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Indeclinabili e avverb

Nel documento Antichi testi trevigiani (pagine 149-152)

COMMENTO LINGUISTICO

58. Indeclinabili e avverb

Forniamo di seguito un elenco degli indeclinabili, inclusi gli avverbi e le locuzioni con valore avverbiale (per ulteriori osservazioni si rinvia al Glossario I, s.vv.): ancor 2v.14, 11v.5, ancora 2r.13, 15, 17 (tot. 145), anchora 7r.19, 31r.38, 32r.19 (tot. 7), apres 5r.7, 12, 6v.16 (tot. 17), apruof 8r.28, 17r.3, ben 10v.17, denanc 8v.37, entre 13v.8, fuora 7r.19, inprima 20r.20, item 1r.4, 1v.3, 14 (tot. 385), là 2r.18, men 1r.6, no 1r.6, 34r.11, oltra 12v.13, plu 1r.6, qua 26r.29, sì 1v.6, 11, 16 (tot. 417), sot 1v.3, 2r.15, 16 (tot. 59), su 25r.13, çença 33v.10, çó 2v.15, 3r.22, 3v.20 (tot. 23). Merita attenzione, infine, ge 22r.21, 27r.29, c.e.3 (in quest’ultimo caso unito al partitivo-genitivo ne): l’avverbio, di diffusione pansettentrionale e vitale ancora oggi nei dialetti veneti, deriva probabilmente da HIC (cfr. ROHLFS 1966-1969, § 903), che ne spiega la pronuncia velare (cfr. § 2); ha il significato di ‘ci’, ‘vi’.

MORFOLOGIA VERBALE

59. Generalità

A causa della conformazione del quaderno, di cui già si è detto, vi si trovano rappresentate solo voci verbali di III pers. s. e p. e, in misura assai minore, di I pers. s.; con un’unica eccezione (che si trova all’interno di un periodo estraneo al contesto, che svolge la funzione di promemoria: cfr. § 62), non si danno esempi per le restanti persone: la descrizione dei fenomeni legati alla morfologia verbale del testo è così drasticamente compromessa, tanto più che gli esiti riferibili al settore morfologico di maggior rilievo ai fini di una caratterizzazione del trevigiano antico riguardano, come brevemente vedremo, la I pers. s. e p.

Non è anzitutto possibile verificare la presenza dell’uscita in -e della I pers. s. dei verbi regolari al presente indicativo, attualmente tipica delle varietà venete settentrionali bellunese e feltrina e anche liventina (cfr. MÀFERA 1958, pp. 181-182, ZAMBONI 1974, pp. 58-59 e ID. 1988, p. 531) e già attestata, nel secolo XVI, nel Cavassico e nell’Egloga di Morel (cfr. SALVIONI 1894a, pp. 332-333 e PELLEGRINI 1964 (1977), p. 383).253 C’è ragione di credere, tuttavia, che all’altezza cronologica del

nostro testo questa terminazione, frutto di un’innovazione a partire da -Ø (esito atteso in una lingua, come questa, caratterizzata dalla generalizzata caduta dell’atona finale tanto nella flessione nominale quanto in quella verbale), non fosse ancora attiva:254 così sembrerebbe dimostrare confes

App. 9.10v.3, che estraiamo da un testo meno caratterizzato nel quale, per altro, l’apocope è applicata con una certa sistematicità al di là dei contesti già previsti dal veneziano.255

Altro tratto comune ai volgari veneti settentrionali odierni, restituito a partire dal sonetto tarvisinus e poi rintracciabile nel Cavassico e nell’Egloga di Morel, è la desinenza -on dell’indicativo presente di I pers. p., di cui ancora il nostro corpus non reca traccia.256

Per quanto i contesti che permettono di verificarlo siano affatto esigui, registriamo la mancata opposizione di III pers. singolare e plurale, confermata in maniera più massiccia dai testi raccolti in Appendice e del tutto prevedibile in area veneta (cfr. almeno ROHLFS 1966-1969, § 532, STUSSI 1965, p. LXV e ID. 2005, p. 72): dal nostro quaderno estraiamo, per la III pers. p., solo ave 23v.2,

253 Parimenti, nessun caso di verbo coniugato alla I pers. s. del presente indicativo si registra nel Lapidario estense e nei

testi bellunesi del secolo XVI studiati da TOMASIN 2004c e BERTOLETTI 2006.

254 Il processo che ha condotto all’inserzione di una vocale finale nelle desinenza dei verbi di I pers. s. dell’indicativo

presente nelle lingue romanze interessate dalla caduta di -o finale è stata affrontata, tra gli altri, da VANELLI 1976 (1998), che spiega l’innovazione come esito di una spinta a uguagliare il numero di sillabe con la seconda e terza persona singolari.

255 Nello stesso testo: pes 9.10v.4, Trivis 9.10v.5, present 9.11r.2.

256 Per le varietà odierne cfr. ASCOLI 1873, p. 412, MÀFERA 1958, p. 182, PELLEGRINI 1956 (1977), pp. 135-136 e

ZAMBONI 1974, p. 59. Nel sonetto tarvisinus della tenzone tridialettale troviamo çòn ‘andiamo’ 9 e seron ‘saremo’ 12; per forme simili nel bellunese cinquecentesco cfr. SALVIONI 1894a, p. 332 e PELLEGRINI 1964 (1977), p. 383.

deves 28r.28, die’ 13r.13, 20r.6, 24r.19, 25r.28, 27r.4, 25v.30, 27r.4, è 5v.41, 28v.22, 30v.34, resta 24v.7.

Aspecifica è infine la modificazione del tema a partire dalla forma prodotta da N + iod verificabile nelle voci verbali tegniva 16v.31, tegnù 7r.21, vegnir 7r.24, c.e.8 e nell’antroponimo Bevegnù 11v.7, 10, 12v.2 (tot. 12).

60. Indicativo

Gli esempi offerti dal nostro registro sono limitatati alla III pers.: resta 1v.8, 2r.32, 4v.14 (tot. 36) per la I coniugazione, plase 34r.11 e tien 7r.18, 23 per la II e cor 15r.28, c.i.1 per la III, con regolare caduta di -e. Verbi irregolari. ‘avere’: ò 1v.16, 2r.21, 34r.10 per la I pers. s. e à 1r.1, 2r.17, 18 (tot. 135) III per. s.; ‘dovere’: die’ (tot. 464), de’ 2r.8, 2v.2, 5r.7 (tot. 35) III pers. s. (cfr. § 16); ‘essere’: sun 1v.6, 11, 23 (tot. 128) I pers. s. (per la chiusura della vocale cfr. § 16), è 2r.11, 26, 34 (tot. 234) e sè 7r.6, 12r.12, 31v.23 III pers. s.;257 ‘stare’: sta 3v.17, 20r.26, 28 III pers. s.; ‘volere’; vol 1r.6 III pers. s.

Per l’imperfetto dei verbi regolari registriamo due forme di III pers. s., l’uno pertinente alla I coniugazione e l’altro alla IV, uscenti in -ava (besugnava 1r.5) e in -iva (tegniva 16v.31); tra gli irregolari: volea 32r.18, con dileguo di -v- intervocalica (cfr. § 28).

Il perfetto indicativo, com’è noto, non è più vitale nei dialetti settentrionali odierni, dov’è stato sostituito col passato prossimo secondo un processo avviatosi già a partire dal secolo XIV;258 all’altezza cronologica del nostro registro, per altro, il perfetto indicativo era usato con frequenza; quanto ai verbi regolari, estraiamo solo esempi di forme deboli di III s.: per la I coniugazione conçà 27r.3, conprà 33r.13, enflorà 1r.2, 30v.35, enprestà 1v.19, 2v.19, 3v.17 (tot. 21, con ’nprestà 10r.33), portà 9v.20; per la III: metè 1v.3, vendè 26r.40, c.i.1.259 ‘avere’: ave (tot. 477) III pers. s., tipo panveneto; ‘dare’: diè 34r.25 I pers. s., dè 17r.4, 26r.3, 6; ‘essere’: fo 1r.2, 13v.2, 7 (tot. 7) III pers. s.; ‘fare’: fe’ 1v.19, 3v.34, 9v.31 (tot. 8) III pers. s.; ‘stare’: stet 8v.24, 16r.26, 19r.34 (tot. 6), stete 7r.22 III pers. s.

257 Per una sintesi delle diverse ipotesi a oggi avanzate sull’origine di questa forma, assai diffusa in tutto il Veneto

medievale (la si trova anche nei testi raccolti in Appendice, tanto per il s. quanto per il p.: 6.10r.5, 6.10v.6, 11) e vitale ancora oggi, basti il rinvio a TOMASIN 2004a, p. 194. Si noti che la pronuncia con vocale aperta è oggi caratteristica del

solo entroterra, mentre in veneziano si è affermata la forma con [e]: cfr. AIS, I, 74.

258 Cfr. almeno ROHLFS 1966-1969, § 567; per i dialetti veneti odierni cfr. invece MÀFERA 1958, p. 166.

259 Nei testi raccolti in Appendice troviamo alcune forme di perfetto forte di III pers. s.: remase 2.6 per la II con., dusse

61. Congiuntivo

Per il tempo presente abbiamo solo il congiuntivo di III pers. s. del verbo ‘essere’, sea 1r.6 e sia 10v.18. Quanto ai verbi regolari, individuiamo un unico caso di congiuntivo imperfetto: chatas 10v.18, III per. s. della I con., con dileguo di -e finale; per il verbo ‘dovere’: deves 28r.18, c.e.2 III pers. s. e p.; ‘stare’: stese 6v.21, 30r.30 III pers. s.

62. Imperativo

L’unico esempio di verbo coniugato all’imperativo si rinviene nell’espressione sula plaga da’ le erbe 2v.18, la cui estraneità rispetto al testo sembra essere stata volutamente indicata dal compilatore, che l’ha inclusa all’interno di una cornice.

63. Infinito

I con.: conprar 11r.12, largar 14r.27, lavorar 28r.18, pagar 30r.30, semenar 11r.12; per la IV: vegnir 7r.24, c.e.8, con conservazione del tema palatalizzato (cfr. §§ 33, 59). A questi aggiungiamo, per i verbi irregolari, aver 5r.7, 12, 6v.16 (tot. 24), dar 1r.4, 1v.3, 8 (tot. 517), estre 26r.26, c.i.4 (cfr. § 44).

Nel documento Antichi testi trevigiani (pagine 149-152)