• Non ci sono risultati.

Vozzvanie učaščichsja slavjan [Vozzvanie k slavjanam] (1908)

III. FORME DICHIARATIVE

III.3 Il caso di Chlebnikov: manifesti collettivi

III.3.5 Analisi dei testi

III.3.5.1 Vozzvanie učaščichsja slavjan [Vozzvanie k slavjanam] (1908)

Il primo esempio di testo dichiarativo documentato nella produzione letteraria chlebnikoviana è il Vozzvanie učaščichsja slavjan. L’appello, di cui Chlebnikov è unico autore, venne prima affisso nei corridoi dell’università di Pietroburgo, e successivamente pubblicato in forma anonima nell’ottobre del 1908 sulla rivista pietroburghese “Večer”.142 In questo periodo infatti si verificò un evento che condizionò sensibilmente

la temperie russa dell’epoca: l’annessione della Bosnia e dell’Erzegovina da parte dell’Impero austroungarico. Il giovane Chlebnikov compose questo appello proprio in reazione all’espansionismo dell’Impero. Il Vozzvanie rappresenta il punto d’inizio di un tipo di produzione letteraria che apre una parentesi di matrice ‘slavofila’ o ‘panslava’, che

141 Segnaliamo che i testi Rjav o železnych dorogach (1913) e <O vremeni i prostranstve> (noto anche

come Pro nekotorye oblasti…, 1920), sono stati analizzati nel capitolo dedicato ai saggi.

103 si chiuderà con l’inizio della Prima Guerra Mondiale.143 Solo a partire da una anketa del

1914 e in altre testimonianze autobiografiche successive, Chlebnikov dichiarerà di essere autore di questo appello, che definirà ‘stentoreo’ («крикливое воззвание к славянам»,

SS, VI.2, 241).144 In questo manifesto si condensano le posizioni ideologiche che

andavano rinvigorendosi in Russia in reazione alla crisi bosniaca. Come ha segnalato A.E. Parnis, la ‘questione slava’, la contrapposizione tra mondo germanico e mondo slavo, il ‘panslavismo’ nel senso più ampio del termine non solo influenzarono la coscienza sociale di molte nazioni slave tra il XIX e l’inizio del XX secolo, ma contribuirono anche a definire uno dei filoni ideologici più importanti per il periodo giovanile della produzione di Chlebnikov (cfr. Parnis: 1976, 224-225). Proprio sulla scorta della forte connotazione ideologica a cui attinge, si può considerare il Vozzvanie come un chiaro esempio di forma dichiarativa di ispirazione politica.

Nell’impeto di un concitato sentimento antigermanico, l’esordio del Vozzvanie si condensa in un obraščenie-vosklicanie («Славяне!») rivolto a tutti gli slavi. Chlebnikov li accusa con sdegno di aver dimenticato il processo di germanizzazione che nel medioevo toccò in sorte ai polabi, una delle popolazioni dei cosiddetti ‘slavi dell’Elba’, di cui i toponimi delle città di Lubecca e Danzica mostrano inequivocabili tracce, che l’autore definisce ‘russo-slave’ in un accenno di sciovinismo:

Славяне! В эти дни Любек и Данциг смотрят на нас молчаливыми испытателями - города с немецким населением и русским славянским именем. Полабские славяне ничего не говорят вашему сердцу? Или не отравлены смертельно наши души видением закованного в железо Рейхера, пробождающегося копьем славянина-селянина? (SS, VI.1, 197)

Con questa coppia di domande retoriche Chlebnikov istituisce un’analogia tra la situazione a lui contemporanea e, verosimilmente, i fatti della ‘crociata dei Venedi’:145

143 Per un approfondimento più dettagliato in proposito, si rimanda a Parnis: 1976; Kacis, Odesskij: 2011;

Imposti: 2015b, 2016a, 2018b; Starkina: 2009.

144 Vi si riferirà in altre testimonianze autobiografiche, inoltre, con tono più neutro: «Некогда выступил с

воззванием к сербам и черногорцам», SS, VI.2, 243.

145 Si tratta di una serie di campagne militari (1145-1149) in appendice alla seconda crociata, condotta dai

principi tedeschi, danesi e polacchi contro le popolazioni pagane slave stanziate nei territori del litorale meridionale del Mar Baltico, Cfr. Roche: 2015.

104

l’esercito tedesco (per sineddoche con Rejcher), forgiato nel ferro, trafigge l’inerme popolazione slava, esattamente come allora, mosso da brame di espansionismo.

Sembra che l’autore sia consapevole di occupare una posizione ‘legittimata’, verosimilmente garantita della scelta di pubblicare il Vozzvanie in forma anonima. Il testo, pur nella sua brevità, è incredibilmente denso di retorica bellicistica e richiami ad eventi storici di epoche antiche, sui quali Chlebnikov articola una serie di analogie volte ad evidenziare la giustezza e la necessità di una reazione decisa da parte dell’intera

obščina slava nei confronti di quanto stava accadendo in quel periodo:

[…] дух эллинов в их борьбе с мидянами воскрес в современном славянстве, когда в близком будущем воскреснут перед изумленными взорами и Дарий Гистасп, и Фермопильское ущелье, и царь Леонид с его тремя стами - теперь, в эти дни, или мы пребудем безмолвны? (SS, VI.1, 197).

In questo passaggio emergono i riferimenti alle prime due guerre persiane. In particolare, alla battaglia di Maratona, del 490 a.C. («Дарий Гистасп», Dario I il grande di Persia), e al sacrificio dei trecento spartani alle Termopili, nel 480 a.C. («царь Леонид с его тремя стами»), assunte da Chlebnikov come modello di guerra ‘giusta’ contro l’incontrastato potere germanico. Si tratta, in entrambi i casi, di eventi militari abitualmente accettati nella loro interpretazione ‘tradizionale’,146 che vede il fine ultimo dell’azione bellica nella

volontà di preservare l’identità e l’autonomia politico-culturale, minacciate dalla potenza di un invasore straniero, respinto grazie a una coalizione di entità politiche dal sostrato culturale comune, che Chlebnikov paragona alla situazione balcanica:

[…] когда Черная Гора и Белград, дав обет побратимства, с безумством обладающих жребием победителей по воле богов, готовы противопоставить свою волю воле несравненно сильнейшего врага [...] (SS, VI.1, 197).

146 Per l’analisi del topos intorno alla storia di Sparta e alle vicende delle guerre persiane nella tradizione

europea, si rimanda a Rawson: 1991. Inoltre, se, come ha supposto Baran (1978), è verosimile che Chlebnikov avesse letto il libro IV delle Storie di Erodoto, non è da escludere che ne conoscesse anche il libro VII, dedicato alle guerre persiane.

105 Il Vozzvanie prosegue con una serie di interrogazioni retoriche, tutte facenti appello al medesimo sentimento nazionalista, disposte secondo una gradazione ascendente, che si concludono con un’ultima domanda retorica, ove Chlebnikov individua il nemico da combattere nell’alleanza austriaco-tedesca, a cui si riferisce con la menzione delle casate regnanti, in una sineddoche:

В дни, когда мы снова увидели, что побеждает тот, кто любит родину? Или мы не поймем происходящего как возгорающейся борьбы между всем германством и всем славянством? Или мы не отзовемся на вызов, брошенный германским миром славянству? И будет ли направлен нами удар по габсбургскому, а не по гогенцоллернекому латнику? (SS, VI.1, 197).

Il Vozzvanie si chiude infine con un’enfatica serie di esclamazioni, di cui l’autore si serve per incitare i lettori alla ‘guerra santa’. Per ottenere la riunificazione di tutte le genti slave, occorre schierarsi compattamente contro la ‘razza’ germanica:

Война за единство славян, откуда бы она ни шла, из Познани или из Боснии, приветствую тебя! Гряди! Гряди дивный хоровод с девой Сл<а>вией как предводительницей Горы! […] Священная и необходимая, грядущая и близкая война за попранные права славян, приветствую тебя! (SS, VI.1, 198).

È importante menzionare queste parole emblematiche dell’esortazione conclusiva dell’appello del 1908, poiché permettono di capire quale fosse l’intenso trasporto che muoveva il giovane Chlebnikov. Intensità e partecipazione che espresse in molte altre opere, in cui «the autorial persona assumes the role of warrior leader exhorting fellow Slavs, or fellow countrymen, to take up arms for the good of the cause» (Cooke: 1987, 106). In questo contesto, Chlebnikov si fa glorificatore di una guerra ‘necessaria’ («Священная и необходимая») che trova una sua ragion d’essere nella vendetta che

106

scaturisce dalle vicende storiche dei conflitti tra popolazioni germaniche e slave.147 Come

hanno rilevato alcuni studiosi, questo genere di impegno politico non rimane circoscritto solamente all’ambito del Vozzvanie, ma permea anche alcune opere poetiche (cfr. Cooke: 1987, 105-108; Imposti: 2015b, 46-47) e perdurerà manifestamente fino al 1913, anno in cui vengono pubblicati quattro testi, un racconto (Zakalennoe serdce, firmato con uno pseudonimo) e tre očerki (O rasširenii predelov russkoj slovesnosti, Kto takie ugrorossy?,

Zapadnyj drug), su “Slavjanin”, una rivista di orientamento conservatore e

antioccidentale, in cui l’autore ribadisce con forza le sue bellicose posizioni panslave (cfr. Parnis: 1976, 229-241). I contenuti della produzione chlebnikoviana del periodo prebellico sono fortemente influenzati da un immaginario arcaicizzante al quale viene conferita pregnanza ideologica: secondo R. McLean la produzione letteraria del giovane Chlebnikov è caratterizzata da una mitopoiesi di ispirazione slava, che veicola un significato politico (cfr. McLean: 1974, 90-91).

Da un punto di vista stilistico è interessante notare l’alternarsi di tre pronomi personali:

vy, my, ja, che vengono impiegati da Chlebnikov a seconda del procedimento retorico che

intende mettere in atto. In particolare, si può notare la contrapposizione retorica, nell’esordio del Vozzvanie, tra my e vy e rispettivi aggettivi possessivi:

Славяне!

В эти дни Любек и Данциг смотрят на нас молчаливыми испытателями [...] Полабские славяне ничего не говорят вашему сердцу? Или не отравлены смертельно наши души [...]

La struttura pronominale delle singole frasi, come si vede dai corsivi dell’esempio riportato, è alternata tra voi/noi. Lo stesso artificio retorico viene messo in atto anche nella parte successiva:

147 «Уста наши полны мести, месть капает с удил коней, понесем же, как красный товар, свой

праздник мести туда, где на него есть спрос, - на берега Шпрее», SS, VI.1, 197. Per ulteriori approfondimenti, cfr. Cooke: 1987, 107-110. Si ricorda che però i polacchi presero parte alla seconda crociata (Roche: 2015, 602): Chlebnikov sembra non considerare la rilevanza della componente religiosa nella sua argomentazione.

107 Ваши обиды велики, но их достаточно, [...] теперь, в эти дни, или мы

пребудем безмолвны?

L’alternanza tra i pronomi cessa con un climax patetico espresso in una serie di interrogazioni retoriche, ove il soggetto o il complemento d’agente vengono sempre espressi con la forma in prima persona plurale, il ‘noi’ di individuo collettivo. L’artificio retorico viene abbandonato, e con esso la funzione metonimica del pronome, nel culminare del processo esortativo chlebnikoviano, che si verifica nell’affermazione della volontà individuale d’autore, la glorificazione della guerra:

Война за единство славян […] приветствую тебя! […] Священная и необходимая, грядущая и близкая война [...], приветствую тебя!

Si riscontra, inoltre, un frequente uso di anafore (V ėti dni; v dni; ili ne / ili my ne) e uno sporadico uso di epifore (gabsburgskomu; gogencollernskomu); ricorre un solo caso di anadiplosi («Уста наши полны мести, месть капает […]», corsivo mio), avente la funzione di attirare l'attenzione del destinatario sul concetto chiave di questo appello, vale a dire quello della ‘vendetta’.

La struttura pragmatica dell’appello aderisce alla forma tipica del testo dichiarativo: il locutore è identificato dai pronomi di prima persona; l’allocutore da quelli di seconda persona (il pubblico al plurale e la guerra al singolare, in una prosopopea), mentre l’oggetto del discorso è definito da quelli di terza.