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III. 3.5.4 !Budetljanskij (1914)

III.3.5.11 My, predsedateli Zemnogo Šara (1918)

My, predsedateli Zemnogo Šara è un manifesto di breve estensione pubblicato nel giugno

1918 sull’almanacco Bez muz, a cui Chlebnikov collaborò quando si trovava a Nižnyj Novgorod. Il testo è di particolare interesse soprattutto poiché lo stesso Chlebnikov, in uno scritto autobiografico del 1922, lo definisce a posteriori manifest skifov (NP, 465; SS, VI.1, 430). È uno dei rari casi in cui Chlebnikov si riferisce a una delle proprie opere individuali servendosi del termine manifest,197 ed è inoltre un caso unico nel suo genere

poiché, in coda al manifesto, viene riportato un indirizzo a cui i sostenitori del progetto propugnato nel manifesto, ai quali l’autore si appella («Мы зовем всех верноподданных нашей мысли явиться с помощью к празднику ее осуществления», SS, VI.1, 270), avrebbero dovuto inviare proposte a sostegno del progetto stesso. La presenza di questo elemento, apparentemente poco significativo, insieme all’indicazione del luogo e dell’ora (precisata al secondo: «Дано на распутье всех дорог в 10 ч. 33 м. 27 с. […]», SS, VI.1, 270) del momento in cui fu siglato il manifesto, quasi fosse un ‘atto di ratifica’, in certa misura riporta alla mente quello che era stato il processo di sviluppo dell’analogo

195 «Пропуск в правительство звезды», SS, VI.1, 265. Si confronti con ciò che compare sotto il medesimo

titolo, in SS, III, 174, in cui è presente una lista di nomi di personalità cui è garantito l’accesso al Governo (tra cui R. Tagore e Kerenskij, rimosso dalla versione in forma dichiarativa).

196 Si rimanda, a questo proposito allo <Otkrytoe pis’mo A.M. Gor’komu> (primavera 1917), in cui Gor’kij

viene ‘perdonato’ («Хотя мы сторонники войны между возрастами, но мы знаем, что возраст духа не совпадает с возрастом туловища») per la sua appartenenza ad una generazione diversa da quella di Chlebnikov ed esortato a commentare il progetto del Governo del Globo Terrestre. Oltre alla firma di Chlebnikov e Petnikov, qui figura anche quella di Kamenskij. La lettera a Gor’kij verosimilmente è giustificata non solo dall’indiscussa autorità dello scrittore, ma anche dal fatto che «еще в 1906 г. на “башне” В.И.Иванова он развивал идею “правительства России из деятелей культуры”», SS, VI.1, 430.

197 Definiamo My, predsedateli… come testo ‘individuale’ seguendo le indicazioni dei curatori di SS: «Как

и в предыдущих подобных случаях, наличие нескольких подписей не ставит под сомнение авторство Хлебникова», SS, VI.1, 420.

159 marinettiano discusso da Puchner. Infatti, Puchner ha riconosciuto il valore dell’indirizzo, apposto da Marinetti in coda alle diverse versioni del Manifesto di fondazione del

futurismo, pubblicate successivamente alla prima, come indice del fatto che ci fosse «an

organization behind the manifesto, a movement, an address, and a system of distribution; not just an author, but authority» (Puchner: 2006, 73, corsivo mio). Inoltre, un’altra considerazione che Puchner ha articolato nel caso del manifesto marinettiano, vale a dire le ragioni a fondamento del cambiamento del titolo (Puchner: 2006, 73-74), potrebbero fornire una chiave di lettura anche per questo specifico caso chlebnikoviano. Nonostante la menzione compaia in uno scritto autobiografico di quattro anni più tardi, il fatto che Chlebnikov definisca My predsedateli… il ‘manifest skifov’ può essere ritenuto una sorta di raffinamento di quanto era già stato esposto nel Vozzvanie predsedatelej Zemnogo

Šara: mettendo a confronto i due testi, se nell’appello del 1917 si evince che il processo

di costituzione di un ruolo legittimato è ancora in corso, il manifesto del 1918 testimonia invece dell’esistenza di una posizione già legittimata.

Pur non contenendo un elenco programmatico al suo interno, il testo stesso può essere inteso come un unico e ampio punto di un programma:

Мы, Председатели Земного Шара, [...] признали за благо воплотить ныне мысль, которою до сего времени болели сердца многих: основать Скит работников Песни, Кисти и Резца. (SS, VI.1, 270, corsivo mio).

La realizzazione di uno Skit (eremo, rifugio) per i ‘lavoratori’ (nell’originale rabotniki: probabilmente la scelta terminologica risente degli eventi politici dell’epoca) di tutte le arti può essere intesa come il primo passo concreto proclamato a beneficio dell’ideale del

predzemšarstvo. Si noti come viene descritto il fine dello Skit:

[…] он соберет в своих бревенчатых стенах, ветром и пылью разносимых сейчас пo сырому лицу Московии. Седой нас<е>льник Скиф удаляется в Скит, чтобы там в одиночестве прочесть волю древних звезд (SS, VI.1, 270).

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In questo passaggio, in particolare, sovviene il ricordo delle frequenti peregrinazioni di Chlebnikov per tutto il paese. Tuttavia, oltre alla verosimile convergenza degli obiettivi dei Presidenti del Globo Terrestre e dei desideri del singolo Chlebnikov, a risaltare in questo estratto sono due altri elementi, legati all’antichità.198 In primis, l’uso del termine

Moskovija, di chiara origine latina e il cui uso è registrato nelle sole fonti occidentali, che

dovrebbe designare l’entità geografico-politica del Principato di Mosca prima, e poi dell’intero Stato russo; in secondo luogo, la metafora dello skif canuto che si ritira nello

skit, in solitudine, per interpretare il volere delle stelle,199 colpisce per la paronomasia tra

i due termini. Il programma di realizzazione dello Skit viene ulteriormente precisato e conchiuso in una metafora:

Это будет монастырь - или заштатный, или выстроенный нами - смотря пo тому, найдет ли сочувствие Пьеро, надевающий теперь на измученную голову покаянную скуфью и кожаный ремень на усталые чресла. Рукаводимые в своих делах седым Начальником Молитвы, мы, может быть, из песни вьюги и звона ручьев построим древнее отношение Скифской страны к Скифскому богу (SS, VI.1, 270).

In questo estratto vediamo quello che potrebbe essere un riferimento metaforico a Pietro il grande (P’ero, ‘Pierrot’?),200 il cui nome potrebbe essere stato scritto imitando il

corrispettivo francese con il probabile intento di richiamare alla grande impresa di occidentalizzazione dell’impero e delle riforme delle gerarchie religiose avviate dal monarca assoluto. Se questa nostra ipotesi si rivelasse valida, potrebbe concorrere a rafforzare il senso della metafora conclusiva di questo passaggio, dove viene segnalato l’intento di ‘costruire l’antico legame della terra scita con la divinità scita’.

198 In analogia con quanto rilevato da Böhmig che, citando un verso di Novalis, «Qui il futuro nel passato»,

sostiene che «nello stesso spirito si inserisce inoltre la circostanza che molte prose utopiche di Chlebnikov siano scritte al passato» (1989, 354). In questo caso però il richiamo al passato non è articolato sulla base delle costruzioni verbali, quanto su dei riferimenti extratestuali precisi.

199 Il motivo del sacerdote canuto, figura profetica che nasce nel ‘rito di passaggio’ del guerriero (nasil’nik)

che, invecchiato (sedoj) posa le sue armi e si ritira per dedicarsi al divino (pročest’ volju zvezd) ritorna, in versione più esplicita (espresso come sedoj žrec) per ben due volte in Skuf’ja skifa, la cui assonanza terminologica coi contenuti di questo testo è evidente: cfr. «седой вдохновленный жрец [...]» (SS, V, 167) e «Я помнил слова седого жреца [...]» (SS, V, 170).

200 In realtà, Pierrot potrebbe anche riferirsi alla celebre maschera della commedia dell’arte; si ricorda

inoltra una traduzione che Šeršenevič fece (P’erro), nel 1918, di un’opera di J. Laforgue, Pierrot fumiste (cfr. Markov: 1973, 362). In questo caso, tuttavia, non sapremmo fornire un’interpretazione ai tropi di cui si serve Chlebnikov nel testo.

161 Dal punto di vista stilistico la struttura generale delle sentenze e delle esortazioni si regge sul pronome my. Non è tuttavia uno scritto polemico, dal momento che manca completamente il riferimento a una ‘parte avversa’. Si noti inoltre che la maggior parte delle frasi esortative, quelle in cui è evidente la funzione metonimica del ‘noi’, presentano il verbo coniugato al futuro (budet) o al presente perfettivo con valore futuro (soberet /

postroim).