• Non ci sono risultati.

Lo spazio relazionale definito da Facebook

Pratiche digitali e social network sites

5.1 I social network sites

5.1.2 Lo spazio relazionale definito da Facebook

La maggioranza delle ragazze che hanno preso parte alla ricerca si connette quotidianamente a internet per accedere a Facebook con lo scopo di controllare gli aggiornamenti, visualizzare e rispondere ai messaggi ricevuti, guardare le foto che altri e altre hanno caricato. Questo avviene sia in casa che fuori (scuola, parco, bar), principalmente accedendo attraverso il proprio cellulare e spesso attivando la funzione che permette loro di visualizzare le notifiche. In generale è difficile che le ragazze condividano sulla propria bacheca contenuti autoprodotti e particolarmente creativi e originali. Più che altro Facebook funziona da elemento di aggregazione: le ragazze condividono sulla propria bacheca, ad esempio, link trovati in altri spazi web, in particolar modo canzoni che hanno ascoltato su Youtube e link trovati su altre pagine Facebook. Dalle parole delle ragazze emerge uno scarso interesse  per  un  uso  ‘attivo’ 101 del proprio profilo pubblico in favore di altri tipi di attività.

Ma quai sono queste attività? Per la gran parte delle ragazze Facebook è uno spazio in cui “passare  il  tempo”  (Ito  et  al.  2010)  osservando  i  profili  dei  propri  contatti  e  facendosi  “i  cavoli   degli   altri”   (Miriam 17 anni). Così come altre ricerche che hanno analizzato questo SNS hanno messo in luce, è prassi tra i giovani curiosare ciclicamente tra le bacheche di amici e amiche (Scarcelli 2014). In questo modo le ragazze osservano i profili degli altri, sfruttando l’invisbilità   offerta da Facebook e ciò permette loro di avere un maggiore controllo della situazione. Giaccardi (2010) la definisce una funzione  “monitorante”.  

Mi   piace…   oddio   sono   una   persona   abbastanza   pettegola   io, quindi mi piace molto guardare le cose degli altri, anche questo mi capita raramente perché le persone più vicine a me, quelle di cui mi interesso, le ho sempre affianco ogni giorno di persona. Però mi piace molto andare a vedere una persona che magari non vedo da tanto, vedere come è diventata.   Andare   a   vedere   anche   caratterialmente,   perché   guardo   le   foto   per   l’aspetto   fisico però magari caratterialmente scrive qualcosa che mi fa un attimo inquadrare… questo mi piace di Facebook. (Gianna, 18 anni)

Sì (ho Facebook) ma non lo uso tanto, come dicevo prima quando non ho niente da fare guardo   la   bacheca   che   scrivono   un   po’   tutto   di   tutti,   però   non   è   che   mi metto a condividere, non metto stati, non mi interessa.

Intervistatrice: cosa ti piace di Facebook?

Il fatto che ognuno scrive le cose proprie e le mette a tutto il mondo e quindi io so tutto di tutti capito (ride), sono  un  po’  pettegola  lo  ammetto,  sì, mi piace vedere le cose che fanno

101  Per   un   uso   ‘attivo’   intendiamo   l’aggiornamento   della   pagina   personale   attraverso   la   condivisioni   di   testi   autoprodotti.  Si  sceglie  invece  di  escludere  la  condivisione  di  link  di  video  o  altre  pagine  Facebook  che,  seppur   sporadicamente,  risulta  tra  le  intervistate.

gli  altri,  ma  non  è  che  lo  dico… magari vedo una cosa che scrivi tu, non è che vado da quella a dire: oh, hai  visto!  però  mi  piace  sapere  le  cose  degli  altri… e tenermele per me, però mi piace lo stesso, mi fa passare il tempo.

Intervistatrice: commenti gli stati degli altri?

No, no, no! (Stefania, 17 anni)

Le ragazze descrivono un cambiamento avvenuto tra il momento in cui hanno aperto per la prima volta un profilo su Facebook e   il   momento   attuale   in   cui   si   svolge   l’intervista.   La   maggior parte delle ragazze ha aperto il proprio profilo su Facebook circa tre/quattro anni prima  dell’intervista: per  le  più  grandi  coincide  con  l’inizio  delle  superiori,  per  le  più  piccole   Facebook è parte integrante della propria quotidianità già dalle scuole medie. Dalle parole delle ragazze emerge una prima fase in cui la maggior parte del tempo viene speso ad aggiornare il profilo personale, seguire le attività degli amici, accrescere la propria cerchia di contatti, e una seconda fase in cui alle attività svolte sul SNS viene attribuita sempre meno importanza, e si riduce anche il valore assegnato alla cura e al mantenimento del proprio profilo.   In   un   passaggio   più   riflessivo   dell’intervista,   Carlotta opera, ad esempio, una distinzione  tra  quando  “la  sua  vita  sociale”  si  svolgeva  molto  più  su  Facebook  e  il  momento   dell’intervista  in  cui  descrive  il  proprio  spazio esistenziale determinato in modo minore dalla presenza sul SNS.

Perché  prima,  l’anno  scorso, mi ricordo che ero, stavo molto di più su Facebook e la mia vita sociale era anche su Facebook, mentre adesso Facebook lo controllo solo se ci sono delle notifiche, non ci sto mai, solo per svago. E infatti ho anche meno notifiche e la mia vita è anche più fuori dal social network. (Carlotta, 16 anni)

Anche Marina racconta   che   vi   è   stato   un   momento   in   cui   “stare”   su   Facebook   era   per   lei   imprescindibile.   In   seguito   è   riuscita   a   sentirsi   meno   “dipendente”.   E’   interessante   notare   come attribuisca questa trasformazione al suo essere diventata più grande. Per le ragazze, a volte, crescere significa iniziare a dare un nuovo significato a Facebook e modificare le abitudini digitali.

Sì, però prima ero sempre attaccata cioè se non entravo su Facebook mi sembrava una tragedia, adesso non lo calcolo neanche più di tanto.

Intervistatrice: cosa è cambiato?

Che sono cresciuta…  non posso essere sempre dipendente da Facebook. Sì, che tipo ogni cosa dovevo scriverla su Facebook, ogni foto dovevo metterla su Facebook, ogni cosa dovevo essere collegata adesso no, mi sono stufata, anche di scrivere le mie cose che poi le leggono tutto il mondo, no. (Marina, 16 anni)

Con   l’età   aumentano   le possibilità di autonomia delle ragazze rispetto alla famiglia e crescono, quindi, le occasioni per uscire di casa da sole e trascorrere del tempo faccia-faccia con gli amici, modificando di conseguenza i bisogni che Facebook può andare a soddisfare. Facebook rimane presente nella vita di tutti i giorni, ma cambiano i significati attribuiti e, insieme,  l’uso  che  ne  viene  fatto.    

Io Facebook  lo  uso… entro guardo le notifiche, guardo i messaggi, ho una lista di amici più stretti e guardo quelle notizie lì perché mi sono accorta che guardare la bacheca con le notizie di tutti è molto noioso, gente che magari non vedo da 5 anni che pubblica cose che non mi interessano e quindi guardo   principalmente   la   lista   degli   amici   più   stretti…   (Marzia,18 anni)

Prevale, soprattutto tra le più grandi delle ragazze  intervistate,  un  uso  più  ‘comunicativo’ che ha la funzione di mantenere le ragazze in contatto con il gruppo di amici con cui sono in relazione anche offline. Spesso viene sfruttata la gratuità del servizio di Instant Messaging offerto da Facebook che permette una comunicazione uno ad uno “fondamentalmente Facebook, lo uso più per parlare e chiacchierare non avendo mai soldi sul telefono: usi Facebook!” (Ornella 18 anni). Avere un account su Facebook è principalmente percepito come  una  necessità  poiché  tutte  le  amiche  e  gli  amici  “sono  su”  Facebook,  non  essere  presenti   implica avere meno strumenti per vivere pienamente lo svolgersi della vita tra pari.

I modi in cui i rapporti di amicizia vengono coltivati, ridefiniti e negoziati nello spazio mediato da Facebook sono uno dei punti di ingresso più interessanti per comprendere il rapporto quotidiano delle ragazze con le tecnologie digitali. Infatti, sono le amicizie ad avere un ruolo principale e a orientare i comportamenti delle ragazze nel social network site. Partecipare alle attività Facebook è un elemento importante nella loro vita di tutti i giorni, nonché un elemento complesso e critico del loro essere connesse socialmente. Secondo boyd (2010), così come i ragazzi e le ragazze già si ritrovavano negli spazi pubblici quali i supermercati o le piazze, ora si ritrovano anche nel “networked  public  space” con la stessa varietà di scopi: socializzare, supportarsi, negoziare la propria identità, flirtare, scambiarsi informazioni.  Quello  che  cambia  è  che,  fornendo  nuovi  strumenti  per  l’interazione  mediata,  i  

social network sites permettono alle ragazze di estendere le interazioni sociali oltre i confini

fisici. Per le ragazze della ricerca non essere presenti sul SNS implica perdere parte del controllo sul proprio mondo sociale.

Come si è già osservato, Facebook viene utilizzato principalmente per mantenersi in contatto con coloro con cui si hanno già legami nella vita offline. Tuttavia rispetto ai contatti resi possibili dal telefono e da WhatsApp, Facebook allarga il cerchio delle persone con cui le ragazze possono comunicare. Nella maggior parte dei casi, Facebook è utilizzato per il mantenimento e il rafforzamento dei legami della vita offline, ma va anche ad ampliare la cerchia dei contatti always on e contribuisce a costruire un gruppo di pari più allargato e sempre disponibile.

Uso tantissimo la chat e i messaggi. Praticamente tutti i miei amici lo usano, e anche io, per  organizzarmi,  per  vedere  magari  cosa  c’è  da  fare,  per  gli  eventi  su  Facebook,  veder   chi ci va, lo uso principalmente per quello. Perché magari non ho il numero di cellulare di tutti, mentre su Facebook ho tutte le persone con cui esco. (Anna, 16 anni)

Inoltre, la specifica infrastruttura del social network site permette alle ragazze di combinare le interazioni quotidiane con i rapporti a distanza con persone che sono lontane fisicamente.

Posso vedere e sentire i miei amici. Il mio ragazzo è di Bologna, io ho un sacco di amici più o meno in tutta Italia. Dopo l'Emilia Romagna quasi niente, ma la maggior parte, Lombardia, Piemonte quindi è più facile. Vedi sempre delle cose che dici: 'ah ha fatto questo, dopo la chiamo!'. (Giulia, 18 anni)

L’utilizzo  dei  social network sites da questo punto di vista è particolarmente prezioso per le ragazze di seconda generazione, o di origine geografica diversa da quella italiana in tensione tra il mantenere attive le relazioni con amici e familiari che risiedono nel paese di origine - loro o dei genitori – e con le relazioni nella vita di tutti i giorni. Facebook diventa uno strumento socio-tecnologico attraverso il quale le ragazze che vivono questo tipo di esperienza possono costruire e mantenere legami con individui che condividono la stessa appartenenza, sostenere il proprio capitale sociale transculturale e connettere gli spazi locali e transnazionali (Vittadini et al. 2014).

Ad esempio un'amica molto cara (in Ecuador) che il papà era militare e l'avevano trasferita in un'altra città, però noi due stavamo sempre insieme, proprio una bella amicizia, poi da un giorno all'altro è andata via e da lì non l'ho più vista. Poi, grazie a Facebook, un giorno mi  arriva  il  messaggio:  “ma  Carla sei  tu?”.  Ed  eravamo  tutte  e  due   contente che dopo 9 anni ci siamo ritrovate e poi da lì quando sono tornata in Ecuador ci siamo incontrate. Da quando sono qui (in Italia) sono andata 4 volte in Ecuador. Per parlare con gli amici in Ecuador uso Facebook, quando li trovo online, che poi con la differenza  di  orario…ci  raccontiamo  come  va  di  qua  come sta andando e quando torno io là. Poi mi dicono che quando vado ci troviamo! (Carla, 18 anni)

Quando  l’uso  che  le  ragazze  fanno  di  Facebook  è  guidato  dal  loro  coinvolgimento  nei  rapporti   di amicizia, online e offline non sono mondi separati, ma si può piuttosto parlare di setting differenti in cui stare in relazione con il gruppo dei pari. Le conversazioni e le interazioni possono iniziare in un ambiente digitale e poi muoversi attraverso i differenti media coinvolgendo le stesse persone.

Io non ho mai soldi sul cellulare, quindi se sono a casa da sola scrivo sempre su Facebook, poi magari se vuole dei chiarimenti ci chiamiamo, però prima ci scriviamo su Whatsapp in realtà. Non c'è nulla che non scriverei, magari visto che mia sorella ha la password le cose molto segrete non le scrivo e ce le diciamo a voce. (Elisabetta,15 anni)

Le ragazze riconoscono a ciascuno spazio mediale differenti caratteristiche/possibilità (affordances), e su questa base definiscono specifiche strategie di organizzazione delle comunicazioni. Emerge come atteggiamento comune alla gran parte delle ragazze quello di sentirsi  a  proprio  agio  nell’usare  la  chat  di  Facebook  per  parlare  di  qualsiasi argomento con le amiche. Tuttavia, quando alcune esperienze vengono riconosciute come più intime, personali o delicate, tutte dicono di preferire parlarne a voce, di persona o per telefono.

La chat di Facebook, così come WhatsApp, diventa preziosa quando si vuole avere una conversazione privata, ma si è fisicamente in uno spazio condiviso con altre persone. Allo stesso tempo, le ragazze si preoccupano che le conversazioni una volta scritte sulla rete possano in qualche modo diventare pubbliche e sfuggire al proprio controllo. Da questo punto di vista preferiscono talvolta utilizzare conversazioni di persona o telefoniche. Gli spazi della vita online e offline sono organizzati in modo fluido, secondo strategie che tutelano privacy e autonomia. Sembra più che altro la necessità di privacy a orientare la scelta delle ragazze circa il medium da utilizzare per stare in contatto con le amiche e gli amici, e tale necessità viene negoziata sia online che offline.

Lucia esprime piuttosto chiaramente la necessità, comune a molte delle ragazze intervistate, di tutelare le conversazioni private con amici, amiche e fidanzati dal possibile sguardo  degli  altri  sulla  rete.  Per  ‘private’ Lucia intende quelle conversazioni che riguardano le   proprie   relazioni   sentimentali   e   l’espressione   dei   propri   sentimenti.   Lucia arriva ad affermare che alcuni contenuti, per il valore emotivo e affettivo che viene loro attribuito, non sono compatibili con il medium Facebook, implicitamente considerato   un   po’   spersonalizzante.

No so, se ho qualcosa di importante da dire che non voglio far sapere alla  gente…lo  dico   sempre a voce, perché dai messaggi sempre qualcuno vede il messaggio. Nel senso se io

le  scrivo  qualcosa… dopo… tipo  io  le  scrivo  “sto  con  Fede”  e  nessuno  dovrebbe  sapere   che sto con Fede e   magari   riceve   il   messaggio   e   c’è   qualcuno   con   lei che vede il messaggio e legge che sto con Fede, dopo... comunque alla fine succede sempre qualcosa. Se metti su internet alla fine succede sempre qualcosa, quindi... o  anche  i  messaggi  su…   Io  per  esempio  avevo  un’amica  che  stava  con  uno  che  stava  già  con  un’altra  e  la  tipa  ha   visto i messaggi che si scrivevano su Facebook, dico, ma cosa scrivi su Facebook? che tanto non si possono neanche cancellare i messaggi! Io quelle cose lì preferisco dirle a voce,   le   cose   mie   mie   mie…   Su   skype   le   posso   dire   perché   nessuno registra le cose, spero...almeno che non sia un maniaco compulsivo di solito nessuno registra (ride). Le cose  scritte  proprio  no.  Io  ho  sentito  delle  storie  di  uno  che  ha  detto  tipo  “ti  amo”  per  la   prima volta a una sul messaggio. Non lo dici via messaggio  dai,  questa  qui  non  l’ha  più   guardato.   Oppure  quelle  cose   che   molli   via   messaggio...   Veramente   l’ho  fatto  anche  io   una volta, però è bruttissimo dopo ti senti una merda, cioè non si fa non lo fai di solito si parla.. basta. (Lucia, 16 anni)

Se da un lato lo spazio della rete è percepito da molte ragazze, come Lucia, come un luogo dove  c’è  il  rischio  di  perdere  il  controllo  della  privacy,  dall’altro  Facebook  è  anche  uno  spazio     di espressione in cui è possibile poter condividere parte del proprio mondo personale ed emozionale, spesso taciuto nelle relazioni faccia a faccia. Nel   corso   dell’intervista,   Marzia racconta ad esempio di sentirsi in un momento difficile della sua vita. Marzia sceglie di pubblicare sul proprio profilo una frase che parla dell’importanza  di  avere  qualcuno  nella  vita   che ti ascolti. Considerando il particolare momento, la scelta di Marzia di condividere questa citazione mette in luce come Facebook possa diventare uno spazio in cui sfogarsi e chiedere un aiuto.

E poi ho scritto   ultimamente   questo   stato   e   un’altra   frase   di   Scrubs   (serie   televisiva   americana  trasmessa  sul  canale  televisivo  MTV  molto  popolare  tra  le  ragazze)  che  è:  “a   volte  non  è  importante  cosa  hai  da  dire  ma  che  ci  sia  qualcuno  ad  ascoltarti”.  Frasi  che  mi   hanno colpito   in   questo   periodo…   a   parte   l’incidente   che   mi   ha   mandato   in   palla   il   cervello, io passo il 7 per cento della mia vita a farmi i viaggi sul perché della vita e buddismo e taosimo aiutano abbastanza, soltanto che a volte è tanto e mi vengono gli attacchi di panico e penso veramente troppo, poi uno zio è morto uno ha un tumore, ho litigato   molto   con   una   mia   carissima   amica,   quella   di   “gnocchetta   e   polpetta”   e   non   la   sento più ormai. I miei genitori hanno divorziato, i  litigi  con  mio  fratello…  (Marzia, 18 anni)

La   condivisione   di   emozioni   e   stati   d’animo   attraverso un post sulla bacheca spesso non avviene utilizzando testi espliciti in cui le ragazze parlano di loro stesse, citazioni di film o di canzoni popolari, che rimandano solo implicitamente ai vissuti personali delle ragazze, sono non di rado usato a questo scopo.

Oppure  mi  piace  scrivere  citazioni  che  leggo,  allora  se  c’è  una  bella  citazione  la  riporto   (durante   la   conversazione   cerca   sullo   smartphone   uno   ‘stato’   che   ha   caricato   qualche   tempo fa):   “perché   quando   c’è   di   mezzo   l’amore   le   persone   a   volte   si   comportano   in   modo stupido magari sbagliano strada, ma comunque ci stanno provando, ti devi preoccupare quando chi ti ama non ti ferisce più perché significa che ha smesso di provarci o che tu hai   smesso   di   tenerci”.   Mi   ricordo   che   l’avevo   scritto,   io   ho   un   quadernetto   di   citazioni,   però   non   mi   ricordo   di   chi   è… hanno messo 20 mipiace, un commento  di  uno  che  mi  sta  un  po’  dietro  ma  a  me  non  frega  niente,  ha  scritto  “perché   l’amore  è  l’ultimo  pezzo mancante del puzzle della vita io farei tutto  per  averlo”.  Poi  un   altro  stato  è  una  frase  di  Ercules  il  film  “ti  credevo  il  più  grande  tra  i  tanti  e  non  il  più   grande  tra  i  tonti”.  In  quel  momento  perché  avevo  litigato  con  il  mio  ragazzo  (ride),  però   è carina... (Giuliana,18 anni)

A conclusione  di  questo  stralcio  d’intervista  Giuliana racconta di aver condiviso sulla propria bacheca una frase estrapolata dal film Ercules. Possiamo dire che, per lei, il post di Facebook ha sia un contenuto pubblico sia uno privato. Giuliana è consapevole che ci saranno diversi livelli di comprensione a seconda del pubblico - in questo caso a conoscenza o meno del litigio avuto con il fidanzato. In questo modo Giuliana si garantisce di mantenere un controllo su quello che ha condiviso e sulla sua privacy; allo stesso tempo può godere di Facebook come spazio di espressione. Anche   il   commento   dell’amico   può   avere differenti livelli di interpretazione: Giuliana utilizza la sua  conoscenza  del  retroscena  (sapere  che  l’amico  ha  un   interesse  per  lei)  per  interpretare  tale  commento  non  solo  come  una  frase  d’amore  che  segue   un post dal contenuto romantico, ma come una dichiarazione esplicita di interesse nei suoi confronti. Per riferirsi a questo comportamento tra i giovani sui social network sites danah boyd e Alice Marwick (2011a) parlano   di   “social   stenography”.   Con   questo   termine   fanno   riferimento a differenti tattiche e strategie sociali messe in pratica dai giovani per ottenere privacy  online  limitando  l’accesso  al  significato  dei  messaggi  condivisi.  Questo  meccanismo   è spiegato in modo molto chiaro da Veronica.

Oltre alle foto condivido gli stati, più che altro pezzi di canzoni perché mi piacciono poi magari hanno  un  significato  però.  L’ultima  volta  ho  scritto  “till  the  end”  fino  alla  fine.   Perché appunto con questo problema al ginocchio non è che mi sono mai messa in testa di dire: ora non faccio più calcio. Sì, è vero, un  po’  mi  sono  demoralizzata  perché  dico no adesso che comunque iniziava a venire qualcuno a vederti, a chiamarti in società, cioè ti fai  male  e  ti  rovini  però  mi  sono  ripromessa  che  non  è  il  ginocchio  che  mi  ferma  (…).

Intervistatrice: cosa è successo quando lo hai scritto?

Hanno capito oppure gli piaceva soltanto la frase e hanno messo mi piace. Però di solito magari  quando  scrivi  altri  pezzi  di  canzoni,  perché  “till  the  end”  non  è  una  canzone,  ad   esempio   “il   meglio   deve   ancora   venire”   di   Ligabue   scrivi   anche   solo   quello   poi   sotto