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Vocali protoniche

Nel documento Antichi testi trevigiani (pagine 101-104)

COMMENTO LINGUISTICO

19. Vocali protoniche

I. A in sede protonica si chiude in e in steler 7r.2280 e nei nomi propri Catelana 9r.32, 34, 36 (tot. 7), Ensedis ‘Ansedisio’ 16r.2, Ençelier 8v.24, 19r.7, 27r.28 (ma Ançelier 8v.13), Gavenel 9v.20; è già del latino volgare il passaggio a e in gegner 1v.2, 4, 9 (tot. 39): cfr. ROHLFS 1966-1969, § 129.

II. Il timbro di Ī e Ū in protonia resta invariato. Per la palatale: figuol 3r.21, 25, 31v.20, c.e.2, Liberal 23v.14, 16, 18, Viçença 12v.2, 6, 16r.26 (tot. 7), Vidal 6v.28, Vidor 2r.17, 10v.27, 33r.7, 11, çimador 7r.31, 33, 26v.28; per la vocale velare: Lugànege 2v.19, murer 23v.19, segurtà 1v.20, 7r.18; fanno eccezione forment 1v.14, 2r.23, 3r.29 (tot. 9) insieme col cognome Formenti 9v.2 (forma con metatesi di r che si stacca dalla consonante iniziale per avvicinarsi a quella seguente, assai diffusa in tutta la penisola: cfr. ROHLFS 1966-1969, §§ 132, 322 e, infra, § 45, Glossario I, s.v.) e Ognobon 7r.31, 33, con o mediana dovuta ad armonia vocalica.81

II. Gli esiti di e protonico succedaneo di Ĭ, Ē ed Ĕ testimoniano di una certa instabilità della vocale del latino volgare, che nella più parte dei casi resta inalterata, tendendo però a innalzarsi in percentuale non trascurabile: l’alternanza di timbro, che emergerà dagli spogli seguenti, permette di accostare la lingua il nostro testo a molti volgari settentrionali, caratterizzati da una generale oscillazione delle vocali protoniche, specie di e (cfr. ROHLFS 1966-1969, §§ 130, 131).

Partiamo dai casi di e del latino volgare proveniente da Ĭ. Il timbro resta inalterato in bereta 2r.8, 6v.28, 7v.22 (tot. 30),82 butegler 5r.16, 13v.33, caleger 20r.10, deçenbre 2r.13, 6r.10, 15 (tot. 70), menador 31v.16, menor 21v.4, metè 1v.3, metù 28v.22, metuda 15r.24, 15v.36, peschador 34r.2, Pelà 29v.32, 34, semenar 11r.11, Robegan 3v.26, 33, 15r.32 (tot. 11), vedel 27r.13, 33r.12, vedela 33r.13, çentura 2v.15, 3v.19, 4r.26 (tot. 22); nei personali Menegel 22v.16, 20, 23r.15 (tot. 6), Piçegot 23r.7, 27v.16, 18 (tot. 6)83 e nei toponimi Coneglan 30r.29, Merlenc 8r.17, 12v.20, 22 e Vedelac 26r.34.84 È invece conservato i in filet 2v.2, 3v.27, 6v.7 (tot. 14) e livel c.e. 5, 6; in Francischin 13r.19,85 Michiel 16v.2, 7, 33r.13, Minigin 8r.7, 12r.7, 23v.19 (tot. 7) la conservazione

79 Per il padovano cfr. TOMASIN 2004a, p. 117 (con riferimenti ivi citati); la stessa disponibilità alla chiusura si nota in

testi di provenienza vicentina: una disamina delle principali forme con vocali in iato a partire dai testi a oggi noti è in BERTOLETTI 2005, n. 122 pp. 55-56; sul veronese cfr. pp. 53-56.

80 ‘esattore’: cfr. Glossario I.

81 La medesima forma si rinviene nei testi veneziani di STUSSI 1965 (p. 279).

82 < BĬRRUM. Escludiamo dal novero beretin 2r.15, il cui etimo rimane incerto: cfr. Glossario I, s.v. 83 Cognome che significherà ‘pizzicotto’: cfr. Glossario I, s.v.

84 Si tratta di un toponimo fondiario dal personale latino Vitellus col suffisso aggettivale -ĀCUS (cfr. OLIVIERI 1961, p.

27).

dipende probabilmente da i seguente, mentre in pignolà 2v.4, 15r.19, 19v.18 (tot. 9) e in Tiçian 4v.28, 32, 7v.8 (tot. 14) agirà il condizionamento del suono palatale che segue; la forma dissimilata Salvestr 6r.24 e Salvestro 6r.20 compare con sistematicità nei testi antichi d’area veronese (cfr. BERTOLETTI 2005, p. 80, in partic. n. 188, con bibliografia ivi citata), mentre nel resto del territorio veneto non è attestata con particolare frequenza:86 come nota ancora BERTOLETTI 2005, p. 80, in effetti, la forma dissimilata pare essere diffusa in Toscana.87 Mantiene i in sede protonica il cognome Çigan 13v.2, da ricondurre al veneziano zingano (vd. BOERIO 1856, s.v. cingano) e il cui etimo sarà il greco ’Aθίγγανος (cfr. CORTELAZZO 1970, p. 257 e, infra, Glossario I, s.v.).

Quanto a e succedaneo di Ē, Ĕ, restano maggioritari gli esempi di conservazione: batemaga 2r.36, 2v.3, 3v.27 (tot. 22), -e 4r.33, degan 21v.25, denanc 8v.37, deredan 3r.16, 12v.16, 22r.7 (tot. 13), fever 2r.1, 3, 9 (tot. 38), Levada 12v.13, 19, Liberal 23v.14, 16, 18, Nestore 10v.20, plevan 3v.16, 4r.2, 12v.13 (tot. 6, con belvan 4r.6, probabile errore), Podestà 27r.7, 32v.16, segurtà 1v.20, 7r.18, setenbre 2r.32, 4v.25, 5r.1 (tot. 63), seler 30r.18, semenar 11r.11 (limitatamente alla prima e), taverner 3v.8, 9, 15r.2 (tot. 6), tesaro 16r.7, vendre 1v.15, 18, 21 (tot. 95), vendè 26r.40, c.i.1, Véscof 5r.24, 28, 31v.25, çentener 34r.23, çentil 3v.35, 7v.50, 8v.43 (tot. 7), çevole 20v.20 e, per la serie dei toponimi e antroponimi, Ferrara 6v.8, Ferarin 31r.17, Padernel 3r.15, Pederuoba 4r.17, 19, 24 (tot. 8), Pregalçuol 5v.17, 13r.7, 11, 33v.6, Ventura 2r.23, Verona 5r.23, Çeçilia 26r.19. Meritano particolare attenzione le voci che mantengono e protonico romanzo anche in prossimità di suoni palatali quali Segnor 2r.21, 27, 11v.2 (tot. 7), tegniva 16v.31 e vegnir 7r.24, c.e.8, laddove nei volgari settentrionali, in molti casi, si chiude.88 Per altro i casi in cui si registra chiusura, come si anticipava, si presentano in numero abbastanza cospicuo: e si innalza, infatti, in Argigan 4v.2, 9v.36, 38 (tot. 6), dinr. 10v.18 (l’unica occorrenza in cui compaia la vocale), con i dovuto probabilmente a influsso bizantino (cfr. STUSSI 1965, p. XLVIII), miser 1r.1, 4, 1v.3 (tot. 91) e Çirmane 13r.25, 29 < GERMANU(M); sono da ricondurre alla vicinanza di un suono palatale Içelin 17v.20, 25, 19v.43, 44 e Trivignan 15v.33, 28v.20, 31v.10,89 mentre al condizionamento di iod seguente si dovrà spiçier 12v.8, 34v.2; di assimilazione, infine, si tratta nel caso di Trivisan 24v.12,

86 Nessuna occorrenza nei testi d’area veneziana, dove compare solo Silvestro (cfr. STUSSI 1965, pp. 280, 292; SATTIN

1986, p. 170); in quelli di Lio Mazor s’incontra, insieme con Silvester, Salvester (ELSHEIKH 1999, p. 104); qualche altro esempio della forma con dissimilazione si rinviene nel Catastico di Santa Giustina di Monselice edito da CABERLIN

1988 (pp. 81, 85, 153).

87 A queste conclusioni si giunge tramite la consultazione del Corpus OVI dell’italiano antico, che restituisce 327

occorrenze di Salvestro, alle quali si aggiungono le forme isolate Salvestru e Ssalvestro, localizzabili in gran parte in area toscana.

88 La chiusura, già toscana, è ben attestata – per quanto non sistematica – a Padova (cfr. TOMASIN 2004a, p. 118) e a

Venezia (cfr. STUSSI 1965, pp. XLVII-XLVIII); più conservativo si dimostra il veronese, dove prevalgono le forme con

e intatto (cfr. BERTOLETTI 2005, pp. 82-83). Sulla tendenza alla chiusura per influsso di un suono palatale nei dialetti settentrionali cfr. CASTELLANI 1955, pp. 70-71.

25v.2, 6 e nelle forme che continuano il lat. tardo PELLĪCIA(M) e corradicali: piliçata 2v.16, 7v.44, 14r.2, 15r.32, piliçate 6v.6, 11r.38, 13r.3 (insieme con la variante grafica pilicate 6v.35), piliçer 7r.22, 24r.31, 26r.33 (tot. 5), piliçon 1v.25, 2r.12, 31 (tot. 49, alle quali si aggiunge la forma con vocale finale intatta piliçone 7r.36), i diminutivi piliçonel 5r.16, 5v.7, 6r.9 (tot. 56, insieme con piliconel 4v.28) e piliçoniet 7v.19, 8v.2, 22r.26, 31r.34; la vocale rimane inalterata, invece, in pelatier 5r.32, peliça 5v.2, 45, 6r.5 (tot. 66, con pelica 18r.7) e peliçe 7r.21, 7v.37, 9v.7 (tot. 6).90 Si dovranno ad assimilazione vocalica gli esiti Catarin 8r.23, 27, 9r.7 e Manfradin 5r.12, 19v.24.91 A parte, infine, andrà registrata la forma mità 11r.14 < MEDIETATE(M), del resto diffusa in tutta Italia, da ricondurre con CASTELLANI 1973, p. 205 al lat. volg. *MEI̯ETATE con DI̯ > I̯ e successiva

palatalizzazione, per influsso di iod, del primo e e, in un secondo momento, del secondo (per cui

mii̯itade > mitade).92

III. Come per la serie palatale, anche nei succedanei di Ŭ, Ō, Ŏ è generalmente conservato l’esito o già del latino volgare: Ŭ > o in Bordonal 16r.2, Coneglan 30r.29, Cortif 13v.13, Fonças 21r.15, 19, 23v.32 (tot. 6),93 Somaga 24r.16 e Toscan 7r.41, 15r.41, 24r.30, ai quali si aggiungono, da ou francese, boçer 17r.20, 29v.3294 e fornì 15r.19. Da Ō, Ŏ: comandament 10v.18, Conpagnon 29v.20,

Conparin 2r.8, 12, 14 (tot. 9), conpare 16v.19, 21r.22, 32r.24, conprà 33r.13, conprar 11r.11, conçadura 13v.2, conçier 32r.18, Corona 10r.6, 23r.2, Doménec 6v.8, 12, 8v.23 (tot. 15), doménega 3r.37, 3v.9, 17r.32 (tot. 6), donçel 5r.23, 17v.20, 18r.20 (tot. 5), lavorar 28r.18, lavorier 1r.5, 10r.33, noder 14v.35, 24v. 17, 25r.23, Novel 15v.28, novenbre 2r.15, 5v.37, 39 (tot. 139), otovre 2v.5, 6v.5, 31 (tot. 78), Podestà 27r.7, 32v.16, portador 17v.26, 31, 23v.32, savoner 3r.2, 12r.13, 12r.17, Scorçade 21r.22, scorçeri 27r.4, soldà 15r.26, 18r.26; per la serie degli antroponimi: Bonacors 29v.27, Bonaventura 6r.20, 31, 7r.2 (tot. 13), Bortoluc 27r.4, Florenc 3v.8, 13, 15r.2 (tot. 6), Iacomin 6v.28, 30, 32 (tot. 7, e Iachomin 33r.25), Morant 30r.29, 33, Robert 3v.35, 39, Trolis 6r.2, 4, 19r.22, (tot. 10); per i toponimi: Bologna 8v.25, 30, Marostega 31v.6, 33r.27, Monfum 2r.2, 6, Montel 3v.2, 6, 4v.15 (tot. 7). Non mancano, tuttavia, casi di chiusura in u, come in baruvier 32v.28, butegler 5r.16, 13v.33 e ustier 1v.21, 20r.11, 17, nel personale Agnuluc 31v.25, nei soprannomi Butaça 12v.2395 e Scudela 34r.2, 4 (forma panveneta)96 e, infine, nel toponimo Munic

90 Un’utile panoramica sulla compresenza di pel- e pil- in area veneta è fornita da BERTOLETTI 2005, p. 85, in partic. n.

214.

91 Cfr. FÖRSTEMANN 1900, I, col. 1091.

92 La trafila è confermata dalle forme miietade, miitade e mitade, attestate negli Statuti di Perugia del 1342 (cfr. ancora

CASTELLANI 1973, p. 205).

93 Nome personale derivante dal toponimo Fonzaso < FUNDIUS + -aso: cfr. OLIVIERI 1961, p. 18 e PELLEGRINI 1987, p.

384.

94 < bouchier ‘mercante di buoi’: cfr. Glossario I. 95 Da una base BŬTTE(M): cfr. Glossario I. 96 Cfr. Glossario I.

20v.2;97 l’innalzamento è invece imputabile a contatto palatale in cugnà 8v.23, 19r.35 (e chugnà 34v.13),98 muier 7v.23, 25r.29, muner 2v.22, 7r.2, 16v.8, mentre il mantenimento di u < Ŭ in ducat 1v.20, 24, 3r.32 (tot. 26, ai quali aggiungiamo la variante grafica duchat 7r.18, 33r.21, 34r.12, 34v.12) e Pustuoma 3v.14, 24v.7 è dovuto alla provenienza semidotta dei termini. Si deve a un comune fenomeno di dissimilazione, infine, la forma Bartolamio 2v.29, 22, 26 (tot. 44).

IV. Tra i gruppi di vocali in posizione protonica registriamo l’esito, ben conosciuto ai volgari d’area veneta, di eu germanico > o nell’antroponimo Todesc 9r.21, 31v.16 e nell’aggettivo todesca 14r.19; la chiusura di ai in Indric 4r.33, 35, 39 (tot. 10), di contro a Enric 22v.2; la riduzione pansettentrionale di eo > u di Lunart 2v.36, 38, 39 (tot. 19), insieme però con un’unica occorrenza di Laonar 29r.28, forma dovuta con ogni probabilità a una svista dello scrivente, che sostituisce e con a.

Rispetto agli altri volgari veneti, notiamo una spiccata disponibilità all’innalzamento della vocale protonica del latino volgare, specie di e: per quanto i casi di conservazione del timbro rappresentino la maggioranza, infatti, si contano numerosi gli esempi di chiusura, anche al di fuori dei contesti di condizionamento. Sulla base di questo dato è possibile distinguere nettamente il volgare restituito dal nostro registro da quello veronese, assai conservativo nel trattamento delle protoniche; la situazione pare invece simile a quella di padovano e veneziano, e ancor più a quella del friulano tardomedievale, caratterizzato da una marcata instabilità di e e o protonici.99

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