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Introduzione allo studio della competizione politica europea

È possibile descrivere la dimensione europea della lotta politica come un triangolo ai cui vertici si trovano i partiti nazionali, i gruppi dell’Europarlamento e infine le federazioni transnazionali. (Piermattei 2014)1. Questi tre attori intrattengono rapporti reciproci attraverso «élite politiche specializzate», composte dai massimi dirigenti di partito e da parlamentari nazionali ed europei, che secondo l’autore contribuiscono a limitare lo sviluppo di una reale competizione sovranazionale. In altre parole, così come l’approfondimento del processo di integrazione è stato frenato dalla gelosia degli Stati nei confronti della propria sovranità, così i partiti nazionali preferiscono non rinunciare alle loro peculiarità ideologiche e regionali a favore di forme democratiche di partecipazione più diretta espresse tramite le federazioni europee2. Le divergenze tra affiliati ad uno stesso soggetto politico europeo compromettono l’incisività dell’azione delle federazioni, le quali trovano quindi difficoltà ad adottare e perseguire una strategia comune e molto spesso preferiscono rinunciare ad una maggiore coesione interna, «in termini di bagaglio politico e identitario», per ottenere un «rafforzamento del loro peso numerico» all’interno del Parlamento europeo3. I due approcci prevalenti all’analisi degli

europartiti, definiti minimalista e massimalista, hanno in comune la percezione di questi ultimi come entità atipiche, elementi di rottura rispetto al concetto classico di partito, per cui difficilmente classificabili4. Il primo considera loro come una «versione aggiornata ed esclusivamente europea delle vecchie Internazionali», mentre il secondo ritiene che le federazioni dei partiti europei abbiano un ruolo simile a quello svolto dalle forze politiche nazionali nelle arene interne5. I principali partiti europei oggetto di studio della ricerca comparativa e della letteratura giuridica, storica e politologica sono stati quelli fondati nell’alveo delle più

1 Piermattei M. (2014), I partiti dell’Unione: evoluzione storica e ricerche, in Mascia M. (a cura di), “Verso un sistema partitico europeo transnazionale”, Cacucci Editore, Bari, p.47.

2 Piermattei M. op.cit. p.48. 3 Ibidem.

4 Piermattei M. op.cit. p.46. 5 Piermattei M. op.cit. p.47.

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importanti culture politiche tradizionali, ossia quelle democratico-cristiana, liberale e socialista e quelle che presentano caratteristiche sovranazionali, come i verdi e i radicali6. Ancora Piermattei (2014) sostiene invece che «il nazionalismo, anche

infra-nazionale ed etnoregionalista, costituisce un freno naturale allo sviluppo di processi unitari nell’area delle destre europee»7

Tabella n.3

Giunture critiche, fratture e famiglie politiche in Europa 8

Per concludere il quadro generale dell’analisi della competizione politica europea è fondamentale tenere conto del ruolo svolto dai gruppi politici costituitosi in seno al Parlamento europeo, i quali fungono da “magnete” nei confronti sia dei singoli eurodeputati che di quei partiti nazionali che non sono affiliati a nessuna

6 Piermattei M. op.cit. p.48. 7 Piermattei M. op.cit. p.49.

8 Hix S, Lord C. (1997), Political parties in the European Union, St. Martin’s Press, Scholarly and Reference Division, New York, p.24.

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federazione specifica9. Il contesto europeo vede quindi un ribaltamento del rapporto rispetto a quello che nella maggior parte delle volte si instaura a livello interno, infatti in questo caso è il gruppo parlamentare a prevalere sui singoli partiti. È proprio questa peculiarità a consentire, secondo lo studioso, la costruzione di un sistema partitico europeo10. Circa il legame tra gli attori della lotta politica sopra

descritti, è possibile infine notare come questo sia influenzato innanzitutto dagli esiti delle elezioni europee, infatti i risultati ottenuti da un partito nazionale possono far «variare sensibilmente l’equilibrio del gruppo e dell’intero PE». In secondo luogo, è importante tenere conto delle conseguenze delle vicende politiche interne e in ultimo della «ridefinizione nazionale di un partito» che può far variare anche la composizione del corrispondente gruppo e della federazione europea11. La mancanza di “interazione reciproca” dei partiti a livello transnazionale porta invece Bardi (e al. 2010) a sostenere che non si possa parlare di un vero e proprio sistema europeo di partiti, se non nei limiti in cui questi agiscono all’interno di «gruppi o famiglie più vasti» dell’Assemblea europea12. Anche in questo caso però la concorrenza si limita solo ad alcune circostanze occasionali e solo per ottenere «i ruoli chiave della struttura parlamentare stessa» come la presidenza o la carica di membro di commissione o relatore, è quindi del tutto assente la competizione per «vincere e controllare il governo europeo» che non è infatti responsabile nei confronti del Parlamento. Al tempo stesso gli autori ritengono che sia possibile individuare dei settori a livello comunitario dove i partiti nazionali possono rapportarsi tra loro attivamente e in maniera concorrenziale. Il primo di questi è indicato dall’articolo 11 del Trattato di Lisbona, il quale riconosce ai cittadini europei il diritto di iniziativa13. Nella realizzazione concreta di tale prerogativa l’impegno diretto dei soggetti politici può risultare fondamentale. Inoltre, il nuovo principio di sussidiarietà così come introdotto dal Trattato sopracitato, prevede un rafforzamento dei poteri dei parlamenti statali nel processo decisionale dell’UE e di conseguenza dei deputati e dei partiti nazionali i quali sono chiamati a collaborare e a coordinarsi, ma anche a confrontarsi e scontrarsi, per portare avanti le proprie

9 Piermattei M. op.cit. p.47. 10 Ibidem.

11 Ibidem.

12 Bardi L. et alii (2010), How to create a Transnational Party System, Directorate General For Internal Policies Policy Department C: Citizens' Rights And Constitutional Affairs, Parlamento Europeo, testo disponibile all’URL: https://www.europarl.europa.eu/committees/en/supporting- analyses/sa-highlights pp. 133-140

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istanze. L’attuale ordinamento europeo non solo stabilisce che i parlamenti abbiano un tempo maggiore per esaminare i progetti legislativi della Commissione, ma anche che abbiano la possibilità di respingerli qualora violino il principio sopracitato e il diritto di veder riferite le loro obiezioni al Consiglio e al Parlamento14. Anche la procedura del candidato principale, illustrata nel capitolo

precedente, ha contribuito ad aprire la strada ad un processo più approfondito di costruzione di un sistema partitico sovranazionale, la cui realizzazione potrebbe essere senz’altro favorita dall’introduzione di una circoscrizione elettorale transnazionale che promuoverebbe lo sviluppo di programmi di partito a livello europeo. Oltre agli aspetti fino a qui descritti ciò che in definitiva condiziona la formazione di un sistema di partito a livello europeo sono le «differenze di cultura elettorale e politica e la percezione delle elezioni del PE come competizioni di secondo ordine»15.