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Per individuare le origini del populismo è possibile analizzare tre casi storici che sebbene siano profondamenti distinti dal punto di vista geografico e sociale, sono accumunati dalla stessa visione del mondo. La parola populismo deriva da narodnicestvo23, termine utilizzato per indicare un movimento rivoluzionario sorto nella Russia di fine Ottocento, con l’obiettivo di ribaltare il regime zarista e creare un socialismo rurale in aperta opposizione alla società industriale occidentale24. I giovani intellettuali che lo animarono, tra cui Michail A. Bakunin, Nikolaj G. Cernisevskij e soprattutto Aleksandr I. Herzen, posero al centro del loro progetto l’emancipazione delle masse popolari contadine considerate come dotate di quelle virtù politiche e morali che mancavano alla classe dominante. Il movimento non ebbe una buona sorte, fu infatti accolto con diffidenza nelle campagne e aspramente criticato dai socialisti marxisti e si trasformò infine in una vera e propria organizzazione di stampo terroristico25. Il concetto di populismo fu di nuovo impiegato negli Stati Uniti in riferimento ai membri e alle politiche del People’s Party, nato nel 1892 dalla coalizione tra le Farmer’s Alliances, gruppi di coltivatori il cui obiettivo era quello di riportare il potere nelle mani della gente comune26. A

differenza del caso russo, il partito populista americano ebbe un grande successo riuscendo ad affermarsi alle elezioni presidenziali tenutesi proprio nel 1892. La retorica della contrapposizione tra la campagna sana e onesta e la città corrotta e immorale riuscì a conquistare le classi meno abbienti, soprattutto i coltivatori di cotone del sud e quelli di grano di Stati quali il Kansas e il Nebraska27. Il People’s party incarnava la natura popolare della democrazia americana, già descritta da Tocqueville ne “La Democrazia in America”: non mirava alla sovversione dell’ordine costituito, anzi intendeva proteggere la Costituzione e la Repubblica dalle élite (petrolio, ferrovie, comunicazioni) che tentavano di monopolizzare il

22 Ibidem.

23 Termine la cui traduzione letterale è “andare al popolo”, dal russo narod cioè popolo. 24 Tuccari F., op.cit.

25 Ibidem.

26 Lottero L. (2018), Il populismo in America, testo disponibile all’URL: https://medium.com/@LLottero/il-populismo-in-america-bd8d32cf5c6e.

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potere28. Infine, il termine populismo è stato recentemente utilizzato per descrivere le gesta di Georges Ernest Jean-Marie Boulanger, generale francese fondatore del Partito Nazionale Boulangista, nel quale si riunirono tutti coloro che erano scontenti del governo della Terza Repubblica e chiedevano un rinnovamento della classe dirigente29. Il partito era sostenuto dai repubblicani delusi dell'opportunismo degli

uomini di governo, nazionalisti della Lega dei patrioti, monarchici, che sognavano una restaurazione realista per Filippo VII d’Orléans, e infine bonapartisti nostalgici30. Il movimento boulangista si fece portatore del sentimento di insoddisfazione verso una casta politica incapace di adottare scelte precise, corrotta e scossa da continui scandali. Il boulangismo fu caratterizzato dalla forte personalità del generale, il quale divenne l’idolo della popolazione parigina a tal punto che una canzone popolare recitava “C'est Boulanger qu'il nous faut”31. Nel 1889 Boulanger

si trasferì a Bruxelles per fuggire da un mandato di cattura emesso dal governo; la sua fuga segnò il declino del partito che non riuscì mai a portare a compimento il progetto riformista tanto auspicato32. Il populismo condivide con le teorie sulla democrazia moderna la stessa enfasi posta al concetto di popolo, considerato come un’entità omogenea in grado di conferire l’autorità politica ai governanti, ma al tempo stesso capace di agire per riprendere su di sé il potere, qualora chi governa si riveli corrotto e incapace di rispettare questo mandato basato sulla fiducia33. La

studiosa Margaret Canovan (2000 cit. in Tarchi 2015) ha individuato nelle campagne anti-establishment quattro diverse declinazioni di popolo. Questo è spesso definito come united people, cioè la nazione intesa come entità coesa, che la vocazione dei partiti alla faziosità tende a dividere; un secondo modo di richiamarsi al popolo consiste nell’intenderlo come common people, cioè il popolino dei diseredati, dei poveri, degli esclusi, il cui risentimento viene utilizzato nella polemica contro la classe dirigente; a questo si associa l’appello all’ordinary

people, cioè la gente comune, i semplici cittadini che sono stati traditi dai politici

di professione arroccati nel palazzo. Infine, gli attori populisti fanno sempre di più riferimento all’ethnic people o our people, considerato come una comunità

28 Ibidem.

29Boulangismo, Sapere.it, testo disponibile all’URL:

http://www.sapere.it/enciclopedia/boulangismo.html 30 Ibidem.

31 Histoire du boulangisme, Philisto, testo disponibile all’URL: https://www.philisto.fr/article-32- histoire-boulangisme.html

32 Ibidem.

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specifica contraddistinta da un’identità e da una serie di tradizioni che hanno particolari radici culturali, linguistiche, religiose e razziali, la cui persistenza va difesa34. Come si evince da questa classificazione, il populismo fa dell’antagonismo

tra l’élite e il popolo intrinsecamente puro, onesto e dileggiato dalle classi dominanti, il cuore della sua teoria politica, mettendo inoltre in discussione i meccanismi delle odierne democrazie rappresentative. Gli attori populisti non accettano il sistema di pesi e contrappesi tipico delle strutture statuali liberali, che hanno come obiettivo quello di limitare il potere decisionale della maggioranza; questo in linea con la logica per la quale niente e nessuno può controllare o ostacolare il governo del popolo35. I populisti puntano quindi a modificare la natura del principio di rappresentanza con l’intento di ottenere il massimo grado possibile di rassomiglianza tra governanti e governati36. L’ideale di democrazia populista finisce però per assumere una connotazione plebiscitaria: le elezioni sono viste come un semplice meccanismo di certificazione degli sforzi compiuti per creare un processo di identificazione con un leader, che dal successo riterrà di aver tratto la legittimazione ad agire nell’interesse collettivo, seguendo esclusivamente le proprie convinzioni, senza doversi sentire legato dai vincoli imposti da mediazioni e dal rispetto di formalità istituzionali37. Gli anti-populisti, se da una parte sottolineano queste criticità, dall’altra sostengono che non bisogna temere eccessivamente il populismo che, in quanto antipolitica, non può mai essere tradotto in pratiche concrete e durature di governo38. L’attualità ci mostra come invece i leader e i partiti

populisti riescono a mantenere il potere moralizzando il conflitto politico e facendo dell’esercizio di governo una campagna elettorale permanente39. Ciò consente loro

di scrivere costituzioni faziose ed esclusive e di agire apertamente in dei modi che normalmente sarebbero ritenuti discutibili e degni di condanna. I populisti tendono a colonizzare o occupare lo Stato, limitando il margine di azione delle altre autorità politiche potenzialmente ostili, quali il Parlamento, le Corti (fino a quelle costituzionali o supreme) o addirittura il capo dello Stato. Inoltre, i governanti populisti assumono comportamenti repressivi nei confronti della società civile critica, tentando di screditare intellettuali, giornalisti e organizzazioni non

34 Tarchi M. op.cit. pp. 53-54. 35 Cfr. Muller J.W. op. cit. 36 Tarchi M. op.cit. p. 79. 37 Ivi, p.78.

38 Cfr. Muller J.W. op. cit. 39 Ibidem.

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governative accusati di essere controllati da poteri esterni e di agire contro gli interessi del vero popolo. Infine, episodi di corruzione e clientelismo di massa, inteso come lo scambio di favori materiali e immateriali da parte delle élite per il supporto politico delle masse, sono pratica comune anche alla politica populista. Tutte queste azioni trovano un’esplicita giustificazione morale nell’immaginario populista sulla base del presupposto che ad agire sia il popolo nell’insieme e non il politico nel suo interesse40. Oggi quindi, alla visione del populismo come correttivo di una democrazia liberale che si è allontanata troppo dalla gente, si contrappone una convinzione ben più diffusa per la quale il populismo ha l’effetto di distorcere il normale processo democratico.