che frequentano gli Istituti di istruzione superiore, a Roma: disegno della ricerca, obiettivi e primi risultat
4.1 Introduzione alla ricerca
La ricerca sugli adolescenti di origine straniera che frequentano gli istituti superiori a Roma è una parte centrale della tesi di Dottorato in quanto rappresenta un tentativo di analizzare sul campo il processo di inclusione sociale sperimentato dai figli degli immigrati in Italia.
Questa ricerca è il frutto di una riflessione teorica che si fonda sullo studio critico della letteratura esistente su tale argomento in Italia e all’estero. Il quadro di riferimento da cui prende vita il lavoro sul campo è stato delineato nei due capitoli precedenti ed è costituito dagli studi condotti da A. Portes, R. G. Rumbaut negli Stati Uniti; E. Soriano, J. Garcia Castaño, M. Bartolomè Pina, Gruppo GREDI, Collettivo IOE, T. Aguado, Vallespir J., Ruiz Garzòn F in Spagna e M. Ambrosini (2004), S. Molina, L. Queirolo Palmas, A Valtolina, S. Colombo, A. G. Della Zuanna (2009) in Italia.
La ricerca ha come oggetto di studio gli studenti di origine straniera che frequentano gli istituti di secondo grado a Roma. La decisione di limitare lo studio agli adolescenti studenti e di non includere i giovani che già lavorano o che vivono in condizioni di marginalità e devianza nasce dall’esigenza di studiare l’esperienza quotidiana dei ragazzi stranieri inseriti in percorsi di formazione e di socializzazione simili a quelli degli autoctoni. Questa scelta consente di mettere a confronto lo stile di vita, le abitudini, il modo di agire, le prospettive future, i desideri, i bisogni formativi e relazionali degli allievi stranieri con quelli espressi dai coetanei italiani e di rilevare il peso della variabile “appartenenza etnica”245 nel processo di costruzione identitaria.
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Per “appartenenza etnica” non si vuole indicare, in questa sede, il rapporto che lega la persona ad una comunità specifica, ma si intende la “condizione di migrante” sperimentata dagli adolescenti di origine straniera in prima persona in quanto immigrati o “ereditata” dai genitori (I figli degli immigrati nati in Italia sono considerati dagli autoctoni e dalla legge, degli stranieri anche se non hanno compiuto il “viaggio migratorio”, non a caso nella letteratura si usa per riferirsi a questi giovani la tanto discussa etichetta “seconda generazione”)
Studiare esclusivamente la popolazione studentesca implica dei limiti concettuali: significa operare una selezione in positivo, sono prese in esame unicamente le storie di vita di una parte di universo che gode di una condizioni privilegiata. Coloro che hanno la possibilità di continuare gli studi oltre la scuola dell’obbligo sono, infatti, una minoranza; chi arriva fino a questo punto, nonostante le notevoli difficoltà, ha beneficiato di una “via” preferenziale costituita dal supporto economico e morale della famiglia o da altri tipi di fattori che hanno agevolato il percorso formativo preservandolo dal fenomeno dell’abbandono scolastico.
Un altro criterio utilizzato per circoscrivere l’oggetto di studio è stato l’età anagrafica, si è scelto di focalizzare l’attenzione sul periodo dell’adolescenza (il campione si situa in un range di età compreso tra i 14 e i 21 anni, la media è 16,5 anni) in quanto:
d) l’adolescenza rappresenta uno stadio fondamentale per la formazione dell’identità personale e sociale del singolo individuo (tema cardinale della tesi). In questa fascia di età si forma, si sviluppa e si consolida, attraverso il continuo confronto con il mondo esterno (scolastico, familiare, sociale), l’immagine del sé adulto246;
e) in questo arco di tempo si effettuano le scelte di vita che condizioneranno l’ingresso del giovane nel mondo del lavoro e più in generale nella società di accoglienza;
f) è un ambito di studio ancora poco esplorato. Solo da alcuni anni gli studenti di origine straniera iscritti nelle scuole di secondo grado hanno raggiunto un numero tale da poter essere analizzato in termini statistici (nell’anno scolastico 2007/08, secondo le stime pubblicate dal Ministero della Pubblica Istruzione, gli alunni con cittadinanza non italiana erano circa 120.000), al contrario delle scuole primarie che da più di un decennio sono teatro di ricerche e progetti interculturali.;
Infine, l’ultimo criterio di selezione utilizzato nella scelta del campione è stato il possesso di una cittadinanza non italiana. Questa scelta ha comportato l’esclusione dei figli di coppie miste, i figli di genitori stranieri aventi la cittadinanza italiana e i ragazzi adottati all’estero.
246 Su tale argomento molto interessanti sono gli studi condotti da Erikson E. e Grimberg L., Grinberg R, vedi: E. Erickson, Gioventù e crisi di identità, Armando, Roma, 1995 e Grinberg L., Grinberg R., Identità e cambiamento, Armando, Roma, 1992.
Dopo aver presentato sommariamente i “protagonisti” della ricerca è opportuno descrivere gli obiettivi perseguiti dal presente studio, che sono sintetizzabili in tre punti salienti:
a) creare una mappatura degli studenti non italiani presenti negli istituti romani (questo primo obiettivo si propone di descrivere l’universo dei giovani di origine straniera, particolare attenzione è stata riservata all’analisi dei seguenti elementi: le dimensioni del fenomeno; i paesi di origine dei flussi migratori, i percorsi scolastici intrapresi; i risultati scolastici raggiunti; auto definizione dell’appartenenza nazionale, uso del tempo libero; le amicizie; rapporto con la famiglia, con la comunità di origine, il gruppo dei pari; le competenze linguistiche acquisite o mantenute nella lingua del paese di origine e/o in quella di accoglienza, discriminazione su base “etnica”, le prospettive future, eccetera). La necessità di “catalogare” le caratteristiche che contraddistinguono questo nuovo pubblico scolastico nasce dall’assenza di studi significativi condotti in questo ambito a Roma e in generale nel Lazio (la maggioranza delle ricerche sugli adolescenti stranieri sono state svolte nel Nord Italia, in particolar modo a Milano, Torino e Genova). L’obiettivo della ricerca sul campo è, quindi, “di sondare” il terreno per tracciare un profilo dei figli degli studenti stranieri e immaginare dei possibili percorsi di “inclusione” sociale in grado di rispondere ai bisogni di questa nuova utenza e della società di accoglienza;
b) studiare le strategie identitarie messe in atto dagli allievi di origine straniera nel processo di “inserimento” nella società italiana. Questo secondo obiettivo si prefigge di rispondere ad una difficile e delicata domanda: i figli degli immigrati nati o venuti da piccoli in Italia si sentono stranieri, italiani, entrambi, nessuno dei due? La risposta a questo interrogativo, non per forza univoca, consente sia di “misurare” il grado di inclusione sociale raggiunto dagli adolescenti stranieri in Italia, sia di analizzare le strategie utilizzate da questi giovani nella “gestione” dei due universi culturali di riferimento;
c) esaminare le cause dell’insuccesso scolastico e scoprire i fattori che concorrono a determinarlo. I risultati delle ricerche svolte sulla popolazione straniera presente nel sistema scolastico italiano sono allarmanti. Tutti gli studi condotti rilevano un tasso di insuccesso scolastico molto più alto rispetto a quello registrato dai coetanei italiani, osservando i singoli indicatori si nota che;
- in media gli alunni di origine straniera ottengono votazione più basse rispetto a quelle conseguite, nelle stesse materie, dagli autoctoni;
- si rileva, tra gli studenti stranieri, un’alta percentuale di ritardo scolastico dovuto sia all’inserimento in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica (principalmente per motivi linguistici), sia all’esito negativo dell’anno scolastico (bocciatura)247;
- i giovani stranieri registrano un tasso di abbandono scolastico più alto di quello dei coetanei italiani;
- un altro dato interessante, anche se non direttamente correlato all’insuccesso scolastico, è la tipologia di scuola frequentata dagli adolescenti di origine straniera e dai coetanei italiani. Le statistiche pubblicate dal Ministero della Pubblica Istruzione mostrano che circa l’80% degli studenti di origine straniera si iscrive agli istituti tecnici professionali, mentre il restante 20% opta per il liceo. Questa scelta differisce notevolmente da quella compiuta dai coetanei autoctoni, che frequentano principalmente i licei e solo una minoranza gli istituti tecnici e professionali. La scelta della scuola superiore non deve essere trascurata in quanto rappresenta un importante indicatore predittivo della futura carriera lavorativa: chi si iscrive al liceo continuerà probabilmente il percorso formativo fino all’Università e potrà accedere a lavori di alto profilo, migliorando così il proprio status sociale; mentre chi sceglie gli istituti tecnici e professionali, difficilmente continuerà gli studi oltre la scuola secondaria, si inserirà tendenzialmente nel mercato del lavoro in giovane età e potrà aspirare a lavori di profilo medio – basso;
Il fenomeno dell’abbandono scolastico insieme alla scelta di indirizzi scolastici meno “prestigiosi” rischia di imprigionare i figli degli immigrati in una posizione di subalternità che favorisce l’instaurarsi di un processo di “assimilazione dal basso” (downward
assimilation), ovvero l’integrazione dei figli degli immigrati nelle parti oscure della
società, nei circoli viziosi della marginalità e della criminalità. Nelle migliore delle ipotesi questo tipo di assimilazione relega i giovani stranieri in percorsi professionali di basso profilo, basati su lavori precari, pericolosi e/o mal retribuiti (le famosa teoria delle tre D:
Dirty, Dangerous and Demeaning). Questi sbocchi lavorativi sono, in molti casi, gli stessi
in cui sono inseriti i genitori, che pur possedendo competenze e titoli di studio elevati (il
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Nell’anno scolastico 2007/08, l’incidenza dei ripetenti stranieri in tutti i livelli scolastici è del 4,5% mentre quella degli italiani si attesta al 3,4% (Ministero della Pubblica Istruzione: 2008, 24).
12% degli immigrati in Italia ha una laurea, quasi il doppio della media nazionale, che si colloca intorno al 7%) sono costretti ad accettare lavori poco qualificati.248
In questa situazione di frustrazione il giovane rappresenta per la famiglia immigrata la via di uscita dalla miseria e dalle umiliazioni, un’occasione di riscatto, di ascesa sociale, colui su cui investire per migliorare lo status sociale della famiglia; quando anche questa speranza viene meno si crea una spirale di odio che può sfociare in un forte rancore verso la società di accoglienza che si comporta come una “matrigna” non riconoscendo ai giovani stranieri, nati e vissuti in Italia, gli stessi diritti e le stesse opportunità riservate agli autoctoni. Un esempio dei possibili scenari futuri prodotti dal processo di “assimilazione dal basso” sono le rivolte delle banlieue parigine, avvenute nel 2005.