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III. 3.5.4 !Budetljanskij (1914)

III.3.5.12 Indo-russkij sojuz e Azosojuz (1918)

Il due testi Indo-russkij sojuz e Azosojuz, entrambi del settembre 1918, si richiamano al

mifologema (Parnis: 2004) del materik Assu (o Ascu), ideale di ‘Asia unita’ vagheggiato

da Chlebnikov e di cui avrebbero dovuto far parte i velikie narody di Cina, India, Persia, Russia, Siam e Afghanistan. I testi non sono stati pubblicati fino al 1990, quando sono stati inclusi in una pubblicazione che è stata oggetto di critica in tempi più recenti.201

Alcuni studiosi li hanno comunque menzionati nei loro lavori, definendoli in vario modo: Cooke, che segnala di aver consultato i manoscritti (Cooke: 1987, 199 n19), definisce

Indo-russkij sojuz un proclamation (1987, 40) e Azosojuz un manifesto (1987: 42); Vroon

(2001, 335) sorprendentemente li descrive come essays.

Il carattere manifestario dei testi è stato messo in luce definitivamente da A.E. Parnis, che li ha catalogati come Evrazijskie manifesty (2003, 331). Per questo motivo, non ci soffermeremo nel dettaglio sull’analisi di questi testi ma, trattandosi di forme dichiarative

201 In riferimento all’edizione del 1990 Poėtičeskij mir Velimira Chlebnikova curata da N.S. Travuškin e a

quella del 2001 Velimir Chlebnikov. Proza poėta curata da E.R. Arenzon, Parnis (2003, 331) sostiene che «все упомянутые издания грешат большим количеством разного рода ошибок, искажений, неверных прочтений ряда слов и немотивированных купюр», aggiungendo, in merito all’edizione del 2001, che il curatore «неверно транскрибировал в тексте манифеста около полутора десятка слов, некоторые слова опустил, произвольно конструировал тезисы и один из них купировал, вероятно, из-за трудности прочтения конца фразы, причем часть пропусков вообще не отмечена» (Parnis: 2003, 331 n76).

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già riconosciute come tali, ci limiteremo a ricapitolare le strategie retoriche messe in atto dall’autore.202

La ricostruzione dei testi è stata oggetto di lungo dibattito, in primo luogo poiché i testi sono stati trascritti da R. Ivnev sotto dettatura di Chlebnikov durante una trasferta sul delta del Volga (Parnis: 2003, 325). Parnis segnala alcune interessanti questioni a riguardo. In primis, è probabile che Ivnev non si sia limitato a trascrivere i testi ma abbia avuto un qualche ruolo nella loro redazione; secondariamente, i testi erano accessibili già ai curatori delle prime edizioni critiche (curate da Stepanov, Gric e Chardžiev); tuttavia, per motivi verosimilmente imputabili alla censura, non li hanno pubblicati. La versione di Indo-russkij sojuz presente in SS, VI.1, 271, è la stessa che compare nel volumetto PP, 146, l’edizione del 2001 criticata da Parnis.203 Le versioni proposte dai due studiosi

differiscono leggermente per la ricostruzione della punteggiatura e di alcuni termini, nonché di alcune parti del testo segnalate come incomprensibili da Arenzon (sia in PP che in SS), a cui viene proposta una soluzione da Parnis (2003, 336). Il caso più significativo da segnalare a questo proposito è la resa del verbo in forma indicativa nella ricostruzione di Arenzon e imperativa in quella di Parnis: si confrontino le due versioni del seguente passaggio:

Мы выступаем как первые азиаты, сознающие свое островное единство. Пусть гражданин нашего острова пройдет от Желтого моря до <нрз>, не встречая границ. Пусть татуировка государств будет смыта с тела Азии волей арийцев.

Уделы Азии соединяются в остров (SS, VI, 271; PP, 147, corsivo mio).

Lo stesso brano viene così proposto da Parnis:

<12.> Мы выступаем как первые азиаты, сознающие свое островное единство.

<13.> Пусть гражданин нашего острова пройдет от Желтого моря до Балтийс<кого> <моря> и от Белого <моря> до Индий<ского> океана, не встречая границ.

202 Per approfondimenti dettagliati sui testi presi in esame, si rimanda a Baran, Parnis: 2003 e Parnis: 2003;

2004.

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<14.> Пусть татуировка государств будет смыта с тела Азии волей арийцев.

<15.> Уделы Азии, соединяйте<сь> в остров (Parnis: 2003, 337, corsivo mio).

Come si può notare, non solo Parnis conserva il parallelismo delle forme verbali ricostruendo il modo del punto 15 con un imperativo, ma suppone inoltre che il testo sia stato concepito come elenco numerato in ogni sua frase, stilando così 33 punti. La versione di Arenzon differisce anche da questo punto di vista: in essa l’elenco numerato si applica solamente alle prime 11 frasi, mentre la parte restante del testo viene distribuita nella pagina in modo ‘tradizionale’.

Al fine di individuare il carattere del testo nel suo complesso, il fatto che fosse stato concepito nell’uno o nell’altro modo non è particolarmente rilevante, dal momento che la funzione manifestaria si riconosce nelle seguenti caratteristiche: 1) la struttura pronominale dominante è costruita sul pronome noi e sulle sue derivazioni aggettivali; 2) la presenza di forme verbali imperative è in perfetta sintonia con il fine del manifesto (e per questo motivo si ritiene opportuno rimandare alla versione proposta da Parnis poiché più coerente); 3) il carattere generale del manifesto, che risente dell’influenza della rivoluzione d’Ottobre («<4.> Пока в<о> все<х> государствах пролетарии не взяли власть, государства можно разделять на госуд<арства>-пролетарии и госуд<арства>-буржуа»), si presenta talvolta utopico (già per il concetto di Assu / Ascu, ma più chiaramente nel passaggio: «<19.> Наш путь – к единству Звезду через единств<о> Азии и через свободу материка к свободе Земного шара»), ma indubbiamente di matrice politica: «[…] мы вырываем Индию из великобританских когтей. Индия – ты свободна […]»; dai frequenti obraščenie-vosklicanie rivolti al destinatario, che ricordano in certa misura la retorica del Manifesto di Marx ed Engels: nel passaggio: «Уделы Азии, соединяйте<сь> в остров», o nell’esclamazione conclusiva: «Народы, следуйте за нами!» (Parnis: 2003, 337-338). Tuttavia, non è possibile ricondurre Indo-russkij sojuz al genere del manifesto programmatico poiché, sebbene si riscontri l’effettiva presenza di elementi programmatici sparsi nel testo, essi non sono presentati in forma coesa, ma distribuiti in modo asistematico, in un più ampio discorso di carattere metaforico e ‘autolegittimatorio’ che non di vera proposta politica.

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Azosojuz, al contrario, è un testo più breve di Indo-russkij sojuz, e i punti da cui è costituito

sono disposti nel testo in modo sistematico e coerente. Anche in questo caso, abbiamo ritenuto opportuno fare riferimento alla ricostruzione proposta da Parnis (2003, 340). In questa versione, infatti, la funzione manifestaria del testo emerge in modo chiaro osservando la disposizione grafica delle parti da cui è composto.

Parnis divide il testo in due sezioni principali, contrassegnate da numeri romani. La prima sezione presenta al suo interno un sottoelenco composto da tre punti, marcati dalle prime tre lettere dell’alfabeto cirillico, a, b, v. In questa parte, che potremmo definire come ‘premessa’, viene illustrato il fine dell’Azosojuz, e articolato in diversi aspetti, corrispondenti ai punti che compongono l’elenco. Come è già stato anticipato, in Azosojuz è sì possibile riconoscere una funzione manifestaria data dalla disposizione degli elementi e da un carattere blandamente programmatico che, in certa misura, è presente nel complesso del testo; tuttavia, il contenuto, unito alla struttura stessa degli enunciati, non consente di classificare Azosojuz al genere manifesto. Questo perché, nonostante l’indubbia appartenenza alla sfera politica, il testo formalmente sembra essere più affine alla tipologia dei testi giuridici fondativi, in particolare a uno statuto o un atto costitutivo, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte, in cui vengono enumerati gli otto principî che l’Azosojuz dovrebbe essere in grado di istituire:

1. Политический лучизм как основа мировоззрения молодой Азии (т. е. принципов, долженствующих лечь в основу ее жизни). 2. Соединение вращательного движения человечества и п<о>ступательного создает лучеобразное. 3. Основ<ание> лаборатории изучени<я> времен<и>. 4. Лаборатория времени - Верховн<ый> Совет управления Азией. 5. Молчание - основно<й> принцип в отношениях <между> людьми. Человек может сказать человеку слово, когда у него есть что сказать. 6. Человек должен быть одет легко и просто. Человек не может быть внутренне свободным, если его стесня<ю>т внешние условия. Война всем условностям материального и нематериальноrо характера. 7. Культ Совести. Один вечер в неделю - беседа с Совестью.

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8. Индивидуальная Совесть впадает в Общественную Совесть. Совесть - душа Азии (Parnis: 2003, 340-341).204

Come si vede dall’analisi di questi punti, il carattere programmatico degli enunciati è una componente del tutto secondaria. È quindi opportuno parlare di principî, come li ha definiti Chlebnikov, o di ‘tesi’, dal momento che i punti sono costituiti prevalentemente da argomentazioni brevi ed essenziali di concetti politico-filosofici, e in cui sostanzialmente non si riscontra alcun tipo di artificio retorico riconducibile alle forme dichiarative o manifestarie. Questo potrebbe essere dovuto ad alcuni fattori: si ricordi, in primo luogo, che di fatto Indo-russkij sojuz e Azosojuz vennero dettati a Ivnev, che li trascrisse; secondariamente, che non è stato stabilito in che misura questi abbia contribuito alla versione a noi pervenuta (cfr. Parnis: 2003, 335); in ultimo, come ha rilevato Parnis, che i testi sono stati probabilmente concepiti per essere poi esposti in una relazione orale (2003, 335). Risulta evidente che si tratti della bozza per un intervento orale: la quasi totale mancanza di coesione e di coerenza nel testo rende Azosojuz difficilmente riconducibile alla forma manifestaria.205 Tuttavia, riteniamo importante

tenere questo testo in considerazione poiché, se confrontato con Indo-russkij sojuz, può contribuire a mettere a fuoco quale sia il processo compositivo che Chlebnikov attuava nella stesura dei testi dichiarativi individuali.206