerisce di guardare a come le tecnologie sono modellate da fattori umani oltre il loro specifico funzionamento tecnico, ma anche agli usi degli utenti che nelle loro pratiche quotidiane possono arrivare a modificare queste tecnologie rispetto agli intenti per cui erano state create. In altre parole, la tecnologia è considerata come un processo costituito non solo dalle motivazioni dei gruppi che le hanno dato forma, ma anche dall’agency dagli utenti nel loro uso quotidiano e quindi alle forme di appropriazione di queste tecnologie nella vita di tutti i giorni.
The interaction between feminist research and SST, despite its difficulties, appears to have been mutually fruitful. Feminist perspectives have made an important contribution to SST, broadening the range of actors and influences under consideration and in this way also provoked discussion about appropriate epistemologies (Williams e Edge 1996: 881). Robin Williams e David Edge (1996) individuano come il femminismo abbia ampliato lo spettro degli attori e degli influssi presi in considerazione dalle teorie costruzioniste sulle tecnologie, fornendo strumenti utili ad analizzare le complesse interrelazioni fra le connotazioni di genere delle tecnologie e quelle sociali (Williams e Edge 1996). In altre parole, il contributo più importante portato dalle teoriche femministe allo studio sociale sulle tecnologie è quello di avere posto l’attenzione non solo sul potere delle istituzioni sociali nel dare forma alla tecnologia, ma anche sul potere degli utenti di appropriarsene. Su questa base prendono avvio numerose ricerche etnografiche, nell’intento osservare e studiare i comportamenti dei consumatori nella vita quotidiana dove il consumo e utilizzo di tecnologia si sviluppa e diventa reale.
Secondo Van Doorn e Van Zoonen (2009) la tecnologia, o meglio lo spazio tecno-sociale, non solo è il risultato di un particolare contesto in cui il design e la progettazione hanno preso corpo, ma è anche il significato dato e l’uso fatto dagli utenti stessi 35. Si tratta del “mutual shaping of gender and technology, where neither gender nor technology is taken to be pre-existing, nor is the relationship between them immutable” (Van Doorn e Van Zoonen, 2009: 260). Questi studi suggeriscono che il momento decisivo nel circuito della cultura è rappresentato dal consumo, quando le tecnologie vengono addomesticate nella vita quotidiana. In questa quotidianità il gender si manifesta in tre dimensioni che possono essere
34 Nei quali vanno inclusi anche l’Actor-Network Theory (ANT) di Bruno Latour - che in parte contribuisce all’elaborazione della teoria del cyborg di Donna Haraway - e il costruzionismo, nelle sue formulazioni più o meno radicali.
35 Nel campo degli SST il fatto che gli utenti, anche quelli marginali, possano potenzialmente diventare attori determinando gli usi e i significati di una tecnologia si chiama “interpretative flexibility” (Williams e Edge 1996: 869).
distinte analiticamente: le strutture sociali, le identità individuali, e le rappresentazioni simboliche. Tuttavia, nelle pratiche sociali concrete della quotidianità queste dimensioni lavorano una accanto all’altra nell’esperienza di donne e uomini (Van Zoonen 2002). Sulla base di questa prospettiva Lisbet Van Zoonen intervista giovani coppie riguardo il loro uso quotidiano e domestico della rete per studiare il modo in cui i significati gendered di internet emergono dal contesto di utilizzo della casa. Contro l’idea che una tecnologia, in questo caso internet, possa avere una predeterminata specificità femminile o maschile, per Van Zoonen i significati legati al genere emergono in particolar modo nel momento della domestication.36 Allo stesso tempo, gli usi che vengono fatti di internet intervengono nella costruzione quotidiana dei ruoli di genere tra le coppie in modi più o meno stereotipici a seconda degli utilizzi.
Il lavoro empirico di van Zoonen fa pensare al modello della costruzione sociale delle tecnologie (SCOT) proposto da Pinch e Bijker (1989) e ispirato alla Sociology of Scientific
Knowledge (SSK)37. I due autori propongono il concetto di “interpretative flexibility” secondo cui i sistemi e gli artefatti tecnologici sono aperti a diverse interpretazioni e il loro significato viene costruito attraverso un processo di negoziazione tra differenti attori sociali.
Gli artefatti non hanno un unico significato o uso, stabilito nel momento della loro ideazione, al contrario, si caratterizzano per una “flessibilità interpretativa”, in base alla quale diversi gruppi sociali intervengono negoziando il significato e contribuendo alla sua stabilizzazione e chiusura. In questo modo si apre anche per gli utenti marginali (per esempio le donne) lo spazio per diventare attori, determinando gli usi e i significati di una tecnologia. In altre parole, le tecnologie sono disegnate con particolari proprietà, affordances, che suggeriscono ai soggetti determinati usi e applicazioni. Le possibilità apparenti possibilità di applicazione tecnologica sono soggette alle capacità e competenze degli utenti, che possono riscriverne il senso e l’utilizzo.
In sintesi, gli studi sul genere e la tecnologia sono stati capaci di spostare, in un primo momento, la comprensione di ciò che la tecnologia è, allargandone il concetto per includere non solo i prodotti, ma anche le culture e le pratiche associate;; in un secondo momento hanno
36 Per un’analisi approfondita su domestication e internet si rimanda al fondamentale lavoro di Bakardjieva “Internet in Everyday Life” (2005).
37 I ricercatori della SSK esaminano il processo con cui avvengono le scoperte scientifiche. Essi identificano i momenti di ambiguità cercando di spiegare perché un’interpretazione prevale sull’altra. Il maggiore contributo è la messa in discussione del modello asimmetrico delle spiegazioni della scienza sino ad allora prevalente, in base al quale i fattori sociali sono utilizzati solamente per spiegare le scoperte che si rivelano errate, dando per scontato che negli altri casi la verità pura della scienza guidi l'operato degli scienziati.
sottolineato il ruolo della tecnologia nel riprodurre il patriarcato;; infine, si sono concentrati sulla formazione reciproca di genere e tecnologia, dimostrando che né il genere né la tecnologia sono pre-esistenti (entrambe le dimensioni sono concepite in termini relazionali) e, soprattutto, che il rapporto tra loro non è immutabile.