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Voin ne nastupivšego carstva <1912-1913>

III. FORME DICHIARATIVE

III.3 Il caso di Chlebnikov: manifesti collettivi

III.3.5 Analisi dei testi

III.3.5.3 Voin ne nastupivšego carstva &lt;1912-1913&gt;

Voin ne nastupivšego carstva… è un’opera postuma, pubblicata incompleta per la prima

volta nell’edizione critica a cura di N. Stepanov (SP, V, 187), dove compare con il titolo di <Neizdannaja stat’ja>. È un testo di ispirazione ‘filologica’ che, sebbene incompleto, si rivela di particolare rilievo nello studio della poetica dell’autore, poiché rappresenta il punto d’inizio dell’elaborazione teorica della zaum’ chlebnikoviana, i cui contenuti verranno ripresi e affinati successivamente in altre opere. L’esempio più lampante è quello del Razgovor Olega i Kazimira <1913>, in cui molte delle congetture linguistiche che Chlebnikov aveva inserito nei punti programmatici del Voin ne nastupivšego… vengono rielaborate in forma di dialogo.

I curatori di SS rilevano la presenza di un certo ‘tono imperativo’ nella parte introduttiva («императивный тон вступительного предложения», SS, VI.1, 414): questo aspetto

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suggerirebbe che il testo fu inizialmente concepito come forma dichiarativa a tutti gli effetti, «спонтанно перерастающего в конкретику филологических тезисов» (SS, VI.1, 414).149

Le versioni presenti in SP e SS presentano alcune incongruenze. In primo luogo, la dimensione dei punti nell’elenco numerato; secondariamente, si tenga conto che in SS il testo presentato si conclude con il decimo punto, mentre la variante di SP riporta anche un ulteriore, breve passaggio. Per la presente analisi abbiamo fatto riferimento comparativamente ad ambedue le versioni del testo, riprendendo la suddivisione dell’elenco per come è stata riportata in SS.

Da un punto di vista strutturale, ciò che ci è pervenuto del testo può essere diviso in due blocchi: uno metaforico-introduttivo e uno più propriamente programmatico. Per la sua dimensione (circa tre pagine in SS, circa quattro in SP), il testo si discosta dalla brevità caratteristica delle forme dichiarative, avvicinandosi a una forma quasi saggistica. Tuttavia, il ‘tono imperativo’ con cui si apre l’opera, già notato dai curatori di SS, e la predominanza della prima persona plurale nel complesso del testo, consentono la ricerca di una ‘funzione manifestaria’ implicita.

L’introduzione si compone di due brevi periodi, in cui viene esposta la metafora del guerriero, nudo e potente come un barbaro o un selvaggio, che ingiunge di tenere in seria considerazione il proprio credo. Chlebnikov procede con un interrogativo a cui non risponde direttamente, e struttura una similitudine molto cruda, che verosimilmente risente dell’influsso futurista, non tanto per il registro impiegato, quanto per il fine scandaloso (kak novaja ospa):

Кто мы? Мы будем свирепствовать, как новая оспа, пока вы не будете похожи на нас, как две капли воды. Тогда мы исчезнем (SS, VI.1, 204).

Si noti come, già dalle prime righe, non è tanto un generico ‘tono imperativo’ a risaltare, quanto ciò che Abastado aveva argomentato riguardo al ruolo centrale della parole (cfr.

149 I curatori di SS riportano inoltre che il manoscritto presenta una riga verticale che marca il testo dal suo

inizio fino all’undicesimo punto, segnalando che questo tipo di ‘marcatura’ indica che il testo in questione è stato riscritto (SS, VI.1, 414).

111 1980, 4-7). Infatti, nel sancire che loro scompariranno solamente quando gli altri gli assomiglieranno «как две капли воды», Chlebnikov sembra articolare la propria strategia retorica muovendosi all’interno della caratteristica precarietà del manifesto, e così esplicitare la volontà di trasformare «la marginalità in norma» (Abastado: 1980, 6). La risposta all’interrogativo kto my? viene fornita solo successivamente, e ha una connotazione enigmatica, quasi ‘messianica’ («Мы уста рока»), in linea con il registro retorico che Chlebnikov impiegherà anche nella produzione a venire:

Мы уста рока. Мы вышли из недр русского моря. Мы, воины, начиная собой новое сословие в государстве, говорим: […] (SS, VI.1, 204)

Si noti la transizione dalla terza persona singolare, con cui Chlebnikov articola inizialmente la metafora del guerriero che pretende rispetto, alla prima persona plurale, dove viene definitivamente estrinsecata la sovrapposizione del ruolo di guerriero al noi, che probabilmente si riferisce alla compagine dei gilejani, ma più verosimilmente cela una funzione metonimica: Chlebnikov è ‘la bocca del fato’ e per questo motivo, forte dell’autorità garantita da questa affermazione, enumera alcune delle sue teorie sul linguaggio, per punti.

Non ci soffermeremo in questa sede sui contenuti del testo, dal momento che le teorie linguistico-sciovinistiche qui esposte costituiscono uno dei punti cruciali nello sviluppo della poetica chlebnikoviana, con particolare riferimento allo zvezdnyj jazyk. In quanto tali, sono state già prese in esame dalla letteratura critica.150

Dal punto di vista retorico, Chlebnikov argomenta le proprie tesi servendosi prevalentemente di costruzioni verbali basate sul pronome my. Inoltre, esclusi il primo (che ha funzione didascalica) e il terzo punto (in prima persona singolare), gli enunciati dei restanti otto punti riprodotti nella versione di SS vengono introdotti da un verbo coniugato in prima persona plurale: in alcuni passaggi lo stile dell’esposizione si avvicina alla prosa saggistica, o alla trattatistica (my učim […]; my sovetuem […]; my vspominaem

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[…]; vspomnim),151 in altri ricalca il tono ingiuntivo tipico del manifesto dell’eversione

(my trebuem […]; my oskorbleny […] my negoduem i vopiem […]), in altri ancora Chlebnikov sembra quasi sancire la validità delle proprie proposte (i ricorrenti my

govorim […]; my utverždaem […]). Il medesimo tono sacrale ricorre anche nel terzo

punto, che si differenzia dagli altri poiché il poeta esegue uno spostamento dalla prima persona plurale a quella singolare, confermando così le ipotesi di una possibile funzione metonimica del ‘noi’:

Я зову увидеть лицо того, кто стоит на пригорке и чье имя - Пришедший Сам (SS, VI.1, 204).

In questo passaggio compare la menzione di Prišedšij Sam, un esplicito riferimento al titolo di un intervento che Majakovskij tenne pubblicamente nel 1913, che a propria volta trae origine da uno scritto di Dm. Merežkovskij, Grjaduščij Cham (1905). Questo rimando comparirà anche in altre opere manifestarie del periodo prebellico.152

Da non trascurare, inoltre, la presenza degli esempi morfologici e (para)etimologici, che Chlebnikov adduce in alcuni dei punti dell’elenco, per dare evidenza ed esemplificare i principî teorici qui esposti. Questo uso dell’esempio può essere messo a confronto con l’impiego che ne fa Marinetti nel Manifesto tecnico della letteratura futurista (1912, Manifesti, 58-64).

Non ci sono altri elementi formali di particolare rilievo da segnalare nel testo; tutto ciò che è stato evidenziato concorre a mettere in dubbio la stretta appartenenza di Voin ne

nastupivšego… a un genere ‘dichiarativo’.

151 Si riscontra inoltre un vago richiamo alle dissertazioni linguistiche dell’antichità. In particolare, si

confronti il punto 7), «мы вспоминаем, что кроме языка слов, есть немой язык понятий из единиц ума (ткань понятий, управляющая первым). Так, слова Италия, Беотия, Таврида, Волынь (земля волов), будучи разными словесными жизнями, суть одно и то же: рассудочная жизнь, бросающая тени на поверхности наречий четырех государств» (SS, VI.1, 205), con ciò che Aristotele definisce come capacità di significare nel De Interpretatione. (Cfr. De Int., 1, 16a e ssg.)

152 Come notano i curatori di SS, cham, «“черный народ”, мстящий верхам; слово, неоднократно

употребляемое Хлебниковым в разных контекстах, мотивировано статьями Дм. Мережковского “Грядущий Хам” (1905) и “Еще шаг грядущего хама” (1914), в которой симптомом наступающего “Хамства” назван футуризм» (SS, IV, 362); La denominazione di Merežkovskij venne ripresa polemicamente per la prima volta da Majakovskij, con la perifrasi del titolo del suo intervento Prišedšij

113 Siamo più inclini a ritenere che l’opera, pur nella sua incompletezza, possa essere collocata in una posizione liminare tra il genere manifesto, sulla base di una palese programmaticità dell’elenco numerato e della funzione manifestaria prodotta dagli artifici retorici e stilistici presenti nel testo, e un genere di tipo espositivo-descrittivo, un saggio o un trattato, dal momento che nello sviluppo delle proprie argomentazioni Chlebnikov non si serve mai di un tono ingiuntivo o esortativo, ad eccezione di un’unica frase, in cui compare la struttura imperativa di terza persona, che però ha funzione concessiva: «Пусть сравнительное языкознание придет в ярость» (SS, VI.1, 206).153

Infine, si segnala che, mentre la versione proposta in SS viene interrotta a metà del decimo e ultimo punto programmatico, in quella presente in SP sono stati invece riportati ulteriori esempi poetico-linguistici dopo l’ultimo punto (“Primečanija iz zapisnoj knigi”, SP, V, 190), in cui viene mostrato il ‘funzionamento’ del sistema chlebnikoviano.