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III. FORME DICHIARATIVE

III.1 Considerazioni preliminari

III.1.1 Introduzione al capitolo

Il presente capitolo è dedicato all’analisi delle ‘forme dichiarative’: manifesti (manifesty), appelli (vozzvanija), dichiarazioni (deklaracii) e altre opere ascrivibili a questa stessa tipologia che, insieme allo spirito provocatorio che caratterizza le mostre e le esibizioni in pubblico, hanno giocato un ruolo primario nella storia dello sviluppo delle correnti futuriste e della loro produzione letteraria.

Dal punto di vista terminologico, riteniamo possibile parlare di ‘forme dichiarative’ nel contesto del futurismo russo se si considera che il termine deklaracija venne usato già dai contemporanei per identificare alcuni scritti dell’epoca: si pensi, a titolo d’esempio, a

Deklaracija slova kak takovogo di A. Kručenych e alla raccolta Gramoty i deklaracii russkich futuristov curata da N.I. Kul’bin (1914).

Per identificare questo particolare gruppo di testi, a partire dalla pubblicazione della prima edizione critica, nel complesso degli studi chlebnikoviani ricorre il termine ‘deklaracija’. I curatori di SP, Tynjanov e Stepanov, parlano di «ряд литературных деклараций футуристов» in riferimento a Kručenych e alle pubblicazioni futuriste di questo genere (SP, V, 363), mentre il titolo di una sezione di opere individuali è ‘Vozzvanija i

predloženija’ (SP, V, 373); il termine deklaracija viene ripreso successivamente da

Grigor’ev e Parnis anche in Tvorenija, nella sezione ‘Stat’i, deklaracii, zametki’ (T, 734). Solo con la pubblicazione di SS, in cui Duganov e Arenzon distinguono tra testi ‘collettivi’ e ‘individuali’, si verifica un’inversione di tendenza.

I curatori di questa edizione abbandonano la terminologia in uso e raggruppano queste opere sotto la generica denominazione di ‘Vozzvanija’ (vol. VI.1, sez. II; cfr. SS, VI.1, 352). In realtà, i testi che in SS vengono ricondotti a questa categoria non possono essere considerati tutti dei vozzvanija, sia per una proposta di categorizzazione che a nostro

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avviso è imprecisa,50 sia poiché effettivamente vi si ritrovano anche testi di diverso genere

letterario, quali bozze preparatorie per interventi orali o brevi articoli.51

In riferimento ad alcune sue opere, lo stesso Chlebnikov si servì dei termini di vozzvanie e, più di rado e solo nel periodo ‘tardo’, di manifest.52 Nonostante la tendenza generale

delle correnti futuriste russe a servirsi di un ‘titolo programmatico’ per la denominazione dei propri testi dichiarativi (o manifesti), in contrasto con la formula ‘manifesto di

qualcosa’, più diffusa in Occidente, alcuni studiosi contemporanei si riferiscono ai testi

dichiarativi del futurismo russo con il termine generico e onnicomprensivo di manifesty (cfr. Markov: 1967; Poljakov: 1998, 150). La scelta può essere dovuta sia, come vedremo, a un’analogia con il futurismo italiano, sulla base della quale alcuni studiosi hanno adottato il termine ‘manifesto’ per identificare anche gli scritti che in ambito russo non venivano denominati in questo modo, sia a un mezzo particolare di diffusione di tali testi. Con ciò ci riferiamo al caso della listovka, nel merito del quale Vladimir Poljakov rileva che, nel contesto del futurismo russo, e come avvenne anche in Italia,

процесс слияния художественного и теоретического творчества шел постепенно. Дело в том, что русские долгое время не имели возможности выступать с публикацией своих манифестов в прессе. Поэтому, они были вынуждены обратиться к форме печатной листовки. Этот «жанр» имел давнюю традицию в русской низовой культуре, восходя еще к так называемым грамоткам и прелестным письмам, которыми в старину бунтовщики «прельщали» народ (Poljakov: 1998, 151).

Sulla base di queste osservazioni, anticipiamo che nella parte teorica di questo capitolo abbiamo preso come punto di riferimento quei lavori in cui si è tentato di elaborare una

50 La classificazione tipologica delle opere in prosa nechudožestvennaja è in generale un problema noto

agli specialisti, e si verifica anche in altri casi che analizzeremo nel dettaglio nel corso della tesi. In riferimento ai testi dichiarativi, si consideri il caso di Rjav o železnych dorogach (1913), menzionato qui,

infra¸ nota 160, e preso in esame nel capitolo successivo.

51 Le diverse categorizzazioni vengono proposte nella sezione dedicata al commento critico delle singole

opere, cfr. SS, VI.1, 410-434.

52 Gli studi critici fanno talvolta riferimento ad un inedito spisok proizvedenij del 1922 dove vengono

registrati gli usi di questi termini: cfr. T, 707. Ad esempio, si consideri che nello spisok inedito Chlebnikov si riferisce a My, predsedateli Zemnogo Šara con «манифест скифов» (cfr. SS, VI.1, 430) e che inizialmente l’autore aveva intitolato Indo-russkij sojuz «манифест Младоазии» (cfr. SS, VI.1, 430); inoltre, la versione preparatoria di Golova vselennoj. Vremja v prostranstve riporta il titolo di «математический манифест» (cfr. SS, VI.1. 403) pur non essendo formalmente riconducibile alla tipologia del manifesto, come vedremo nel capitolo successivo.

43 teoria del genere manifesto, non solo perché la letteratura critica sembra tendere a servirsi di questo termine generico per riferirsi ad opere di questo tipo, ma anche perché questa tipologia di testo vede impiegata gran parte degli elementi formali e stilistici che sono presenti anche in altre forme dichiarative (come appelli, dichiarazioni e via dicendo); inoltre, lo specifico caso del manifesto sembra essere l’unico ad aver suscitato l’attenzione della critica, dal momento che non si ritrova, per nessun’altra forma testuale a cui è attribuibile un fine ‘dichiarativo’, un eguale numero di tentativi di definizione o di istituzione di un canone. Come vedremo successivamente, la collocazione del manifesto, e dei testi dichiarativi in generale, entro i confini di uno specifico genere letterario è materia assai complessa e opinabile, dal momento che, prima di tutto, l’interpretazione del testo è complicata da interferenze pragmatiche e, tendenzialmente, soggetta all’esperienza della parole. Abbiamo cercato, nell’analisi dei singoli testi, di mettere in luce anche da questo punto di vista le particolarità dell’opera esaminata.

Sulla scorta di quanto sinora esposto, nella parte analitica di questo lavoro abbiamo ritenuto opportuno dedicare attenzione a quelle forme dichiarative della produzione di Chlebnikov che sono state prese in considerazione dagli studiosi esclusivamente come fonti secondarie o ausiliarie. Partendo dall’analisi dei testi ‘collettivi’, già riconosciuti dalla critica come manifesti, si è cercato di individuare le caratteristiche di un genere di testi il cui valore letterario non è del tutto riconosciuto, attraverso una disamina di alcuni manifesti campione. In questo senso, è necessario ricordare che interpretare il manifesto d’avanguardia essenzialmente come un genere poetico comporta il considerare che quanto si sta affrontando è oggi parte di un canone (per quanto sia poco definito), sorto tuttavia da un atteggiamento che nacque da un approccio antitradizionale (cfr. Stegagno Picchio: 1989, 219-220).