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Vecchie e nuove fratture alla base del sistema politico europeo

Da quanto illustrato nei capitoli precedenti si comprende come le istanze dell’euroscetticismo e del populismo si siano rivelate essere attrattive tanto quanto per gli elettori di destra che per quelli di sinistra, a tal punto da provocare una rottura in equilibri politici consolidati nel tempo e aprire la strada al cambiamento dei sistemi partitici nazionali e di quello europeo, come dimostrato dall’avanzata di partiti estremisti rimasti fino a oggi ai margini della competizione o all’affermazione di soggetti di recente formazione, come il Movimento Cinque Stelle in Italia o Vox in Spagna. Per comprendere i motivi che spingono i cittadini a modificare le proprie preferenze di voto a favore di nuove forze politiche, molti studiosi adottano lo schema proposto da Lipset e Rokkan (1967) e sulla base di questo elaborano nuovi modelli teorici volti a individuare quelle fratture che, oltre quelle tradizionali, contribuiscono a definire gli attuali sistemi politici. Con il termine frattura sociale si intende «un conflitto forte e prolungato, radicato nella struttura sociale» che emerge e si istituzionalizza mediante la formazione di partiti politici al verificarsi di “giunture critiche”, coincidenti con rivoluzioni, guerre civili di breve durata e mutamenti strutturali di lungo termine come l’espansione dei confini dello Stato, l’ampliamento della burocrazia e lo sviluppo dell’economia industriale, meglio definite come momenti della storia nei quali sono prese «decisioni fondamentali riguardo ai confini esterni e alle strutture interne, che poi vengono congelati per lunghi periodi di tempo»1. In ordine cronologico, il primo di questi momenti critici fu rappresentato dalla Riforma luterana e dalla successiva Controriforma cattolica, seguito dalle cosiddette rivoluzioni nazionali, innescate dalla Rivoluzione francese e dalle guerre napoleoniche, che contribuirono ad avviare i processi di formazione degli Stati nazionali. Da queste ultime derivarono due cleavages che provocarono un conflitto di valori e di identità, connesso per l’appunto alla legittimità degli stati-nazione, che si sviluppò in due diverse

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dimensioni, quella territoriale e quella funzionale2. Alla prima di queste dimensioni appartiene la frattura centro vs periferia, caratterizzata dalla rivendicazione, che fu alla base della nascita di partiti etno-regionalisti, delle popolazioni non residenti nelle aree centrali del territorio nazionale, delle minoranze etniche, linguistiche e religiose del riconoscimento della loro identità in opposizione al tentativo avanzato dallo Stato di accentrare il potere e omogenizzare l’aspetto culturale; mentre alla seconda appartiene la frattura Stato vs Chiesa fondata su di un conflitto ideologico tra le élite del centro che diede vita alla nascita di partiti confessionali, schierati in difesa della religione, e i suoi antagonisti partiti liberali favorevoli alla secolarizzazione3. Oltre ai suddetti cleavages, vi sono quelli emersi come conseguenza della rivoluzione industriale che nel corso del XIX secolo e a partire dalla Gran Bretagna, non solo provocò il passaggio da un’economia agricola a una industriale e meccanizzata, ma modificò profondamente anche i valori della cittadinanza, spingendola a mobilitarsi sulla base delle proprie convenienze economiche. Dalla radicalizzazione dello scontro tra interessi urbani degli imprenditori e dei commercianti e interessi rurali dei produttori primari delle campagne, derivò la frattura citta vs campagna che corrispose alla competizione lungo l’asse territoriale tra partiti-agrari conservatori e quelli radicali-liberali. In ultimo, la tensione interna al mercato del lavoro diede forma alla frattura capitale

vs lavoro che vide i lavoratori coalizzarsi in partiti socialisti per lottare contro lo

sfruttamento perpetuato a opera dei proprietari dei mezzi di produzione4. Questi

nuovi movimenti riscossero un grande successo in tutta Europa, ma in misura diversa a seconda del grado di mobilità e di apertura sociale, per cui dove le élite erano tendenzialmente più aperte nacquero soggetti più moderati, come i laburisti inglesi e scandinavi, mentre laddove le organizzazioni operaie furono duramente represse, come in Italia, Francia, Germania, si costituirono movimenti antisistema fortemente ideologizzati.

2 Cfr. Lipset. S.M., Rokkan. S. (1967), Cleavage structures, Party Systems and Voter Alignments:

An introduction, The Free Press, NY, pp. 234-237.

3 Ibidem. 4 Ibidem.

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Tabella n.13

Giunture critiche e cleavages secondo il modello di Lipset e Rokkan 5

Analizzando in maniera comparata i sistemi partitici degli anni Sessanta e notando la sostanziale somiglianza con quelli degli anni Venti, i due studiosi ipotizzarono che tali fratture si fossero congelate in strutture partitiche rimaste inalterate negli anni seguenti. La causa del congelamento fu individuata nell’insistenza dei partiti nel limitare le loro politiche solo ad una determinata parte dell’elettorato facendo leva sull’ideologia, sul credo, sulla religione o sull’identità etnica che li caratterizzava6. In una società sempre più libera dalla guerra e dalle preoccupazioni di sicurezza da questa generate, tali appartenenze identitarie furono però progressivamente superate e l’attenzione dei cittadini, soprattutto quelli di nuova generazione, si spostò su nuove questioni legate non solo alla sopravvivenza, ma anche al miglioramento degli stili di vita, quali l’autodeterminazione, l’uguaglianza e l’ecologia e sui quei valori denominati post-materialisti. Questa evoluzione in primo luogo sociale, si tradusse in un processo di de-identificazione e quindi in un allontanamento degli individui dai partiti tradizionali (Dalton 1984) che portò la letteratura a ripensare la teoria del congelamento e a valutare l’ipotesi dell’esistenza di nuovi cleavages alla base dei sistemi di partito contemporanei7. Simon

5 Cartelli F. (2018), Rokkan e Lipset. I cleavages per capire il presente e il futuro, «Analisi, ricerca, consulting», testo disponibile all’URL: https://www.federicocartelli.com/rokkan-lipset-cleavages/. 6 Lipset. S.M., Rokkan. S. op.cit.

7 Cfr. Dalton. Russell J., Scott Flanagan, Paul A. Beck (1984). Electoral Change in Advanced

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Bornschier (2009) riprese il concetto di “dealignment” introdotto da Dalton distinguendo due sotto-tipologie di cambiamenti nei rapporti sociali e tra gruppi e partiti. Quella strutturale, cioè mutamenti nei rapporti di forza dei gruppi all’interno della società così come accaduto con la riduzione della classe operaia e dunque degli interessi che delineavano il conflitto della lotta di classe in seguito all’avvento dell’economia post-industriale; e quella comportamentale ossia quando il legame tra partiti tradizionali e votanti si modifica in conseguenza della pacificazione di vecchi conflitti o di un loro superamento a opera di nuove divisioni nelle quali i consueti portatori di interessi trovano difficoltà a inserirsi se non modificando la propria offerta programmatica8. Partendo da questo ultimo assunto, egli spiegò il motivo per cui nel corso degli anni Novanta la destra europea, con lo scopo di politicizzare lo scontro sorto circa la concezione del ruolo della comunità, abbandonò alcune delle sue istanze storiche per farsi portavoce di nuove questioni che la caratterizzarono in senso populista. Tra queste, il rilancio dei temi connessi all’immigrazione declinati adottando come chiave di lettura valori comunitari e autoritari in antitesi a quelli universalistici e liberali sostenuti dalla sinistra, anch’essa rinnovatasi per poter partecipare alla competizione elettorale. Ciò modificò profondamente lo spazio politico soprattutto nella sua dimensione culturale, dove si assistette alla frattura tra tradizione e multiculturalismo che si manifestò infine nella divisione tra sostenitori o contrari all’intervento dello Stato finalizzato a regolare il libero mercato9. Sulla stessa linea, Liesbet Hooghe e Gary

Marks (2018) considerarono nei loro studi l’immigrazione, l’integrazione europea e il commercio mondiale come eventi storici critici che diedero vita a un diverso e incisivo cleavage dei sistemi di partito continentali, consistente nella reazione positiva o negativa alla riduzione della rilevanza della sovranità statale a fronte di fenomeni transnazionali di cui sopra e il conseguente aumento di sentimenti di sfiducia e insicurezza economica e identitaria che furono intercettati da due diverse famiglie politiche che, come accennato nel capitolo uno, seppero conferire a tali questioni un carattere estremista e di assoluta rilevanza10. GAL (Green-Alternative- Libertarian) cioè quei partiti che si fecero espressione delle fasce della popolazione

8 Bornschier, S. (2009), Cleavage Politics in Old and New Democracies, Living Reviews In Democracy, pp. 1-13.

9 Ibidem.

10 Hooghe, L., Marks, G. (2018) Cleavage theory meets Europe’s crises: Lipset, Rokkan, and the

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che beneficiarono del processo di integrazione grazie alla loro elevata posizione sociale e all’alto livello di educazione; TAN (Traditionalist-Authoritarian- Nationalist) quelle forze che si rivolsero a chi percepiva la creazione di organismi sopranazionali come un danno per la loro sicurezza sociale e che svilupparono quindi posizioni euroscettiche11. Dopo la crisi del 2008 tale frattura emerse con

chiarezza in tutti i membri dell’Unione Europea, seppur in maniera diversa l’uno dall’altro. Negli Stati del nord, promotori dei vincoli fiscali, nacquero partiti nazionalisti di destra, mentre in quelli del sud, colpiti duramente dalla recessione, la sinistra radicale riscosse un maggiore successo12.

Grafico n. 23

Rilevanza dell’integrazione europea e dei fenomeni migratori come eventi critici 13

11 Ibidem. 12 Ibidem.

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L’evoluzione della struttura del contesto politico europeo, si inserisce nel più ampio processo di globalizzazione o “denazionalizzazione” nel quale Kriesi (2008) individuò una giuntura critica che diede vita a nuove forme di autorità e rappresentanza sovranazionali e a nuove opportunità di mobilitazione a livello intra e fra nazionale, corrispondenti alla formazione di un vero e proprio cleavage, denominato demarcazione vs integrazione, composto dai perdenti e dai vincenti delle globalizzazione stessa14. I primi sono coloro che considerano l’indebolimento del potere statale, rispetto alla crescita di quello di organizzazioni politiche ed economiche che operano oltre i confini degli Stati, come una minaccia al loro status sociale; i secondi coloro che al contrario beneficiano e traggono vantaggi dall’internazionalizzazione15. La differenza tra queste categorie è determinata dalla possibilità o meno di avere una “opzione di uscita” che a sua volta dipende dal grado di mobilità sociale, infatti solo chi è mobile, ha cioè risorse materiali e culturali adattabili e convertibili, potrà non rimanere vittima del processo globalizzante, ma saprà essere in grado di guidarlo e addirittura uscirne16. Come conseguenza della denazionalizzazione, emersero dunque alcuni meccanismi che determinarono la natura composita di questa nuova frattura che infatti si costituisce di diverse forme di conflitto. Innanzitutto, quello tra i lavoratori dei settori orientati verso il mercato interno e coloro che invece sono esposti al mercato esterno i quali propendono, a differenza dei primi, per una maggiore deregolamentazione necessaria per poter competere sul piano globale. A tale frattura settoriale, che sostituisce quella di classe, se ne aggiunge un'altra definita culturale legata ai fenomeni di delocalizzazione del lavoro e all’immigrazione di massa che contribuiscono ad esacerbare i sentimenti di ostilità verso lo straniero, percepito dalle popolazioni locali come un pericolo per la loro cultura e il loro modo di vivere e come nuovo contendente delle scarse risorse, in termini di privilegi e diritti sociali, del welfare state. In ultimo, l’indebolimento dei confini fisici e politici dello Stato- nazione, associata all’erosione della sua capacità decisionale, ha prodotto nei cittadini un senso di perdita delle identità e dei diritti politici, in particolare per quanto riguarda la possibilità di essere determinanti con il voto nelle questioni

14 Kriesi, H. P. et alii. (2008), West European Politics in the Age of Globalization, Cambridge University Press, Cambridge, pp. 1-49.

15 Ibidem. 16 Ibidem.

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relative al proprio futuro17. Quindi, per schematizzare quanto detto, i lavoratori qualificati, imprenditori con imprese disponibili alla competizione internazionale, persone con un grado di istruzione elevato e cosmopoliti sono i cosiddetti vincenti della globalizzazione, mentre i perdenti sono i rappresentanti delle classi operaie e delle imprese con un orientamento più marcatamente domestico e chi preferisce identificarsi con la comunità nazionale adottando posizioni protezionistiche sia in ambito economico che culturale18. Questo cleavage fu istituzionalizzato sia dai partiti mainstream, che provarono ad allinearsi sostenendo posizioni moderatamente favorevoli all’integrazione, che dai soggetti di nuova formazione che politicizzarono la dimensione demarcazione elevandosi a paladini dei bisogni dei perdenti. La sinistra socialdemocratica tentò di combinare l’integrazione economica con la salvaguardia della protezione sociale, mentre la destra liberale sostenne una liberalizzazione del mercato mantenendo al tempo stesso una matrice nazionalista. Dall’altro lato, la destra radicale e populista si caratterizzò in senso xenofobo e razzista facendo presa sul desiderio di rivalsa degli sconfitti19.

Grafico n.24

Cleavage Integrazione vs Demarcazione secondo H. Kriesi 20

17 Ibidem.

18 Kriesi, H. et alii (2006), Globalization and the transformation of the national political space: Six

European countries compared, European Journal of Political Research n. 45, pp. 921-956.

19 Ibidem. 20 Ibidem.

130 5.2 Quale futuro per l’Europa?

Per rispondere a questa domanda, che sintetizza il motivo centrale del mio lavoro, ho ritenuto utile seguire tre diversi e sempre più specifici livelli di analisi. Al primo di questi corrisponde l’esame dell’evoluzione storica del Parlamento europeo in termini di risultati elettorali e composizione dei gruppi politici. Il secondo riguarda lo studio delle cause sociali, culturali ed economiche sottostanti l’affermazione dei movimenti populisti e euroscettici. Infine, la profondità delle nuove e vecchie fratture che determinano la natura dello spazio politico continentale. Le legislature successive alla crisi economica del 2008 e a quella migratoria del 2015 furono segnate dall’avanzata di quelle forze contrarie non solo alle politiche, ma anche all’idea stessa di Unione Europea che nel 2016 accolsero con entusiasmo la decisione del governo inglese, confermata dai suoi cittadini tramite referendum, di rinunciare definitivamente alla cooperazione istituzionalizzata sotto la guida di Bruxelles. La Brexit segnò quindi un momento critico per la tenuta del progetto di integrazione, e la scelta di considerare in questo lavoro esclusivamente l’arco temporale successivo alla sua effettiva realizzazione è stata dettata dalla volontà di capire quanto i sentimenti di ostilità siano tutt’oggi diffusi e radicati nelle società che la compongono partendo dalla constatazione che l’uscita del Regno Unito non ha condotto alla fine del percorso di collaborazione tra gli Stati, come testimoniato anche da un rinnovato desiderio di partecipazione alle elezioni europee, ma non ha nemmeno comportato una riduzione dell’attrattività dei sovranismi e degli euroscetticismi che, sebbene il calo registrato nel 2019, mantengono alto il loro grado di incisività e “aggressività” soprattutto nelle politiche nazionali21. Ciò che infatti emerge dall’esame dei programmi delle compagini parlamentari è come questi, per quanto possano contenere proposte anche radicali di cambiamento o introdurre elementi di critica e condanna di determinati aspetti delle istituzioni europee, non si spingono mai a mettere in dubbio il futuro dell’integrazione, così come invece fanno spesso i vari esponenti politici nazionali che arrivano a vantarsi delle loro posizioni euroscettiche. Il motivo di tale discrepanza si spiega con la inevitabile necessità di conciliare le diverse anime per poter coesistere all’interno di uno stesso gruppo, ma anche con il fatto che la questione europea è quasi paradossalmente più al centro del dibattito pubblico in occasione delle elezioni

21 Su questo vedere quanto scritto nel capitolo uno, sulla base dei dati riportati all’URL: https://www.elezioni-europee.eu/risultati-elettorali.

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statali, ossia nel momento in cui ogni partito può sfruttare, adottando diverse strategie, il malumore e l’insofferenza dei cittadini che fanno dell’Unione Europea il principale bersaglio contro il quale riversare la loro rabbia e paure. Dalla letteratura sui cleavages tradizionali e contemporanei dei sistemi partitici si comprende come alla base del successo di tali istanze non vi sia solo la volontà dei cittadini di allontanarsi dalla vecchia politica per cercare nuove soluzioni ai propri problemi, ma anche e soprattutto processi di cambiamento molto più profondi correlati a eventi storici cruciali, come in questo caso specifico la nascita stessa dell’Unione Europea, da considerare come una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire i rapporti economici, politici, culturali tra gli Stati europei. La necessità di portare pace laddove vi erano stati secoli di conflitti e tensioni costrinse infatti questi Paesi a raggiungere compromessi e abbandonare alcuni dei loro tratti salienti, cosa che produsse non pochi malumori fin dalle origini del percorso di integrazione, come visto nel capitolo uno. Le due grandi crisi di cui parlato prima, così come in parte anche la Brexit, rappresentano quindi nuove fratture nei sistemi politici del continente i cui effetti si manifestano nell’obbligo per i governanti di ripensare il progetto europeo per non rischiare di perderlo del tutto. In questa esigenza (e urgenza) di cambiamento rientrano inoltre la domanda di maggiore coinvolgimento della cittadinanza nei meccanismi democratici di partecipazione attiva alla vita politica insieme alla richiesta di superamento delle logiche fondanti i sistemi di potere consolidati, tematiche sostenute nel tempo anche dai partiti mainstream, ma non con una forza tale da impedire che diventassero i cavalli di battaglia del populismo, le cui modalità organizzative e comunicative sono oggi tipiche di gran parte della politica europea di destra e di sinistra in gran parte, ma non sempre euroscettica. In conclusione, a tali movimenti di opposizione va riconosciuto il merito di aver reso le istituzioni europee consce dell’impossibilità di dare per scontata e pressoché automatica e inevitabile la prosecuzione del processo di integrazione, per quanto, a mio avviso, il loro progetto di smantellamento dell’Unione Europea è destinato a rimanere ancora per altri anni limitato alla pura propaganda e retorica dei partiti antisistema e radicali. Il futuro dell’Unione dipenderà quindi dalla sua capacità di trarre da questa nuova situazione di instabilità politica l’occasione per tornare e essere un punto di riferimento per i suoi abitanti, sfruttando proprio il “potenziale rivoluzionario” del populismo e dell’euroscetticismo.

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Appendice

a. Gruppo del Partito Popolare Europeo

a.1) Piattaforma – Congresso Statutario del PPE 2012, pp. 3-4. 1

1 EPP (Partito Popolare Europeo), (2012), Piattaforma-Congresso Statutario del PPE, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/files/uploads/2015/09/Platform2012_IT1.pdf pp 3-4.

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a.2) Manifesto “Apriamo insieme un nuovo capitolo per l’Europa” 2019, p.1. 2

2 EPP (Partito Popolare Europeo), (2019), Manifesto elezione PE 2019, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/our-commitments/manifesto/, p.1.

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a.3) Manifesto “Apriamo insieme un nuovo capitolo per l’Europa” 2019, p.15.3

3 EPP (Partito Popolare Europeo), (2019), Manifesto elezione PE 2019, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/our-commitments/manifesto/, p.15.

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a.4) Programma d’Azione del PPE 2014-2019, p.7.4

4 EPP (Partito Popolare Europeo), (2014), Programma d’Azione del PPE 2014 – 2019, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/papers/programma-dazione-del-ppe-2014-2019/, p.7.

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a.5) Manifesto “Apriamo insieme un nuovo capitolo per l’Europa” 2019, p.5. 5

5 EPP (Partito Popolare Europeo), (2019), Manifesto elezione PE 2019, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/our-commitments/manifesto/, p.5.

137

a.6) Manifesto “Apriamo insieme un nuovo capitolo per l’Europa” 2019, p.8.6

6 EPP (Partito Popolare Europeo), (2019), Manifesto elezione PE 2019, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/our-commitments/manifesto/, p.8.

138

a.7) Manifesto “Apriamo insieme un nuovo capitolo per l’Europa” 2019, p.2.7

7 EPP (Partito Popolare Europeo), (2019), Manifesto elezione PE 2019, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/our-commitments/manifesto/, p.2.

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a.8) Programma d’Azione del PPE 2014-2019, pp. 30-31. 8

8 EPP (Partito Popolare Europeo), (2014), Programma d’Azione del PPE 2014 – 2019, testo disponibile all’URL: https://www.epp.eu/papers/programma-dazione-del-ppe-2014-2019/, pp. 30- 31.

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b. Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei

b.1) Dichiarazione del gruppo ECR sul futuro dell’Europa 2017, p.3.9

9 ECR (Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei), (2017), Dichiarazione del gruppo ECR sul

futuro dell’Europa, testo disponibile all’URL: https://ecrgroup.eu/files/422907-ECR-EU_Reform- Brochure-IT_02.pdf, p.3.

141

b.2) Dichiarazione del gruppo ECR sul futuro dell’Europa 2017, p.4.10

10 ECR (Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei), (2017), Dichiarazione del gruppo ECR sul

futuro dell’Europa, testo disponibile all’URL: https://ecrgroup.eu/files/422907-ECR-EU_Reform- Brochure-IT_02.pdf, p.4.

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b.3) Dichiarazione del gruppo ECR sul futuro dell’Europa 2017, p.7.11

11 ECR (Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei), (2017), Dichiarazione del gruppo ECR sul

futuro dell’Europa, testo disponibile all’URL: https://ecrgroup.eu/files/422907-ECR-EU_Reform- Brochure-IT_02.pdf, p.7.

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c. Gruppo Identità e Democrazia

c.1) Piattaforma Identità e Democrazia. 12

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d. Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici

d.1) Manifesto “Un nuovo contratto sociale per l’Europa” 2019, p.1.13

13 PES (Socialists & Democrats), Un nuovo contratto sociale per l’Europa: manifesto del PSE 2019, testo disponibile all’URL: https://www.pes.eu/export/sites/default/.galleries/Documents- gallery/PES-Manifesto-2019_IT.pdf_2063069299.pdf, p.1.

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d.2) Manifesto “Un nuovo contratto sociale per l’Europa” 2019, p.5.14

14 PES (Socialists & Democrats), Un nuovo contratto sociale per l’Europa: manifesto del PSE 2019, testo disponibile all’URL: https://www.pes.eu/export/sites/default/.galleries/Documents- gallery/PES-Manifesto-2019_IT.pdf_2063069299.pdf, p.5.

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e. Gruppo Renew Europe

e.1) Risoluzione ALDE “Libertà, opportunità, prosperità: la visione liberale per il futuro